Pagine
domenica 29 maggio 2022
Il potere segreto
venerdì 27 maggio 2022
giovedì 26 maggio 2022
Tempo di referendum
Si parla da qualche tempo - anzi se ne parla poco, in verità - di referendum. In particolare di due. Uno è quello annunciato da Renzi, proposto con l'intento di abrogare il Reddito di cittadinanza. Come è noto, Matteo Renzi, non ancora ripresosi completamente dall'immersione nel travaso di bile successivo all'esito del referendum costituzionale, si è da qualche tempo lanciato in questa nuova avventura e ha già dato il via a una massiccia campagna informativo-mediatica in questo senso.
Si tratta di una mossa propagandistica, naturalmente, buona giusto per prendere all'amo i soliti gonzi, dal momento che per tutta una serie di motivi procedurali, spiegati bene qui, nel 2022 non potrà dare avvio ad alcuna raccolta firme e fino almeno al 2025 questo referendum non potrà avere luogo. Ma ormai lo conosciamo: pur di non rassegnarsi a ben meritati oblio e irrilevanza, tutto va bene.
Il prossimo 12 giugno, invece, assieme alle amministrative si potranno votare i cinque quesiti sulla giustizia nel relativo referendum proposto da Lega e Partito radicale. Si tratta del tipico referendum che, molto presumibilmente, non raggiungerà il quorum e quindi finirà nel cestino. Per un motivo molto semplice: si tratta di quesiti estremamente tecnici e complessi che possono essere compresi solo da chi abbia buone conoscenze in giurisprudenza o procedure giudiziarie.
È in sostanza il classico referendum dove larghissima parte chi andrà a votare non lo farà con cognizione di causa ma basandosi su elementi di tipo emotivo o ideologico (indicazioni del partito o del politico di riferimento ecc.).
Vale anche per me, naturalmente. Mi sono un po' documentato sui quesiti e ammetto tranquillamente che relativamente a quattro dei cinque non saprei come votare. Una certa sicurezza ce l'ho solo su quello relativo alla separazione delle funzioni tra magistratura inquirente e giudicante, dove voterei abbastanza convintamente no. Le schede degli altri quattro credo che le lascerei in bianco.
Chi volesse avere un'idea di ciò di cui si sta parlando può dare un'occhiata qui.
mercoledì 25 maggio 2022
Pensieri senza senso (apparente)
Se ogni tanto vi viene il dubbio che un pensiero o una frase vergata su qualche social, o su un blog, sia insignificante, poco interessante, magari buttata lì a mo' di riempitivo, sappiate che lo faceva anche Leonardo da Vinci :-)
(da L'ingegno e le tenebre, Roberto Mercadini, ed. Rizzoli)
Solo è il coraggio
Ho appena terminato questo romanzo e i sentimenti che mi ha suscitato vanno dalla commozione alla tristezza, dalla rabbia allo sgomento all'incredulità. La storia di Giovanni Falcone bene o male la conoscevo, anche se solo a grandi linee e desunta più che altro dagli articoli di giornale pubblicati in tutti questi anni. Con questo romanzo tutti i "pezzi" si sono uniti, dandomi la possibilità di farmi un quadro chiaro e coerente su di lui.
È un romanzo, non una biografia, ma costruito fedelmente sulla base della vastissima documentazione disponibile (in appendice ci sono una cinquantina di pagine di bibliografia con l'elenco delle fonti documentali).
Ne viene fuori l'immagine di un uomo (prima ancora che magistrato) dall'ostinazione e dalla statura morale e umana elevatissime. Mentre lo leggevo, anzi lo divoravo, mi chiedevo quanti, al suo posto, avrebbero resistito fino alla fine senza lasciarsi tentare dalla voglia di gettare la spugna e di mollare tutto.
Giovanni Falcone è stato un magistrato che ha avuto pochissime persone che l'hanno supportato e tantissime contro. Non solo esternamente all'ambiente giudiziario ma anche al suo interno. Paletti e ostacoli di ogni tipo gli sono stati messi sul cammino da appartenenti alla stessa procura di Palermo fino ai più alti vertici del sistema giudiziario.
