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lunedì 31 ottobre 2016
(...)
Chi è l'artefice di questa riforma? Un Parlamento nominato con una legge elettorale bocciata dalla Consulta (sentenza n. 1 del 2014) che non ha imposto lo scioglimento delle Camere solo per assicurare continuità istituzionale e per il disbrigo degli affari contingenti, non certo perché esse lanciassero una riforma che va a toccare ben 47 articoli della Carta. Ancora, come ricorda Gustavo Zagrebelsky, questa riforma costituzionale è stata imposta dal governo, votata dalla maggioranza di governo e sostenuta, irritualmente, dall'ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che da imparziale custode della Carta si è trasformato in attivo promotore della sua revisione.
Nel 1947 Pietro Calamandrei si augurava tutt'altro, scrivendo che '...quando l'Assemblea discuterà pubblicamente la nuova Costituzione i banchi del governo dovranno essere vuoti; estraneo del pari deve rimanere il governo alla formulazione del progetto, se si vuole che questo scaturisca interamente dalla libera determinazione dell'Assemblea sovrana'".
[...]
"Se dovesse vincere il fronte referendario del sì, grazie alla combinazione della riforma Renzi-Boschi e della nuova legge elettorale Italicum, che ripropone le stesse criticità del Porcellum bocciato dalla Consulta, saranno un esecutivo rafforzato, una Camera composta da parlamentari in buona parte nominati e un Senato di non eletti i prossimi padrini delle future modifiche alla Carta. Con buona pace del principio costituzionale di sovranità popolare. Quali potranno essere poi le future revisioni, non è difficile da immaginare. Basta scorrere le altre indicazioni fornire da J. P. Morgan, come quella di porre un argine alle 'tutele costituzionali dei diritti dei lavoratori' oppure alla 'licenza di protestare se vengono proposte sgradite modifiche allo status quo'".
(S. Settis - Costituzione!)
Radici
oscura e silenziosa se ne sta,
respiri un' aria limpida e leggera
e senti voci forse di altra età,
e senti voci forse di altra età...
La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l'anima che hai,
se vuoi capire l'anima che hai...
(F. Guccini - Radici - 1970)
Mi è venuto in mente questo vecchissimo pezzo di Guccini, mentre leggevo delle persone colpite dal terremoto che non vogliono abbandonare la propria terra, le proprie case distrutte, in definitiva le proprie radici. Se si vive per tutta la vita in un posto, si diventa parte di quel posto, ci si entra in simbiosi, ed esserne sradicati a forza dev'essere terribile alla stessa maniera che sopportare un terremoto.
domenica 30 ottobre 2016
Pregare, pregare, pregare (per cosa?)
Socci che su facebook indica la preghiera come unico rimedio per sconfiggere la piaga dei terremoti è in fondo questa roba qua: la riproposizione nell'era di internet nel terzo millennio di atteggiamenti talmente anacronistici da risultare quasi patetici. Quei poveri frati che a Norcia, subito dopo il crollo della cattedrale, si sono recati sul sagrato a pregare, per cosa hanno pregato il loro dio? Hanno ringraziato per averla scampata? Hanno alzato invocazioni affinché non venga un altro terremoto, facendo assumere alla preghiera le vesti di una specie di polizza assicurativa contro i terremoti?
Quello che Socci e soci non capiscono è che l'idea che da qualche parte ci sia un dio che sta lì a controllarci, a giudicarci, a intromettersi nelle faccende di questo mondo e che può essere blandito con particolari preghiere o riti non ha più senso, oggi. O almeno è surreale che per qualcuno ne abbia ancora. Poi, per carità, ognuno faccia un po' come gli pare.
sabato 29 ottobre 2016
Chi voterà sì
Credo che chi voterà sì a questo scempio lo farà principalmente per tre motivi:
1) Non ha letto in cosa consiste questa riforma.
2) Ha letto ma non ha capito niente.
3) Ha letto, ha capito, ma l'approccio fideistico al partito e al suo capo è più forte della sua capacità critica.
Altre spiegazioni non ne vedo.
