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domenica 30 agosto 2020

Dialoghi

Dialogo tra signore anziane dall'altra parte della strada.
"Ciò, Rosina, sarà mega oura ad tré fura al mai?" 
"Mo' no, l'è ancòura prest, per me é cheld un è ancòura fnì!" 

Traduzione per chi fosse poco avvezzo al dialetto santarcangiolese: "Di', Rosina, non sarà mica ora di tirare fuori le maglie?"
"Ma no, è ancora presto, per me il caldo non è ancora finito." 

Naturalmente qua ci si augura che l'interlocutrice di Rosina si sbagli :-)

sabato 29 agosto 2020

Non si consuma? Crolla tutto





Ho appena terminato il saggio Un mondo senza rifiuti? Viaggio nell'economia circolare, dell'economista Antonio Massarutto. Un libro estremamente istruttivo ma allo stesso tempo abbastanza inquietante e capace di suscitare più di una riflessione. Una di queste nasce dall'ormai noto fenomeno produttivo denominato obsolescenza programmata, descritto molto bene negli estratti che leggete qui sopra, ossia la pratica di costruire gli oggetti di consumo che utilizziamo ogni giorno in modo che si usurino o si danneggino il prima possibile, cosicché si sia costretti a sostituirli con altri. Perché è in uso ormai da molti anni questa pratica? Perché la nostra società è basata sui consumi, sopravvive e non collassa solo se si consuma, perché il calo dei consumi significa calo della produzione, calo della produzione significa calo dell'occupazione, calo dell'occupazione significa povertà (ho sintetizzato brutalmente per chiarire il meccanismo).

Questo meccanismo, descritto da Massarutto, è stato raccontato altrettanto bene da Umberto Galimberti in un suo bellissimo libro, di cui consiglio la lettura, chiamato I miti del nostro tempo. Qui, il noto filosofo, si spinge in considerazioni che vanno oltre la mera descrizione del fenomeno e abbracciano riflessioni di tipo più sociale e filosofico. In quanti, ad esempio, si sono mai interrogati relativamente al modo in cui abbiamo costruito e impostato la nostra società? È possibile che una società stia in piedi solo se consuma e che crolli se smette di farlo? Viene da pensare che questo modello non abbia basi e fondamenta molto solide. Una prova di questa fragilità l'abbiamo avuta ad esempio col lockdown di marzo e aprile: due mesi di chiusura della maggior parte delle attività ed ecco che milioni di persone si sono trovate dall'oggi al domani senza mezzi di sussistenza col rischio di precipitare nel baratro della povertà, perché il crollo dei consumi significa crollo dei mezzi di sussistenza.

Ecco allora l'importanza dell'obsolescenza programmata, una strategia per cui la fine delle cose diventa il fine per cui vengono costruite, in una sorta di circuito schizofrenico-nichilistico da cui non si esce e pensato per fare in modo che gli oggetti vengano il più velocemente possibile sostituiti da altri nuovi e la catena in cui siamo imprigionati (consumo = produzione = occupazione) non abbia a interrompersi, pena il crollo del nostro sfavillante castello. Naturalmente non è che da questo meccanismo è ormai possibile uscire, neanche a pensarci, chi lo pensa è un illuso; ci siamo dentro, abbiamo plasmato su di esso il nostro vivere e ce lo teniamo. Ciò che magari può essere utile sapere è che non è un meccanismo ineluttabile piovuto dal cielo o che ci è stato imposto da qualche entità superiore, no, ce lo siamo scelto noi, l'abbiamo costruito noi, per circa un secolo ne sono state pure decantate le lodi dai profeti del capitalismo, e ora ce lo teniamo, con tutte le sue pericolose e inquietanti fragilità.

