La Conferenza Episcopale Italiana, in uno stringato documento, bolla come non necessaria la nuova proposta di legge, avanzata alla Camera e in votazione a luglio, contro l'omotransfobia. Non necessaria perché, dicono i vescovi, "un esame obiettivo delle disposizioni a tutela della persona, contenute nell'ordinamento giuridico del nostro Paese, fa concludere che esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio." Poi, magari, uno va a vedere i dati relativi al numero delle prevaricazioni, discriminazioni, violenze e crimini che ogni giorno subiscono le persone, in Italia, a causa del proprio orientamento sessuale, e può anche farsi l'idea che le leggi già esistenti non siano un deterrente particolarmente efficace contro questi crimini, ma tant'è.
Questione dell'utilità a parte, non si capisce a quale titolo gli esponenti di una confessione religiosa mettano becco nelle vicende legislative di uno Stato. Di un altro Stato, tra l'altro, dal momento che il Vaticano è incistato in quello italiano come Stato a sé. Sarebbe come se dalle parti di Oltretevere si discutesse una legge o un provvedimento e, che ne so?, una commissione parlamentare del Parlamento italiano si alzasse a esternare dubbi sull'utilità di quel provvedimento. Cosa direbbero dalle parti di Oltretevere? Eppure è così, ed è sempre stato così, purtroppo, a partire da quell'infausto 1929 quando la Chiesa fece il famigerato Concordato col regime fascista, Concordato che nessuna riforma costituzionale degli ultimi settant'anni ha mai pensato di toccare. E siamo talmente abituati ad avere sotto gli occhi ogni giorno questa invereconda commistione che neppure ci facciamo più caso, ormai. È diventata una cosa naturale.
Una confessione religiosa seria, invece di intromettersi nelle faccende legislative e parlamentari di uno Stato, si limiterebbe a impartire direttive ai relativi fedeli e chiusa lì. Direbbe: Su questa determinata faccenda le nostre regole sono le tal dei tali, poi lo Stato faccia quello che vuole. Invece no: una religione come quella Cattolica, che in Italia è seguita dal 30% della popolazione, va a mettere becco nella discussione di leggi la cui eventuale approvazione riguarderebbe tutti i cittadini. È successo in passato, succede ora, e succederà sempre. E non riusciamo a venirne fuori.
Forse la CEI dovrebbe far proprie le parole che a suo tempo disse il Papa Francesco a riguardo degli omosessuali, Chi son io per giudicare...
RispondiEliminaProbabilmente se ne sarà scordata.
Il problema è che lo Stato del Vaticano non dovrebbe metter bocca sulle questioni terrene ma curar di più quelle spirituali.
E ricordarsi che siano uno Stato laico.
Buona serata
Lo stato laico è solo sulla carta, come molte altre cose in Italia.
EliminaIn effetti non ci si pensa, ma la chiesa ha sempre messo il becco in ogni legge o referendum che regolasse aspetti etici o morali della vita pubblica, a quale titolo non si sa. O meglio si sa eccome.
RispondiEliminaCerto che si sa.
RispondiEliminaCredo che quella sull'omofobia sia ben più di un'opinione dei vescovi...che fosse solo tale procurerrebbe poco danno... mentre pare un diktat vero e proprio rivolto al popolo dei credenti e di chi ha convenienza a entrare nella categoria.
RispondiEliminaSono d'accordo con Max che ricorda le parole del Papa e il suo "chi sono io per giudicare". Questa frase farebbe credere a un progetto di stimolazione (finalmente) delle coscienze individuali ma questo non ha fatto comodo a chi non intende rinunciare al potere della loro gestione e questo è preoccupante.
Buongiorno.
Sì, in effetti è preoccupante.
EliminaCiao.