Suttree è un romanzo infinito. Non so se sia il migliore di McCarthy, il grande narratore americano scomparso recentemente, ma è sicuramente di notevolissima qualità. La prosa di McCarthy è diretta, tagliente, senza tanti fronzoli, e i dialoghi sono veloci, diretti, immediati, anche se nella lunghezza del romanzo compaiono spesso pagine di una certa lentezza, come se lo scrittore fosse a tratti a corto di idee.
Cornelius "Buddy" Suttree è un reietto della società americana dei primi decenni del Novecento che vive in una specie di baracca su un fiume del Tennessee e guadagna qualche soldo pescando pesci gatto che poi rivende. Il romanzo, nel narrare le sue vicende e quelle dei tanti personaggi ai margini del mondo che costellano la storia, ladri, puttane, ubriaconi, barboni, disperati di ogni risma, analizza in maniera brutale le storture di un sistema sociale ed economico che lascia enormi fette di popolazione ai margini, nella povertà assoluta e nella disperazione.
È romanzo crudo, a tratti brutale, spesso volgare, perché in fondo anche così è la vita, e McCarthy non fa sconti nel raccontarla.
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