Domande che resteranno senza risposte

Un giorno ci chiederemo come è stato possibile che uno come Sgarbi sia stato elevato a ruolo di maître-à-penser invece di restare relegato nell'irrilevanza in cui meriterebbe di stare. L'ideale sarebbe chiederlo a Maurizio Costanzo.

venerdì 28 agosto 2020

Alessandro Barbero e la democrazia

Se avete un'oretta in cui non sapete cosa fare, vi consiglio caldamente la visione di questa bellissima chiacchierata tra il giornalista Massimo Bernardini e il grande Alessandro Barbero. Un interessantissimo percorso storico sulla storia della democrazia: come è nata, dove è nata, perché è nata e quale sarà il suo destino, domanda quanto mai attuale in una Europa che scricchiola sotto i colpi dei sovranismi e dei populismi di oggi.
Non siete appassionati di storia? Fa niente, guardatelo lo stesso; la verve narrativa, il carisma e la vena vagamente istrionica di Barbero (ah, quanto vorrei averlo avuto come professore di storia!) saranno più che sufficienti a farvelo piacere.

Trump

Tra le cose dette da Trump alla convention dei repubblicani ci sono bufale, promesse irrealizzabili e slogan vuoti privi di un ragionamento retrostante e totalmente disancorati dalla realtà. Dal che si evince, anche se si sapeva già, che i populisti e i demagoghi sono uguali in tutto il mondo.

Genitori e figli

Sono in partenza per Fano, accompagno mia madre a una visita specialistica. Essere figli è anche questo: prendersi cura dei genitori quando questi raggiungono un'età in cui non riescono più a fare tutto da soli. Loro si sono presi cura di noi in passato, ora tocca a noi prenderci cura di loro. Così come un giorno i nostri figli si prenderanno cura di noi. D'altra parte la vita è anche questo: prendersi cura uno dell'altro, no?

martedì 25 agosto 2020

Modelli culturali da ripensare

La positività di Briatore al covid è, tra le altre cose, la certificazione del fallimento di un modello culturale che continuiamo ostinatamente a voler difendere ma che non è in grado di reggere, né tantomeno di proteggere. Non sto pensando alla discoteca, o almeno non solo a quella, ma all'atteggiamento di strafottenza, presunta superiorità, disprezzo per le regole. Mi riferisco al fottersene, al cinismo spietato, al pensare a se stessi a scapito di chiunque, atteggiamenti che accomunano ogni negazionista, da Salvini a Sgarbi, da Briatore alla Santanché, da Johnson a Bolsonaro a Trump, e si potrebbe continuare. 
E non sto qui a infierire contro la stupidità e la pochezza intellettuale di Briatore, di cui non mi importa niente - spero anzi che guarisca in fretta e che ciò che gli è accaduto gli serva da lezione. Ciò che mi preme è puntare il dito contro la superficialità dilagante, la tendenza generale a minimizzare, a sottovalutare la pericolosità del virus, sottovalutazione che oltre a danneggiare se stessi danneggia gli altri. Perché in fin dei conti, ed questo il punto nodale che molti non vogliono capire, il rispetto delle regole e la prudenza non servono solo a proteggere se stessi ma soprattutto gli altri.

venerdì 21 agosto 2020

Massimo Boldi, le mascherine e il vuoto


Non ho mai sopportato e non ho mai guardato i cosiddetti cinepanettoni di Boldi e De Sica. Li ritenevo insignificanti, vuoti, il nulla. Oggi leggo ciò che dice Massimo Boldi e capisco che quel vuoto che percepivo già allora era solo l'espressione cinematografica di un eguale vuoto di pensiero.

