Pagine
giovedì 31 ottobre 2019
Lady Godiva
mercoledì 30 ottobre 2019
Se cade, si torna al voto
martedì 29 ottobre 2019
San Martino
lunedì 28 ottobre 2019
Fa male
Caro Roberto...
domenica 27 ottobre 2019
Dialoghi
Progresso
E poi parlano di crescita, di progresso, di civiltà, e si incazzano con gli stranieri perché vengono qua e distruggono i nostri valori. Quali valori, quelli di chi non ha nemmeno l'intelligenza di capire che abbandonando quella carcassa di lavatrice a fianco di una pista ciclabile pubblica è come se l'avesse abbandonata nel suo giardino di casa?
Elezioni in Umbria
Domenica mattina
sabato 26 ottobre 2019
venerdì 25 ottobre 2019
Grigio
Insciallah
Ocean Viking
giovedì 24 ottobre 2019
Eseguivano gli ordini
Il tenente colonnello delle Ss Rudolfh Höss, primo dei tre comandanti del campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau, interrogato dall'avvocato Kurt Kauffmann, difensore del capo della Gestapo Ernst Kaltenbrunner, ammette che sotto la sua direzione, durata circa tre anni, sono state uccise ad Auschwitz "Due milioni e mezzo di persone con il gas, un altro mezzo milione è morto invece di fame, stenti e contagi di varia natura."
A questo punto Kaufmann gli rivolge una domanda di per sé non inerente alla procedura processuale in corso: "Pensando alla sua famiglia e ai suoi figli, non ha provato neppure un briciolo di compassione?" Höss annuisce leggermente. Poi risponde: "Contavano solo gli ordini che Himmler mi aveva spiegato e impartito, non contavano i miei dubbi."
Leggendo questo passaggio di questo ottimo libro sul processo di Norimberga, che ho terminato poco fa, mi è venuto in mente un episodio simile raccontato nel libro In quelle tenebre, della giornalista inglese Gitta Sereny. Nel suddetto libro, che mi pare di aver letto l'anno scorso, l'autrice riporta le interviste rivolte a Franz Stangl, comandante del campo di sterminio di Treblinka, nel carcere di Dusseldorf dove era detenuto. Per circa settanta volte la giornalista chiede a Stangl se provasse qualcosa nel fare quello che faceva, e per settanta volte l'ex ufficiale tedesco non risponde, glissa, facendo pensare alla Sereny che il suo silenzio fosse provocato dalla vergogna.
Alla fine, però, la giornalista intuisce il motivo del silenzio: Stangl non si vergogna, semplicemente non capisce il senso della domanda. Nell'ultima intervista, infatti, un po' seccato, lo ammette: "Cosa significa 'Cosa provavo'? Io non dovevo provare niente, la mia mansione era quella di sopprimere nel più breve tempo e nel modo più efficiente possibile ogni carico di ebrei che arrivava coi treni, e io svolgevo il mio compito alla perfezione."
Ubbidivamo agli ordini, quindi non possiamo essere considerati criminali, è il ritornello che ogni gerarca nazista processato e condannato a Norimberga ha opposto come giustificazione di ciò che ha fatto. Ognuno di loro non era nient'altro che "un mattone nel muro", come avrebbero cantato molto tempo dopo i Pink Floyd.
E come si può condannare un mattone?
Calendari
Dopo i soliti papa Bergoglio, Padre Pio, Che Guevara, Mussolini (ebbene sì, c'è gente che compra i suoi calendari), Madre Teresa, cani, gatti, cavalli, lati B vari assortiti, quest'anno fa il suo ingresso nelle edicole il felpato. Per dire come si progredisca sempre, no?
(Dio, che orrore riferire a lui quel "Capitano, mio capitano", memoria nobile di uno dei più grandi film del secolo scorso.)
mercoledì 23 ottobre 2019
martedì 22 ottobre 2019
La testa degli italiani
Ricordi musicali
lunedì 21 ottobre 2019
[...]
domenica 20 ottobre 2019
Dittatori e libri
Whatsapp può aspettare
Due cose belle
sabato 19 ottobre 2019
Roberto Mercadini a Bellaria
La migliore risposta sui vaccini
Il voto agli anziani
Quota 100
venerdì 18 ottobre 2019
Fine de L'Istituto
Ho terminato ora L'Istituto, il nuovo romanzo di King. Ci sono circa un centinaio di pagine, grosso modo a cavallo tra la quattrocentesima e la cinquecentesima, da cui è letteralmente impossibile staccarsi e alle quali si rimane incollati anche se suona il telefono o si è sul divano che ce la si sta per fare addosso. Che altro aggiungere? Niente, chi ha voglia se lo legga e tragga da sé le conclusioni.
