Pagine
martedì 31 agosto 2021
Poi ci si stanca anche
lunedì 30 agosto 2021
Dopo di lui
Dalla finestra
domenica 29 agosto 2021
Casteldelci
sabato 28 agosto 2021
Stalin era basso
venerdì 27 agosto 2021
In regola e strapagata
giovedì 26 agosto 2021
Il "peso" della Resistenza
Ti prendo e ti porto via
mercoledì 25 agosto 2021
Era il più tranquillo
martedì 24 agosto 2021
La pietraia
Genialità
domenica 22 agosto 2021
L'amico
sabato 21 agosto 2021
Perché il virus ci ama
Lo so, 50 minuti possono essere un'eternità nel rutilante e velocissimo mondo di oggi, dove la riflessione ponderata e il pensiero organizzato sono visti come fastidiosi e inutili inciampi, ostacoli sulla strada oggi imperante degli slogan, in stragrande maggioranza privi di ragionamento retrostante. Ma se riuscite, prendeteveli questi 50 minuti, garantisco io.
Telmo Pievani, filosofo, biologo ed evoluzionista, in questi 50 minuti spiega in maniera esaustiva, autorevole, chiara (sono riuscito a capire agevolmente pure io) e coinvolgente come e perché si è originata (non c'è nulla di casuale, siamo stati noi) e si è sviluppata la pandemia con cui ancora combattiamo, perché il SARS-CoV-2 ci ama così tanto e perché siamo così stupidi da non aver ancora cominciato a mettere in atto gli accorgimenti affinché quanto accaduto non si ripeta.
Approfitto di questo post per ringraziare pubblicamente Siu, mia affezionata lettrice, per avermi fatto conoscere Telmo Pievani. Sono in debito, Siu ;-)
venerdì 20 agosto 2021
La loggia P2
Quando si sente parlare di P2 la prima associazione che elabora il pensiero riguarda la personificazione del malaffare, ma anche del mistero, del complotto, della segretezza, dell'occulto. Qualcosa di sotterraneo, strisciante, il tutto ammantato di una valenza fortemente negativa. Era tutto questo la famosa/famigerata Propaganda 2 di Licio Gelli? Sì, e forse anche altro.
In un post non è naturalmente possibile descrivere tutto quello che è stata la P2, esaustivamente descritta nel libro che vedete qui sopra e che ho appena terminato di leggere. Sintetizzando, la P2 di Licio Gelli è stata una loggia massonica più o meno segreta, a seconda delle diverse risultanze sia processuali che parlamentari d'inchiesta, che ha lasciato il suo zampino nella stragrande maggioranza dei fatti di cronaca (stragi, attentati, tentati golpe, scalate finanziarie, operazioni di riciclaggio, depistaggi giudiziari, pressioni politiche ecc.) che si sono verificati nel nostro paese negli ultimi tre decenni. Dall'omicidio dell'avvocato Giorgio Ambrosoli, commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona, alla morte di Roberto Calvi, "discepolo" di Gelli e presidente del Banco Ambrosiano. Dalla strage di Piazza Fontana all'Italicus; dalla strage di Piazza della Loggia a quella della stazione di Bologna e altre. Il "retroterra culturale" in cui sono maturati questi fatti di sangue è quello della P2.
Scrive l'autore del libro: "All'azione stragista si è poi spesso accompagnata la tecnica golpista; la strategia della tensione è passata infatti anche attraverso l'organizzazione di strutture segrete, paramilitari, militari o semplicemente eversive che, anche godendo di buone coperture internazionali, si sono prodigate nell'organizzazione di autentici o simulati colpi di Stato, al fine di aumentare la percezione di insicurezza nella popolazione. La loggia P2 è stata considerata un'organizzazione di questo tipo, anche se peculiare, in quanto collettore volto al coordinamento di una variegata gamma di azioni eversive, dalla strage al golpe, fino al depistaggio."