Tre ore in un paese surreale
C'è da pensare di vivere in un paese surreale, leggendo la sequenza degli eventi che si sono concatenati nelle tre ore trascorse da quando un automobilista ha segnalato la caduta di calcinacci a quando il ponte in provincia di Lecco è crollato. Tre ore in cui si sono sommate incomprensioni, discussioni tra Anas e Provincia in merito a chi competesse chiudere, e se chiudere, al traffico la strada, telefonate tragicomiche tra cantonieri e Provincia; poi invio di tecnici per sopralluoghi, tecnici che dicono che la strada deve essere chiusa subito; quindi, altro giro di telefonate. Poi si decide per la chiusura, ma prima deve arrivare un camion con la segnaletica apposita da piazzare. Il camion tarda, la strada incredibilmente rimane aperta e - un classico di quando la sfiga va a dare manforte alla burocrazia - sul ponte si affaccia un Tir con 70 tonnellate di ferro. Il ponte si spezza come un grissino, ci scappa il morto e alcuni feriti. Consumata la tragedia, le parti in causa continuano ancora a rimpallarsi colpe e responsabilità come se niente fosse.
Non è un paese tragicamente surreale, questo?
Costituzione e biblioteca
Mi sono reso conto che quando vado in biblioteca o in libreria non cerco un libro, è il libro che cerca me, e succede ogni volta che ci vado già con l'idea di ciò che cerco ed esco invece con tutt'altro. Stamattina, ad esempio, non appena ho messo piede nel reparto saggistica l'occhio mi è caduto immediatamente su questo libro che, guarda la combinazione, è capitato a fagiolo, dal momento che tra un mese saremo chiamati a decidere se contribuire a distruggere un altro pezzo di Costituzione o se contribuire a preservarla dalle grinfie di certa gentaglia. È un libro di Salvatore Settis sulla Costituzione che è uscito pochi mesi fa, quando il dibattito tra i sostenitori del sì e del no cominciava a uscire dal letargo e a interessare in misura sempre maggiore la gente. Per ora ho letto l'introduzione, e già alcuni punti evidenziati da Settis mi paiono interessantissimi. Il primo è che Settis non ha scritto questo saggio in relazione alla situazione contingente, ossia la riforma costituzionale di Renzi, perché - scrive - "L'attacco alla Costituzione comincia molto prima del governo Renzi ed è destinato a durare molto a lungo, proseguendo il graduale smantellamento dell'orizzonte di diritti e garanzie voluto dalla Costituente." Cita quindi il tentativo della riforma Berlusconi-Bossi del 2005, quello targato Berlusconi-Bossi-Tremonti del 2011 di stravolgere l'art. 41 e quello di Monti del 2012 che trasformò l'art. 81 sul pareggio di bilancio. Aggiunge sempre Settis che la meticolosa demolizione della Costituzione e conseguente degrado civile e politico continueranno comunque, indipendentemente dal fatto che vincano i sì o i no. Se vinceranno i no, identiche "riforme" saranno riproposte in nuovi travestimenti; se vinceranno i sì, la nuova forma di Stato e di governo, con un parlamento indebolito e un esecutivo rafforzato, sarà trampolino di lancio per nuove forme di erosione dei nostri diritti.
giovedì 27 ottobre 2016
Luciano Rispoli
Sarebbe fin troppo facile cedere alla tentazione di paragonare la tv di adesso a quella degli anni in cui era fatta da personaggi come Luciano Rispoli (foto), che se n'è andato oggi. Intendiamoci, non è che allora in Rai fosse tutto buono e bello, ma la tv di qualità prevaleva nettamente su quella di scarsa qualità, e tra quelli capaci di fare la differenza c'erano personaggi come Rispoli, che proponevano trasmissioni intelligenti, garbate, senza urli, volgarità, senza inviati perennemente collegati da ogni luogo di tragedia. Ecco, Rispoli faceva quella tv lì. La sua Parola mia, ad esempio, è stata per me e la mia famiglia un appuntamento fisso. Una trasmissione tutta incentrata sull'insegnamento del corretto uso della lingua italiana, proposto in maniera stimolante da Rispoli assieme a uno dei più autorevoli linguisti italiani, il leggendario professor Gian Luigi Beccaria (immagine qui sotto).