Con l'istruzione del famoso Maxiprocesso, che negli anni Ottanta ha decapitato e messo in ginocchio Cosa nostra siciliana, è iniziata una campagna di delegittimazione fortissima sia da parte della stampa che della televisione che, ovviamente, della politica, o almeno di una certa parte. È stato accusato di tutto: manie di protagonismo, ambizioni di avanzi di carriera, utilizzo delle sue funzioni in chiave politica (un refrain sempre caro a una certa destra che ha visto il suo culmine durante gli infausti anni del berlusconismo).
Lui è sempre andato avanti a fare il suo lavoro, avendo come unico faro l'utopia di sconfiggere la mafia. Ed è andato avanti anche mentre, a uno a uno, tutti i suoi principali collaboratori (magistrati, ufficiali delle forze dell'ordine ecc.) venivano sistematicamente uccisi dalla mafia. Ha avuto contro, manco a dirlo, buona parte della politica per evidenti motivi. L'unico politico che gli è sempre stato a fianco e l'ha supportato in tutte le sue iniziative è Claudio Martelli, che a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta era ministro della Giustizia in quota socialista, tanto è vero che pure lui era finito nella lista delle personalità da fare fuori stilata da Totò Riina.
Alla fine è arrivato anche il suo turno. Giovanni Falcone sapeva benissimo che era solo questione di tempo prima che toccasse a lui, tanto che in uno struggente dialogo con sua sorella, Maria Falcone, dialogo col quale tentava di giustificare il desiderio che Francesca Morvillo, sua moglie, si allontanasse da lui, disse le famose parole: "Io sono già un cadavere ambulante."
Non è per fare melensa e romantica retorica, ma credo che libri come questo, o anche altri su di lui se volete, vadano letti per rendersi conto che, anche se oggi sembra incredibile, abbiamo avuto davvero, in questo paese, uomini che hanno messo gli ideali in cui hanno creduto prima della loro vita.
Commenti
Questa cosa bisogna dirla, è inutile girarci attorno: il nuovo modulo dei commenti introdotto da questa piattaforma sembra concepito apposta per indurre chi li scrive a commettere errori. E pazienza da pc, dove il tutto è ancora gestibile senza eccessive difficoltà, ma da cellulare è un disastro. Mi consolo pensando che questo è un blog di nicchia, con pochi visitatori e pochi commentatori; quindi, alla fine, non sono obbligato a perderci tanto tempo. Ma è stato un lavoro fatto malissimo, diciamolo, eh!
Rumore
martedì 24 maggio 2022
Emancipazioni
domenica 22 maggio 2022
Fede
Mummificazioni
sabato 21 maggio 2022
Mercati
Tra capire (o almeno provarci) e giustificare
venerdì 20 maggio 2022
Vangelis (un ricordo)
Leggere della dipartita di Vangelis mi è dispiaciuto. Stimavo il grande compositore greco non solo e non tanto per la quantità di colonne sonore di film composte, molte delle quali indimenticabili (amo di più, in assoluto, quella che accompagna 1492, la scoperta del paradiso), ma per un ricordo che mi torna alla mente ogni volta che ascolto qualcosa di lui.
Da bambino andavo spesso, la domenica pomeriggio, a trovare mio zio Luigi, giù a Rimini, assieme ai miei e a mio fratello. Lui, il fratello di mio babbo, era appassionatissimo di musica e aveva ogni parete della sua camera, escluse ovviamente porte e finestra, ricoperta di vinili, accatastati in qualche modo su scansie. Io, mentre i grandi stavano di là nella sala a fare le chiacchiere, amavo intrufolarmi nella sua camera, dove accendevo l'impianto stereo a basso volume, tiravo fuori qualche 33 giri e lo ascoltavo. Un giorno mi imbattei in questo disco:
Rimasi per un po' a guardare la copertina e mi chiesi chi fosse (o cosa fosse) questo Vangelis, e lì per lì immaginai potesse trattarsi di un disco di musica da chiesa (nella mia ingenuità di bambino avevo fatto l'associazione Vangelis = Vangelo), finché mi decisi e lo misi sul piatto del giradischi per ascoltarlo. Scoprii allora il compositore Vangelis, me ne innamorai e non lo lasciai più.