Persone e automi

Ieri pomeriggio sono stato alla guardia medica con mio padre (si è sentito poco bene). Mentre il medico lo visitava io attendevo nella sala d'attesa, che è vicina alla postazione dove si ritirano i risultati delle analisi. Arriva un signore, trafelato, che chiede di potere ritirare le sue. Il tipo allo sportello gli risponde che le analisi si ritirano fino alle 18:45. Il signore gli fa notare che sono le 18:48, è uscito di corsa dal lavoro ma non è potuto arrivare prima. L'impiegato, scocciatissimo, gliele prende (ce le ha tutte sul banco davanti a lui, quindi non gli è costata alcuna fatica) e gliele consegna in malo modo. Il signore ringrazia e se ne va; l'impiegato non lo caga neppure di striscio. 
Ora, io capisco che gli orari sono fatti per essere rispettati, ci mancherebbe, ma un margine di tolleranza che consenta di distinguere una persona da un automa non dovrebbe essere adottato spontaneamente? Oltretutto l'impiegato non è che dovesse smontare alle 18:45 ma più tardi, e nel frattempo chiacchierava e cazzeggiava con una collega. Ecco, forse quello che farebbe andare meglio il mondo sarebbe solo un po' più di elasticità e di umanità.

lunedì 17 agosto 2020

Discoteche

Col senno di poi è sempre facile avere il quadro completo della situazione e giudicare. Tuttavia, forse non occorreva una genio per capire che il via libera all'apertura delle discoteche si sarebbe dimostrata la più errata e controproducente delle decisioni, per il semplice motivo che in tali luoghi è praticamente impossibile fare rispettare le basilari norme anti-contagio. Ma, è noto, siamo a corto di genî nel desolante panorama politico nostrano.

sabato 15 agosto 2020

Assunzione

Ferragosto è, per chi non lo sapesse (una buona metà degli italiani?), una ricorrenza religiosa tramite la quale si festeggia un dogma cattolico, quello dell'Assunzione in cielo, anima e corpo, di Maria. Un dogma definito solo recentemente, nel XX secolo, dopo ben 19 secoli di discussioni, diatribe, scontri spesso con morti e feriti. A puro titolo di curiosità, il sempre ottimo Leonardo ne ha raccontato qui in sintesi la storia.

15 agosto




Stamattina, passeggiata sulle colline qua dietro a casa mia. Il mare lo lascio a chi ha qualche tendenza masochistica.

Scherzo, naturalmente.

Buon Ferragosto a chi passerà di qui.

venerdì 14 agosto 2020

Virginia Raggi

Premessa numero uno: Di Virginia Raggi non mi frega assolutamente nulla.
Premessa numero due: Non abito a Roma e quindi non sono in grado di dire se Virginia Raggi abbia governato bene o male in questi cinque anni in cui è stata sindaca. Da quello che ho potuto leggere e capire non sembra che abbia brillato, ma, ripeto, non abitando a Roma non posso giudicare.
Esaurite le premesse di cui sopra, non capisco tutto il cancan che si è scatenato alla nostizia della sua ricandidatura per un altro mandato. Ci saranno elezioni, i romani andranno a votare e se riterranno che è stata una buona sindaca la rieleggeranno; se la riterranno (come sembra) una pessima sindaca la manderanno a casa e voteranno un altro candidato.
Troppo semplice?

giovedì 13 agosto 2020

[...]


Santarcangelo, stamattina.

mercoledì 12 agosto 2020

La disgrazia di essere omosessuali oggi

Poco più su di casa mia abita una ragazza. È dolce, carina, sensibile, amante dello studio, della musica (studia pianoforte), della vita. Ma la vita le ha riservato quella che, agli occhi di questa ottusa società, è probabilmente la disgrazia peggiore che le potesse capitare: avere preferenze sessuali non conformi agli standard, dove per standard intendo naturalmente una sana e benedetta eterosessualità.

Conosco di vista questa ragazza, che è nella cerchia di amicizie di una delle mie figlie, e conosco la sua famiglia, una famiglia rigorosamente e, direi, ossessivamente cattolica. Questa ragazza ha scritto ieri un post su Instagram (me l'ha fatto leggere mia figlia, io non ce l'ho) dove sfoga in maniera terribile e commovente il dolore e il male che le sono piovuti addosso negli ultimi due anni, da quando cioè ha deciso di non nascondersi più. È un post in cui scrive di non poterne più dei commentini sarcastici degli "amici", dell'ostracismo e del disconoscimento a cui l'ha condannata la famiglia (sì, la famiglia), degli "amici" che l'hanno abbandonata dopo avere saputo; di non poterne più di sentirsi sporca, colpevole, inadatta, sbagliata. È un post intriso di disperazione che mi ha fatto commuovere e allo stesso tempo provare rabbia.

