Pagine

martedì 10 agosto 2021

Bologna di sera

C'è una vecchia canzone di Luca Carboni - credo si chiami "Silvia lo sai" - che a un certo punto dice: "Che profumo Bologna di sera, le sere di maggio..." Ogni volta che la ascolto, questa frase mi fa pensare. Chissà di cosa profuma Bologna nelle sere di maggio? Luca (il protagonista tossicodipendente della canzone) sente veramente questo particolare profumo o è solo un'invenzione poetica, magari messa lì per esigenze di rima o di metrica? Chi lo sa. Però mi piace questa associazione, ed in parte è vero che le città, o certe zone di esse, hanno spesso particolari profumi, particolari odori, peculiari sensazioni olfattive tipiche di certe zone, certi quartieri.

Qui, però, sembra più una sensazione olfattiva slegata da particolari posti e legata più al periodo, il mese di maggio, la sera. Quindi è probabile che tutta Bologna, non solo certe sue zone, nelle sere di primavera emani particolari profumi. Forse Luca ama molto Bologna, e il profumo che avverte è un richiamo di questo affetto. Mi viene in mente una canzone di Eugenio Finardi (il titolo non lo ricordo) che a un certo punto recita: "Perché l'amore non è nel cuore, ma è riconoscersi dall'odore." Non c'entra niente, ovviamente, è solo uno dei tanti collegamenti estemporanei che la mia memoria ogni tanto si diverte a fare. È comunque indubbio che gli odori hanno una potente capacità di riportare alla mente luoghi, persone, sensazioni.

Ma un'altra frase, sempre in questa canzone, cattura il mio pensiero ogni volta che la ascolto: "I professori non chiedevano mai se eravamo felici." È vero, i professori non chiedono mai ai loro studenti se sono felici. Neppure a me lo hanno mai chiesto, quando andavo a scuola. Ma ciò che mi chiedo è se i professori debbano domandare ai propri studenti se sono felici. Forse no. Magari non è loro compito. La trasmissione di un sapere è il loro compito, non indagini che coinvolgono i sentimenti degli studenti. Forse è la famiglia, piuttosto che la scuola, che si dovrebbe fare carico di chiedere ai figli se sono felici, invece di limitarsi a chiedere loro se hanno preso su la merenda e a che ora sono rientrati la sera prima. E il fatto che Luca lamenti questa carenza da parte dei professori, sta lì a significare che neppure a casa c'è qualcuno che glielo domanda, anche perché se così fosse, chi se ne frega dei professori?

A volte è sorprendente quanti pensieri e riflessioni possono scaturire dall'ascolto di certe canzoni, ma anche dalla lettura di poesie, libri, articoli di giornale.

15 commenti:

  1. Questo post offre tanti spunti.
    Per es., come non parlare del rapporto che esiste tra il tempo, le città ed i nostri sentimenti?
    Spesso, il "veicolo" di tutto questo sono appunto le canzoni, che personalmente, mi ricordano come ero... tanto tempo fa.
    Ricordo bene i brani che hai citato, a cui ne aggiungerei un altro: "Sotto il segno dei pesci" di Venditti, che forse, inizio a capire solo oggi... quando mi rendo conto di che cosa significhi avere "una casa, una famiglia che ti tira fuori dai guai."
    Quell'ultimo lato, beh, non l'ho mai conosciuto: zero famiglia potente per me. Ma tutto il resto sì. Per es., il conforto di una casa quando fuori c'è (metaforicamente e non solo) la tempesta.
    Ed a proposito di tempesta: mi ritrovo molto anche in "Shelter from the storm" (riparo dalla tempesta) di Dylan.
    Ok, forse sono andato un po' fuori tema.
    Buona giornata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il tema del tempo che passa mi ha sempre affascinato. Forse perché ho ormai un'età in cui mi sembra che scappi via così velocemente da non riuscire più ad afferrarlo.
      Mi ricordo che De Gregori diceva: "Vent'anni sembrano pochi, poi ti volti a guardarli e non li trovi più..."
      Le canzoni hanno il merito (merito?) di ricordarci quanto sia impetuoso e veloce questo scorrere.
      Vado ad ascoltare Shelter from the storm, forse la conosco.

      Elimina
  2. Sono cresciuto con l’opinione che la scuola dovesse formare delle persone a 360 gradi, indipendentemente dal nozionismo e dal sapere veicolato e sono stato fortunato con i maestri e i professori incontrati nella mia carriera scolastica. Li ho trovati presenti per ogni tipo di problema. In quarta superiore l’insegnante di Macchine (una materia che odiavo e dove avevo risultati pessimi) mi ha dato un consiglio che ha cambiato la mia vita, mi disse che dovevo vincere la timidezza e allora sarei stato bravo anche nella sua materia e avrei raggiunto qualsiasi risultato, alla fine sarei stato “felice” (usò proprio questo termine) di me stesso.