Oggi quel disco ce l'ho nella mia cdteca assieme ad altri suoi ed è uno di quelli a cui tengo di più e che ancora, a distanza di tanti anni (fu pubblicato nel 1976), mi emoziona.
giovedì 19 maggio 2022
Liliana Segre e Chiara Ferragni
martedì 17 maggio 2022
Sostituzioni etniche
lunedì 16 maggio 2022
Risvegli
Quale Signore (degli anelli)?
Lessi Il signore dei anelli da giovane, prendendolo in prestito in biblioteca. È da un po' di tempo che mi frulla in testa il proposito di comprarne una copia da tenere nella mia libreria e di rileggerlo. Il problema è che non so quale comprare. Facendo qualche ricerca in rete ho infatti scoperto alcune cose.
La prima è che Il signore degli anelli è una sorta di sequel del romanzo Lo Hobbit, quindi, forse, sarebbe il caso di leggere prima questo. La seconda cosa che ho scoperto è che sia de Lo Hobbit che del Signore degli anelli esistono più edizioni, tra l'altro diverse tra loro. Tanto è vero che se si va da un libraio e si chiede Il signore degli anelli, ci si sente rispondere: "Quale edizione vuole?" E che ne so? Io so solo che voglio leggere Il signore degli anelli.
Ma perché quella buon'anima di Tolkien era così complicato? Non poteva scrivere il suo libro in una versione unica e chiusa li?
Una porta per entrare e una per uscire
Scopro solo adesso, leggendo il bellissimo Il silenzio dell'onda, di Gianrico Carofiglio, che gli studi degli psichiatri hanno, ove possibile, una porta per l'entrata dei pazienti e una per la loro uscita. La cosa ha evidentemente una sua logica, come spiega bene l'autore nel brano che ho riprodotto qui sopra, ma non ci avevo mai pensato, non avendo mai frequentato questi ambulatori (anche se molti mi dicono che dovrei farlo).
domenica 15 maggio 2022
E ti vengo a cercare
Letto in un fiato tra ieri oggi. Un libro bellissimo e coinvolgente che narra la storia di vita e professionale del cantautore che forse più di ogni altro ha inciso e influito sul mio modo di ascoltare musica e anche di fare (nel mio piccolo) musica.
Un libro che mi ha coinvolto non tanto e non solo perché mi ha consentito di conoscere aneddoti, curiosità e storie del cantautore probabilmente più geniale, eclettico, poliedrico, colto e raffinato che la nostra musica d'autore abbia mai avuto, ma perché, ascoltando io Battiato da quando avevo 11 anni (fui folgorato a quell'epoca, come tanti, da quell'assoluto capolavoro che si chiama La voce del padrone), mi ha permesso di ripercorrere e rivivere pezzi della mia vita, ognuno legato a un suo album che Scanzi ha saputo descrivere mirabilmente.
Uno dei passi più belli del libro: "Devo ribadirlo: gli anni che vanno dal 1988 al 1994 sono quelli che, in assoluto, preferisco di Battiato. È un bello scegliere con lui, perché come scegli, scegli sempre bene. In questa cerniera tra Ottanta e Novanta lo avverto però proprio superiore. A tutto: anche a se stesso. Una sorta di anima ipersenziente che vede anche quello che gli altri non vedono. Erano anni d'oro per quei cantautori che erano riusciti a salvarsi (o addirittura migliorarsi) in quegli appiccicosi anni Ottanta. De André, Fossati, Conte. E non solo loro. In questa (neanche troppo) ristretta cerchia di eletti, Franco Battiato era il più alieno. Il più trascendente. Non di rado quello che ti dava più vertigini, perché ti costringeva ad andare sempre oltre la mera dimensione terrena. La vita è quasi sempre una iattura insopportabile, ma essere stati contemporanei di Battiato era e resta una fortuna davvero enorme."
