venerdì 13 luglio 2018

Lo sceriffo

"Andrò fino in fondo, fino a che qualcuno non verrà assicurato alla giustizia", tuona lo sceriffo, quello che si è dato come missione la protezione del popolo italiano dai pericolosi migranti.

Una frase talmente stupida, idiota, se ci pensate, che pare incredibile che a pronunciarla sia stato un ministro, oltretutto dell'Interno, ministero tra i più delicati che ci siano, il cui titolare dovrebbe sempre modulare e ponderare le esternazioni in ragione appunto di tale delicatezza.

E invece no. Lui pretendeva che qualcuno sbarcasse da quella nave in manette, in barba a una delle più elementari norme vigenti in uno stato di diritto, quella che vuole che a disporre un fermo è eventualmente un giudice, non certo un ministro. Lui voleva lo sbarco eclatante, coi due pericolosissimi facinorosi in manette, perché macchiatisi della terribile colpa di aver dato in escandescenze all'accorgersi che la nave stava facendo dietrofront riportando tutti nei confortevolissimi lager libici da cui erano riusciti a fuggire.

Lui voleva l'azione di forza, il pugno duro, l'arresto di massa preventivo, perché è lui a dettare legge, pure in ambiti che non gli competono, con una azione eclatante che avrebbe soddisfatto la sua naturale pulsione a usare la forza coi deboli, e che magari, chissà, gli avrebbe pure procurato un'erezione.

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