martedì 16 settembre 2008

Influenza, la pandemia si avvicina?

Puntuale e ineluttabile come l'autunno arriva l'influenza, o, meglio, l'allarme (anzi il pre-allarme) che i media all'unisono sono soliti disseminare tra la gente ogni anno in questo periodo. Il 2008 non fa ovviamente eccezione, e il tipo di influenza che ci aspetta quest'anno ci viene presentato, sempre all'unisono, come un qualcosa di apocalittico. Repubblica, ad esempio, se ne è uscita giusto ieri con un articolo di questo tenore:


Quando leggo cose tipo "La prossima pandemia è imminente, preparatevi", mi viene un po' da sorridere, perché mi torna in mente - pur coi dovuti distinguo - la trasposizione cinematografica de "L'ombra dello scorpione", in particolare la scena in cui si vede aggirarsi zoppicante, per le vie di una New York ormai decimata dal micidiale batterio sfuggito al controllo dell'uomo, un buffo personaggio con un campanaccio, un bastone e una pelandrana scura, che appunto se ne va in giro predicando a squarciagola una fantomatica conversione in vista dell'avvicinarsi della fine del mondo. Ovviamente la pandemia che (secondo loro) ci aspetta non ha niente a che vedere con tutto ciò, ci mancherebbe, ma mi è venuto naturale questo accostamento.

Riguardo alla questione influenza, poi, mi sono sempre chiesto quale sia la reale efficacia dei vari vaccini che ogni anno in questo periodo vengono fortemente "consigliati" per evitare di contrarre il virus di turno. Girovagando qua e là in rete ho trovato risultati e dati discordanti in proposito, e quindi non saprei che dire. Certo è che i giornali non ci vanno per niente leggeri nell'opera di convincimento che vaccinarsi sia cosa buona e giusta. Nell'articolo che linkavo prima, ad esempio, Repubblica scrive:
Secondo il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc) il 25% della popolazione europea, uno su quattro, rischia di contrarre il virus. Due i gruppi di persone a rischio, per cui è fortemente consigliato il vaccino: gli ultra 65enni e chi soffre di malattie croniche. Altre due categorie dovrebbero essere vaccinate, ma questa scelta è dibattuta in campo medico: le donne in gravidanza e i bambini dai 6 ai 24 mesi. La prevenzione è suggerita anche a coloro che vivono a stretto contatto con persone a rischio e a tutti gli operatori sanitari.

Ma gli esperti mettono in guardia anche su un altro rischio: la prossima pandemia influenzale potrebbe essere "imminente", "un rischio prossimo e ineluttabile" [e dagli!]. E se si verificasse, i sistemi sanitari dei vari paesi potrebbero essere "sopraffatti". Le previsioni dell'Oms indicano infatti fino a 2,2 milioni di ricoveri nei soli paesi occidentali industrializzati. L'appello di infettivologi e igienisti europei è diretto ai governi, affinché "agiscano in tempi brevi" con la messa a punto di piani per fare fronte a una possibile emergenza.
Anche il Corriere non scherza, rincarando la dose con il numero dei decessi annui, in Italia, a causa dell'influenza:
Solo nel nostro Paese il "mal d'inverno" uccide tra i 7.500 e gli 8.500 italiani ogni anno, con 250-500 mila morti nel mondo e un numero di persone infettate compreso fra 300 milioni e un miliardo (5-15% della popolazione globale). Nell'Ue, poi, il Centro per il controllo e prevenzione delle malattie (Ecdc) stima che le vite perse a causa dell'influenza vadano da 40 mila a 220 mila: più delle vittime della strada (40 mila decessi per incidenti nel 2001). Dei circa 8 mila italiani l'anno che ancora non sopravvivono all'influenza, 8 su 10 sono 'over 65' e circa mille muoiono per polmonite. E ancora. L'influenza rappresenta una causa primaria di assenteismo sul lavoro (10-12%) tra gli adulti, e produce costi socio-sanitari enormi. Secondo le stime, i costi diretti e indiretti dell'epidemia vanno dai 390 milioni ai 2,4 miliardi di euro per Italia, Francia e Regno Unito, dai 535 milioni ai 3,3 miliardi per la Germania, e da 275 milioni a 1,7 miliardi per la Spagna.
Eppure, nonostante queste cifre, i vaccini qui da noi non sono visti di buon occhio, come scriveva ieri La Stampa. Secondo il quotidiano di Torino, infatti,
solo un italiano su quattro adotta questo tipo di precauzione:
Gli italiani però snobbano l’influenza. A vaccinarsi contro il virus dell’inverno è solo un connazionale su 4, e il 66% non si è mai sottoposto all’iniezione preventiva. È quanto emerge da alcuni dati diffusi oggi a Vilamoura, in Portogallo, durante la Terza Conferenza europea sull’influenza. Da un sondaggio condotto nel nostro Paese per conto della European Vaccine Manifacturers da TNS Healthcare su un campione di 2 mila persone ’over 14’, risulta appunto che tre intervistati su 4 non si sono sottoposti alla puntura scudo. La ricerca, relativa alla stagione 2006-2007, evidenzia inoltre che la copertura vaccinale contro l’influenza in Italia raggiunge appena il 20% della popolazione generale. Va un pò meglio tra gli over 65, con una copertura che nell’ultimo anno si è attestata al 65%, comunque lontana dal 75% indicato dalle autorità sanitarie mondiali come target minimo e dal 95% definito quale livello ottimale. Dimenticanza, disinteresse, poca fiducia nell’efficacia della prevenzione. Sono solo alcuni dei fattori che allontanano gli italiani dalla vaccinazione antinfluenza.
Come scrivevo sopra, in rete esistono dati contrastanti in merito all'utilità e all'efficacia di questa forma di prevenzione. Accanto a chi ne sostiene l'utilità con dati e cifre, c'è infatti chi ci va molto più cauto, come ad esempio spiega in questi due articoli (1 e 2) il Centro Nazionale di Epidemiologia.