Mi manchi, maestro.
sabato 14 maggio 2022
Darwin fa paura?
Ricordate il post di qualche giorno fa in cui raccontavo la vicenda della mamma che aveva chiesto alla maestra di scienze di non tenere la lezione sull'evoluzionismo? Oggi, casualmente, mi sono imbattuto nella stupenda conferenza di Telmo Pievani, che ripubblico qui di seguito, in cui il grande biologo evoluzionista spiega perché, dopo 150 anni, Charles Darwin crea ancora tanti problemi.
Con altri grandi scienziati, come ad esempio Galileo, si è bene o male fatto pace. Con Darwin non ci si riesce, e il motivo per cui non ci si riesce non sta tanto nel fatto che la teoria dell'evoluzione demolisce il creazionismo, ché quello è un punto che bene o male si è superato, ma sta nel fatto che il darwinismo è controintuitivo, e lo è sia per i credenti che per i non credenti.
L'evoluzione per selezione naturale mette in crisi due punti. Uno è l'idea della discontinuità. È opinione diffusa, infatti, che in natura esistano le varie specie di piante e di animali e l'infinito numero di altre forme di vita che, tutte insieme, formano una sorta di mondo a sé stante. Poi ci siamo noi, gli uomini, che per natura saremmo qualcosa di diverso da tutto il resto, una sorta di unicum, si potrebbe dire. Darwin dimostra che non è così, che noi siamo esattamente come tutte le altre forme di vita e siamo inseriti nei medesimi processi che ne hanno contraddistinto l'evolversi.
L'altro punto scardinato dall'evoluzione è il determinismo, l'idea, fortemente imparentata col creazionismo, che l'evolversi della vita in tutte le sue molteplici manifestazioni non sia generato da un insieme di eventi casuali ma faccia parte di una specie di disegno, di progetto. Per tantissime persone è estremamente difficile concepire l'idea che non c'era alcuna necessità che le cose andassero come sono andate e che sarebbe bastata una qualsiasi minima variazione di un qualsiasi fattore evolutivo per cambiare tutto lo scenario.
Qui non c'entrano la religione o il credere o non credere in disegni intelligenti o meno, c'entrano la psicologia e l'antropologia, nel senso che noi umani siamo per natura "programmati" a interagire col mondo circostante in chiave deterministica. A vedere cioè un fine o un disegno in ogni cosa che accade. Fa parte del nostro retaggio evoluzionistico. Questi concetti sono stati sviscerati in un bellissimo libro, Nati per credere, di cui avevo parlato qui.
Questo è il motivo per cui, dice Telmo Pievani, oggi Darwin fa ancora così paura e non si riesce a farci pace: perché la sua teoria è irrimediabilmente controintuitiva. E questa cosa l'aveva capita lo stesso scienziato, il quale mise in conto fin da subito che la sua teoria non sarebbe stata capita né accettata. Ecco il motivo per cui la pubblicò, pur con una certa riluttanza, più di vent'anni dopo averla elaborata. In questo senso fu profetico Thomas Huxley, amico e collaboratore di Darwin, quando predisse che la teoria dell'evoluzione per selezione naturale avrebbe fatto litigare i posteri nei secoli.
Balconi Fioriti e l'altro Andrea :-)
Oggi e domani qua a Santarcangelo c'è l'annuale fiera del Balconi Fioriti, una festa primaverile in cui i balconi delle case, le vie e le strade si riempiono di fiori e piante di tutti i tipi, in un tripudio di colori e profumi.
Questa che segue è forse la più bella e significativa.
