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mercoledì 12 agosto 2020

Vecchi sotto il portico del bar

Torno a casa dal lavoro ogni giorno più o meno alla stessa ora, grosso modo poco dopo le tre. Poco prima di casa mia c'è un bar con il portico. Sotto il portico ci sono dei tavolini. Seduti a questi tavolini ci sono sempre alcuni anziani che stanno all'ombra e cercano un po' di riparo dalla calura. Alcuni sono in canottiera, altri indossano una camicia aperta; altri ancora, quelli più anziani, maglietta da sotto e camicia sopra. Sono pronto a scommettere che in macchina o sulla bicicletta tengono pure un golfino per le emergenze, ché non si sa mai, metti che arrivi un po' di fresco imprevisto, meglio prevedere tutto (è noto che la termoregolazione corporea degli anziani fa un po' come le pare). 

Quelli ai tavolini giocano a carte, gli altri, attorno, guardano e intanto chiacchierano. Ricordano un po' certi umarells, ma qui il sostantivo è improprio perché gli umarells hanno la tendenza a formare capannelli in prossimità di cantieri edili, lavori stradali ecc. Questi invece si limitano a stazionare sotto il portico del bar. Li vedo mentre passo in bicicletta, tutto sudato, sulla pista ciclabile di fronte. Istintivamente penso: Ma guarda questi, se ne stanno tutto il giorno a bighellonare al bar mentre io sono obbligato a sgobbare e mi tocca pagargli pure la pensione. Ma è solo il pensiero fuggevole di un attimo. So benissimo che la maggior parte di quegli anziani (alcuni li conosco pure) è fatta di persone che sono arrivate al meritato riposo dopo avere lavorato una vita, e anche più duramente di me. È che, a volte, le considerazioni si formano e prendono vita senza aver fatto prima una tappa nella sede del raziocinio.

O magari la mia è tutta invidia. Va' a capire se io arriverò mai a godermi il meritato riposo.

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