Pagine

giovedì 26 agosto 2021

Il "peso" della Resistenza

Mi è capitato, qualche tempo fa, di discutere con un mio collega di Resistenza, partigiani ecc., e di sentirmi dire (un ritornello piuttosto usuale in una certa parte politica) che l'importanza della Resistenza, qui intesa come importanza militare, nella guerra di liberazione è stata praticamente insignificante, se non nulla, e che senza l'intervento alleato non avremmo mai vinto. Non è così, naturalmente, e chiunque abbia letto qualcosa ad esempio di Cesare Pavese, ma anche di altri, sa benissimo che quando gli alleati varcarono la linea del Po, molte delle grandi città del nord come Milano, Torino e Genova, erano già state liberate dai partigiani. 

Mi è venuta in mente questa cosa mentre ascoltavo Alessandro Barbero parlarne nei primi dieci minuti dell'intervento che ripubblico qui di seguito, dove si confuta, documenti storici alla mano, la teoria dell'irrilevanza militare della Resistenza. Ma la parte interessante sta nel concetto che, indipendentemente dalla peso militare nella liberazione, la Resistenza è stata importante per il suo valore morale e d'immagine per il nostro paese, perché ha rappresentato quella parte d'Italia che non si è genuflessa alla dittatura nazifascista ma ha preso le armi e l'ha combattuta.

Ma Barbero lo spiega molto meglio di me.

9 commenti:

  1. Resistenza e alleati hanno avuto l'una bisogno dell'aiuto degli altri: se non avessero unito le forze non ne saremmo mai usciti. Questo per il dato storico. Per quanto riguarda l'apporto morale della Resistenza, è stato determinante dopo, per venir fuori dal cumulo di macerie (non solo fisiche) lasciate dalla guerra e dal disgraziato ventennio che l'ha preceduta.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non so, Barbero dice che gli alleati ci avrebbero liberato dall'invasore anche se la Resistenza non ci fosse stata.
      In ogni caso, sia come sia, sono contento che ci sia stata e che abbia collaborato con gli alleati.

      Elimina
    2. Probabile; ma avrebbero fatto molta più fatica. E come dicevo, se non ci fosse stata non saremmo mai usciti mentalmente e moralmente da quel periodaccio.

      Elimina
  2. Resistenza è opposizione, con ogni mezzo e ad ogni età. Nella mia famiglia ci sono stati partigiani e nel mio territorio quasi ogni famiglia poteva dire altrettanto. Resistenza significava cucinare, coltivare, captare, portare messaggi e sostituire lavorativamente i padri lontani da casa. Resistere era uno stile di vita, una mentalità che si è conservata a lungo ma non abbastanza. Occorre parlarne ancora e in modo chiaro. Gad Lerner, nel 2020, ideò a questo scopo un programma intitolato: "La scelta. i partigiani raccontano" che dava voce ai testimoni ancora in vita rendendo reale quel che si era letto e imparato (male) dai libri di storia.
    Ricordo ancora, ero in prima superiore, la mia prof di psicologia e il suo distribuire libri di storia, suoi personali, che raccontavano altro da quel che credevo di sapere. Leggendoli, mi pareva di commettere un sacrilegio. Anche quella della professoressa Lamberti è stata Resistenza.
    Ciao Andrea, post interessante.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La Resistenza è stata oggetto di ampie e diversificate opere di revisionismo, così come tante vicende storiche di quegli anni. Per la maggior parte si tratta di mera disinformazione, ma ci sono anche opere (penso ad esempio a libri come Il sangue dei vinti, di Pansa) che mettono in rilievo, documentandoli, aspetti e scabrosi e opachi della Resistenza. Qui, però, si tratta di singoli e sporadici episodi riferiti al movimento partigiano nella sua totalità. Altra cosa è fare disinformazione interessata, affermando cose come il fatto che la Resistenza sia stata inutile e simili.
      Ciao Sari, grazie.

      Elimina
  3. Sentendo Barbero nominare Giampaolo Pansa, mi son venuti i brividi.
    Lessi illo tempore, 'Il sangue dei vinti...
    L'ho poi sempre tenuto d'occhio G.P. e non mi ha meravigliato quando ha fatto comunella con Feltri e Belpietro.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È stata una "svolta" che ha stupito molti, anche perché lui veniva da una storia di sinistra (scriveva per l'Espresso e altri giornali di quell'area lì).

      Elimina
  4. A cosa servono gli archivi. Ecco.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vero. Comunque va detto, Pansa a parte, che episodi poco commendevoli commessi da alcuni partigiani ci sono stati. È verità storica.

      Elimina