Sarà forse perché col passare degli anni la innata tendenza a considerare migliori le cose del passato, rispetto a quelle del presente, si fa via via sempre più forte, o sarà forse per altri motivi, non so, fatto sta che quella tv lì, quella dei Rispoli e dei Beccaria, adesso non c'è più. E io devo molto a loro, perché so che un po' della mia passione per i libri e la scrittura viene anche da lì.
mercoledì 26 ottobre 2016
Charles Berlitz e il Triangolo delle Bermude
L'immagine che vedete qui sopra rappresenta la copertina di un'edizione del libro Senza traccia di Charles Berlitz. Lessi questo libro ai tempi delle scuole medie e sono sicuro di averlo ancora da qualche parte qui in giro per casa; forse di sotto in cantina o di sopra nell'appartamento di mia mamma. Vi chiederete perché abbia tirato in ballo questo vecchio tomo pieno di fandonie (il presunto mistero del Triangolo delle Bermude è stato chiarito da anni, e non c'era alcun mistero). Perché l'autore, Charles Berlitz, è stato citato da Paolo Attivissimo in questo suo post in cui sbufala chi, ancora oggi, la mena con 'sta storia.
Leggendo l'articolo di Paolo sono tornato indietro con la memoria agli anni delle medie e questo libro me lo ricordo benissimo perché mi affascinò, tanto che lo rilessi addirittura più volte. Oggi so perfettamente che si tratta di fandonie, ma allora ero giovane e ingenuo e mi trovavo in quell'età in cui si tende a credere a qualsiasi scemenza senza stare lì a farsi troppe domande. Francesco Guccini, in un suo famoso pezzo cantava: "...a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si hanno in testa a quell'età." Ecco, quando lessi questo libro i vent'anni dovevano ancora venire, quindi figuratevi un po'.
Visto che si parla di Berlitz, ho approfittato per leggere, pur con una trentina d'anni di ritardo, qualche notizia su di lui su Wikipedia. Istintivamente pensavo che si trattasse di uno di quei personaggi un po' sempliciotti, alla Red Ronnie ad esempio, invece ho scoperto che aveva studiato a Yale e che parlava la bellezza di 25 lingue, di cui 8 a livello madrelingua. Curioso e anche un po' triste che un tipo con tale background abbia fatto vagoni di soldi vendendo fandonie. Se riuscirò a ritrovare il libro forse lo rileggerò di nuovo.
Ovviamente col senno di adesso.
martedì 25 ottobre 2016
La Chiesa cattolica dice sì alla cremazione
Chi, come lo scrivente, non è credente e osserva la faccenda da fuori, non può non sorridere di fronte a tutto questo affannarsi a regolamentare e codificare le procedure di smaltimento dei mortali corpi, ma tant'è. Fa anche un certo effetto pensare a tutti i secoli in cui la cremazione, ossia la trasformazione del corpo del defunto in cenere e polvere, era rigorosamente vietata, dal momento che un cadavere sotterrato otteneva col tempo il medesimo risultato, cioè appunto quello di trasformarsi in polvere. Ma qui si entra nell'illogico profondo, in cui, si sa, quelli di Oltretevere hanno sempre eccelso.
Un pubblico encomio?
lunedì 24 ottobre 2016
Bob Dylan rifiuterà il Nobel?
All'inizio pensavo che l'assegnazione del Nobel a Dylan fosse qualcosa che assomigliava a una provocazione, adesso mi rendo conto che la vera provocazione la sta mettendo in atto il cantautore americano.
domenica 23 ottobre 2016
Nella libreria
Stamattina, afferrando il coraggio a due mani, ho messo un po' d'ordine nel caos che regnava nella mia libreria, nella sala. Rimettere ordine in una libreria è un esercizio che ha un suo fascino, perché si ritrovano libri che non si sono ancora letti, libri letti ma dimenticati, libri di cui non si sa la provenienza o non la si ricorda, libri che riportano alla mente brani che ci sono particolarmente piaciuti o che magari ci hanno annoiato.