Rabbia perché in pieno terzo millennio, complice una società retrograda, ignorante e ancora intrisa di una cultura cattolica e politica (penso a una certa destra) che per secoli ha demonizzato l'omosessualità, non si è ancora liberi di vivere senza preoccuparsi delle proprie preferenze sessuali. Se viene ancora catalogati, schedati, emarginati, allontanati, sopportati quando va bene, fatti oggetto di violenza e soprusi quando va male (basta leggere i giornali ogni giorno). E ciò che sconforta è che non si vedono segni, all'orizzonte, che autorizzino un seppur cauto ottimismo in merito a un cambio di rotta. No, non si vedono.

Vecchi sotto il portico del bar

Torno a casa dal lavoro ogni giorno più o meno alla stessa ora, grosso modo poco dopo le tre. Poco prima di casa mia c'è un bar con il portico. Sotto il portico ci sono dei tavolini. Seduti a questi tavolini ci sono sempre alcuni anziani che stanno all'ombra e cercano un po' di riparo dalla calura. Alcuni sono in canottiera, altri indossano una camicia aperta; altri ancora, quelli più anziani, maglietta da sotto e camicia sopra. Sono pronto a scommettere che in macchina o sulla bicicletta tengono pure un golfino per le emergenze, ché non si sa mai, metti che arrivi un po' di fresco imprevisto, meglio prevedere tutto (è noto che la termoregolazione corporea degli anziani fa un po' come le pare). 

Quelli ai tavolini giocano a carte, gli altri, attorno, guardano e intanto chiacchierano. Ricordano un po' certi umarells, ma qui il sostantivo è improprio perché gli umarells hanno la tendenza a formare capannelli in prossimità di cantieri edili, lavori stradali ecc. Questi invece si limitano a stazionare sotto il portico del bar. Li vedo mentre passo in bicicletta, tutto sudato, sulla pista ciclabile di fronte. Istintivamente penso: Ma guarda questi, se ne stanno tutto il giorno a bighellonare al bar mentre io sono obbligato a sgobbare e mi tocca pagargli pure la pensione. Ma è solo il pensiero fuggevole di un attimo. So benissimo che la maggior parte di quegli anziani (alcuni li conosco pure) è fatta di persone che sono arrivate al meritato riposo dopo avere lavorato una vita, e anche più duramente di me. È che, a volte, le considerazioni si formano e prendono vita senza aver fatto prima una tappa nella sede del raziocinio.

O magari la mia è tutta invidia. Va' a capire se io arriverò mai a godermi il meritato riposo.

martedì 11 agosto 2020

Casualità?

Nel romanzo After dark, di Murakami Haruki, che sto leggendo in questi giorni, Mari indossa un berretto dei Red Sox, la nota squadra di baseball di Boston. L'autore menziona spesso sia il berretto e sia il nome della squadra. Mi chiedo se la cosa sia casuale oppure sia un velato omaggio dell'autore a Stephen King.

Bonus e caccia alle streghe

Vado controcorrente (sono abituato): non mi frega niente di conoscere i nomi dei parlamentari che hanno chiesto il cosiddetto Bonus Covid. L'azione è degna di biasimo, non c'è dubbio, ma questo clima di caccia alle streghe, questo bisogno affannoso di mettere il mostro alla gogna, non mi piace. Mi riporta alla memoria periodi oscuri e bui (chi sa cos'era la gogna sa a cosa mi riferisco) ormai passati e in cui ringrazio il cielo di non essere vissuto.
Quand'anche i nomi fossero resi noti, cambierebbe qualcosa nella nostra vita, a parte la "soddisfazione" di linciarli pubblicamente dai nostri profili social o sui nostri blog? Abbiamo bisogno di questo per sentirci vivi, galvanizzati, euforici?
Ripeto a scanso di equivoci: chiedere un bonus (risorse pubbliche) senza averne assolutamente necessità, sottraendo risorse pubbliche a chi magari ne ha reale bisogno, è un gesto riprovevole, ma quella del pubblico linciaggio è una cultura che non mi appartiene.