Chi muore oggi?
martedì 15 ottobre 2019
Mattei
L'app Blogger si aggiorna
Dopo un certo numero di anni, gli sviluppatori hanno rilasciato un aggiornamento dell'app che consente di scrivere post sulla piattaforma Blogger tramite smartphone. Niente di rivoluzionario, si tratta a prima vista solo di modifiche di carattere estetico che poco o nulla migliorano la già ben nota poca praticità, specie quando si tratta di caricare immagini (per farlo in maniera ottimale occorre utilizzare un browser).
Tredici anni
Oggi questo blog festeggia tredici anni, ma non è più lo stesso di tredici anni fa, ne è cambiata completamente la fisionomia. Quando lo aprii mi ci gettai con passione: post lunghi, articolati, pieni di link, ci dedicavo molto tempo (fin troppo, mi rendo conto ora) e molta gente passava di qua; oggi è diventato più una specie di diario in cui scrivo pensieri brevi e slegati solo quando ho voglia, e con pochi ma affezionati lettori. Ma va bene così.
lunedì 14 ottobre 2019
Luke
Bottiglie e tovaglioli
Ricordo che, da bambino, a pranzo e a cena mia madre metteva sulla tavola una caraffa riempita con l'acqua del rubinetto della cucina. A volte comprava, qui al negozio di fianco a casa, anche l'acqua minerale, che il negoziante vendeva in bottiglie rigorosamente di vetro. Se poi, una volta consumata l'acqua, si riportavano al negozio le bottiglie vuote, invece di gettarle nella spazzatura, il negoziante restituiva qualche lira, il famoso vuoto a rendere.
Naturalmente le bottiglie di vetro venivano poi riutilizzate dalla ditta che imbottigliava l'acqua minerale e il ciclo si perpetuava. Discorso analogo per il vino in bottiglia che beveva mio padre (il Tavernello nel tetrapack sarebbe arrivato molto ma molto dopo). Anche i tovaglioli in tavola erano di stoffa, spesso abbinati alla tovaglia, e si riutilizzavano per più giorni. Poi andavano in lavatrice assieme alla tovaglia, mentre ora si disboscano foreste per pulirsi la bocca dai residui di ragù.
Mi è venuta in mente questa cosa ieri sera mentre gettavo l'immondizia. Il cassonetto giallo per la raccolta della plastica era strapieno e qualcuno aveva già cominciato a lasciare bottiglie e contenitori vari all'esterno. Chissà, forse una volta c'era più attenzione a queste cose, magari ci si teneva di più, c'era una maggiore etica di natura, poi è arrivata la plastica e ha seppellito tutto.
domenica 13 ottobre 2019
Armi ai turchi
Nel frattempo quel gentiluomo di Erdogan continua tranquillamente, anche con le nostre armi, a massacrare i curdi, popolo senza patria storicamente abituato a essere ciclicamente massacrato dal prepotente di turno; curdi che fino a ieri erano stati risparmiati dalla furia sterminatrice del mastino turco solo perché nel territorio dove erano situati, il nord della Siria, c'erano un centinaio di soldati americani (americani e curdi hanno combattuto insieme l'Isis. In realtà i curdi, gli americani si sono limitati a dare una mano).
Poi, improvvisamente, Trump decide di levare le tende, sapendo benissimo quali sarebbero state le conseguenze, perché, dice, mica può sprecare tempo ed energie (cento soldati americani!) per queste guerrigliole del cazzo, e giustifica l'azione dicendo che i curdi sono terroristi (quando ci combatteva assieme non lo sapeva?) e nella Seconda guerra mondiale non hanno mosso un dito in supporto degli americani durante lo sbarco in Normandia (voi vi rendete conto, vero, che il tizio che dice queste scempiaggini è a capo della prima potenza del mondo?).