Questo libro di Sepúlveda, ad esempio, non so come sia capitato lì, né ricordo di averlo mai letto. Anzi, adesso che ci penso bene, mi pare di non aver mai letto niente del grande scrittore cileno, quindi comincio adesso.
sabato 22 ottobre 2016
La grande frattura
Ero un po' titubante quando si è trattato di iniziare a leggere questo libro, in cui mi sono imbattuto per caso in biblioteca. Pensavo che un saggio di economia mi avrebbe stancato dopo poche pagine. Invece mi sono dovuto ricredere: il libro in questione non ha niente di accademico e l'autore, il premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz, ha il dono di saper scrivere in maniera chiara e facilmente comprensibile anche a chi, come lo scrivente, di economia non ha mai masticato granché. Oltre a essere chiarissimo, questo libro fa spesso indignare, arrabbiare, e la rabbia di chi lo legge nasce dallo scoprire i motivi che hanno reso, nel corso degli ultimi 30/40 anni, l'America uno dei paesi in cui la disuguaglianza, l'ingiustizia sociale (l'1% degli americani porta a casa l'equivalente del reddito di un quarto dell'intera nazione, e sempre lo stesso 1% controlla il 40% della ricchezza totale del paese) e la povertà infantile sono più alti rispetto a tutti gli altri paesi dell'occidente industrializzato. Disuguaglianza che non è cascata dal cielo in maniera imprevedibile, come se fosse una specie di maledizione, ma che è stata scientemente alimentata da precise scelte politiche, iniziate con la famigerata amministrazione Reagan e continuate fino a quella attuale targata Obama, scelte finalizzate a far prosperare interessi lobbistici e di parte, finalizzati a rendere il famoso 1% sempre più ricco a scapito del restante 99.
Stiglitz racconta, con spietata lucidità e dovizia di particolari, cosa c'è stato dietro il disastro finanziario iniziato nel settembre 2007 col famoso fallimento della Lehman Brothers, e anche i motivi che hanno condotto alla Grande recessione iniziata nel 2008 e di cui ancora si fatica a vedere la fine, ed elenca precise responsabilità, iniziate nella famigerata amministrazione Bush e proseguite per tutti questi anni tra finanza predatoria e truffaldina e sistema bancario marcio, che ha tradito la sua vocazione originaria, prestare soldi a famiglie e imprese, per trasformarsi in un manipolo di giocatori d'azzardo senza scrupoli.
Un libro amaro, che fa riflettere, e soprattutto che si legge tutto in un fiato.
venerdì 21 ottobre 2016
Ma perché si scalda tanto sulla mozione dell'Unesco?
Senza entrare in complicate questioni storico/religiose sulla sacralità del muro per gli Ebrei piuttosto che per i musulmani, mi limito a far notare che riguardo alla famosa votazione sulla mozione dell'Unesco il governo si è astenuto. E un'astensione non è mica una presa di posizione a favore di una delle due parti. Insomma, non ho capito perché Renzi sbraiti tanto e minacci addirittura rotture con l'Europa. Faccio un'ipotesi: il referendum si avvicina e un po' di fumo negli occhi ai poveri di spirito, sotto forma di finta guerra all'Europa, può solo far bene. Anche perché, suvvia, credete davvero che a Renzi della faccenda importi qualcosa?
giovedì 20 ottobre 2016
Io e mio fratello (e Trump)
Quando ero piccolo giocavo spesso con mio fratello Nicola a carte (briscola, scala 40, scopa ecc.), ma anche a dama, Master Mind, domino e così via, ed era un continuo litigare perché - un classico tra bambini- nessuno accettava mai di perdere. Chi perdeva accampava mille scuse per invalidare la vittoria dell'altro, scuse per la maggior parte pretestuose e ridicole. Mi è venuto in mente tutto ciò mentre leggevo la dichiarazione di Trump secondo cui in caso di sconfitta si riserva di non accettare il responso.
La differenza è che io e mio fratello eravamo bambini.
mercoledì 19 ottobre 2016
Umberto Eco aveva ragione
Quando Umberto Eco disse che internet ha dato voce a una interminabile pletora di imbecilli che, prima del suo avvento, al massimo si sfogavano nei bar, penso si riferisse anche a gente come la legione di livorosi/rancorosi/invidiosi che ha assalito Bebe Vio a suon di insulti per essere andata assieme a Renzi e relativa delegazione a cena da Obama. Questa plateale dimostrazione di inciviltà è solo l'ultima della lunga serie che ha costretto gli oppositori della prima ora del postulato di Eco a dargli ragione, e forse un merito l'ha avuto: fare prendere coscienza che il numero di imbecilli a cui si riferiva il grande scrittore è infinitamente più elevato di qualsiasi stima ciascuno si sia fatto.
