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Molto interessante questo saggio di Bencivenga: l'ho letto lo scorso anno. L'autore arriva ad una conclusione inquietante: la nostra capacità di ragionare oggi è a rischio. Incombe la minaccia di una vera e propria mutazione antropologica che dissolve la peculiarità propria degli esseri umani, che è quella di pensare. Mala tempora currunt - caro Andrea - sed peiora parantur.
RispondiEliminaSì, è così. Non l'ho ancora terminato ma mi pare già di capire che gli scenari che ci aspettano sono tutt'altro che tranquillizzanti.
EliminaIl brano mi ha terrorizzato, ma non posso certo dire che non fossi già a conoscenza delle cose scritte. Un conto è sapere, un altro è vedere nero-su-bianco.
RispondiEliminaIstintivamente sono completamente d'accordo con quanto scritto nel brano di Ermanno Bencivenga (che ammetto di non sapere chi sia... più tardi sicuramente mi informerò) e anzi non solo "d'accordo", ma mi sembra di essere completamente invischiato in prima persona in questa perdita di senso, in questa massa continua di... di "cose", immagini, suoni, informazioni. Mio marito mi dice sempre che "non so annoiarmi" e temo abbia ragione (capisci perché mi è venuta la pelle d'oca a leggere il brano...). Sì certo, leggo tanto, ma forse sta anche e proprio qui il problema: leggo troppo?
Dopo aver letto il brano da te riportato sono andato a vedere il blog di Pino, il primo commentatore, blog che non conoscevo, e lì un'altra mazzata: la memoria.
Siamo - e sono - continuamente investito da troppe cose (che ben inteso: io per primo ricerco, non mi obbliga nessuno a farlo!), ma quanto trattengo di tutto quel bailamme? Un tempo rileggevo i libri, quelli che mi erano piaciuti tanto, che ritenevo importanti. Oggi in un anno leggo "tot" libri, molti di più di quelli che leggevo una volta, certo, ma di tutto quello che leggo quanto è davvero importante, formativo, arricchente?
E pensare che non sono nemmeno "giovane"... eppure quanto mi ha toccato il brano di Bencivenga...
Tutto il libro è illuminante, su molti aspetti che ruotano attorno alla progressiva perdita di capacità di pensare e ragionare. Ti consiglio la lettura del libro, al quale dedicherò un post non appena l'avrò terminato. È sconfortante, sotto certi aspetti, ma anche estremamente istruttivo.
EliminaNon so se mi farebbe benissimo leggere questo libro in questo momento. Ma ci penserò su.
EliminaIntanto attendo il tuo post.
Grazie.
La noia è terribile. Basta vedere in quanti sono andati in depressione o in semplice in tilt, durante il lockdown dello scorso anno. Privati delle loro consuetudini e costretti a reinventare tempi e modi. La nostra capacità di "reazione2 all'imprevisto, al non programmabile, è a rischio.
RispondiEliminaCi siamo calati in esistenze pianificate dove l'imprevisto lo tolleriamo al massimo mentre giochiamo a Monopoli.
In tutti gli altri casi tende a destabilizzarci.
La mutazione antropologica che teme Bencivenga, credo sia del tipo involutivo e frustrante. E soprattutto in piena evoluzione.
Sì, la noia può anche essere terribile, a volte, ma ha anche un suo valore. Quando ci si annoia ci si dà da fare per combatterla, e per farlo si è costretti a ingegnarsi, a inventare cose, a darsi da fare. Da questo punto di vista la noia è un ottimo incentivo alla creatività.
EliminaCapisco lo sgomento di tanti. Io, soprattutto per il lavoro che faccio, ho già preso coscienza di questa realtà da parecchi anni. Vi prego di una cosa: quando avrete smaltito la novità, cercate di darvi da fare per fare passaparola, cercate di svegliare più gente possibile. E' l'unico modo per fare qualcosa di buono in concreto. La realtà è questa: bisogna starci davanti e lottare: questa è la nuova Resistenza, credo.
RispondiEliminaSì, è una nuova Resistenza, ma temo che a differenza di quella originale, che vinse, questa sarà purtroppo destinata a soccombere. Anche se ovviamente mi auguro che non sarà così.
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