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lunedì 2 agosto 2021

Le parole del papa


A un certo punto di questo libro, Alessandro Barbero scrive: "Se solo i papi del XX secolo avessero usato queste parole contro Mussolini e Hitler! Sarebbe cambiata la storia del mondo. Ma il linguaggio della Chiesa, a quell'epoca, non era più lo stesso, e le parole che riuscivano così naturali ai papi del Medioevo non potevano più essere pronunciate, anche se venivano direttamente dalla Bibbia." A quali parole si riferisce Barbero? 

Siamo attorno all'anno Mille, XI secolo. È il momento in cui la Chiesa comincia a respingere la subordinazione al potere politico che aveva contraddistinto tutto il primo millennio della sua storia e a rivendicare non solo la sua autorità suprema sui tutti i vescovi del mondo, ma anche la sua supremazia sui titolari del potere politico, all'epoca rappresentato dagli imperatori e dai re. Chiesa che si muoveva forte di questa nuova persuasione che Dio avesse conferito a papi e vescovi l'autorità suprema sul mondo e che re e imperatori dovessero quindi sottostare agli ordini di Roma - quella che è passata alla storia come Lotta delle investiture, che più o meno tutti abbiamo studiato a scuola, affonda le sue radici in questo contesto storico.

Le parole a cui fa riferimento Barbero sono tratte da una lettera pubblica che papa Gregorio IX (siamo nel 1239) vergò indirizzandola a Federico II di Svevia, all'epoca uno dei più implacabili avversari dell'egemonia papale. Lettera che inizia così: "È salita dal mare una bestia piena di parole di bestemmia: infierisce coi piedi dell'orso e la bocca del leone, ha le altre membra come il leopardo e apre la bocca per bestemmiare il nome di Dio." La bestia a cui fa riferimento Gregorio IX è quella famosa citata nell'Apocalisse (Apoc. 12.1) e il destinatario di questo epiteto è appunto Federico II, all'epoca imperatore del Sacro Romano Impero. Ma il breve estratto citato sopra non è che l'incipit dello scritto papale, il quale prosegue con toni se possibile ancora più duri. Questi: "Smettete di stupirvi, tutti voi a cui giungono parole di bestemmia rivolte da questa bestia contro di noi, se noi, assoggettati al servizio di Dio, siamo bersaglio dei dardi della calunnia, perché neppure il Signore rimane indenne da quest'obbrobrio. Smettete di stupirvi, se sfodera contro di noi la spada delle ingiurie colui che aspira a cancellare dal mondo il nome del Signore. Ma piuttosto, affinché possiate resistere alle sue menzogne proclamando la verità e confutare i suoi inganni con mente pura, osservate bene la testa, il corpo e la coda di questa bestia, Federico cosiddetto imperatore..., fabbricante di falsità, che non sa cosa sia la modestia e ignora il pudore, si fa beffe della verità e mente senza arrossire..."

Ora, immaginate un Giovanni Paolo II o un Benedetto XVI o un Francesco che indirizzino una lettera del genere a un capo di stato di oggi. La cosa fa sorridere, a pensarci, ma sottolinea la pertinenza del pensiero di Barbero relativamente al fatto che se invece che a Federico II uno scritto di tale durezza fosse stato inviato a Hitler, magari le cose sarebbero andate diversamente. Purtroppo non è successo, e la Chiesa, come è noto, non solo non ha tuonato con veemenza contro Hitler o Mussolini, ma con quest'ultimo ci ha fatto pure un Concordato, di cui oggi portiamo ancora il peso (per amore di cronaca va detto che la Chiesa, oltre che con Mussolini, ha fatto concordati con Hitler in Germania, Salazar in Portogallo, Franco in Spagna, praticamente con tutti i peggiori sulla piazza). 

Naturalmente, col passare dei secoli, il linguaggio e i toni usati dai papi nei loro discorsi, epistole ed encicliche si è progressivamente ammorbidito, si è fatto più diplomatico e meno arrogante mano a mano che la Chiesa perdeva potere, autorità e prestigio nei confronti del mondo che avanzava e progrediva verso la modernità. Oggi, fortunatamente o sfortunatamente, a seconda dei casi, di quell'antica violenza verbale non è rimasto più niente. Ma il libro di Barbero non è tanto un saggio sui contenuti, quanto sul tipo di linguaggio con cui questi contenuti sono stati nel tempo veicolati, e lo fa prendendo in esame quindici encicliche dall'anno Mille a oggi. Io l'ho trovato interessantissimo ed istruttivo. E poi l'ha scritto Alessandro Barbero, ed è tutto valore aggiunto.

3 commenti:

  1. Siamo in tempi edulcorati e inoffensivi, dal punto di vista delle reprimende. Il Papa oggi si affaccia dal suo piano esclusivo riservato al Gemelli invocando e auspicando sanità accessibile per tutti. Chiacchiere e distintivo. E non è che nell'anno mille la Chiesa fosse più sensibile alla bontà e alla carità. Reclamava solo potere. Un cliché che accomuna gli ambiziosi e gli arrampicatori.

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    1. Non mi pare che le reprimende del papa attuale siano edulcorate. Lo saranno magari nello stile e nel linguaggio - d'altra parte oggi non potrebbe certo usare quello di un papa medievale - ma mi pare che dal punto di vista dei contenuti, questi siano belli forti, specie quando si scaglia contro i mali della società moderna prodotti dal capitalismo.
      Poi, che questi messaggi lascino il tempo che trovano, e che la chiesa stessa non sia certo esempio di virtuosismo in ordine a quanto predica il papa, questo è un altro discorso.

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    2. Un Papa tosto oltre, come di recente, ad invitare con gesti concreti ad aiutare il Libano, avrebbe sventolato un assegnuccio a mo' di esempio. I contenuti, con a seguire l'immancabile "buon pranzo", finiscono eco inconsolabili nel vuoto totale..

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