giovedì 17 giugno 2021

Non era obbligatorio guardare il video

Fossi stato il direttore di una qualsiasi testata giornalistica, il video in cui si vede la tragedia della funivia del Mottarone non l'avrei pubblicato. La maggior parte delle testate, invece, ha agito diversamente, scegliendo di ossequiare la esecrabile strada, già ampiamente battuta, della monetizzazione del dolore. Vorrei però fare notare, al di là dello sciacallaggio mediatico di un certo tipo di giornalismo (quasi tutto, diciamolo pure), che guardare quel video non era obbligatorio, se ne poteva benissimo evitare la visione semplicemente non cliccandoci sopra nelle home page dei vari Repubblica, Corriere ecc.

Allora, forse, se tantissime persone l'hanno guardato, accanto al problema dell'"offerta", diciamo così, c'è anche un problema relativo alla "domanda". È pacifico, infatti, che se certi contenuti ai lettori non interessassero i giornali non li pubblicherebbero. Qui, però, il discorso si fa complesso, perché si insinua nel campo dell'umano e del suo modo di gestire il fenomeno della morbosità e dei sommovimenti emotivi che essa genera.

Il meccanismo psicologico che ha indotto tante persone a guardare il video della tragedia, credo infatti che sia il medesimo che fa affollare i luoghi in cui ci sono incidenti automobilistici o di qualsiasi altro tipo. Quand'ero ragazzo ho svolto il servizio di leva nei Vigili del fuoco, e ricordo benissimo che quando si correva sul posto dove si era verificato un grave incidente, spesso era problematico farsi largo in mezzo alla folla degli osservatori. 

Per tutta una serie di motivi che non sono in grado di spiegare, la morte incuriosisce, attrae, affascina, sia che avvenga in un incidente stradale, su una funivia o in qualsiasi altro posto e modo. Questo, i direttori di giornali lo sanno benissimo, così come conoscono benissimo la differenza tra informazione e speculazione, e certe ghiotte occasioni non se le lasciano scappare. Penso quindi che, oltre a condannare (giustamente) lo sfruttamento economico del dolore, bisognerebbe farsi anche qualche domanda sui motivi per cui questo "mercato" è così fiorente.

21 commenti:

  1. Non condanno i direttori delle testate, fanno il loro mestiere, sanno dove e come andare a pescare, e ovviamente il click on line lo deve dare chi "vuole" vedere, ma ho sentito parlare del video sparato in tv all'ora di pranzo, mentre sei a tavola, lì forse anche non volendo, te lo cucchi diciamo per forza. Ecco, lì non sono d'accordo. Fare auditel deve avere un limite. E tanto per fare nomi, il TG3 non è purtroppo nuovo a questi fenomeni..

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    1. Ho letto che anche Mentana ha trasmesso il video, giustificando la decisione appellandosi al diritto di cronaca, se ho letto bene.
      Non sono d'accordo, ma ognuno fa le proprie scelte giustificandole come crede.

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  2. Ne Il giovane Holden di Salingen, il protagonista pensa al suicidio e per qualche istante è tentato dal desiderio di gettarsi da una finestra, non lo fa quando pensa al fastidio e al ribrezzo che proverebbe per la gente che si affollerebbe sul suo cadavere. Forse se leggessimo qualche libro, capiremmo l'assurdità di una certa morbosità diverse cose non accadrebbero.

    Detto questo, se fossi uno dei parenti delle vittime, metterei in piedi una causa colossale. La morte non dovrebbe mai fare spettacolo

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  3. * Forse se leggessimo qualche libro, capiremmo l'assurdità che esiste in una certa morbosità e diverse cose non accadrebbero.

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    1. Sai che non sono sicuro che sia così? Leggo decine e decine di libri ogni anno, e naturalmente ho letto anche Il giovane Holden, ma pure io ho avuto la tentazione fortissima di guardarlo. Poi vabbe', non l'ho fatto e non lo farò, ma penso che la morbosità, nel caso specifico l'attrazione per la morte o per eventi luttuosi, sia connaturata alla natura umana e faccia parte di essa in chiave "neutralizzatrice", se così si può dire. Voglio dire: siccome la morte ci fa paura, e molta, guardarla può aiutare a esorcizzarne la paura.
      È un pensiero mio, naturalmente, quindi prendilo per quello che vale.

