lunedì 6 agosto 2018

Gli evasori votano, gli immigrati no

Vado a memoria e quindi potrei sbagliarmi, ma non ricordo né un tweet, né un post su facebook, né una dichiarazione in una qualunque delle migliaia sue apparizioni in tv in cui abbia lanciato una invettiva, pure piccola, magari di sfuggita, contro i grandi evasori fiscali. Non l'ha mai fatto né in campagna elettorale (figurarsi!) né da ministro del governo in carica.

Eppure i grandi evasori, quelli che sottraggono al fisco, quindi alla collettività, quindi a noi, cifre dell'ordine di miliardi di euro, sono tra i maggiori responsabili dello stato in cui versa oggi il nostro paese, e una delle cause più rilevanti della enorme imposizione fiscale, contro cui tra l'altro starnazza un giorno sì e l'altro pure, nel patetico e paradossale (per chi lo vuol notare) giochino di strillare contro la pressione fiscale lisciando contemporaneamente il pelo a chi la provoca.

Nota. Non si sta parlando, qui, del piccolo negozio che vende piadina e tramezzini sotto casa e che fa un po' di nero per riuscire a starci dentro, no, si sta parlando dei cosiddetti pezzi grossi, quelli che rubano nascondendo soldi all'estero tramite società offshore o con la allegra compiacenza di tributaristi, studi legali ecc.

Perché con questi non se l'è mai presa? Forse perché votano? Probabile. E poi, converrete anche voi, è molto più facile e mediaticamente e politicamente remunerativo inveire contro lo zingaro che ruba un po' di rame in un cantiere o contro l'immigrato che ruba un sacchetto di mele al supermercato, piuttosto che contro il miliardario che sottrae fiumi di risorse alla collettività, no?

Del resto, siamo sempre in Italia.

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