Ho appena terminato di leggere La scomparsa dei fatti, di Marco Travaglio. Si potrebbero dire parecchie cose di questo libro; innanzitutto lo consiglio a tutti quelli che ancora pensano (qualcuno c'è sicuramente) che l'informazione in Italia sia corretta, limpida, precisa e autonoma, e che il giornalismo sia un servizio reso al cittadino.
L'autore, infatti, tra le altre cose, analizza in dettaglio i metodi con cui vengono "selezionate" le notizie dalle redazioni di tg e giornali prima di essere date in pasto al pubblico. Notizie che vengono modificate, alterate geneticamente, pompate più o meno vistosamente a seconda di come - a giudizio del direttore di testata, in genere asservito a qualche corrente politica - devono essere "interpretate" dal pubblico.
Un'informazione che si permette di "interpretare" pure le sentenze di chi è stato condannato (o prosciolto) in via definitiva, e che in caso di assoluzione di qualche potente si limita a riportare la lettura del semplice dispositivo, perché magari andando a leggere le motivazioni si scopre che l'assoluzione può essere conseguenza di una decorrenza di termini, piuttosto che di una reale estraneità ai fatti imputati.
E tutto questo nell'ottica di idee - ormai divenute regola per la maggior parte della nostra informazione - che il potente possibilmente non deve essere indagato, e se anche viene indagato non dev'essere condannato, e se malauguratamente viene condannato non si deve sapere. Il tutto scritto in maniera semplice, scorrevole e a volte ironica.
Un libro per cui vale sicuramente la pena spegnere la tv un'ora prima la sera.
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