Qui ci sarebbe un discorso da fare sulla cosiddetta "strategia della tensione", già citata sopra, una locuzione con la quale è stato contraddistinto il periodo storico che va dalla fine degli anni Sessanta fino alla strage della stazione di Bologna. Come nasce la strategia della tensione, anche detta "anni di piombo"? Scrive Dario Fiorentino: "Le radici storiche della strategia della tensione [...] sono da ricercare nella situazione geopolitica del secondo Dopoguerra: essa infatti si poneva nella logica di lotta al comunismo nel mondo diviso in due blocchi. La situazione italiana, in particolare, è assai delicata, essendo il Paese esattamente al centro del planisfero, confinante con nazioni del blocco sovietico come la Jugoslavia e 'ospitando' quella che è considerata come la più grande anomalia politica del blocco NATO: la presenza del più forte e strutturato Partito Comunista d'Occidente. Dunque, il fine della strategia della tensione era soprattutto quello della guerra psicologica; imprimere il più possibile nella popolazione 'l'eco del boato' [...]. Poco importava l'obiettivo dell'atto terroristico o il numero di vittime, spesso casuali, mietute tra cittadini innocenti; ciò che contava era produrre un'onda d'urto mediatica ed emozionale che, manipolata ad arte, facesse ricadere la responsabilità di questi apparati deviati o delle organizzazioni segrete sugli anarchici prima e sulla sinistra in seguito. Era compito poi di una stampa ben addomesticata 'bombardare' l'opinione pubblica di false notizie per fare in modo che il PCI non uscisse mai vincitore dalle urne, lasciando dormienti certe organizzazioni che [...] avevano il compito di attivarsi in maniera militare nel caso in cui un'eventualità del genere si fosse concretizzata."
Cioè, se non fosse chiaro, la P2 era un'organizzazione che si inseriva nel ramificato sottobosco di movimenti di matrice neofascista che negli anni della strategia della tensione agivano col preciso scopo di evitare che in Italia si verificasse l'infausta ascesa al potere del Partito comunista, e si era pronti perfino a reagire militarmente in caso si fosse concretizzata questa eventualità. La destabilizzazione che si cercava di attuare ricorrendo ad attentati, stragi, golpe veri o simulati, era in realtà, quindi, una operazione di stabilizzazione: destabilizzare per stabilizzare, era il "motto" che caratterizzava le azioni eversive. La "minaccia" comunista era infatti considerata, a livello governativo, totalmente incompatibile coi sistemi politici d'Occidente che aderivano al Patto Atlantico. "Risiede in queste considerazioni la principale chiave di lettura degli avvenimenti della strategia della tensione che a lungo hanno insanguinato l'Italia; nello Stato italiano, la limitazione della sovranità prevista dagli accordi internazionali del Dopoguerra era accentuata inoltre da due ulteriori fattori: in primo luogo l'Italia era un Paese che era uscito sconfitto dal secondo conflitto mondiale e, in secondo luogo, contava la presenza - inquietante agli occhi del governo americano - del principale partito comunista d'occidente. In virtù di ciò, lo Stato italiano si è trovato lungo quasi tutto il periodo della guerrra fredda a dover accettare la stabile supervisione statunitense, la quale si è spesso concretizzata in reiterate interferenze volte ad assicurare il rispetto degli impegni internazionali."
C'è da aggiungere che in tutto il periodo preso in esame furono numerose le operazioni svolte sotto copertura da parte di organizzazioni americane, tra cui l'immancabile CIA, volte ad assicurare che il "pericolo comunista" non andasse al potere. E altrettanto numerosi e cospicui furono i finanziamenti elargiti ai partiti di governo impegnati a respingere le forze comuniste. In Italia fu, notoriamente, il caso della Democrazia Cristiana, che tra il 1948 e il 1968 ricevette ingentissimi versamenti per organizzare le proprie attività politiche. Questa pratica, però, non incontrava favori unanimi, e uno dei suoi detrattori di maggiore spicco fu Aldo Moro, il quale, nel periodo in cui si trovò sotto sequestro, negli appunti stesi durante la sua detenzione scrisse: "Francamente bisogna dire che non è questo un bel modo, un modo dignitoso, di armonizzare le proprie politiche. Perché quando ciò, per una qualche ragione è bene che avvenga, deve avvenire in libertà, per autentica convinzione, al di fuori di ogni condizionamento. E invece qui si ha un brutale do ut des. Ti do questo denaro perché faccia questa politica. E questo, anche se è accaduto, è vergognoso e inammissibile."
