domenica 3 settembre 2023

Ex complottisti

Mi sono imbattuto in questo bellissimo video di Giacomo Mauretto, biologo e divulgatore, in cui lo scienziato confessa il suo passato di complottista. Può sembrare strano che uno scienziato possa essere complottista, ma Mauretto, in gioventù, dai 16 ai 20 anni circa, lo è stato e credeva a tutti i complotti che ancora oggi vanno per la maggiore: quello dell'11 settembre, quello sull'energia (sarebbero state da tempo scoperte forme di energia nuove che però ci vengono tenute nascoste dai signori del petrolio), oppure, in ambito farmaceutico, quello sulla disponibilità segreta di farmaci contro il cancro (o altre malattie letali a scelta) che però non vengono rivelate perché se no come fanno le aziende a guadagnare con le terapie? E via di questo passo. Ognuno può pensare a qualsiasi complotto in qualsiasi ambito gli venga in mente.

Per restare al nostro periodo, ad esempio, è abbastanza in voga il complotto secondo cui la cura del covid sarebbe da tempo disponibile ma ci viene tenuta nascosta, se no Big Pharma come fa a guadagnare coi vaccini? Ecco, cose così insomma.

Sulla sindrome del complotto Umberto Eco ha scritto pagine secondo me ancora ineguagliate, ma se non avete voglia di leggere Eco, questa mezz'oretta di Mauretto è altrettanto efficace.

In sostanza, il divulgatore dice che i due motivi che gli hanno fatto capire che il complottismo non sta in piedi sono stati lo studio e il concetto antropologico di competizione. Gli esseri umani sono per loro natura estremamente competitivi tra loro (e anche estremamente conflittuali, come spiega Dario Fabbri) e in un contesto di così alta conflittualità qualsiasi idea di complotto non può stare in piedi proprio a livello epistemologico, di metodo.

Prendete la questione dei vaccini, ad esempio. L'ambito scientifico è per antonomasia uno di quelli più conflittuali e competitivi che ci siano al mondo. Come si può pensare che degli scienziati che scoprono ipoteticamente la cura per il covid o il cancro la possano tenere nascosta per fare guadagnare Big Pharma con vaccini o terapie? Uno scienziato che scopre la cura contro il cancro vince il Nobel, entra nella storia, e che gli frega di Big Pharma? E questo discorso vale per tutti gli altri ambiti.

L'ultima parte del video è quella più interessante perché affronta la questione dal punto di vista psicologico-cognitivo, spiegando che il nostro cervello è strutturato in modo da amare i complotti, e in generale le grandi narrazioni che si costruisce attorno ai fatti che succedono. Per ragioni di adattamento evolutivo, infatti, l'essere umano ragiona in termini finalistici, ossia immaginando che ogni avvenimento che accade abbia delle dietrologie, delle cause, e sia inserito all'interno di un "disegno". E qui cita un saggio bellissimo, che io ho letto un paio d'anni fa, che si chiama Nati per credere, di Telmo Pievani e Giorgio Vallortigara, di cui avevo scritto anche sul mio blog. Saggio in cui si spiega appunto perché il nostro cervello è per sua natura strutturato per ragionare in questo modo.

Ciò non significa, ovviamente, che i complotti non esistano, esistono eccome. Ma, come spiegava Umberto Eco, per distinguere un complotto vero da uno falso basta guardare la durata: i complotti veri vengono subito scoperti, quelli falsi attraversano i secoli.

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