Tutti tranne quello di Eluana. Una vicenda, la sua, che si sta trasformando da drammatica in grottesca. Tra dinieghi, divieti e presunte pressioni per non eseguire una sentenza emessa da un potere giudiziario (e quindi legge a tutti gli effetti), la curatrice di Eluana Englaro ha ammesso ieri, sconsolata, che a questo punto non sa più quanto tempo ancora occorrerà per porre fine a questa assurdità.
Tutto questo dopo l'ennesimo no, arrivato questa volta dalla clinica di Udine scelta per staccare una volta per tutte la spina. La vicenda, già di suo incredibile, si è via via arricchita di nuovi capitoli che disegnano perfettamente lo stato in cui versa il nostro paese. Un paese in cui non si riesce ad applicare una sentenza emessa da una corte d'Appello prima e confermata dalla Cassazione poi, che sancisce il sacrosanto diritto, chiesto da anni dal padre di Eluana, di porre fine al suo calvario.
Una sentenza ostacolata in tutti i modi: dal presidente della regione Lombardia - Formigoni - prima, che aveva posto il suo veto a tutte le cliniche della Lombardia, alla Toscana poi, che dopo un primo contatto informale tra la famiglia di Eluana e l'Asl di Firenze, non ha voluto saperne. Adesso il no anche del Friuli.
C'è poco da dire. Un paese che mette davanti a tutto (perfino alla legge) l'ottusità ideologica di politici, prelati e compagnia bella, ha ben poche speranze non dico di diventare un paese moderno, ma almeno di lasciarsi alle spalle il medioevo.
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