Non mi accodo alla lunga fila di quelli che hanno sbertucciato la signora Fornero per le lacrime di ieri, generosamente versate durante la conferenza stampa di presentazione di quello che ormai è noto come "decreto salva-Italia" (copyright Monti). A tal proposito, un discorso a parte meriterebbero quelli di Libero, secondo i quali il ministro avrebbe addirittura recitato. Vabbè, non sarebbe Libero.
Fatta questa doverosa premessa, però, non posso non notare, come del resto hanno già fatto in molti, che se la signora Fornero piange, alcuni milioni di pensionati e di lavoratori italiani non ridono. Senza girarci tanto attorno, infatti, è ormai assodato che questo decreto colpirà i lavoratori, mandandoli in pensione più tardi, e quelli che in pensione ci sono già, abbassandogliela (di fatto, la fine dell'adeguamento degli scatti al costo della vita è un abbassamento).
Per il resto non c'è molto da dire. La delusione principale deriva dal fatto che - anche qui potete girarla come volete ma il succo è quello - il perno principale su cui ruota tutto è un inasprimento delle tasse e della pressione fiscale. E' tornata l'ICI (anche se ha cambiato nome), aumenteranno le imposte comunali e l'IVA. Dall'altra parte, manca una patrimoniale che colpisca i grandi capitali, manca un innalzamento dell'IRPEF a chi guadagna 70, 80, 90mila euro all'anno o anche di più. Non si è toccato un centesimo alla Chiesa Cattolica e ai suoi assurdi privilegi fiscali, e non c'è niente che possa assomigliare a qualcosa in grado di contrastare la mostruosa evasione fiscale nostrana.
Insomma, siamo in presenza di un governo autorevole, serio, preparato, seriamente intenzionato (sembra) a fare quelle riforme strutturali di cui si parla a vuoto da anni. Ma per ora, dati alla mano, mi pare che una manovra di questo genere l'avrebbero tranquillamente potuta fare anche quelli che c'erano prima.
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