Ogni tanto mi viene in mente la frase "...e il giorno della fine non ti servirà l'inglese...", contenuta in una vecchissima canzone di Franco Battiato (credo sia Il re del mondo, 1979 o giù di lì). Una frase banalissima dal significato altrettanto banale: quando ci sarà la fine del mondo conterà poco che si sappia o meno la lingua per eccellenza conosciuta in tutto il mondo. Si tratta naturalmente di una metafora con la quale Battiato voleva un po' ironizzare su quanti si dannano durante la vita per raggiungere il massimo in ogni campo per poi accorgersi che, magari, tutto quell'affannarsi non valeva la pena, oppure non serviva a niente. Sicuramente si tratta di fatica sprecata per la "gente che si frantuma in un fiato senza capire, senza soffrire" di cui parla Guccini nella bellissima Signora Bovary.
Certo, non è che nella vita si possa stare tutto il tempo in panciolle a grattarsi perché tanto alla fine tocca comunque passare di là, anche se chi scrive ammette tranquillamente che la prospettiva ha un suo fascino intrinseco, però, insomma, potendo...
si dannano durante la vita per raggiungere il massimo questo no ma darsi da fare sì. Nel paradiso terrestre era altra cosa...
RispondiEliminaIl problema vero è che bisognerebbe avere la possibilità di fare solo ciò che appassiona e tralasciare tutto il resto.
RispondiEliminaVabbe', storia vecchia...