giovedì 8 gennaio 2009

La tragedia di Gaza svilita dalla politica

Non so se la guerra - già essa stessa un fatto che svilisce - possa essere a sua volta svilita dal fatto di essere politicamente collocata. Insomma, quello che voglio dire è che giornali e telegiornali stanno facendo in questi giorni, a mio avviso, un'opera di speculazione politica che sa di rivoltante.

In sostanza, chi guarda a destra addebita la resposabilità di tutto quello che sta succedendo ad Hamas, mentre chi si richiama a sinistra ritiene responsabile l'esercito israeliano e le sue incursioni nei territori.

Pensate di tutto questo cosa gliene può fregare ai civili - bambini compresi - che quotidianamente vengono uccisi dalle schegge di un razzo, di quelli che vengono sparati da lontano e che colpiscono nel mucchio in una perfetta strategia di equa distribuzione del terrore.

5 commenti:

  1. quelli di hamas sono degli idioti ma

    israele ha avuto un reazione spropositata

    e il lancio di missili non è stato fermato nonostante 700 passa morti

    in quella zona c'è una imbecillità unica altro che terra santa

    sono idioti, continueranno così per sempre

    tutti i piani di pace sono falliti uno dopo l'altro e così anche il prossimo e quello dopo

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  2. Il problema è che questa imbecillità e idiozia la pagano maggiormente, come purtroppo avviene in tutte le guerre, quelli che non c'entrano niente.

