Ore 5:30, attraverso in bicicletta il centro di Santarcangelo per andare al lavoro. Fuori da una tabaccheria c'è un distributore automatico di qualcosa, forse profilattici, forse sigarette, non ci ho fatto bene caso.
Da questo distributore automatico di qualcosa una voce registrata ripete incessantemente qualcosa, rivolgendosi a nessuno, perché la strada è deserta.
Istintivamente ho pensato che quella macchinetta che parla a nessuno è la rappresentazione perfetta della nostra società: tutti parlano ripetendo in loop le stesse cose e nessuno ascolta, in un irrimediabile e distopico cicaleccio di voci indirizzato al vuoto.
Quei pensieri un po' assurdi e quelle associazioni un po' sconclusionate che elaboro la mattina presto.
Secondo me è una associazione corretta. L'automatismo del nostro dire e fare ci toglie umanità, così come il non ascoltare veramente l'altro. D'altra parte se uno ripete sempre le stesse cose perché qualcuno dovrebbe stare lì ad ascoltarlo?
RispondiElimina>D'altra parte se uno ripete sempre le stesse cose perché qualcuno dovrebbe stare lì ad ascoltarlo?
EliminaChe detto da una psicoterapeuta, è tutto dire.
(Voleva essere una battuta, Giorgio, non te la prendere :-))
Figurati! Però una differenza c'è. Chi viene da me come paziente anche se ripete sempre le stesse cose, lo fa perché sta lavorando su un problema, lo vuole risolvere e così un po'alla volta le cose cambiano. In terapia non accadono mai due volte le stesse cose!
EliminaDiciamo che ci hai preso in pieno.
RispondiEliminaQuel distributore è proprio lo specchio della nostra società, nonché dell'egocentrismo di chi parla e parla senza preoccuparsi di essere ascoltato da chi gli è davanti.
Anche perché, come ha già fatto notare qualcuno, è molto meno faticoso parlare che mettersi ad ascoltare.
EliminaÈ così, che ci vuoi fare?
Macchè, è così purtroppo, lo vedo ogni giorno. E' diventato tutto un dialogo tra sordi.
RispondiEliminaE non solo sordi non coscienti di esserlo, ma sordi di quelli "non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire".
EliminaMi ha dato modo di riflettere questo post perché rispecchia davvero la realtà dei nostri tempi.Perché si preferisce più parlare che prestare ascolto?Il secondo richiede un minimo di empatia verso l'altro e quindi un dispendio di energie al quale preferiamo rinunciare perché ci mette nella situazione di passare in secondo piano...ed è un guaio perché si amplifica un concetto di protagonismo e egocentrismo che ahimè anche questo diventa inascoltato...
RispondiEliminaBuona serata
L.
Vero, e la fatica di mettersi in ascolto è anche quella di dover mettere in discussione i propri pregiudizi e convinzioni, perché l'ascolto dell'altro richiede anche questo.
EliminaBuona serata a te.
Mi accodo ai commenti precedenti. Paragone perfetto, purtroppo. 😩
RispondiEliminaForse un tantino troppo generalista, ma tutto sommato plausibile, sì.
EliminaForse Fellini, dato che siamo in zona, ne avrebbe tratto qualcosa... ;-))
RispondiEliminaForte della genialità che lo contraddistingueva, credo che sì, sarebbe riuscito a tirare fuori qualcosa anche da un pensiero sgangherato come il mio :-)
EliminaNonostante il mio sperticato apprezzamento per ciò che scrivi, caro Andrea, immaginavo Fellini ispirato non dal tuo testo ma dalla sua fonte, ovvero dal soliloquio tra il grottesco e l'inquietante di quella macchinetta nel deserto mattutino... ;-))
EliminaOh perbacco: ho frainteso. Chiedo venia :-)
EliminaMagari era un distributore triste perché nessuno gli rivolge la parola..magari voleva solo confessare il proprio disagio al primo passante del mattino..magari sarebbe stato lì a parlarti del grigiore e della ripetitività del proprio lavoro, un do ut des senza alcun scambio di opinioni, solo un elargire sigarette o profilattici ma nessuno mai che racconti qualcosa davvero di se, oltre a inserire qualche banconota.. fermati la prossima volta, magari ti ripete anche qualcosa di più sensato della Meloni.. ;)
RispondiEliminaEffettivamente, per dire qualcosa di più sensato di ciò che dice la Meloni, è sufficiente anche un distributore automatico :-)
EliminaChe disagio pensare che da qualche parte c'è un albero che produce ossigeno per quella lì...
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RispondiEliminaQuesta è un po' la ragione del mio blog, 'parlare' a chi vuole ascoltare...
RispondiEliminaSono talmente pochi, ma mi sta bene così, del resto un diario non attende risposte.
Per quanto pochi siano, saranno sempre di più dei miei 32 lettori :-)
EliminaMa tu hai molti e MERITATI commenti
EliminaBoh, non so, ma non è una cosa a cui concedo troppa importanza (gran parte dei miei post è priva di commenti). L'importante per me è scrivere, se poi qualcuno commenta, mi fa piacere, se non arriva nessun commento, va bene lo stesso, l'importante è che abbia scritto ciò che mi andava di scrivere in quel momento.
EliminaGià la vita è abbastanza complicata, mica vorremo aggiungerci anche il "problema" dei commenti, no? :-)
La penso esattamente come te
EliminaUrca che situazione! Davvero surreale, aggiungo.
RispondiEliminaBuone vacanze e cose. Ciao!
Ciao Enri, buone vacanze anche a te.
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