martedì 28 ottobre 2014

(...)

Lascio Francesca a scuola di danza e faccio per ripartire, quando mi sento bussare al vetro. È un uomo con una borsa di plastica, tipo quelle della spesa. Abbasso il finestrino.
"Scusa, vai in su?"
"Sì."
"Non è che mi daresti uno strappo fino a Vergiano?"
Lo squadro un po', mi sembra un tipo a posto, lo faccio salire. Si siede e mi ringrazia.
"Come va il lavoro?" mi chiede.
"Non mi lamento" rispondo. "Tu che lavoro fai?" chiedo io.
"Ho sempre fatto il muratore, ma adesso non c'è più lavoro. L'ultima volta ho lavorato quattro mesi: maggio, giugno, luglio e agosto. Mi hanno pagato solo i primi due, poi basta."
Mi mostra la borsa di plastica. "Fortunatamente qui alla Caritas mi danno qualcosa da mangiare, altrimenti sarebbe nera."
Lo guardo: è sulla cinquantina, molte rughe, mani grosse, tipo contadino. Vorrei dirgli qualcosa, ma che cazzo gli dico? Il viaggio è breve, da Spadarolo a Vergiano sono 5 minuti di macchina. Prima di arrivare al posto dove mi ha chiesto di lasciarlo fa in tempo a dirmi che domattina ha un colloquio di lavoro e che spera vada bene, anche se non ha molta fiducia. Scende, mi ringrazia del passaggio e mi saluta. Contraccambio il saluto e gli lascio un in bocca al lupo per il colloquio di domattina. Se ne va con la sua borsa, con dentro un paio di pacchi di pasta.
C'è un sacco di gente che è nella merda, sapete? E non come modo di dire. È nella merda per davvero. E quando ti ci imbatti, non ci resti bene. Non ci resti bene per niente.
Spero che quel colloquio gli vada bene, domattina.

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