sabato 6 ottobre 2012

Plastica e partiti

Il cavaliere questa volta sembra non avere dubbi: vuole resettare tutto, cancellare il Pdl e ripartire da zero con facce e volti nuovi. Non sembra disposto a scherzare, questa volta - la goccia che ha fatto traboccare il vaso è ovviamente la vicenda Fiorito. Insomma, il catramato sembra proprio non voglia più saperne dei suoi colonnelli, tanto che oggi Il Giornale riporta pari pari il suo sfogo: "fatico a sopportarli, quando vengono a casa mia mi viene voglia di andarmene".

Poveraccio, che pena, ma del resto come dargli torto? Provate voi ad avere a che fare con gente come Cicchitto, Gasparri, La Russa, Frattini, Lupi e compagnia bella ("bella" si fa per dire, ovviamente). Provate voi ad avere questa gente tra i piedi per anni e anni. Provate voi a organizzare summit di partito, la sera, con personaggi simili.
"Chi viene stasera alla riunione?"
"Ah, i soliti: Gasparri, Cicchitto..."
Da incubo! Quasi quasi capisco che il poveretto abbia deciso di rifugiarasi nel bunga-bunga.

Il problema è che i colonnelli non l'hanno mica presa bene. Il teleimbonitore, scrive sempre Il Giornale, vorrebbe fare piazza pulita di questi: "fuori i politici e dentro società civile e imprenditori". E quindi si è ovviamente scatenato il panico, perché a parole sono tutti favorevoli al rinnovamento, purché ovviamente si cominci dal compagno di banco. Tutta questa commedia ricorda un po' quando B. tentò, dopo quella specie di accordo-farsa con Sarkò - era il periodo in cui ancora andavano d'amore e d'accordo - di rilanciare il nucleare in Italia. A parole tutti erano d'accordo, finché si capì che si trattava di un assenso all'insegna del "not in my garden". Insomma, il nucleare andava bene purché le centrali se le prendessero le regioni vicine, come se fosse cambiato qualcosa in caso di disastro. Vabbé.

Ecco, siamo più o meno a questo punto: rinnovamento del partito va bene, ma io la mia poltrona col cazzo che la mollo: si cominci pure da qualcun altro. Qui le dietrologie si sprecano. Si racconta ad esempio di "un vorticoso giro di telefonate tra i big di via dell'Umiltà". (piccola nota a margine: non ho mai capito come faccia un partito di megalomani fondato da un megalomane ad avere la sua sede in via dell'Umiltà. Boh.) Telefonate con le quali i colonnelli cercano di tranquillizzarsi a vicenda. Già mi immagino il tenore. Qualcosa tipo:
"oh, ma hai sentito che il capo vuole segarci tutti? E adesso che si fa?"
"Ma no, dài, vedrai che si tratta solo di tatticismi, in fondo potrebbe ancora avere bisogno di noi in parlamento."
"Può darsi, però ancora mica ha smentito."

E in effetti, ancora, di smentite neanche l'ombra. Insomma, questa volta il catramato sembra deciso ad andare avanti nella sua opera di pulizia. Ovviamente, se ci pensate, il malumore dei colonnelli è giustificato e giustificabile, almeno dal loro punto di vista. Anche perché non stiamo parlando di parlamentari eletti, ma di yes-men nominati direttamente da lui e scelti tra i più fedeli alla causa. Gente che è stata disposta ad andare in tv a coprirsi di ridicolo pur di assecondare le "battaglie" del capo; gente che non ha esitato a mettere ai voti, in parlamento, il fatto che B. fosse convinto che Ruby era davvero la nipote di Mubarak, esponendoci così al ludibrio planetario; gente che non ha esitato a raccontare, sui giornali, le più invereconde balle, a falsificare pure i dati nudi e crudi quando si trattava di avallare porcate come il bavaglio, le intercettazioni, i processi brevi, lunghi, medi, le prescrizioni altrettanto, i lodi Alfano e tutta quella serie di leggi e leggiucole che avevano lo scopo unico di salvare le chiappe al capo.

Però Berlusconi fa bene, lo dice pure il vispo Sallusti, quello delle dimissioni-farsa dal Giornale rientrate il giorno dopo: "Fuori i mercanti, i Batman e chi non ci azzecca. Questo è ovvio. Ma soprattutto si torni al partito di plastica, leggero, unito, motivato". Si torni al partito di plastica? Ma come? Ma se la maggiore e più diffusa critica al Pdl, in tutti questi anni, è stata proprio quella di essere un partito di plastica! Un partito finto, un giocattolo in mano al teleimbonitore e da lui utilizzato solo per farsi i comodacci suoi. E adesso che B. è stanco del suo giocattolino e vorrebbe liberarsene, Sallusti lo implora di tornare a quello. Non dimetterti, zio Tibia, non dimetterti, rimani pure alla guida del Giornale. Quello è il tuo posto. E pazienza, pazienza se il grande Indro, ancora per qualche anno, continuerà a rivoltarsi nella tomba.

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