Via Facebook e Messenger
martedì 18 ottobre 2016
Lavoro ed equità
Le persone non sono macchine. Devono essere motivate per lavorare sodo. E se pensano di essere trattate in modo iniquo, è difficile motivarle. Questo è uno dei punti centrali della moderna teoria economica del lavoro, sintetizzata nella cosiddetta teoria dei salari di efficienza, in base alla quale il modo in cui le imprese trattano i lavoratori - inclusa la remunerazione - incide sulla produttività.Può sembrare di una banalità disarmante, questo assunto, e forse lo è, fatto sta che mi ha colpito, e probabilmente mi ha colpito perché non ci avevo mai pensato. Questa cosiddetta teoria dei salari di efficienza, riportata da Joseph Stiglitz nel suo saggio che sto leggendo in questi giorni, non è roba recente ma fu postulata addirittura un secolo fa dall'economista inglese Alfred Marshall, vissuto a cavallo tra il 1800 e il 1900. Conseguenza di questo assunto, che non è una semplice teoria ma il frutto consolidato di molteplici esperimenti economici, è che il lavoratore meglio retribuito è per l'impresa meno costoso, anche se sembra un paradosso, e questo perché la resa del lavoratore maggiormente incentivato è in proporzione maggiore di quella di un lavoratore meno incentivato per svariati motivi, non ultimo, appunto, quello economico. A un imprenditore, quindi, costa meno un lavoratore a cui elargisce uno stipendio maggiore. Scrive ancora Stiglitz:
La sensazione diffusa un tempo tra i lavoratori dell'Unione Sovietica di essere sfruttati da dirigenti che vivevano nel lusso svolse un ruolo importante nell'affossamento dell'economia sovietica e nel suo definitivo collasso. Come recitava una vecchia battuta sovietica: "Loro fanno finta di pagarci, e noi facciamo finta di lavorare."E niente, domattina mi verrebbe voglia di fare due chiacchiere col mio titolare.
Pomeriggi di ottobre
Sono in camera che leggo, sul comodino e sulla scrivania ho pile di libri. Dalla finestra vedo il sole che scende tra le case del vicinato. Tra pochi giorni tornerà l'ora solare e a quest'ora sarà già buio pesto.
Penso a ottobre come a un mese molto strano.
lunedì 17 ottobre 2016
Trump non potrebbe comunque fare peggio di Bush
Dice il grande Noam Chomsky che se Trump sarà eletto sarà un disastro per il mondo. Sto leggendo in questi giorni La grande frattura, del premio Nobel per l'economia Joseph Stiglitz, e sono sicuro che se anche Trump fosse malauguratamente eletto, cosa comunque assai improbabile, almeno a giudicare dall'evolversi della situazione, non potrebbe comunque fare più danni di quelli che fece l'amministrazione Bush dal 2001 al 2009.
La pulsione acchiappa-clic che fa a pezzi il giornalismo
"Purtroppo su queste cose si scivola per la pulsione a pubblicare pezzi "pop" che portino clic."La confessione che ho citato qui, è stata fatta da un "giornalista" al blogger e cacciatore di bufale Paolo Attivissimo e riportata in questo suo articolo in cui smonta la bufala del famoso questionario britannico frettolosamente etichettato come razzista. Non so se si riesca a comprendere appieno la portata di questa confessione. Non mi pare una cosa di poco conto. È in pratica l'ammissione che in certe redazioni la discriminante tra il pubblicare una notizia o cestinarla non è dettata dal fatto che si tratti di una bufala o meno, ma dai clic che può portare; se poi si tratta di una probabile bufala, beh, pazienza, qualcuno si prenderà la briga di sbufalarla, l'importante è attirare clic così gli inserzionisti sono contenti.
Quello che fa specie è che non stiamo parlando di siti o giornali di poco conto o di nicchia. La bufala del quesito razzista, che in realtà non lo era (bastavano due minuti di Google per capirlo), è stato ripresa da Corriere, Repubblica, Stampa e così via, cioè dai maggiori siti di (dis)informazione del nostro paese. L'aspetto curioso della faccenda è che un certo numero di anni fa, quando ci fu il boom dei blog, nacque una polemica piuttosto accesa e con notevoli strascichi tra blogger e giornalisti, con questi ultimi che accusavano appunto i primi di essere dilettanti che pubblicavano qualsiasi cosa capitasse loro a tiro senza stare tanto a verificare e approfondire. Non era vero, ovviamente. Adesso la verità su chi fossero i veri bufalari è venuta a galla, e lo ammettono tranquillamente pure loro.
