sabato 22 marzo 2008

Napolitano e i (deputati) fannulloni

Il buon Napolitano (foto), quello dei discorsi soporiferi di fine anno, se n'è andato per 5 giorni in Cile. Da lì, com'è tradizione ogni volta che si reca in vacanza a spese del contribuente in visita ufficiale in qualche paese straniero, ci ha deliziato con uno dei suoi leggendari sermoni. Più che un sermone oserei dire un accorata e appassionata arringa in difesa della politica in genere e dei politici in particolare, a suo dire povere vittime innocenti del dilagante populismo di stampo grillesco e di una altrettanto dilagante e pericolosa ondata di antipolitica e disaffezione popolare.

I discorsi di Napolitano sono belli. Se non altro perché sono innocui: non fanno male, non pungono, non dicono niente di "sovversivo", tendono solamente a sottolineare l'ovvio, quello che si sa già. Insomma, niente che non sia politically correct, come si suol dire. Ecco il motivo per cui sono anche - ovviamente a mio giudizio - terribilmente "istituzionali", noiosi, prolissi, inconsistenti, evanescenti, impalpabili quasi. Insomma due palle così. Qualcosa che se c'è o non c'è non cambia niente. Ma vediamo qualche interessante frase dell'ultimo pistolotto così come ce lo racconta Repubblica.

E' chiaro che il voto non è mai inutile.

Questa frase, che Repubblica - notoriamente pro-Veltroni - interpreta come una risposta del capo dello stato ai pressanti appelli del cavaliere a non disperdere il voto nei partitini (e quindi a votare per lui), è assolutamente campata per aria. Il voto, come ho già spiegato in tremila post su questo blog, per come è concepito è perfettamente inutile per noi (mentre al contrario è molto utile per "loro"). E lo è da quel giorno del '94 in cui è entrata in vigore la legge elettorale che ha abolito il voto di preferenza. In questo modo le liste sono bloccate e l'elettore non può scegliersi un candidato, il quale è invece scelto a totale discrezione delle segreterie di partito. Segreterie che a loro altrettanto esclusivo e insindacabile giudizio scelgono i nomi dei candidati e relative circoscrizioni. Io, elettore, ho le mani legate e quindi il mio voto è perfettamente inutile, checché ne dica Napolitano.

Napolitano ha definito quindi "qualunquismo" l'atteggiamento di chi definisce il Parlamento "una corporazione di avidi fannulloni" (...) una cosa che "inocula nelle menti il distacco dalla politica".

Ora, naturalmente, mettiamo pure al bando i qualunquismi e le generalizzazioni e prendiamo per buono il fatto che all'interno della casta ci siano realmente politici che si impegnano seriamente e coscienziosamente nella propria missione al servizio dei cittadini e del paese. E mettiamo pure che non siano avidi. A questo punto rimane "fannulloni". Certo, si può tentare di guardare la questione da varie angolazioni, ma difficilmente si può prescindere dall'affibbiare questo epiteto a una categoria di "lavoratori" la cui settimana lavorativa inizia il martedì e finisce il giovedì. Se poi la confrontiamo ad esempio con la mia, che inizia la domenica notte alle tre e termina il sabato successivo a mezzogiorno, vedete che il "fannulloni" di cui parlavo prima non stona affatto, anzi. Su questo punto direi quindi di soprassedere (cosa che avrebbe dovuto fare anche Napolitano). Se a qualcuno può interessare, suggerisco in proposito di dare un'occhiata a queste dichiarazioni di Roberto Poletti, candidato uscente dei Verdi. Ma proseguiamo.

Così, ha proseguito, "ci sarà chi penserà che tanto vale chiuderlo [il parlamento, ndr], anche se non sarà chi scrive queste cose".

Oddio, chiuderlo forse è una parola grossa. Certo però che se vogliamo inquadrare il tutto nell'ottica costi/benefici, beh... insomma...

Il presidente della Repubblica ha esortato quindi "coloro che fanno politica concretamente, a qualsiasi schieramento appartengano", a "compiere uno sforzo per comprendere le ragioni della disaffezione, del disincanto verso la politica e per gettare un ponte di comunicazione e di dialogo con le nuove generazioni".

Lo sforzo non è titanico, giuro. Penso che ci potrebbe arrivare con una certa facilità anche uno di quei parlamentari che non sanno cos'è la Consob o il Darfur. Certo, dovrebbero documentarsi un pochino, ma visto che qualche giorno libero durante la settimana ce l'hanno, non dovrebbe essere un impegno troppo gravoso. Qualche ipotesi sui motivi di questa disaffezione l'ho segnalata anch'io ogni tanto qua e là nel mio blog: non so, qualche motivo potrebbe ad esempio essere che l'età media dei nostri parlamentari è la più alta d'Europa; segno di saggezza, indubbiamente, ma anche segno di un pervicace e ostinato attaccamento alla poltrona, che viene perseguito con qualsiasi mezzo e che trasforma la politica da servizio in mestiere. E, si sa, quando una cosa non la si fa più per passione ma per professione le cose cambiano (generalmente in peggio). Così, giusto per fare un esempio, i due leader di maggioranza e opposizione della scorsa legislatura viaggiavano sopra i 70 anni. Zapatero, attuale presidente del governo in Spagna è nato nel '60.

