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mercoledì 10 giugno 2020

Una nuova legge contro l'omofobia? Per la CEI non serve

La Conferenza Episcopale Italiana, in uno stringato documento, bolla come non necessaria la nuova proposta di legge, avanzata alla Camera e in votazione a luglio, contro l'omotransfobia. Non necessaria perché, dicono i vescovi, "un esame obiettivo delle disposizioni a tutela della persona, contenute nell'ordinamento giuridico del nostro Paese, fa concludere che esistono già adeguati presidi con cui prevenire e reprimere ogni comportamento violento o persecutorio." Poi, magari, uno va a vedere i dati relativi al numero delle prevaricazioni, discriminazioni, violenze e crimini che ogni giorno subiscono le persone, in Italia, a causa del proprio orientamento sessuale, e può anche farsi l'idea che le leggi già esistenti non siano un deterrente particolarmente efficace contro questi crimini, ma tant'è.

Questione dell'utilità a parte, non si capisce a quale titolo gli esponenti di una confessione religiosa mettano becco nelle vicende legislative di uno Stato. Di un altro Stato, tra l'altro, dal momento che il Vaticano è incistato in quello italiano come Stato a sé. Sarebbe come se dalle parti di Oltretevere si discutesse una legge o un provvedimento e, che ne so?, una commissione parlamentare del Parlamento italiano si alzasse a esternare dubbi sull'utilità di quel provvedimento. Cosa direbbero dalle parti di Oltretevere? Eppure è così, ed è sempre stato così, purtroppo, a partire da quell'infausto 1929 quando la Chiesa fece il famigerato Concordato col regime fascista, Concordato che nessuna riforma costituzionale degli ultimi settant'anni ha mai pensato di toccare. E siamo talmente abituati ad avere sotto gli occhi ogni giorno questa invereconda commistione che neppure ci facciamo più caso, ormai. È diventata una cosa naturale.

Una confessione religiosa seria, invece di intromettersi nelle faccende legislative e parlamentari di uno Stato, si limiterebbe a impartire direttive ai relativi fedeli e chiusa lì. Direbbe: Su questa determinata faccenda le nostre regole sono le tal dei tali, poi lo Stato faccia quello che vuole. Invece no: una religione come quella Cattolica, che in Italia è seguita dal 30% della popolazione, va a mettere becco nella discussione di leggi la cui eventuale approvazione riguarderebbe tutti i cittadini. È successo in passato, succede ora, e succederà sempre. E non riusciamo a venirne fuori.

6 commenti:

  1. Forse la CEI dovrebbe far proprie le parole che a suo tempo disse il Papa Francesco a riguardo degli omosessuali, Chi son io per giudicare...
    Probabilmente se ne sarà scordata.
    Il problema è che lo Stato del Vaticano non dovrebbe metter bocca sulle questioni terrene ma curar di più quelle spirituali.
    E ricordarsi che siano uno Stato laico.
    Buona serata

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    1. Lo stato laico è solo sulla carta, come molte altre cose in Italia.

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  2. In effetti non ci si pensa, ma la chiesa ha sempre messo il becco in ogni legge o referendum che regolasse aspetti etici o morali della vita pubblica, a quale titolo non si sa. O meglio si sa eccome.

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  3. Credo che quella sull'omofobia sia ben più di un'opinione dei vescovi...che fosse solo tale procurerrebbe poco danno... mentre pare un diktat vero e proprio rivolto al popolo dei credenti e di chi ha convenienza a entrare nella categoria.
    Sono d'accordo con Max che ricorda le parole del Papa e il suo "chi sono io per giudicare". Questa frase farebbe credere a un progetto di stimolazione (finalmente) delle coscienze individuali ma questo non ha fatto comodo a chi non intende rinunciare al potere della loro gestione e questo è preoccupante.
    Buongiorno.

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