lunedì 10 agosto 2020

Settimana di Ferragosto

Questa settimana l'azienda in cui lavoro è l'unico segno di vita nella zona industriale. È chiuso il falegname, il carrozziere, il concessionario Fiat, l'officina dei mezzi pesanti, la fabbrica di infissi, l'azienda degli elettricisti, tutti. Oggi, uscendo in bicicletta alla fine del turno, mi è sembrato di ripiombare nel periodo del lockdown, quando tutti erano chiusi eccetto noi. Invece è solo la settimana di Ferragosto. Non è stata una bella sensazione. Poi, tempo cinque minuti, sono uscito dalla zona industriale e sono arrivato alla via Emilia, col suo solito traffico di macchine e camion, e sono tornato alla realtà.

domenica 9 agosto 2020

La Papessa


Le ultime 250 pagine le ho divorate in un fiato ieri pomeriggio. Istruttivo, avvincente, coinvolgente; uno dei romanzi storici più belli letti quest'anno, che  racconta le vicende di Papessa Giovanna, la figura a metà strada tra storia e leggenda che avrebbe pontificato dall'853 all'855. Al di là della questione verità/leggenda (l'autrice, docente universitaria, elenca in appendice una esaustiva documentazione a supporto della storicità, nonostante la Chiesa abbia fatto nel corso dei secoli l'impossibile per cancellarne ogni traccia), il romanzo, oltre a essere avvincente, è altamente istruttivo (l'autrice ne ha cominciato la stesura dopo sette anni di studi e ricerche) e descrive in dettaglio la considerazione miserrima della donna da parte della Chiesa e della società nel periodo tormentato e oscuro successivo alla caduta dell'Impero romano. Un piccolo capolavoro. 

No al taglio dei parlamentari

Al referendum confermativo del taglio dei parlamentari del 20 e 21 settembre credo voterò No. Per almeno un paio di motivi. Il primo è che non vedo di buon occhio una diminuzione della rappresentanza parlamentare sotto questi chiari di luna, dove velleità autoritarie di singoli individui (ricordate, un anno fa, il tipo che chiedeva pieni poteri dal Papeete?) spuntano con una certa frequenza. Il secondo motivo è che, a mio parere, il problema più grosso che abbiamo in Italia non è tanto il numero di parlamentari (certamente elevato rispetto ad altri paesi europei), quanto il livello di competenza, conoscenza della Costituzione e senso delle istituzioni di molti di questi (abbiamo un Ministro degli esteri che non spiaccica una parola di inglese, tanto per fare un esempio).
Il discorso dell'eventuale risparmio (100 milioni di euro all'anno), invece, non lo analizzo neppure, tanto è ridicolo. Insomma, vedo il tutto come un'operazione che ha molto di demagogico e di esteriore e ben poco di sostanzioso, e io preferisco la sostanza.

venerdì 7 agosto 2020

Lockdown

Il grosso delle polemiche postume di queste ore, relative al lockdown di marzo e aprile e nate dopo la desecretazione di questi giorni degli atti relativi da parte del governo, ruota tutto attorno al fatto che l'istituzione di una zona rossa nazionale sarebbe stato frutto, secondo molti, di una "decisione politica". Cosa significa? In sostanza, si accusa il governo di aver preso la drastica decisione di una chiusura nazionale senza accordo col comitato tecnico-scientifico. Non è esattamente così, in realtà, come è spiegato bene qui, ma è noto che una volta che un'opinione si diffonde, poi diventa verità. 