Quest'anno, per la prima volta, il fidanzato di mia figlia maggiore, nonché mio omonimo, che è pittore, illustratore e disegnatore, ha ottenuto uno spazio per esporre alcuni dei suoi lavori e per farsi un po' conoscere, dal momento che ha smesso da poco di studiare e sta muovendo i primi passi nel campo della grafica e dei disegni. Quindi ho pensato di pubblicare qui di seguito le immagini di alcuni dei suoi lavori. Vi consiglio però, se per caso stasera o domani farete un salto qui a Santarcangelo, di passare a guardare i suoi lavori dal vivo: meritano :-)
Ed ecco l'artista in un autoritratto :-)
Insomma, dopo tutto questo, credo che non ci siano scuse per non venire a fare un giretto qua a Santarcangelo stasera o domani, no?
(Avviso: giuro di non avere ricevuto compensi dalla pro loco di Santarcangelo per scrivere questo post.) :-)
Anche i partigiani però...
Credo che questo saggio storico si candiderà ad essere il libro più bello che avrò letto quest'anno. Chiara Colombini è una storica e ricercatrice presso l'Istituto piemontese per la storia della Resistenza, e ha scritto questo libro per smontare, alla luce della documentazione e delle evidenze storiche, tutti i giudizi, le falsità, i luoghi comuni che nel corso dei decenni sono stati strumentalmente gettati addosso agli uomini che fecero la Resistenza.
Le accuse che da certi ambienti vengono ancora oggi mosse ai partigiani sono le più varie: irresponsabilità (con le loro azioni avrebbero scatenato le rappresaglie naziste e fasciste che si abbatterono sulla popolazione inerme); esaltazione (i partigiani avrebbero combattuto per imporre una dittatura comunista in Italia); irrilevanza militare e strategica in quanto gli Alleati avrebbero comunque liberato il nostro paese. Fino ad arrivare a quella più grave di essere stati spietati assassini che avrebbero infierito sui vinti, giudizio, questo, entrato nel senso comune anche sulla spinta di una certa letteratura che ha come capostipite libri come Il sangue dei vinti di Pansa e altri.
Chiara Colombini, alla luce della più completa documentazione storica oggi disponibile (numeri, cifre, testimonianze, documenti ufficiali) smonta e ricostruisce, contestualizzando, le accuse mosse ai partigiani, non nascondendo le contraddizioni, gli errori commessi, gli attriti presenti all'interno di un movimento che univa uomini appartenenti alle più diverse ideologie politiche, ma accomunati dal desiderio e dalla volontà suprema di spazzare via una volta per tutte vent'anni di dittatura sanguinaria che ha distrutto il nostro paese.
Mentre lo leggevo mi è venuto in mente un intervento di Alessandro Barbero che, allo stesso modo in cui fa Chiara Colombini in un capitolo del libro, risponde sinteticamente ma efficacemente alla domanda sull'inutilità della Resistenza. Dieci minuti interessantissimi.
venerdì 13 maggio 2022
Senza troppo rumore
mercoledì 11 maggio 2022
Orgoglio e pregiudizio
Biden & Draghi
Non so quanti ci abbiano fatto caso, ma quando Draghi, ieri, ha detto a Biden che l'Italia e l'Europa vorrebbero la fine del conflitto, dei massacri, delle violenze e l'avvio di "negoziati credibili", il capo della Casa Bianca non si è accodato. Dettaglio, questo, che corrobora l'idea, ormai diventata certezza (ne ha scritto anche il Washington Post qui), che UE e USA vedono la guerra in Ucraina da due posizioni che stanno agli opposti, e quella degli americani è nel segno della continuità del conflitto.
D'altra parte, è stato lo stesso ministro degli esteri americano, Lloyd Austin, a dichiarare appena qualche giorno fa che il loro scopo è indebolire la Russia. Ufficialmente per evitare che in futuro possa dare avvio ad altre guerre, ma non è difficile intuire quali siano i reali obiettivi. E comunque, se la guerra finisse domani, ciao indebolimento.
Dello stesso tenore le dichiarazioni di Avril Haines, capo dell'intelligence USA, secondo cui la guerra sarà ancora lunga perché, dice, non si vede "alcun segnale di impegno della Russia su questo percorso" (se un giorno sì e l'altro pure si continua a dare del macellaio e criminale a Putin e si continuano a stanziare miliardi di dollari in armi per l'Ucraina, forse è un tantino improbabile immaginare segnali distensivi da parte della Russia, no?).