I nostri politici, oltretutto, è un dato di fatto, eccetto qualche mosca bianca non capiscono un beneamato di tecnologia. Nel terzo millennio non sanno niente di nuovi media, web, comunicazione digitale veloce, interattività. Non sanno cosa sia un blog, un social network qualsiasi, non capiscono internet e cercano così di imbrigliarla al loro volere con leggi ridicole e anacronistiche tipo il decreto Urbani, o con vere e proprie aberrazioni, tipo quella di Frattini o tipo la proposta di schedare i blog, che ci è valsa tra l'altro una di quelle figure a livello planetario alle quali siamo in verità già abbondantemente abituati da tempo (una più o una meno). Con queste credenziali Napolitano dice che la politica deve gettare un ponte di comunicazione con le nuove generazioni. Io, più che gettare un ponte, getterei qualcuno dal suddetto ponte, ma ovviamente non si può.

Questi, naturalmente, sono solo un paio di motivi che spiegano in parte questa disaffezione, specie tra i giovani, ma se ne potrebbero citare tanti: la giustizia più uguale per qualcuno, i benefit e i privilegi, gli stipendi (che si aumentano a loro discrezione e nel contempo "consigliano" a noi di tirare la cinghia), le clientele, i favoritismi, le raccomandazioni, l'immobilismo, i corrotti accertati in ogni grado di giudizio che continuano a legiferare, il voler cambiare tutto (a parole) affinché niente cambi (nei fatti). Ma ovviamente non si può approfondire tutto, ci vorrebbe un blog dedicato e non basterebbe neanche. E poi a parlare di queste cose c'è sempre il rischio di cadere nella facile retorica e nelle generalizzazioni.

Rischio che tutto sommato, però, sono sincero, corro volentieri.

2 commenti:

  1. Concordo con il post.
    Inoltre (mi sfogo):
    - si lamentano perché li chiamiamo "Casta". Gente che si fa eleggere con liste bloccate e che presenta sempre gli stessi candidati (alcuni li scongelano per l'occasione), come la vogliamo chiamare? Questa legge elettorale non è forse un chiaro esempio di Casta? Credono forse che siamo tutti analfabeti e che non lo capiamo?

    - attribuiscono la "colpa" della disaffezione alla politica a Grillo, come se costui avesse manipolato le menti degli italiani. Non sorge il pensierino che Grillo, piaccia o non piaccia non importa, è solo diventato un punto di riferimento per chi covava già da tempo questo malessere? Ovvio che, essendo un personaggio famoso, abbia potuto coagulare intorno a sé un certo consenso. Ma il malessere e la stanchezza per questa politica c'erano già da prima.

    - odiano i blog, cercano di insultarli e infagarli in ogni modo, facendo confezionare trasmissioni televisive apposite (si vedano le ultime trovate di Vespa). Non solo. Pensa che mandano anche i loro accoliti sui blog a disturbare, a fare commenti ingiuriosi, a tentare di squalificare chi scrive (mi è capitato, non sono tonta e l'ho capito), a seminare zizzania. Chissà cosa s'inventeranno per neutralizzarci definitivamente!

    Ma non sorge mai in loro il pensierino che siamo stanchi di essere presi in giro? Non sorge in loro il pensierino che i tempi sono cambiati e che con le chiacchiere non riescono più ad addormentarci?

    Saluti. Ti rinnovo i miei Auguri per una buona Pasqua. :))

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  2. > Non sorge in loro il pensierino che i tempi sono cambiati e che con le chiacchiere non riescono più ad addormentarci?

    No, evidentemente non sorge. Continuano tranquillamente a pensare esattamente quello che hai detto. E sai cosa ti dico? Hanno ragione! E l'ennesima dimostrazione saranno le prossime elezioni: la stragrande maggioranza delle persone si recherà al seggio a votare convinta di aver fatto il proprio dovere e di aver espresso una preferenza.

    Una delle due coalizione vincerà perpetuando il ciclo infinito di riciclaggio delle stesse persone (qualcuno nel frattempo avrà cambiato casacca), che automaticamente significa perpetuare e mantenere gli stessi problemi.

    E sono quelli che poi regolarmente si lamenteranno che tutto va male.

    Ciao. Buona Pasqua anche a te.

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