giovedì 22 gennaio 2015
I guaritori
A volte i libri più belli si trovano per caso, come questo, trovato casualmente nella libreria di mia mamma, di sopra. È la storia di David, un ragazzo ebreo che vuole diventare medico e che, per coronare il suo sogno, sarà costretto a lasciare la nativa Vienna per l'America. Qui conoscerà Mary, ragazza protestante, anche lei col sogno di diventare medico. I due si innamorano, si amano, si sposano e riescono entrambi a coronare il sogno, nonostante la differenza di religione, le resistenze dei genitori di entrambi e nonostante i pregiudizi, all'epoca molto forti e radicati, verso gli ebrei, le donne e verso la medicina, ancora considerata un'arte e non una scienza.
Il periodo storico in cui si inquadra il romanzo è quello della seconda metà del 1800, con l'America alle prese con la guerra di secessione (David per due anni sarà inviato come chirurgo di guerra nei campi di battaglia nelle file dei nordisti). La seconda metà dell'ottocento rappresenta, per la medicina, un periodo di forte innovazione in Europa. Sono gli anni di Pasteur, di Cock, gli anni in cui si isolano i bacilli della tubercolosi, della difterite, della rabbia e di molte altre malattie che oggi fanno quasi sorridere ma che all'epoca falciavano città intere (il promogenito di Dave e Mary morirà proprio di difterite tra le braccia impotenti della madre, medico nell'unico ospedale ebraico di New York).
I guaritori è un romanzo di quelli che lasciano il segno. È uscito ormai una trentina d'anni fa, ma credo sia reperibile ancora con relativa facilità. Mi sento di consigliarlo, in particolar modo, agli adepti della nuova moda degli antivaccinisti, che non vaccinano i figli perché i vaccini fanno male. Studiate, leggete, andate a vedere come si stava quando per una difterite o una tubercolosi morivano mezze città alla volta, poi magari cambiate idea.
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