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sabato 11 giugno 2022

Tre quesiti referendari che probabilmente contrassegnerò con il No

Uno è quello che chiede l'abrogazione della legge Severino, l'altro la separazione delle carriere tra magistratura inquirente e giudicante, il terzo la modifica della custodia cautelare. Sugli altri due credo che mi asterrò perché, pur avendo cercato di capirci qualcosa, non ci sono riuscito, e generalmente non do giudizi su cose che non capisco.

Al quesito che chiede l'abrogazione della legge Severino voterò No per una questione di principio. Da quello che ho capito, il quesito viene presentato come risultato dell'esigenza di evitare che sindaci o amministratori locali non condannati in via definitiva, quindi potenzialmente innocenti, non possano ricoprire cariche pubbliche. Presunzione di innocenza che naturalmente è giusto venga preservata e riconosciuta. Il problema è che il quesito non si propone di risolvere questi aspetti effettivamente problematici del decreto, ma lo abroga in toto, permettendo a condannati in via definitiva di poter tornare a ricoprire pubblici uffici. Poi, certo, quasi sempre le sentenze di condanna definitive sono accompagnate dall'interdizione dai pubblici uffici, e quindi da questo punto di vista il decreto Severino non ha in fondo mai avuto una grande utilità, ma fissa un principio con cui concordo.

Per quanto riguarda la separazione delle funzioni, voterò No per il semplice fatto che già oggi la grande maggioranza dei magistrati esercita una sola funzione, seguita da una piccola parte che cambia funzione una sola volta in tutta la carriera e una piccolissima parte che cambia più di una volta (dati numerici e percentuali sono qui). Alla luce di tutto ciò, a me sembra che il divieto di cambiare funzione all'interno di una magistratura dove gran parte dei magistrati già non la cambia, non abbia alcun impatto relativamente a un maggiore grado di imparzialità dei giudici. Accanto a questi dati oggettivi, ce n'è anche uno ideologico, se così si può dire, che risiede nel fatto che, storicamente, la separazione delle funzioni tra magistratura inquirente e giudicante è stata una delle grandi battaglie (sempre persa) portate avanti dal peggiore berlusconismo. Se io fossi uno abituato a ragionare di pancia, basterebbe già solo questo a farmi votare No.

La modifica della custodia cautelare, invece, è quello su cui sono più combattuto. Alla fine credo voterò No per i pericoli, in caso prevalessero i Sì, segnalati da Giulia Siviero in questo articolo, relativamente alla maggiore difficoltà di preservare l'incolumità di persone vittime di stalking e violenze fisiche e psicologiche in ambito familiare. Ma, ripeto, su questo sono combattuto.

Una curiosità di questo referendum è che non si sa di preciso quante firme sono state raccolte per promuoverlo. Su Wikipedia si parla genericamente di 700.000, quindi 200.000 in più di quelle necessarie, ma il fatto che la richiesta di referendum sia stata depositata in Cassazione con il sostegno di nove consigli regionali guidati da coalizioni di centrodestra autorizza a mettere in conto qualche dubbio.

Comunque sia, il referendum ci sarà, anche se sono molto minimali le probabilità che raggiungerà il quorum. Tra le altre cose, è interessante notare come uno dei grandi promotori, l'immarcescibile Salvini, uno che ha sempre fatto del "deve marcire in galera" il suo slogan preferito (quando si tratta di crimini commessi da stranieri, ovviamente), promuova quesiti referendari che contraddicono palesemente i programmi elettorali del partito di cui è capo. Ma altrimenti non sarebbe Salvini.

4 commenti:

  1. Immagino che ognuno, se potesse, indirebbe referendum su materie che stanno a cuore. È normale che sia così.
    Ciao Valeria.

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  2. Devo dire che anche io sono combattuto: in primis non sono riuscito ad informarmi sui quesiti, che sono su una materia di cui non so nulla, inoltre per ogni quesito ci possono essere pro e contro, ma mi sembra che non vadano a toccare il problema della lungaggine dei processi, che è il problema che anche uno a digiuno di giurisprudenza come me riesce a comprendere.

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  3. In effetti, no, o comunque molto poco. In ogni caso è molto probabile che il quorum non verrà raggiunto, per cui...

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