Questo descritto sopra è l'"ambiente" in cui si inserisce l'operare della P2, anche se l'organizzazione di Gelli aveva, oltre a questi, obiettivi meno idealisti e più... terreni, tanto che Indro Montanelli scrisse che considerava la P2 "un gruppo di potere e di quattrini, cioè di potere fondato sui quattrini e quattrini fondati sul potere."
La P2 è stata oggetto di numerose inchieste giudiziarie e di tre commissioni d'inchiesta parlamentari, per non parlare del suo fondatore, il "venerabile" Licio Gelli, inquisito innumerevoli volte e accusato di ogni tipo di reato, in particolare reati finanziari e legati all'eversione. Subirà in più o meno egual misura proscioglimenti e condanne. Anche i risultati delle due inchieste sulla P2 hanno portato a risultati differenti. Per la commissione parlamentare d'inchiesta guidata da Tina Anselmi la P2 era una associazione segreta di stampo eversivo che cospirava contro lo Stato. La magistratura, invece, con sentenza passata in giudicato, dopo cinque anni di processo ha certificato l'insussistenza del carattere di segretezza proprio dell'organizzazione e fatto cadere l'accusa di cospirazione contro lo Stato, non ravvisando elementi sufficienti a confermare questo tipo di accusa.
Sia come sia, negli anni della strategia della tensione la P2 di Licio Gelli è stata senza alcuna ombra di dubbio l'organizzazione che maggiormente ha influito sul corso degli eventi tragici che hanno funestato quel periodo, e questo, indipendentemente dalle risultanze processuali, è sufficiente per inserirla a pieno titolo nel novero delle peggiori eminenze nere prodotte dalla storia in quegli anni.
giovedì 19 agosto 2021
Pizza in due
martedì 17 agosto 2021
Angela Merkel
Eutanasia, si fa vivo il Vaticano
lunedì 16 agosto 2021
Il fallimento della guerra in Afghanistan
domenica 15 agosto 2021
Ferragosto
sabato 14 agosto 2021
Ruggeri e il Green pass
venerdì 13 agosto 2021
Il rivoluzionario
giovedì 12 agosto 2021
Spettacoli umani
mercoledì 11 agosto 2021
Non sono due magistrati
martedì 10 agosto 2021
Bologna di sera
Qui, però, sembra più una sensazione olfattiva slegata da particolari posti e legata più al periodo, il mese di maggio, la sera. Quindi è probabile che tutta Bologna, non solo certe sue zone, nelle sere di primavera emani particolari profumi. Forse Luca ama molto Bologna, e il profumo che avverte è un richiamo di questo affetto. Mi viene in mente una canzone di Eugenio Finardi (il titolo non lo ricordo) che a un certo punto recita: "Perché l'amore non è nel cuore, ma è riconoscersi dall'odore." Non c'entra niente, ovviamente, è solo uno dei tanti collegamenti estemporanei che la mia memoria ogni tanto si diverte a fare. È comunque indubbio che gli odori hanno una potente capacità di riportare alla mente luoghi, persone, sensazioni.
Ma un'altra frase, sempre in questa canzone, cattura il mio pensiero ogni volta che la ascolto: "I professori non chiedevano mai se eravamo felici." È vero, i professori non chiedono mai ai loro studenti se sono felici. Neppure a me lo hanno mai chiesto, quando andavo a scuola. Ma ciò che mi chiedo è se i professori debbano domandare ai propri studenti se sono felici. Forse no. Magari non è loro compito. La trasmissione di un sapere è il loro compito, non indagini che coinvolgono i sentimenti degli studenti. Forse è la famiglia, piuttosto che la scuola, che si dovrebbe fare carico di chiedere ai figli se sono felici, invece di limitarsi a chiedere loro se hanno preso su la merenda e a che ora sono rientrati la sera prima. E il fatto che Luca lamenti questa carenza da parte dei professori, sta lì a significare che neppure a casa c'è qualcuno che glielo domanda, anche perché se così fosse, chi se ne frega dei professori?