E così siamo tutti qua, oggi, a stracciarci ipocritamente le vesti perché Erdogan massacra i curdi con armi vendutegli dall'Europa. Europa che naturalmente viaggia in ordine sparso e senza fare troppo casino, perché in Turchia non ci sono solo aziende italiane ma anche francesi, tedesche ecc. Un po' come in fondo noi non abbiamo fatto troppo casino con l'Egitto per la vicenda Regeni, dal momento che l'import-export tra l'Italia e l'Egitto viaggia su numeri dell'ordine di qualche miliardo di euro.
Nel mezzo ci sono gli immancabili profughi, questa volta quelli stanziati in territorio turco, che Erdogan ha quantificato in oltre tre milioni di persone e minacciato di espellere dalla Turchia e spedire in Europa se non la smettiamo di agitarci per la carneficina perpetrata in Siria. Non so se notate: anche in questo caso i profughi trattati non come persone ma come arma di ricatto nei confronti dell'Europa; uomini, quindi, considerati come mezzo e non come fine, quindi mai come persone. Lo faceva Salvini quando li teneva imprigionati sulle navi e lo fa Erdogan con quelli ammassati nei campi profughi turchi. Con buona pace di Kant e di ogni brandello residuo di Umanesimo.
La sicurezza (sul lavoro)
Per quattordici mesi siamo invece stati catapultati in una specie di realtà parallela, totalmente infondata e priva di qualunque ancoraggio alla realtà, dove ci è stato ripetuto fino alla nausea che la lotta per la sicurezza passava esclusivamente dall'impedimento di ingresso nei nostri porti ad alcune navi con a bordo dei naufraghi. E la cosa ha funzionato: su questa palese e gigantesca distorsione della realtà, personaggi infimi hanno costruito un consenso politico altissimo. E molti di noi, come polli, ci sono cascati e si sono prestati per consentire che quegli infimi personaggi crescessero.
Personaggi ora lì in attesa di tornare nelle stanze dei bottoni per poter ricominciare con la stessa propaganda, certi di trovare ancora, allo stesso posto, una plebe ragliante pronta a osannarli di nuovo. E poi vogliamo progredire? Parliamo di grandi orizzonti, di sviluppo, di un'Italia che si rialzerà?
sabato 12 ottobre 2019
All'opposizione
Naturalmente qua non si è così ingenui da pensare che, prima o poi, speriamo poi, il felpato non rientrerà in quelle stanze, ma godiamoci questo tempo, finché durerà.
In dialogo coi nostri pregiudizi
Tra le mie tante perversioni, quella a cui indulgo più volentieri è ascoltare conferenze su Youtube: Galimberti, Odifreddi, Crepet, Eco, Andreoli, Cacciari e altri. Lo faccio principalmente quando passeggio (quando sono a casa preferisco leggere).
venerdì 11 ottobre 2019
La Costituzione modernissima
John Foot è uno storico britannico che ha vissuto e lavorato a lungo a Milano. Ha recentemente pubblicato un libro chiamato L'Italia e le sue storie. 1945-2019, del quale ha terminato la stesura e consegnato il manoscritto all'editore prima della vicende balneari di Salvini e del Papeete.
Dice però (Il Venerdì, 11.10.2019) che "In una nuova edizione la racconterei di sicuro. Come un film: un politico che pensa di poter fare quello che vuole ma si scontra con i meccanismi istituzionali che lo impediscono. Si dice spesso che l'Italia è arretrata, ma in tempi di populismo la vostra Costituzione si rivela modernissima. Magari avessimo anche noi delle regole così precise, e soprattutto scritte [in Inghilterra la Costituzione non è scritta né racchiusa in un documento generale come negli altri stati], per impedire l'eccessiva concentrazione di potere nelle mani di una persona sola."
C'è voluto uno storico inglese per spezzare una lancia in favore della modernità della nostra Costituzione, da noi così spesso bistrattata e accusata di essere vecchia e non più al passo coi tempi; quella Costituzione che finora, ce lo dimentichiamo spesso, ci ha salvato dalle velleità autoritarie dei Berlusconi e dei Salvini.
giovedì 10 ottobre 2019
L'istituto
Joker
Ieri, approfittando del fatto che sia io che mia moglie avevamo il pomeriggio libero, avevamo pensato di andare all'UCI di Savignano a vedere Joker, film di cui si sta parlando parecchio in questi giorni. Avevo dato un'occhiata al sito appurando che c'era una proiezione alle 18:15. Perfetta.