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  3. Cosa succederebbe se l’Arabia Saudita lanciasse missili oltre il Golfo Persico verso l’Iran? Cosa accadrebbe se la Georgia facesse lo stesso puntando i territori russi? Come reagirebbe la Siria se la Giordania attentasse alla sua sovranità nazionale lanciando missili nel suo territorio? E la Francia di Sarkozy come reagirebbe ad un continuo piovere di razzi Kassam giornalieri provenienti dal Belgio?
    Noi tutti, persone irragionevoli comprese, sappiamo bene cosa accadrebbe. Soprattutto sappiamo bene che la maggior parte dei paesi elencati non si preoccuperebbero di evitare effetti collaterali come sta tentando di fare Israele in questi giorni di guerra. Non lo farebbe la teocrazia iraniana che 30 anni fa mandava a morire adolescenti disarmati drogati e plagiati di Jihad contro i cannoni iracheni, un Iran che sminava i campi facendo correre i bimbi sopra le mine. Non si metterebbe problemi di questo genere la Russia che viene da una guerra lanciata alla Georgia rea di non essere più schiava di un giogo post-sovietico, una Russia che ha massacrato milioni di Ceceni e che negli anni 80 sterminava bambini afghani con i “giocattoli bomba” per costringere i padri a non combattere l’invasione. Forse non lo farebbe nemmeno una Francia che fino a pochi decenni fa manteneva in piedi un anacronistico regime coloniale in Algeria.
    Addirittura il Papa si è prontamente mosso per condannare la guerra a Gaza, consolidando in questo modo una politica vaticana che non dice una parola quando muore un Ebreo mentre dedica un intero angelus quando a morire sono i palestinesi. Ma cosa si può pretendere da un papa che vorrebbe beatificare Pio XII? Ciò che si denota è solamente la presenza di una sottile linea antisemita che collega la storia millenaria del Vaticano a Pio XII e alla politica di Ratzinger passando per Isabella di Castiglia ed i proclami di Pio XI su Mussolini “uomo della provvidenza” in un periodo di concordati con l’Italia fascista e la Germania di Hitler. Quindi certamente non sorprendono le parole vergognose del Cardinale Martino che sbeffeggia il genocidio ebraico paragonando Gaza ad un lager, come del resto non poteva sorprendere la reazione dell’Osservatore Romano nei confronti del Presidente Fini sulle responsabilità vaticane sulle leggi razziali. Negazionismo sulle proprie responsabilità storiche, doppiopesismo sul conflitto in M.O., beatificazione di Pio XII, sono solo alcune delle prove che certificano l’arietta antisemita che si respira tra le burocrazie d’oltre Tevere.
    Ma tornando al conflitto, in 10 giorni di guerra a Gaza (che è uno dei territori più densamente popolati del mondo) sono morti 200 civili e sarebbe difficile dimostrare che attacchi “maggiormente mirati ed intelligenti” avrebbero potuto causare meno deprecabili vittime. Inoltre nessuna di quelle anime belle che condannano Israele sembra tener conto che Hamas nasconde milizie ed arsenali sotto scuole ed ospedali mentre usa la popolazione civile come scudo umano, senza contare che tra le fila di Hamas è pratica consolidata la ricerca sistematica del più alto numero di vittime civili, funzionale ad alimentare l’odio interno ed esterno contro i “sionisti”(non ci sarebbe da sorprendersi nello scoprire che il sospetto che Hamas spari lei stessa sui civili palestinesi a questo scopo possa rivelarsi realtà). Hamas non è un governo, non è una istituzione pubblica, è solo un gruppo terroristico alla pari di Al-Qaeda, Hezbollah e compagnia Jihadista. Per intenderci meglio su ciò che rappresenta Hamas abbiamo il dovere di ricordare cosa ha fatto e cosa si pone come obbiettivo statutario Hamas. Hamas è quel gruppo che stringe addosso ai bambini down cinture esplosive che provocano stragi di civili, è quel gruppo che fa dell’attentato terroristico pratica di lotta e non si pone remore ad utilizzare e plagiare a questo scopo donne, bambini e malati di mente. Ma cosa ancora più importante è che Hamas si pone come fine politico-militare non la creazione di due stati per due popoli, ma la cancellazione di Israele, buttare a mare gli Ebrei ed eliminarli dal proprio stato.
    Hamas inoltre, come del resto Hezbollah, sono direttamente finanziati dall’Iran di Ahmadinejad che “stipendia” i capi di questi due movimenti per adottare le politiche più massimaliste possibili in modo da chiudere Israele in una morsa di paura e terrore da Nord e da Sud. Esiste un pericoloso disegno iraniano nella regione, mirato a distruggere Israele, un disegno che si serve di Libano e Palestina (e chissà magari pure della bomba atomica o di più semplici “bombe sporche”). Del resto sono provati i traffici di miliziani di Hamas ed Hezbollah verso l’Iran dove vengono addestrati alla Jihad e all’utilizzo di armi sempre più sofisticate.
    Se da Gaza (e purtroppo anche dal Libano) sono partiti razzi verso Israele, la mano che sta dietro è quella di Ahmadinejad e della Siria di Assad, oltre che del fanatismo malato degli invasati di Hamas.
    Israele reagisce a questa situazione, reagisce ad un attacco deliberato contro la sua popolazione lanciato in un periodo di tregua. Ma nessuno parla di questo, tutti enfatizzano all’eccesso ogni “presunto” bambino (che quando è palestinese diventa bimbo) musulmano morto, tutti evidenziano quanto sono cattivi gli ebrei che addirittura colpiscono scuole ONU. In pochi però si prendono la briga di spiegare che da tale scuola i miliziani di Hamas sparavano contro i tank, nessuno si pone la domanda di come mai un solo proiettile abbia creato più esplosioni dentro l’edificio (forse perché all’interno era presente un arsenale militare?). Nessuno parla di questo, come nessuno ha spiegato che gli Israeliani lanciano volantini sulla popolazione spiegando come e dove colpiranno (come è successo a Rafah dove sono stati localizzati i tunnel sotterranei che permettono ai trafficanti di inviare armi ad Hamas dal Sinai).
    Tutti questi elementi non importano a certi giornalisti, certi religiosi e a certi politici occidentali che si tramutano in TV e sui giornali in novelli portavoce di Hamas. Le ragioni del popolo israeliano per loro non contano, conta solo alimentare la melassa sulle vittime civili: se negli ultimi decenni certe persone avessero dedicato alle vittime della Cecenia, del Darfur, del Tibet, dei dissidenti delle tirannie, delle guerre in Congo, Somalia, Haiti, Sierra Leone, Liberia la stessa copertura mediatica data ai “bimbi” palestinesi le reti televisive avrebbero dovuto trasmettere TG 24 ore su 24 full time and no stop (e non sarebbe bastato a coprirne nemmeno un decimo). Ma questo elemento rientra nella logica di certo pacifismo che stringe le mani a terroristi e dittatori e se ne frega delle vittime delle tirannie da un lato, mentre dall’altro lato mostra gli occhi lucidi per ogni gattino ferito nei conflitti di USA e Israele. La forte ostilità di certa sinistra occidentale contro Israele è la stessa che si è sviluppata contro la Turchia e contro tutti gli altri alleati degli americani cattivi colpevoli di aver sconfitto l’utopia marxista. Il problema è che questa ostilità si lega al rigurgito antisemita di certi cattolici, alla xenofobia di certi razzisti e al razzismo coranico di buona parte dell’Islam creando un mix micidiale, il quale risultato è che Israele si sente sempre più solo. Si sa che la solitudine crea paura, paura che non è una buona consigliera quando si ha a che fare con un nemico che mira a cancellarti.

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  4. Luca,

    la mia conoscenza della storia del conflitto arabo-israeliano non è molto approfondita, tanto è vero che anche in passato (in ossequio al noto detto secondo cui di ciò che non si conosce è meglio non parlare) non ho mai toccato l'argomento.

    Vedo che tu parteggi apertamente per Israele (a proposito, invece del copia-incolla a un tuo post forse facevi prima a mettere un link) e questo mi va benissimo, per carità.

    Al tempo stesso, però, spero me lo concederai, la cosa mi inquieta un pochino.

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  5. allora sarebbe giusto ad esempio che lo stato italiano bombardasse i quartieri di Palermo dove si nascondono mafiosi

    o procedesse con gli omicidi mirati di capi mafiosi

    non si discute la lotta al terrorismo ma il metodo con cui lo si fa

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