In ogni caso, a me sarebbe piaciuto che Draghi, oltre a dire a Biden che l'Italia è per la fine del conflitto e l'avvio di negoziati, gli avesse portato un resoconto di tutti i sondaggi svolti finora da cui si evince che una parte importante di italiani vuole che si smetta di mandare armi all'Ucraina. Ma forse sarebbe stato pretendere troppo.
Un po' di pessimismo realismo
lunedì 9 maggio 2022
Vecchiaia
domenica 8 maggio 2022
I risultati de Il Post
Mi ha fatto piacere leggere che Il Post, l'anno scorso, è andato molto bene, così come mi fa piacere che le annate positive si succedano da un certo numero di anni. Mi riprometto sempre di abbonarmi ma non mi decido mai, complice anche il fatto che i suoi articoli sono consultabili gratuitamente a patto di sorbirsi qualche banner pubblicitario.
In realtà non mi reca alcun fastidio dover visualizzare un po' di pubblicità se so che serve a finanziare una informazione di qualità, e la testata di Luca Sofri e compagni è un organo informativo di qualità, che spiega i fatti chiaramente e in maniera esaustiva, senza ammantare le notizie di quella tendenziosità tipica delle testate al soldo di un editore o di un partito politico. Il Post può permettersi di essere libero in quanto finanziato solamente dai lettori e dalla pubblicità.
E sì, prometto che mi deciderò ad abbonarmi :-)
Continuare la guerra
Mi ha lasciato parecchio stupito il fermo rigetto, da parte del segretario della Nato Stoltenberg, della proposta di Zelensky di rinunciare a rivendicare la Crimea in cambio di una cessazione delle ostilità. Più che altro non si capisce, o almeno io non capisco, a quale titolo la Nato metta becco in una faccenda che dovrebbe essere di esclusiva pertinenza dello stato ucraino, del quale Stato si sono sempre evidenziati l'indipendenza e il diritto di filarsi da sé le proprie vicende.
C'è da ricordare, a proposito di Crimea, che la suddetta penisola, da tempo al centro del contenzioso tra Russia e Ucraina, fa amministrativamente parte di quest'ultima, mentre nella realtà è prevalentemente abitata da popolazione russofona (la lingua russa è parlata da più del 70 per cento della popolazione, la lingua ucraina da circa il 10 per cento), e che un referendum del 2014 sulla propria autodeterminazione ha visto il 95 per cento dei partecipanti favorevole alla riannessione alla Russia. Se quindi l'Ucraina, uno Stato indipendente e sovrano, decide di rinunciare ad essa per arrivare a un cessate il fuoco, non si capisce perché la Nato si opponga.
Ora, è vero che UE e ONU non hanno mai riconosciuto la validità di quel referendum, ma visto che, a detta di tutti, il maggiore ostacolo a un cessate il fuoco risiede nella mancanza di negoziati seri e nel fatto che, anche quando si tenta di sedersi a un tavolo, nessuno è disposto a fare concessioni alla controparte, non si capisce perché, una volta che salta fuori qualcosa di concreto, venga rigettato. Viene quasi da pensare che ci sia una volontà di non interrompere il conflitto e, anzi, di farlo continuare. Un pensiero corroborato, tra le altre cose, da quanto affermato dallo stesso Stoltemberg, il quale ha detto che si continuerà ad armare l'Ucraina anche se, per avere ragione di Putin, "ci vorranno mesi o anni", con conseguente protratta "distruzione di infrastrutture critiche e aree residenziali."
Che non ci sia nessuna volontà, almeno da parte occidentale (segnatamente gli USA), di porre fine al conflitto lo si evince anche dalle dichiarazioni tutt'altro che distensive pronunciate da Biden nelle ultime settimane (non è che se accusi uno di essere un criminale e un macellaio il giorno dopo ci vai a fare la pace) e dai continui stanziamenti di soldi, supporto logistico e armi al paese ucraino. Nonostante all'indomani dell'invasione dell'Ucraina Biden avesse espressamente dichiarato che gli USA non avrebbero mai partecipato al conflitto, oggi è palese che non è così, come del resto ha detto chiaramente Lucio Caracciolo nel suo editoriale di un paio di giorni fa, in cui spiega abbastanza in dettaglio in quali modi gli americani ci sono ormai dentro a tutti gli effetti.
