Riflettevo sul fatto che quel signore sfogliava i quotidiani con la stessa modalità con cui si consultano i social. Sui social fai lo scrolling, i quotidiani li sfogli. Sui social leggi al volo il flusso ininterrotto di ciò che passa, i quotidiani li sfogli compulsivamente leggendo solo i titoli. Cambia il mezzo, ma la sostanza è uguale. In entrambi i casi non si approfondisce, quindi non si capisce o si capisce limitatamente a ciò che si può dedurre da un titolo. Non è la stessa cosa.
Probabilmente la tecnolgia ci ha ormai definitivamente immersi nella civiltà della velocità, una dimensione che antropologicamente non ci appartiene perché il nostro cervello è regolato sulla lentezza, non sulla velocità. Non possono stare insieme approfondimento e velocità, approfondimento e superficialità, e lo sa benissimo chiunque abbia ad esempio a che fare con gli studi. Se si vuole apprendere si deve leggere, rileggere, capire ciò che si legge e poi interiorizzarlo, e non lo si può fare velocemente o superficialmente altrimenti alla fine non rimane niente. Invece oggi tutto deve essere immediato, veloce, domande e risposte a ritmo continuo altrimenti si è fuori dal gioco. Quante volte, ad esempio, tardando a rispondere a una mail arriva la telefonata in cui viene chiesto perché non si è ancora risposto?
La velocità è sinonimo di superficialità, un binomio non esattamente molto indicato per vivere in una società complessa.
E' il destino di molte copie di quotidiani ogni giorno, eppure qualcuno gli articoli li ha pur scritti, c'è del lavoro dietro, c'è della carta utilizzata per finire nelle mani di gente che ha fretta...
RispondiEliminaSì, c'è del lavoro dietro, ovvio, ma si tratta di un lavoro destinato a morire. Ormai i quotidiani li sfoglia gratuitamente solo chi va a fare colazione al bar, in edicola non li compra più nessuno.
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