Arrivati là, ho notato che sul cartellone elettronico alle spalle del cassiere, accanto al titolo del film era riportata tra parentesi la sigla O.V. e gli ho quindi chiesto conferma del fatto che quella proiezione fosse in lingua inglese; lui me lo ha confermato. A quel punto, già che c'ero, avrei voluto chiedergli come mai sul sito non fosse menzionato il fatto che la proiezione delle 18:15 era in inglese, ma poi ho pensato che non era certo lui a gestirlo, e quindi a cosa sarebbe servito? La proiezione successiva (in lingua italiana) ci sarebbe stata alle otto, quasi due ore dopo, e siccome non avevamo voglia di aspettare ce ne siamo tornati a casa, facendo una sosta per una pizza alla mitica Coccinella di Savignano.
Joker dovrà aspettare.
martedì 8 ottobre 2019
Taglio dei parlamentari
Boh, non so, non ho un'idea ben precisa in merito al raggiungimento del traguardo del taglio di parlamentari. Così, a impressione, mi sembra di trovare maggiore validità argomentativa in chi ne evidenzia le criticità piuttosto che i vantaggi (sostanzialmente, i detrattori vedono negativamente la riduzione della rappresentanza parlamentare, i sostenitori si limitano a evidenziare il lato economico della riforma).
Non ho un'idea ben precisa in merito, come dicevo. Mi viene da pensare che se i padri costituenti avevano previsto un certo numero di deputati e di senatori, come garanzia di piena espressione democratica del parlamento, forse più che intervenire sul numero degli eletti bisognerebbe intervenire sulla loro qualità.
lunedì 7 ottobre 2019
La solitudine
("La solitudine è bella, ma ci vuole qualcuno per dirvi che la solitudine è bella".)
Johann Georg Zimmermann, filosofo tedesco del Settecento.
Ho trovato citato questa specie di aforisma in un racconto di Edgar Allan Poe che sto leggendo ora, intitolato L'isola della fata. Ho trovato per caso il libro che lo contiene nella mia libreria e sto facendo da un po' mente locale per cercare di ricordare come ci sia arrivato. È una raccolta di scritti intitolata Racconti del terrore, vergati quasi tutti tra il 1830 e il 1840. Ho terminato poco fa il saggio di Paolo Mieli di cui ho già parlato in post precedenti, e mentre ravanavo nella libreria dopo averlo riposto, mi sono imbattuto per caso in questo di Poe, mentre naturalmente cercavo tutt'altro - non succede sempre così?
E niente, mi è piaciuto quell'aforisma sulla solitudine e l'ho voluto lasciare qui.
Lunedì
- Sveglia alle 5:45
- Fuori piove ed è ancora buio
- Colleghi che parlano di calcio (a me del calcio non importa una beata fava)
- Il collega tutto casa e chiesa che "Prova a portare il crocifisso a casa loro [i musulmani] e poi vedi"
- Due muletti su quattro non funzionano (tocca spostare i bancali coi sollevatori manuali)
- Ancora tredici anni alla pensione (se va bene)
- Anche se lavoro qua da trent'anni, a volte mi sento come uno che non c'entra niente
Capite perché a volte è così difficile sopravvivere ai lunedì mattina?
domenica 6 ottobre 2019
Populismo d'antan
"[Il populista] non ragiona, non discute, non ascolta le opinioni diverse dalla sua, manifesta gli istinti da cui è mosso, si fa trasportare dagli affetti e dalle passioni che non prova neppure a controllare, ama o odia senza vie di mezzo, nutre una sorta di venerazione per il leader, cerca un capro espiatorio [...] emargina ed espelle chi dissente, definisce un nemico esterno e basa sulla lotta a quel nemico la sua unità, sa di essere incompetente ma vuole che la sua opinione conti, critica la politica, i politici e gli esperti, vuole eliminare ogni mediazione ed esprimersi direttamente."
Così nell'Ottocento. Oggi, pur dopo alterni percorsi, mi sembra che più o meno siamo tornati lì.
