domenica 20 marzo 2011

Il quartier generale racconta/54


Devo dire che Feltri ha il merito (merito?) di riuscire a scrivere articoli divertenti anche in momenti in cui da ridere c'è in realtà ben poco. E' il caso dell'editoriale di stamattina su Libero, dove l'illustre editorialista pone all'attenzione dei lettori un quesito di non poco conto: come farà Silvio a gestire una guerra dal momento che nel prossimo periodo dovrà presentarsi con una certa frequenza in tribunale?

Certo, il problema è grave. Il premier, lamenta Feltri, dovrà infatti riuscire a conciliare il tempo che passerà a palazzo Chigi con quello che passerà al palazzo di giustizia di Milano, e l'impresa non sarà facile visto che in ballo c'è il caso Mills, Ruby, Mediatrade, diritti Mediaset e via dicendo. Ci vorrà tutta la sua abilità per riuscire a conciliare il tutto.

Ma ecco un paio di perle del divino Feltri che non potete farvi sfuggire.


Secondo Feltri, quindi, "solo in Italia si pretende compatibile [...] la funzione di guidare un paese in guerra con quella di imputato". Scusi, Feltri, chi è che pretenderebbe questa compatibilità? Se vogliamo dire le cose come stanno, tutte le persone che hanno un po' di sale in zucca e vedono come funziona in tutto il resto del mondo, hanno chiesto le sue dimissioni fin dall'estate del 2008, quando venne fuori lo scandalo Noemi. E lo hanno continuato a fare ogni volta che dal magico cilindro ne usciva uno nuovo (sessuale o finanziario che fosse).

Se Feltri cerca i sostenitori di questa compatibilità, può semmai guardare all'interno del giornale che co-dirige, a quello che dirigeva prima, può provare a chiedere ai vari Ferrara, Cicchitto, Bondi, Gasparri e compagnia bella. E magari anche a se stesso può provare a chiedere. Evidentemente non ci ha pensato. Sapete com'è, certe cose possono sfuggire facilmente.

Ma il bello viene adesso: i rimpianti.


Eh già, peccato che non ci sia più il lodo Alfano, una delle tante leggi-porcata di questo governo demolite dalla Consulta perché incostituzionali. Peccato non ci sia più la tanto compianta immunità parlamentare, sciaguratamente abolita sull'onda di tangentopoli per evitare una sollevazione popolare che, al confronto, quello che sta succedendo in Libia sarebbe un tranquillo weekend al mare.

Naturalmente, poi, e Feltri lo sa benissimo, non è affatto vero che con la suddetta immunità parlamentare "chi era stato eletto dal popolo rispondeva di eventuali reati solo quando non era più deputato o senatore". Non fosse altro perché l'investitura popolare nel nostro ordinamento non esiste. Nessuno viene eletto dal popolo. Il capo del governo è infatti nominato dal Parlamento e i ministri sono nominati dal Capo dello Stato su indicazione del presidente del Consiglio. Grazie Feltri, sei riuscito a farmi divertire anche questa domenica.

2 commenti:

  1. no no l'immunità parlamentare valeva per tutti i reati, solo che i furbetti del parlamento quando veniva indagato uno di loro negavano sempre l'autorizzazione a procedere in quanto ravvisavano sempre il Fumus persecutionis

    prima di Tangentopoli praticamente nessuno veniva mai chiamato a rispondere di eventuali reati e l'immunità parlamentare diventava impunità parlamentare ed è quello che si vorrebbe ripristinare

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  2. E' vero, ho fatto un po' di confusione. Correggo subito. E poi dico di Feltri... :-)

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