Pur non essendo cristiano apprezzo spesso alcune delle cose che dice Bergoglio, oggettivamente una delle ultime voci di una certa rilevanza che un giorno sì e l'altro pure si leva contro la mentalità mercantile e capitalista su cui è ormai imperniata la nostra società, tanto da essere apostrofato da molti come l'ultimo comunista rimasto (in realtà Bergoglio non c'entra nulla col comunismo, molto più semplicemente mette le persone prima dei princìpi, contrariamente ai suoi predecessori).
Poi, certo, ogni tanto qualche incongruenza salta fuori. Quando ad esempio esorta con fervore a un ritorno alla comprensione e alla contemplazione della natura, dimentica di dire che la visione della natura come materia prima e non come oggetto di contemplazione è anche un lascito del cristianesimo, che origina dalla famosa direttiva data all'uomo da Dio di soggiogare la Terra e dominare sui pesci del mare, gli uccelli del cielo e ogni altro essere vivente (qui il cristianesimo va inteso come cultura, inconscio collettivo e modo di pensare, ossia ciò che ha fatto da collante dell'Occidente per più di un migliaio di anni, non come religione). È piuttosto difficile, infatti, a meno di non prodursi in azzardate acrobazie semantiche, rendere compatibile la categoria del dominio con quella della preservazione e custodia della natura.
Se c'è insomma una cultura che intende la natura come oggetto di contemplazione e non come mera materia prima non è certo quella occidentale originata dal cristianesimo, sono semmai quella greca antica o certe culture orientali, come scrive ad esempio Galimberti in Cristianesimo, la religione dal cielo vuoto, ammesso che pure di queste sia oggi rimasto qualcosa. Ma è una piccola incongruenza che si perdona volentieri, dal momento che, come dicevo, papa Bergoglio è rimasto forse l'ultima voce autorevole a spendersi con lodevole ostinazione contro lo sfruttamento, il consumismo, la riduzione dell'uomo a merce e lo scempio economico e sociale originato dal capitalismo.
Concordo in tutto.
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