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    2. è vero che fa parte della nostra natura esorcizzare la morte, hai pienamente ragione mi basta pensare a quello che è successo ad Eriksen pochi giorni fa, ma qui, nel caso della funivia, la tragedia era già avvenuta e conclusa e si è voluto crea un effetto dovuto a una sorta di edonismo e di una ricerca quasi di piacere non naturale nel sentirsi dei sopravvissuti di fronte a un dramma.

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    3. Oggi ce l'ho con i tempi verbali:
      a tragedia era già avvenuta e conclusa e si è voluto creare un effetto che restituisse quasi una sorta di piacere (non naturale) nel sentirsi dei sopravvissuti di fronte a una tragedia.

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  4. Io disprezzo sia i giornalisti, sia quelli che sono stati così morbosi da voler assistere alla tragedia di altre persone. Quando l'etica è considerata un orpello da indossare se va di moda o se ci sta bene!

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    1. Per quanto riguarda i giornalisti posso anche concordate. Per quanto riguarda le persone che hanno guardato il video, io sarei un po' meno... tranchant. Credo che esistano motivi ben peggiori per disprezzare qualcuno.

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    2. Certo che vi sono anche motivo peggiori, ma "consumare" la morte altrui come uno spettacolo mi sembra assolutamente riprovevole!

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  5. Non l'ho visto e non voglio vederlo perchè so che la mia immedesimazione mi indurrebbe a provare anche il dolore dei parenti nel vedere quelle immagini.

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    1. Più che comprensibile. È naturale immedesimarsi e pensare a come reagiremmo noi al loro posto.

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  6. Credo che dovremmo ragionare partendo dal perché una persona ha guardato quel video, perché credo che non ci sia una motivazione unica valida per tutti. Io ad esempio, l'ho guardato e riguardato alcune volte quasi ipnoticamente e mentre lo guardavo pensavo: vedi, potrebbe succedere anche a me ogni momento, ricordati bene che puoi morire ogni momento per cause indipendenti da te. Avendolo guardato, quelle immagini mi rimangono conficcate dentro e mi aiutano a ricordare che la nostra vita è appesa a un filo e ciò mi aiuta a non sentirmi onnipotente, eterno e a non rimuovere la morte. Quindi a mio parere il problema più importante non è un fatto esterno a noi, ma come reagiamo noi interiormente a quel fatto. Non volere vedere il video per qualcuno potrebbe anche significare che ha paura di vedere una cosa che potrebbe succedere anche a lui.

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  7. Mi sembra un'ottima chiave di lettura: la visione come promemoria per non dimenticare mai la fragilità della vita. E sono d'accordo anche sul fatto che, essendo tutti noi diversi uno dall'altro, non esiste una motivazione valida per tutti che sta alla base della decisione di guardarlo o non guardarlo.

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    1. Kant se passasse di qua ci direbbe che se è lecito possiamo elevarlo a regola universale.
      Quanti di coloro che hanno visto il video sarebbero d'accordo se la tragedia avesse distrutto la loro famiglia?

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  8. Credo che se Kant passasse di qua, oggi, penserebbe molte cose in maniera diversa, rispetto a come le pensava due secoli fa. E credo anche che alla storia che l'uomo va sempre considerato come un fine e non come un mezzo, in realtà non ci credesse più di tanto neppure lui.
    Alla tua domanda non so rispondere, bisognerebbe trovarcisi per farlo. E francamente sono contento di non trovarmici.

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    1. Il metodo di Kant non è contingente, in quanto ė basato sulla ragione. Un comportamento può essere elevato a norma universale?

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    2. No, per come la vedo io.

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  9. Io credo che siano due questioni diverse che sono state mischiate tra loro, una è quella sollevata da Sara e riguarda il fatto di metterci nei panni di chi ha vissuto la tragedia e l'altra illustrata da Giorgio riguarda i meccanismi psicologici che spingono a guardare il video, e su entrambi ognuno avrà una sua opinione.

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