sabato 24 dicembre 2016

L'imperatore di Ocean Park



Mi ero ripromesso di finirlo entro Natale e oggi pomeriggio l'ho finito. Ho impiegato quasi tre settimane per portarlo a termine, ma non perché fosse noioso o eccessivamente pesante, ma per la quantità di tempo purtroppo sempre minore che posso dedicare ai libri. L'imperatore di Ocean Park è uno dei legal thriller più belli che abbia letto nel recente periodo. Non è una passeggiata avventurarsi tra le sue 750 e passa pagine e prendere confidenza con la storia e gli innumerevoli personaggi che popolano il romanzo, perché, in particolar modo all'inizio, l'incedere narrativo è spesso caratterizzato da una prolissità che rasenta quasi la dispersione. L'autore impiega tantissime pagine per descrivere minuziosamente le situazioni e i personaggi ricorrendo spesso a digressioni probabilmente capaci di incutere qualche timore ai lettori più "frettolosi". Poi, mano a mano che ci si addentra nella storia, il ritmo aumenta, lentamente ma costantemente, fino ad arrivare a un punto oltre il quale è difficilissimo staccarsi dalle pagine. Le ultime 150/200, quelle che mi sono mangiato oggi pomeriggio, inchiodano letteralmente il lettore.
La storia, molto brevemente, è imperniata attorno a delle fantomatiche "disposizioni" che il vecchio giudice federale Oliver Garland, candidato alla Corte suprema e confidente di Nixon e Reagan, avrebbe lasciato dopo la sua morte. Disposizioni, che diventano oggetto della caccia del figlio Talcott e di altri personaggi, potenzialmente in grado, qualora venissero alla luce, di rimettere in discussione la storia giudiziaria americana dell'ultimo trentennio.
I personaggi sono pennellati alla perfezione, la trama è solida e accattivante e - bisogna dirlo - questo Stephen Carter, mai da me conosciuto prima di prendere in mano questo libro, scrive divinamente. Nient'altro da aggiungere. È un thriller da leggere.

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