Da alcuni giorni era nell'aria la notizia che l'asl di Rimini fosse disponibile ad accogliere Eluana dopo che anche la struttura di Udine, in seguito al diktat di Sacconi, l'aveva respinta. Probabilmente, invece, anche qui a Rimini non se ne farà niente in seguito al levarsi delle proteste dell'associazione cattolica Papa Giovanni XXIII.
Non c'è niente da fare: in Italia non si troverà mai una struttura che esaudirà i legittimi desideri di Eluana e della sua famiglia, perché in questo cavolo di paese una sentenza definitiva e inappellabile del massimo organo decisionale dello stato - la Cassazione - dovrà sempre e comunque fare i conti col potere politico e/o religioso.
Alla faccia dello stato di diritto in cui (in teoria) viviamo.
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ciao Andrea, ho due amici infermieri che mi hanno detto che morire di fame e di sete è una fine orrenda, loro si rifiuterebbero di applicarla, sarebbe più umano e compassionevole farla trapassare in breve tempo con un'iniezione di morfina in dosaggio alto, ma sarebbe eutanasia, anche se eviterebbe la somministrazione di una lunghissima e straziante agonia.
RispondiEliminaLeo G.
Leo,
RispondiEliminanon sono un medico, e quindi non posso sapere se una eventuale interruzione dell'alimentazione e dell'idratazione in Eluana rappresenti per lei "una fine orrenda" oppure no.
Il punto però non è questo. Quello che ho voluto sottolineare io, sia in questo post come negli altri che ho scritto sullo stesso argomento, è la pervicacia con cui da certi ambiti si fa di tutto per eludere la volontà di Eluana e della sua famiglia prima, e di una sentenza inappellabile della massima autorità giudiziaria del nostro paese poi.
Quando io sento che una struttura sanitaria si rifiuta di applicare una sentenza di questo genere perché un ministro - a suo dire - minaccia ritorsioni, mi vengono in mente mille pensieri, e neanche tanto belli.