martedì 10 gennaio 2017

Catalogazioni

Quindi, ricapitolando, se muovi una leggerissima critica al Dibba o a qualcuno di simile vieni automaticamente etichettato come pidino; se muovi una leggerissima critica a una Serracchiani o a qualcuno di simile vieni automaticamente etichettato come grillino o, peggio, leghista; se non prendi immediatamente e violentemente posizione contro una qualsiasi cazzata sparata dagli schiachimisti vieni automaticamente etichettato come schiachimista - tra l'altro, anche volendo sarebbe improbo replicare a ogni cazzata sparata da quelli, perché uno nella vita ha anche altre cose da fare, eh. Se affermi pubblicamente che la legge sulle unioni civili è una buona legge - non è così ma facciamo finta - ecco che automaticamente diventi un renziano doc, e via andare.
Insomma, la gente ha bisogno di inquadrarti, classificarti, inserirti in qualche categoria, perché così può... può fare che? Boh. C'è questo bisogno latente, che poi tanto latente non è, di trovare persone che abbiano una qualche forma di affinità, politica soprattutto, ma non solo, specialmente sui social, e se ci si imbatte in qualcuno che non è affine in qualcosa ecco che scatta, inesorabile, la diffidenza. C'è questo bisogno di fare gruppo, forse per contarsi e, di conseguenza, contare di più. Forse sono solo le vestigia moderne, e tutte umane, di ancestrali riti tribali che si perdono nella notte dei tempi. In fondo, già i primi uomini che hanno messo piede sulla terra istintivamente si aggregavano per sopravvivere. 
Non lo so, è solo un'analisi psicologica da quattro soldi, la mia, probabilmente senza capo né coda.

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