Ogni volta che si parla di queste cose, poi, salta fuori inevitabilmente il discorso che riguarda il business dei vaccini da parte delle lobby delle aziende farmaceutiche. Nel 2005, ad esempio, l'Espresso pubblicò un reportage in cui la questione venne esaminata abbastanza compiutamente, assieme alla citazione di alcuni studi pubblicati dalle riviste Lancet e British Medical Journal in merito alla reale efficacia di questi vaccini. Ecco qui di seguito alcuni estratti dell'articolo di allora:
I suggeritori della nuova tentazione di vaccinare il maggior numero di persone sono il capo del Centro per il Controllo delle malattie del Ministero, Donato Greco, e il direttore del Centro interuniversitario di ricerca sull'influenza e responsabile della task force sulla pandemia Pietro Crovari. Cui si aggiunge una nutrita schiera di pediatri. Per la delizia delle industrie che a suon di fusioni stanno prendendo in mano il promettente business dei vaccini, in testa Glaxo, Chiron e Sanofi. E che non lesinano sostegno all'attività di società scientifiche e di associazioni, in prima linea per l'estensione gratuita del vaccino ai più piccoli.
[...]
"A dire il vero questa argomentazione suona un po' come un aut aut che l'industria fa all'autorità pubblica: se vuoi che ti produca abbastanza vaccino pandemico quando sarà il momento, se mai lo sarà, mi devi comperare tante dosi di vaccino normale da adesso in poi", commenta l'esperto di sanità pubblica e vaccini della Regione Piemonte Vittorio Demicheli: "Non mi sembra una ragione che debba indurre a un'estensione indiscriminata delle vaccinazioni. Tanto più che gli ultimi dati scientifici ridimensionano fortemente l'efficacia dei vaccini antinfluenzali attualmente in commercio". Può essere una coincidenza. Ma proprio nei giorni in cui si sente ripetere il teorema "vacciniamo il più possibile", sulla comunità scientifica piomba come un meteorite la revisione sull'efficacia del vaccino tradizionale, pubblicata dalla rivista 'Lancet' di cui abbiamo accennato. La ricerca dice, in sostanza, che sugli anziani l'efficacia del vaccino antinfluenzale è modesta: addirittura negli anziani che vivono nelle loro case (e quindi non sono molto malati o disabili) il classico vaccino trivalente non protegge dall'influenza e dalle semplici affezioni broncorespiratorie; e riesce a abbassare non più del 30 per cento i ricoveri per polmonite. Sugli anziani che vivono nelle case di riposo, invece, la copertura vaccinale parrebbe capace di ridurre le morti per influenza e polmoniti, ma solo fino al 42 per cento. Dati ben al di sotto di quelli presi a riferimento dalle politiche vaccinali degli Stati, come quello italiano che parla di un'efficacia del vaccino fino al 90 per cento nel contrastare l'influenza e del 70-90 nel ridurre le complicazioni e le morti.
Insomma, alla luce di tutto questo, pare difficile non ipotizzare che la pressante campagna terroristico/apocalittica con cui ci invitano a vaccinarci non abbia qualche secondo fine, anche se naturalmente, come dicevo, si tratta di ipotesi.

Attenzione, non vorrei che qualcuno fraintendesse il senso di questo articolo. Non sto dicendo di non vaccinarsi. E' infatti assodato che l'influenza è la causa di circa 500.000 decessi all'anno a livello planetario, rappresentando quindi, statisticamente, una delle principali cause di morte (in Italia, come scriveva il Corriere nell'articolo che ho linkato sopra, per influenza o per cause correlate il numero dei decessi è di circa 8.000 all'anno). Quello che ho voluto evidenziare è il tono, a mio parere eccessivamente apocalittico, utilizzato dai media per convincerci a farci vaccinare. Tono la cui enfasi può indurre a una frettolosa e indiscriminata corsa al vaccino, magari da parte di soggetti che non ne hanno necessità.

Come al solito, come accade per ogni cosa, l'unica soluzione è informarsi bene e agire di conseguenza.

2 commenti:

  1. l'unica soluzione è informarsi bene e agire di conseguenza

    il problema è che non mi pare sia molto facile...

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  2. Lo so, è un dato di fatto. Oltre che essere difficile (specialmente in campi come questo, dove le voci e le opinioni sono divergenti), informarsi costa anche più fatica. E' sempre stato così.

    E' il prezzo da pagare per cercare di farsi un'idea ragionando con la propria testa, evitando di seguire pedissequamente e acriticamente quello che ci viene propinato.

    RispondiElimina

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