A volte è sorprendente quanti pensieri e riflessioni possono scaturire dall'ascolto di certe canzoni, ma anche dalla lettura di poesie, libri, articoli di giornale.
sabato 7 agosto 2021
La macchina da scrivere e io
Cappuccino e cornetto (senza green pass)
venerdì 6 agosto 2021
In centro
mercoledì 4 agosto 2021
Da Molfetta a Napoli e ritorno
martedì 3 agosto 2021
Complotti
L'uomo, o gran parte degli uomini, per sua natura ha la tendenza a cadere in quella che si chiama sindrome del complotto. Certo, i complotti reali esistono, sono sempre esistiti (da quello per uccidere Giulio Cesare a quelli attuali per tentare le scalate a qualche istituzione finanziaria: la storia ne è piena), ma sono infinitamente di più quelli immaginari, e qui si apre un mondo: dal complotto ordito dai Templari che avrebbe dato inizio alla Rivoluzione francese all'affondamento del Titanic ad opera dei Gesuiti; dalla cospirazione ordita dalla Cia per uccidere Kennedy a quello delle scie chimiche; dal falso allunaggio degli americani alle Torri gemelle, che sarebbero state buttate giù da Bush, e non da Bin Laden, per avere il pretesto per invadere l'Iraq e via dicendo. Per restare allo stretto presente, si può citare la teoria del complotto relativo alla pandemia in corso nel mondo, teoria che vuole che il covid 19 sia stato artatamente messo in circolazione non si sa bene da chi per permettere a BigPharma di guadagnare coi vaccini e chi più ne ha, più ne metta.
Come si distingue un complotto reale da uno immaginario? Semplice: il complotto reale, sia che abbia successo o che fallisca, viene scoperto subito, mentre i complotti immaginari attraversano i secoli. Sulla sindrome del complotto esiste una letteratura sterminata. Umberto Eco, nella sua bellissima lectio magistralis di qualche anno fa, intitolata Conclusioni sul complotto. Da Popper a Dan Brown, che ripubblico qui sotto, prende in esame la sindrome del complotto elencando e descrivendo, in una esaustiva rassegna, alcuni di quelli storicamente più noti. Eco si sofferma anche sull'aspetto psicologico della sindrome del complotto. Perché le bufale che stanno dietro alla stragrande maggioranza delle false cospirazioni hanno tanto successo? In primo luogo perché il complotto promette un sapere che è negato agli altri, cosa questa che contribuisce all'aumento della misura del proprio io, in più fa leva sull'aspetto paranoico più o meno latente nel carattere di ognuno. Diciamo che paranoia e sindrome del complotto sono intimamente legati tra loro, e più si è paranoici, più si è indotti a vedere cospirazioni e complotti in ogni dove. Molto interessante, restando alla psicologia, la distinzione tra il paranoico psichiatrico, che sostanzialmente è colui che crede che il mondo intero complotti contro di lui, e il paranoico sociale, il quale invece crede che la persecuzione da parte di particolari poteri occulti sia rivolta al proprio gruppo, alla propria nazione, alla propria religione ecc.
I complotti piacciono, affascinano, la gente tende istintivamente a dare ad essi credito. Questa cosa l'aveva capita benissimo Silvio Berlusconi (cito lui perché è stato forse il politico che più ossessivamente e con maggiore profitto ha utilizzato questo strumento per il suo tornaconto politico). Pensate ai milioni di suoi seguaci che hanno creduto, e probabilmente credono tuttora, all'inesistente complotto dei magistrati comunisti che per anni avrebbero cospirato contro di lui per eliminarlo dalla vita politica (mi risulta che attualmente sia ancora in politica e per di più a piede libero, quindi o i magistrati cospiratori erano degli incapaci o forse non c'era alcun complotto). Oppure, per tornare a tempi più recenti, pensate al complotto della sostituzione etnica, il famoso Piano Kalergi, a cui naturalmente ha dato ampiamente credito anche Salvini e molto caro all'estrema destra, secondo cui dietro il fenomeno dell'immigrazione ci sarebbe un complotto delle élite europee per sostituire la popolazione autoctona con quella africana. Tra l'altro, questi poveretti non si rendono conto che la mutazione di cui parlano sta avvenendo già da qualche lustro sotto i loro occhi, senza bisogno di alcun complotto ma come conseguenza di un ineluttabile processo storico, ma loro come pretendete che lo capiscano?