Chef Rubio e la sicurezza
Credo che denunciare queste cose, sia che lo faccia Rubio o che lo facciano gli addetti ai lavori, non rappresenti un insulto, come strillano i soliti Salvini e Meloni e compagnia cantante al seguito, né rappresenti una forma di mancanza di rispetto nei confronti dei due poveri poliziotti, ma sia semplicemente un modo per cercare di smuovere qualcosa in un paese dove non si muove mai niente, nemmeno dopo una tragedia.
Renzi propone
Dice Renzi che "Italia viva studia le carte, lancia proposte, trova coperture. Propone idee insomma." Bello. Rimane solo che spieghi perché per fare questo abbia sentito il bisogno di fuoriuscire dal Partito democratico, minandone ulteriormente la già precaria stabilità. I buoni propositi enunciati, lui e la sua compagine non potevano attuarli restando all'interno del partito, contribuendo così a mostrare una parvenza di unità di un governo che sembra già avviato sulla strada della crisi? (Salvini è già sulla riva del fiume, in caso non si fosse notato.)
sabato 5 ottobre 2019
Chance di successo della Resistenza
Scrive Paolo Mieli nel suo saggio Le verità nascoste, trenta casi di manipolazione della storia, che gli episodi di diffidenza, quando di non vera e propria ostilità, degli Alleati nei confronti di comparti della Resistenza, durante la guerra di liberazione del nostro paese dal nazifascismo, non erano generati, come comunemente si crede (lo pensavo anche io), dal fatto che per gran parte i movimenti partigiani fossero influenzati dall'ideologia comunista, ma da motivi più prosaici, come ad esempio la poca fiducia nelle possibilità di ottenere successi da parte dei partigiani.
Scrive Mieli: "È un fatto che gli Alleati aiutarono e rifornirono generosamente la resistenza del comunista Tito, il che rende evidente che non era la maggiore o minore presenza dei comunisti nei movimenti che si battevano contro nazisti e fascisti a far pendere un piatto o l'altro della bilancia angloamericana. Erano piuttosto le chance di successo che venivano attribuite a questo o quel gruppo resistenziale. E, per quanto indicibile possa apparire oggi questa verità, agli italiani - a differenza di francesi o jugoslavi - ne venivano riconosciute assai poche."
giovedì 3 ottobre 2019
Da Mieli a King
Da una ventina di giorni mi barcameno con due libri che non riesco a finire, non perché non mi piacciano, tutt'altro, ma perché, a causa di incombenze varie, mi manca il tempo materiale per leggere, e quando succede provo un vago senso di frustrazione. Uno è Tutto è fatidico, sempre di King, l'altro è un saggio storico sull'influenza che ha avuto la religione nella nascita delle maggiori dittature del secolo scorso: In nome di Dio, dello storico Michael Burleigh. Ma stasera non ci sono per nessuno: da adesso fino almeno alle undici, leggo, caschi il mondo. E poi, dopo la burrasca di stamattina, si è improvvisamente fatto freddo, ed è noto che il freddo invoglia a leggere.
Giorgia Meloni e le bufale su Carola Rackete
Poteva, per l'occasione, la signora Meloni dare prova di un barlume di intelligenza restandosene zitta? Non sarebbe stata la Meloni se l'avesse fatto. E infatti eccola pancia a terra lanciare uno dei suoi leggendari tweet, molti dei quali delle vere e proprie pietre miliari nel campo delle bufale online, secondi solo a quelli di Salvini. Ma ecco il portentoso tweet della signora:
Ci vuole un certo impegno a riuscire a infilare tre bufale in così poche righe, ma la Meloni ci riesce agevolmente, forte di un'esperienza pluriennale nel campo delle balle. La prima bufala riguarda naturalmente l'accusa rivolta alla capitana di essere stata in combutta col geverno tedesco per lasciare i migranti in Italia (qui un dettagliato articolo di Open che la smonta); la seconda è quella secondo cui avrebbe infranto "le leggi", quando in realtà un giudice ha stabilito che nella decisione di Carola Rackete di attraccare non è ravvisabile alcuna infrazione di leggi (qui un estratto delle motivazioni); la terza bufala batte ancora sul famoso/famigerato speronamento, che con lo speronamento non c'entra assolutamente nulla, se si conosce il significato del termine (qui trovate una esauriente spiegazione del Post con tanto di disegnino, caso mai qualche adepto della ditta Salvini/Meloni passasse di qui).