Ora, se ricordate, l'accusa principale rivolta al governo in quel drammatico periodo di isolamento totale, specialmente all'inizio, era di incapacità di decidere. Ogni giorno arrivava un nuovo modulo, una nuova autocertificazione, e tutto dava l'impressione di estrema improvvisazione e incapacità di prendere e impartire poche e solide direttive. Adesso, dopo la desecretazione dei documenti del famoso comitato tecnico-scientifico, si scopre che non era esattamente così, e che più di una decisione autonoma il governo la prese eccome. Poi, certo, sulla giustezza o meno di quelle decisioni si può discutere, ma questo è un altro discorso.

In ogni caso, agli accusatori di indecisionismo della prima ora si aggiungono adesso gli accusatori di autoritarismo, quelli secondo cui l'eccessiva disinvoltura nell'istituire la zona rossa nazionale sarebbe stata, come detto sopra, una decisione politica. Quindi, quando il governo non decideva non andava bene; adesso che si scopre che qualche decisione l'ha presa (la famosa "decisione politica"), non va bene lo stesso. 

Vi do una notizia: la funzione primaria della politica è di prendere decisioni (giuste o sbagliate è un altro discorso, come ho detto), e chi si lamenta perché il governo l'ha fatto potrebbe andare a leggersi qualcosa di Platone, quello che la politica l'ha inventata definendola il luogo della decisione.

Per come la vedo io, l'istituzione di una zona rossa nazionale è stata una decisione azzeccatissima, nonostante gli immensi disagi sociali ed economici che ha comportato, perché ha consentito che il disastro epidemiologico verificatosi in Lombardia non si sia diffuso al centro e al sud. Se fosse successo, allora sì sarebbe stata una tragedia di ben diverse proporzioni.

lunedì 3 agosto 2020

Educazione e centro estivo

Venerdì mia figlia maggiore, pedagogista, ha fatto il suo ultimo giorno come educatrice nel centro estivo comunale qui vicino a casa, in cui aveva a che fare con bambini tra i quattro e i cinque anni. "Allora, come ti è sembrata l'esperienza, in generale?" le chiedo. 
"A parte qualche difficoltà iniziale, molto bella. Ma ho notato alcune cose che mi sono dispiaciute." 
"Tipo?" 
"Alcuni bambini sono già abbastanza maleducati a quell'età." 
"Davvero?" 
"Sì. Uno di questi, ad esempio, quando aveva bisogno di me mi chiamava con un 'Ehi!' Ci ho messo un po' a fargli capire che quando ha bisogno si deve rivolgere a me col termine 'maestra'. Non per una forma di particolare deferenza nei miei confronti, o almeno non solo per quello, ma anche perché i bambini devono imparare che nella vita ci sono gerarchie da conoscere per capire i ruoli di ognuno. E poi, alla fine, anche per una questione di educazione, certo." 
"Ha imparato?" 
"Sì, sono riuscita a farglielo imparare." 
"E poi?" 
"Un'altra cosa che mi ha dato fastidio è che molti bambini non hanno alcuna dimestichezza con l'ABC dell'educazione, cose tipo per favore, per piacere, grazie. Un bambino, ad esempio, ogni volta che voleva qualcosa si limitava a formule come 'voglio il pennarello!', 'voglio i fogli!' e così via. E quando gli facevo notare che ogni volta che si chiede una cosa occorre sempre accompagnare la richiesta con una formula di cortesia, rispondeva: 'I miei genitori non me l'hanno mai detto, a casa nostra non si usa'." 

Ogni tanto ripenso a questo dialogo con mia figlia. Naturalmente non generalizzo, voglio pensare che i casi di cui mi ha parlato occupino una parte minoritaria dell'insieme. Tuttavia non posso fare a meno di pensare che se molte famiglie, per prime, abdicano al ruolo principale che spetta a loro, e cioè insegnare l'educazione e il rispetto, poi non ci si può lamentare di quello che si legge nelle cronache di tutti i giorni. La famiglia è il primo mattone su cui i bambini costruiscono sé stessi, viene ancora prima della scuola, e se già quello è un mattone che si sbriciola, non c'è granché da sperare.