domenica 16 ottobre 2016
La presa in giro dell'abolizione di Equitalia
sabato 15 ottobre 2016
Ancora sul Nobel a Dylan
Decadimenti culturali
Vittime e carnefici
Inizialmente questo libro mi era sembrato abbastanza noioso, perché si limitava a una specie di elenco dei luoghi e dei modi in cui i cristiani venivano (e vengono) perseguitati in varie parti del mondo. La seconda parte, invece, si è rivelata essere interessantissima e l'ho praticamente divorata. È la parte in cui l'autore analizza in profondità le cause di queste persecuzioni, che non sono rivolte solo versi i cristiani ma verso tutte le minoranze religiose. E le motivazioni sono solo all'apparenza di tipo religioso, quelle vere sono da ricercare nella povertà, nella miseria, nella guerra e in contesti culturali drammatici.
Il pensiero conclusivo dell'autore lo trovo molto significativo. Da Caino e Abele in qua la storia umana si è svolta all'insegna delle prevaricazioni, che esistono anche oggi, soprattutto oggi. E prevaricatori e carnefici non sono solo quelli che apertamente e materialmente si rendono tali, ma spesso hanno anche le sembianze degli sfruttatori che col loro modus vivendi negano ai poveri i loro diritti fondamentali.
La società occidentale, scrive sempre Albanese, ha grandi colpe di tutto ciò, principalmente dovute al fatto che culturalmente è sempre stata permeata da una spessa coltre di opportunismo che la porta ancora oggi a guardare dall'alto verso il basso l'alterità e la diversità culturale. Un libro che fa riflettere, che a tratti manda in crisi, e che tratteggia con disarmante realismo il cinismo e le bieche strumentalizzazioni, da parte di squallidi personaggi, di drammi come quello delle migrazioni.
Mi sentirei di consigliarlo a Salvini.
10 anni di blog
Il primo post su questa piattaforma lo vergai il 10 ottobre 2006. Da allora sono passati 10 anni e 6493 post. In due lustri sono naturalmente cambiate parecchie cose. Il mio sito internet, ad esempio, quello che linko in quel breve post di benvenuto, non esiste più, così come non esiste più la mia newsletter (ebbene sì, all'epoca avevo addirittura una newsletter con ben 15 iscritti: a pensarci ora mi viene un sorriso). Il sito che questo blog ha sostituito me l'ero costruito da me utilizzando i ben 115 (mi pare) megabyte che il portale libero.it metteva a disposizione all'epoca. Le pagine le assemblavo inserendo manualmente il codice html nel corpo dei file creati con la suite OOo (openoffice.org) e le modificavo sempre manualmente, inviando poi sul server la pagina modificata tramite un programma apposito di cui non ricordo più il nome. Giusto per dare un'idea, strutturalmente il mio sito assomigliava a quello di Maurizio Antonelli (link qui), colui che all'epoca ebbe tanta pazienza a starmi dietro quando muovevo i primi passi con Linux e che dovrebbe ancora essere tra i pochi lettori di questo blog.
Nel 2006 le mie figlie erano a cavallo tra le elementari e le medie, oggi sono entrambe all'Università e io comincio a mostrare filamenti bianchi in testa e in mezzo alla barba che all'epoca non avevo.
Ricordo parecchi episodi curiosi, accadutimi in questi 10 anni e relativi alla mia attività di blogger. Uno, ad esempio, riguarda un post che scrissi su YourStore, un'azienda (un sunto della vicenda che la riguarda è qui) di vendite on line di cui si occupò pure la nota trasmissione Mi manda Raitre. Il post che scrissi diventò, grazie al passaparola, il punto di riferimento di tutti quelli che si ritenevano truffati dall'azienda in questione, i commenti in calce al post cominciarono a piovere a decine e le visualizzazioni erano nell'ordine di diverse migliaia al giorno. Fui addirittura contattato dalla redazione di Mi manda Raitre e mi venne chiesto se fossi interessato a partecipare alla relativa puntata, dal momento che il mio blog era diventato il "collettore", diciamo così, di tutti i presunti truffati dall'azienda. Declinai l'invito e non se ne fece niente. Dopo un certo periodo di tempo decisi di cancellare quel post - nel frattempo avevo ricevuto anche alcune mail, da parte di sedicenti funzionari dell'azienda, in cui mi si chiedeva insistentemente e senza troppi giri di parole di non rompere i coglioni - e di chiudere questa storia perché mi ero reso conto che stava diventando più grande di me.
