sabato 11 febbraio 2023

Qualità musicale odierna

Da anni non seguo Sanremo non per snobismo, ma perché, essendo musicista, trovo che sotto questo aspetto, mi riferisco proprio al lato tecnico/musicale e a quello della qualità e dell'innovazione, Sanremo non abbia più niente da offrire. Ok, va bene, c'è l'orecchiabilità di alcune canzoni, c'è il cantante o il gruppo del cuore, c'è lo show, lo spettacolo televisivo, tutto il corredo mediatico che accompagna la manifestazione e quello che volete, ma se restiamo al mero aspetto della qualità e del livello musicale c'è eufemisticamente ben poco. 

Non è un problema del festival - in fondo Sanremo è lo specchio di ciò che gira nella musica mainstream odierna - è un problema generale, che riguarda il costante livellamento verso il basso della qualità musicale di oggi. Prendete le prime trenta canzoni di Spotify, ad esempio. Sono tutte uguali: stessi giri armonici, stesse banali melodie, per non parlare dei testi, collocabili a un livello di originalità e complessità compreso tra una terza elementare e una seconda media. Difficilissimo, oggi, trovare un guizzo di genialità compositiva o dei testi che catturino l'attenzione, che sorprendano, che stupiscano. È tutto così scontato, prevedibile. Boh, chissà, forse perché ormai la musica non ha più niente da dire o forse - più probabile - perché il pubblico non pretende ormai più di tanto. 

In ogni caso, tornando appunto a Sanremo, Claudio Cicolin, musicista e insegnante, ha analizzato i pezzi di quest'anno dal punto di vista della qualità musicale e compositiva di ognuno di essi, e c'è ben poco che brilli in questo senso.


5 commenti:

  1. Non sono musicista ma il motivo principale per cui non seguo da anni il festival è perché la qualità delle canzoni non è sufficiente a farmi sopportare lo squallido spettacolo di contorno.
    Sanremo è lo specchio della musica che circola, invece avrebbe dovuto restare baluardo della canzone italiana, negando la partecipazione a canzoni contaminate da generi musicali che si sono imposti con prepotenza, senza manco bussare, e togliendo spazio nelle radio ad altro. Ricordo certi pomeriggi in radio, con delle scalette pazzesche, che nell'arco di un'ora riuscivi a sentire, senza cambiare stazione Sergio Caputo, Ivano Fossati, Enzo Avallone, Alberto Camerini, Giuni Russo, Milva, Mango, Antonello Venditti... Adesso se va bene, in una giornata ad ascoltare la radio si riesce a sentire uno di questi nomi.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Mah, sai, credo che il generale decadimento qualitativo della musica sanremese, contestuale al decadimento qualitativo della musica imperante, sia correlato al costante decadimento culturale della nostra società, dove tutto è più superficiale, meno più facile, meno impegnativo. Non so, è un pensiero mio, prendilo per quello che vale.

      Elimina
    2. Insomma una gara al ribasso, tanto il pubblico si adatta, e chi c'era ai bei tempi è sempre in numero minore.
      Chissà perché però su Youtube leggo centinaia di commenti nostalgici sotto molte canzoni degli anni 80, con inevitabile confronto con quello che musicalmente viene prodotto adesso.

      Elimina
  2. Personalmente non lo seguo da quando avevo 13 o 14 anni, è un "circo" lontano dalle musiche che seguivo e che seguo.
    Molto bella l'analisi che hai riportato.
    Aggiungo non ricordo il video dove si trova ora, che pochi anni fa F. Guccini fu intervistato nella sua casa di Pavana e disse che le canzoni fondamentalmente era tutte conformi , un su e già della melodia. Più o meno quello che disse, spero di non aver riportato male ma il senso è questo. Ciao!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non so, non ricordo questa sua uscita, ma conoscendolo è probabilissimo che l'abbia esternata.
      Ciao Enri.

      Elimina

Se tutto è antisemitismo

  Le immagini che vedete qui sopra sono prese dalle prime pagine di alcuni dei principali quotidiani di destra di questa mattina: Foglio, Li...