È probabile che eventuali sgravi fiscali per l'acquisto di libri, come proposto da Giovanni Solimine, qualche effetto potrebbero pure sortirlo, nella causa ormai irrimediabilmente persa di invogliare la gente a leggere, ma a mio modestissimo parere si tratterebbe di effetti appena appena rilevabili, perché la lettura è una passione, o si ha o non si ha, e se non si ha non la si genera abbassando un po' i prezzi dei tomi. Sarebbe un po' come pretendere di appassionare la gente alla musica classica abbassando i prezzi dei dischi di musica classica. Ridicolo.
Non è un problema di prezzo dei libri, o almeno non è solo quello, è più un problema di educazione alla lettura. Chi è abituato a leggere fin da piccolo, magari perché invogliato dalla scuola (poco probabile) o perché in famiglia i genitori sono lettori e i libri circolano, la passione la prende, e una volta che la passione si ha i soldi per i libri si trovano, a costo di fare gli stessi sacrifici che normalmente si fanno per pagarsi la promozione mensile per lo smartphone.
E se proprio i soldi non si hanno, visti i tempi un'ipotesi tutt'altro che remota, la passione per la lettura può essere soddisfatta dalle biblioteche. La stragrande maggioranza dei libri che leggo io, ad esempio, viene proprio dalla biblioteca, che è una soluzione comodissima se non si ha la pretesa di voler leggere immediatamente le ultimissime uscite. Insomma, non è questione di soldi, è questione di priorità, come per tutto, del resto.
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