A chi gli ha fatto notare che si tratta anche questa di una legge su misura per Berlusconi, pare che il tipo abbia risposto piccato: "Non c'è nessun salvacondotto per Berlusconi, solo una seria proposta di riforma costituzionale per l'efficienza di un paese dilaniato tra giustizialismo, impunità e quotidiani conflitti con la magistratura".
Eccolo lì. Anche lui, come tutti quelli che ci hanno provato prima di lui, giustifica la sua bella leggina con la necessità di porre fine allo scontro tra magistratura e politica. Scontro che non esiste, non è mai esistito, se non nella testa di certi giornalisti e di certi parlamentari. Chi ieri sera ha seguito su La7 la trasmissione L'Infedele, di Gad Lerner, avrà sicuramente sentito le chiarissime parole di Armando Spataro in risposta alla stessa obiezione fatta dal giornalista Angelo Panebianco, del Corriere.
In sostanza, il procuratore aggiunto di Milano ha detto con una chiarezza disarmante che non esiste nessun conflitto e nessuna guerra tra giudici e politica, esiste semplicemente una magistratura che viene delegittimata e demonizzata ogni giorno dalla politica solo perché fa quello per cui è stata pensata e creata: perseguire i reati. E siccome non esiste alcuna legge (ancora) che stabilisce che i parlamentari non possono essere perseguiti, la magistratura se lo ritiene necessario va anche da loro, come accade in ogni paese del mondo.
Dov'è la guerra? Dov'è il conflitto? Se il Mantini, o qualcuno dei suoi degni colleghi, vuole veramente mettere fine a questa non-guerra e aumentare "l'efficienza di un paese dilaniato", la soluzione è semplicissima: proponga una legge che stabilisca che chi ha pendenze giudiziarie si toglie dalle scatole, va a farsi processare, e se alla fine ne esce pulito torna a fare il parlamentare. Non sarebbe l'uovo di Colombo? Forse sì. E forse è per questo che non ci ha ancora pensato nessuno.
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