domenica 2 agosto 2020

La versatilità dei migranti

I migranti sono il jolly che può fare vincere qualsiasi mano, il capro espiatorio su cui convogliare il rancore, la paura e l'insoddisfazione generalizzata le cui cause sono da addebitare a tutto tranne che a loro. Così, di volta in volta, a seconda del problema contingente, li si può incolpare del tasso di criminalità del paese, della mancanza di lavoro, della crisi economica, di inesistenti invasioni, di infondati progetti di sostituzioni etniche e quanto di più fantasioso offra il mercato.
L'ultima colpa che hanno, in attesa della successiva, è di essere responsabili dell'aggravarsi, in alcune zone d'Italia, della pandemia che tutti, stupidamente, credevamo esserci messa ormai alle spalle.
Il ragionamento non fa una grinza, se ci pensate; nell'ultimo periodo c'è stato un aumento degli sbarchi e vuoi che tutta 'sta gente che arriva non ci porti altro virus? Se in autunno, come molti esperti temono (sperando che si sbaglino), ci sarà un riaggravarsi della situazione con annesse altre restrizioni, di chi sarà la colpa? Dei migranti arrivati sugli ultimi barconi, è naturale, mica dell'esercito di incoscienti che in ogni parte dello stivale avrà trascorso l'estate fregandosene bellamente di mascherine, distanziamenti e di ogni basilare regola di prevenzione contro il virus, sapientemente aizzati da politicanti (uno in particolare, sempre quello) che si vantano di apparire sui media senza mascherine e in spregio a qualsiasi forma di cautela.
Chi se ne frega? Tanto ci sono i migranti, possiamo stare tranquilli, la colpa sarà comunque loro.

Marsiglia

Le tre del mattino, di Gianrico Carofiglio, mi ha fatto venire in mente un altro romanzo che lessi qualche mese fa: Marinai perduti, di Jean-Claude Izzo. Mi è venuto in mente perché entrambi i romanzi sono ambientati a Marsiglia, anche se le storie sono completamente diverse. Le tre del mattino è un romanzo che narra la riscoperta di un rapporto perduto (forse mai esistito) tra un padre e un figlio. Un romanzo sulla disillusione, il rimpianto, l'amore, il passare del tempo; e Marsiglia, coi suoi improbabili e bellissimi personaggi notturni, è la cornice entro cui si sviluppa il romanzo. 
Marinai perduti, invece, narra la storia di un gruppo di marinai "imprigionati" su una nave mercantile bloccata nel porto di Marsiglia per il dissesto finanziario dell'armatore. Anche qui, Marsiglia fa da sfondo alle vicende e alle vite di questi marinai, tra amori naufragati, famiglie perdute, e la solitudine che avvolge chi non ha più una casa eccetto il mare. Pensavo che un giorno mi piacerebbe visitare Marsiglia, allo stesso modo in cui mi piacerebbe visitare Lisbona dopo aver letto i libri di Saramago.

sabato 1 agosto 2020

Soddisfazioni

Capitano giornate costellate di belle soddisfazioni, nel panorama sostanzialmente piatto del normale scorrere dei giorni. 
Oggi mia figlia minore ha portato a casa la macchina nuova, una macchina tutta sua, scelta da lei e pagata da lei coi soldi che guadagna col suo lavoro. Non è una soddisfazione da poco, per un giovane, raggiungere un traguardo che ha richiesto tempo, fatica e sacrifici, e io sono orgoglioso di lei. So cosa si prova. Quando compii 16 anni, dopo due stagioni al mare come inserviente in una colonia, potei finalmente comprare l'oggetto dei miei desideri: una Tama professional rossa, con pelli nere e fusti in legno di ciliegio, su cui iniziai a studiare i rudimenti della batteria. 
Fu una soddisfazione grandissima, di quelle che restano nella memoria finché si campa. Quella batteria ce l'ho ancora oggi, la conservo gelosamente nella mia camera. E niente: oggi è una bella giornata.