sabato 22 gennaio 2022

Non sopporto

Non sopporto le frasi "non si può morire così", "è inaccettabile" e simili, che puntualmente compaiono a patetico corredo di ogni tragedia come quella di Lorenzo. La trovo una retorica stucchevole, artificiale, puerile, priva di senso e significato, totalmente scollegata dalla realtà, una realtà dove invece si muore così da sempre e sempre si morirà così, perché il modo in cui abbiamo strutturato la società in cui viviamo ha come prezzo da pagare il fatto che si muoia così. 

Non sopporto i sentimentalismi ottusi, miopi, con cui ci si vuole forse autoconvincere che con una qualche forma di impegno si fermerà prima o poi questo dramma. Non è vero che c'è sempre soluzione a tutto, come siamo stati indottrinati a pensare; ci sono problemi che non hanno soluzione e occorre prenderne atto. Non è rassegnazione, la mia, è realismo.

(Sulla questione dell'alternanza scuola-lavoro taccio, perché poi mi sale il nervoso.)

13 commenti:

  1. È capitato a lui poteva capitare a un altro lavoratore di quell'azienda. Gli adempimenti in materia di sicurezza, come gli adempimenti in generale, vengono visti come burocrazia.
    Ma più in generale è la mentalità che deve cambiare, bisogna educarsi a riconoscere un potenziale pericolo!

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    1. Abbiamo sempre avuto gravi difficoltà a cambiare mentalità, è una questione strutturale.

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  2. Dopo aver iniziato il nuovo impiego ho seguito un corso sulla sicurezza. Sebbene fosse specifico per il mio tipo di mansione che è sedentario e a basso rischio, passava in rassegna anche le normative che riguardano operai, muratori e simili. Ebbene, mi sono fatta l'idea che se tali regole venissero rispettate scrupolosamente le morti sul lavoro tenderebbero a zero. Il problema è che un'osservanza rigorosa comporta generalmente una riduzione del profitto, e finché ci sarà gente disposta a disattivare i dispositivi di sicurezza per produrre di più e più in fretta, non rendendosi conto che non c'è guadagno che compensi la perdita di una vita umana, queste "tragiche fatalità" continueranno ad accadere, purtroppo.

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    1. Si, è così, e te lo dice uno che lavora da più di trent'anni nella stessa azienda. Le regole ci sono, ma se si dovessero rispettare tutte alla lettera lo svolgimento delle mansioni richiederebbe più tempo, e si sa che il tempo è denaro, specie sul lavoro.
      Poi vabbe', ci sono regolamenti che spesso sono anche cervellotici e contraddittori, ma questo meriterebbe un discorso a parte.

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  3. Quella che scorgi temo sia una melassa da cui difficilmente ci sottrarremo, comoda alla stampa ed a tutti coloro che non sapendo cosa dire vanno a memoria recitando un copione comodo, un comune senso del pudore in cui il tempo però pare si sia fermato alla retorica ottocentesca.

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    1. Non solo alla retorica. Anche l'impostazione e l'organizzazione stessa del lavoro sta paurosamente regredendo a tempi che ormai pensavamo definitivamente superati.

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  4. Quegli "è inaccettabile" li ascoltiamo per un paio di giorni, poi si ritorna ipocritamente a lavorare con le normative per la sicurezza vigilate al minimo. La prevenzione non paga, non porta profitto e non porta voti. Punto.

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    1. Vigilate al minimo sarebbe già qualcosa. Ignorate in toto è più appropriato.

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  5. Ci sono sedi lavorative più a rischio di altre, ma in ogni caso mancano i controlli secondo me oppure sono pochi.
    Sono davvero triste per Lorenzo che non ha potuto vivere la sua vita e per la sua famiglia.

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    1. Si, dispiace. Ma d'altra parte i bollettini dei morti sul lavoro sono ormai come quelli dei morti per covid, una sterile numerazione di cui ormai importa poco o niente.

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  6. Vero che di morti sui posti di lavoro se ne contano come se fossimo in guerra.
    Ma è anche vero che, in vari settori professionali è fatto obbligo di aggiornarsi circa le norme di sicurezza sul luogo di lavoro, norme che cambiano a seconda del settore professionale.
    E siccome il discorso sulla sicurezza entrò anche a contaminare il mio piano di studi (all'epoca per mia fortuna era un esame facoltativo), mi scassa non poco quando il responsabile dell'incidente non paga per una vita stroncata come se avesse commesso un omicidio, dato che ci sono precise norme che egli, accreditato magari da una pergamena che tiene in cornice, non ha attuato per strafottenza, negligenza, o perché occupa una scrivania per raccomandazione.

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  7. >Vero che di morti sui posti di lavoro se ne contano come se fossimo in guerra

    La metafora della guerra mi sembra corretta. Il problema è che, per tutta una serie di motivi, l'abbiamo persa.

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    1. Dato che condivido il pensiero di Gino Strada "Non esistono guerre giuste", per me non esiste nemmeno una guerra vinta, perché farvi ricorso vuol dire aver perso molto di più in partenza.
      Io tutti i contenziosi li risolverei con una competizione sportiva.

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