Cosa aggiungere? Niente. Siamo in balia di un nuovo modo di fare politica e guadagnare consensi basato sulla ossessiva riproposizione di bufale, che trovano terreno più che fertile in una plebe di fanatiche menti semplici, pronte a bersi di tutto senza mettere nulla in discussione. Triste, ma è così.
mercoledì 2 ottobre 2019
Tortellini
Perché tanta polemica sui tortellini con ripieno al pollo? Mica si tratta di un'imposizione. Accanto ai canonici tortellini con ripieno di maiale, ne è stata preparata una piccola parte con ripieno diverso per permettere anche a chi, per qualsiasi motivo, non mangia carne di maiale di poterli gustare. Dove sarebbe l'attacco alla nostra identità e alle nostre tradizioni?
Mi vengono in mente tutte le polemiche che nacquero durante la gestazione e la nascita della legge sulle Unioni civili, descritta come un attacco alla famiglia tradizionale. Ma dov'è questo attacco? Chi vuole sposarsi tradizionalmente può continuare a farlo come sempre, chi vuole certificare l'unione col partner attraverso l'istituto delle unioni civili, con l'entrata in vigore di quella legge ora lo può fare. Io non vedo nessun attacco ad alcunché, vedo solo più libertà di scelta ed estensione di diritti a una platea più ampia di persone. Possibile che queste cose diano così fastidio?
martedì 1 ottobre 2019
Tra Bufalo Bill e Tran Tran
"Sono in salotto coi piedi in ammollo Penso di te, solo che sei un accollo Minchia che accollo, whoa, non ti seguo su Insta', no
Mi ami mo' che mi vedi su una rivista
Mando baci alle fans, eh, non mi metto le Vans, wooh."
Il testo che leggete qui sopra è un estratto dalla "canzone" intitolata Tran Tran, di tale Sfera Ebbasta, che su Youtube vanta una decina di milioni di visualizzazioni. Perché ho tirato in ballo 'sto tipo? Perché oggi mi sono imbattuto in un gruppo di ragazzini, alla fermata dell'autobus, che riuniti attorno a uno smartphone cantavano a voce alta questo pezzo. Dal momento che ho notato che i video presenti sul canale del tipo hanno tutti svariati milioni di visualizzazioni, presumo che Sfera Ebbasta sia un po' l'equivalente dei cantautori che ascoltavamo noi genitori attempati quando avevamo l'età dei ragazzini alla fermata.
A proposito dei suddetti cantautori, mi è venuto in mente un pezzo chiamato Bufalo Bill, di Francesco De Gregori. A un certo punto recita: "...e vent'anni sembran pochi, poi ti volti a guardarli e non li trovi più.
E mi ricordo infatti un pomeriggio triste, io col mio amico Culo di gomma, famoso meccanico.
Sul ciglio di una strada a contemplare l'America, diminuzione dei cavalli e aumento dell'ottimismo."
Che differenza c'è tra i due testi? La prima, direi, è che quella del rapper è una descrizione di una serie di situazioni banalissime che non abbisognano di alcuna spiegazione. Il testo di De Gregori, invece, è più ermetico. Decisamente più ermetico. Direi incomprensibile. Il tipo di testo che spinge chi lo ascolti a chiedersi cosa significhi e a pensarci su per cercare di comprenderlo. Ci si sforza, in qualche modo (a me succede ancora oggi ogni volta che lo ascolto), si utilizza il cervello alla ricerca di una soluzione.
Ma la soluzione non c'è, non ci può essere, perché si tratta di poesia, di immagini evocative che razionalmente non hanno alcun significato e, per questo, permettono alla mente di ognuno di definirle a proprio piacimento, di interpretarle in maniera soggettiva. La bellezza di quei versi, insomma, sta tutta nella loro incomprensibilità ed evocatività, sublimate nell'immagine dell'io narrante che si siede sul ciglio di una strada, assieme al suo amico, a contemplare una misteriosa America che può essere l'alter ego di chiunque o di qualsiasi cosa.
Sintetizzando brutalmente, mi verrebbe da dire che la differenza tra noi genitori attempati e i nostri figli, è che noi siamo cresciuti coi poeti, i nostri figli con banali e mediocri cronisti di una altrettanto banale e mediocre quotidianità.