    In seguito sono passato dall’altra parte della barricata. Ho insegnato quindici anni nelle superiori e ho abbandonato quella professione quando mi sono accorto che la scuola ormai si era trasformata in un apparato burocratico e in un luogo dove il compito principale era cercare di mettere dei “prodotti” utili all’apparato industriale e produttivo. Forse il Luca di Carboni si trovava già in quel tipo di scuola: quella che ha dimenticato che il suo compito principale consiste nel "formare" le persone.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che la scuola non formi è un dato di fatto. È già molto che riesca a insegnare qualcosa, là dove riesce. D'altra parte, come ripete sempre Galimberti, se si fanno classi di trenta o più persone si è già deciso in partenza di escludere la formazione dell'individuo dal percorso scolastico.

      Elimina
  3. Gran bel post. A pc risanato tornerò.
    Ciao.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Eccomi!
      Il tuo post offre parecchi spunti di riflessione ma ne colgo uno: il profumo. Scrivi: "il profumo che avverte è un richiamo di questo affetto" e sì, Luca Carboni è sicuramente innamorato di Bologna e credo anch'io che il profumo di cui parla sia un'estensione di quel sentimento che ha bisogno di tutti gli altri sensi per poter essere espresso... perchè l'amore, qualsiasi tipo di amore, sa mettere in scena, materializzare e rendere viva ogni suggestione.
      Anche i devoti associano un profumo alla presenza del santo che prediligono, garanzia d'una presenza, d'una riconoscibilità e, per come la penso, questo rivela non tanto la presenza effettiva del santo quanto l'intensità della fede di chi li sta pregando.
      Quanto sono importanti i profumi... ci avvolgono, vestono e ci presentano al mondo.
      Tornando alla mia città. In qualsiasi stagione, il sole che sta per tramontare accende col suo rosso i rossi edifici bolognesi e potresti giurare che la magìa esiste, che nell'aria vibra una sottile musica e che l'aria è profumata. D'amore.
      Ciao.


      Elimina
    2. So di cosa parli. Mia figlia maggiore ha studiato a Bologna e ha soggiornato in un piccolo appartamentino di un grande palazzo in zona stazione. È capitato più volte che fossimo lì, la sera, e vedessimo il tramonto dall'alto. Bellissimo.
      Bologna mi piace, ci sono stato tantissime volte e mi ci sono un po' innamorato dalle canzoni di Guccini e dalle sue tante interviste e racconti in cui ne parla.
      Però non so se riuscirei a viverci: troppo caos, per uno come me abituato alla tranquillità della campagna.
      Ciao.

      Elimina
  4. Luca cita più volte la sua splendida Bologna, e coglie mancanze con una sensibilità tutta sua. Credo che sia compito anche dei professori interessarsi della felicità degli studenti, perlomeno della felicità scaturita dagli insegnamenti ricevuti, ma col tempo la complicità di una volta lascia spazio solo al conflitto. Alla gente sembra piacere il conflitto, la bagarre, la minaccia.. a tutti i livelli.. tempi tristissimi.. meglio ascoltare Carboni, magari passeggiando per Santo Stefano, complesso bolognese di rara bellezza..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Conosco santo Stefano, zona che mi pare prenda il nome dall'omonima basilica che è lì in quella zona.
      Quando mia figlia studiava a Bologna (ci ha abitato per un annetto) andavamo spesso a trovarla e ho avuto modo di girare parecchio per la città.
      È una metropoli, non so se riuscirei ad abitarci, ma di una bellezza unica.

      Elimina
    2. ..sentir parlare di Bologna come metropoli, a me romano, fa davvero tenerezza.. ;)

      Elimina
  5. La canzone di Finardi mi pare che sia Non è nel cuore.
    Leopardi scriveva in A Silvia "era il maggio odoroso", chissà forse Carboni in Silvia lo sai, che è la canzone che tu hai citato, ha voluto fare un omaggio al poeta.
    Vivo in campagna e in effetti le sere di maggio profumano di rosa

    RispondiElimina
  6. Sì, è quella la canzone di Finardi. Inizialmente pensavo fosse Patrizia ma mi sbagliavo.
    Non avevo pensato a un ipotetico omaggio di Carboni a Leopardi. Potrebbe essere benissimo.

    RispondiElimina
  7. Sai quanti miei pazienti mi hanno detto, prima o poi: mio padre (o mia madre) non mi ha mai chiesto come stavo? Tanti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Immagino. I genitori tendono a informarsi su cose tipo hai mangiato? Che voti hai preso? A che ora sei rientrato? Domande tipo sei felice? Non pervenute.
      Anche io, come genitore, su questo versante ho parecchio da rimproverarmi.

      Elimina