giovedì 1 marzo 2018

La maestra antifascista (ce ne fossero!)

La maestra quando è in classe, davanti ai suoi alunni, è una maestra; quando è fuori servizio, nella sua vita privata fa quello che vuole, sempre entro i limiti del lecito, si intende; è pacifico infatti che se nel tempo libero sevizia bambini non è forse il soggetto più adatto a guidare delle classi.

Da quel che se ne sa, l'unico illecito di cui si è macchiata la combattiva maestra torinese è quello di aver insultato dei poliziotti a una (a mio parere sacrosanta) manifestazione antifascista. Che è un reato, certo, e del quale dovrà rispondere in sede penale, senza contare che corre pure il rischio di essere licenziata (anche l'apologia di fascismo, da quel che ne so io, è ancora reato, ma si sa che su questo versante si è sempre stati più morbidi).

Quello che non capisco è il motivo per cui non potrebbe più insegnare, cioè per quale motivo la pubblica manifestazione del pensiero nel tempo libero è incompatibile con l'insegnamento. Qualcuno me lo potrebbe spiegare? Gasparri, ad esempio, secondo cui andrebbe cacciata perché - dice - "è inconcepibile che un’invasata di questo tipo possa avere a che fare con i bambini delle elementari."

Io, per dire, sarei molto ma molto più preoccupato se a guidare una classe elementare fosse lui, piuttosto che una maestra antifascista.

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