Errata corrige.
Come riporta Open in questo articolo, Zelensky non ha affatto proposto la cessione della Crimea in cambio di un cessate il fuoco. Ha semplicemente chiesto, come condizione primaria per intavolare una trattativa, che la Russia ritiri le truppe dai territori occupati ripristinando la situazione precedente al 24 febbraio. Ho quindi riportato una notizia dimostratasi poi infondata e mi scuso con chi mi legge.
Civiltà e parole
Uno dei sintomi più evidenti della crisi/fine di una civiltà è il non sapere più usare le parole, non conoscerne più il significato, l'etimo, le trasformazioni. Concetto, questo, già evidenziato da altri filosofi e pensatori contemporanei e non.
Quattro minuti di un grande Cacciari.
venerdì 6 maggio 2022
Il Corano e Darwin
mercoledì 4 maggio 2022
Il papa silenziato
Nell'indifferenza pressoché generale, ieri papa Bergoglio ha detto che la Nato, forse, ha più di una responsabilità riguardo a ciò che sta succedendo in Ucraina. Stranamente non è stato linciato da nessuno, almeno qui in Italia. Abbastanza sorprendente, se ci si pensa, visto che nel clima attuale è sufficiente mostrare anche una piccolissima perplessità nei confronti della narrazione imperante per essere immediatamente bollati come filo-putiniani.
La Luna
Non si boccerà più
martedì 3 maggio 2022
La Corte Suprema e l'aborto
La Corte Suprema degli Stati Uniti si appresta ad abrogare la legge del 1973 che permette di ricorrere all'aborto negli USA. Una abrogazione che, qualora diventasse effettiva, andrebbe contro il volere della maggioranza dei cittadini statunitensi (quasi il 70% è favorevole all'aborto).
Pensavo alla lieve incoerenza di questa proibizione in un paese dove è ancora largamente praticata la pena di morte e la vendita di armi è libera.
lunedì 2 maggio 2022
Altri mondi
domenica 1 maggio 2022
[...]
[...] Ben venga Maggio e il gonfalone amico, ben venga primavera
Il nuovo amore getti via l'antico nell'ombra della sera, nell'ombra della sera
Ben venga Maggio, ben venga la rosa che è dei poeti il fiore
Mentre la canto con la mia chitarra brindo a Cenne e a Folgore, brindo a Cenne e Folgore [...]
Orsini e la Seconda guerra mondiale
Nonostante ciò che qualcuno dei miei 32 lettori potrebbe pensare, io non sono l'avvocato difensore di Alessandro Orsini, ma amo la storia e sono da sempre estremamente curioso.
Ieri, il discusso professore è stato messo (di nuovo) in croce per aver detto (video qui) che Hitler non ha mai voluto la Seconda guerra mondiale e per aver spiegato quali, secondo lui, sono stati i motivi che l'hanno generata.
Ora, io non sono uno storico, ma Alessandro Barbero si, e se si va a cercare in rete ciò che lui dice riguardo alle cause che hanno provocato la Seconda guerra mondiale, si scopre che collimano perfettamente con quelle spiegate da Orsini. YouTube è pieno di lezioni di Alessandro Barbero sulla storia di quel conflitto, ma mi limito a segnalarne due tra le tante: questa a partire dal min. 6:30 e questa a partire dal minuto 25 circa.
Ora, ripeto, io non sono uno storico e non ho alcuna competenza per sapere se Hitler voleva la Seconda guerra mondiale o no, mi limito solo a osservare che se mettiamo in croce Orsini per aver detto che non la voleva, dobbiamo mettere in croce anche tutti gli storici che dicono la stessa cosa.