Un altro episodio che ricordo con un sorriso (adesso, allora mi incazzavo come una iena) riguarda un tale, un berlusconiano sfegatato, che per un certo periodo di tempo imperversò su queste pagine con commenti pieni di insulti, minacce di querele e di ogni tipo. Gestiva pure lui un blog: La mattanza del compagno, mi pare si chiamasse - un nome che è tutto un programma, no? Credo sia ancora on line ma l'ultimo post risale al 2010. Mamma mia, quante ce ne siamo dette! Se non ricordo male, a darmi manforte c'era all'epoca Romina, che oggi gestisce un suo blog molto bello e di cui sono assiduo lettore.
Oggi i blog sono praticamente morti. Beh, forse proprio morti no, ma bloggare è rimasta comunque un'attività di nicchia, a cui ancora indulge chi vuole un po' tenersi fuori dal flusso velocissimo, convulso e superficiale di notizie (e spesso di scemenze) che è sostanzialmente la caratteristica principale dei social oggi maggiormente in voga. Non faccio lo snob, intendiamoci, un profilo su facebook ce l'ho anch'io, ma la quantità di tempo che gli dedico è infinitamente minore di quella che dedico a leggere libri o a venire qui a scrivere. Diciamo che vedo chi blogga come l'equivalente dell'audiofilo che ogni tanto va ancora in negozio a comprare dischi in vinile, laddove impera ormai la fruizione della musica in streaming.
Credo che continuerò a bloggare. In primo luogo perché mi piace farlo, in secondo luogo perché lo zoccolo duro dei miei 42 lettori magari se ne avrebbe a male se smettessi.
O forse no, chissà.
venerdì 14 ottobre 2016
Basta che siano belli
Pensavo stamattina, mentre mi passava per le mani 'sta roba, che la maledizione dell'apparire rispetto al saper fare ha raggiunto anche la musica, ammesso che quella delle cosiddette boy band possa definirsi tale. Quando ero ragazzo io, era secondario che un musicista o i componenti di una band avessero un bell'aspetto perché quello che contava era la qualità della musica. Penso, che ne so?, a Bob Dylan, con quel naso che si ritrova; penso a Roger Waters, a Mick Jagger, a Keith Richards, e l'elenco di musicisti inguardabili che si potrebbe stilare è sterminato. Pensate solo, giusto per stare qui in Italia, a Pino Daniele o Franco Battiato. Avete presente, no? Una volta un musicista diventava famoso per la musica che faceva, poi, solo in seconda battuta, ci si interessava magari dell'aspetto. Oggi, invece, abbiamo 'sta gente qua: occhi azzurri, capelli biondi col giusto grado di brillantina, lineamenti perfetti, delicati, quasi femminei, e ovviamente gli immancabili tatuaggi. E le canzoni? E la musica? Ah, beh, quella viene dopo, non c'è fretta.
Fondamentalismo
giovedì 13 ottobre 2016
Uno onesto
Sto leggendo un libro che si chiama Vittime e carnefici nel nome di "Dio". L'ha scritto tale padre Giulio Albanese, missionario cattolico, e descrive le persecuzioni a cui sono (e sono stati) sottoposti i cristiani in varie parti del mondo. Padre Albanese dice che i cristiani sono vittime ma spesso anche carnefici; dice che spesso i musulmani sono fondamentalisti, ma altrettanto spesso i cristiani sono anche peggio. Insomma, padre Albanese mi sembra uno onesto. Certo, si capisce benissimo da che parte sta, ma fondamentalmente è uno intellettualmente corretto.
Il Nobel a Dylan
Referendum costituzionale e programma Pdl, ve lo dovevano mettere proprio nero su bianco?
Beh, complimenti per la perspicacia, e questa porcata votatevela pure da soli, se non vi fa troppo schifo.
mercoledì 12 ottobre 2016
Il mercato dei pc è in crisi
martedì 11 ottobre 2016
Voucher tutta la vita
Ci aveva raccontato, e ci racconta ancora, meraviglie del suo maledetto Jobs Act. Era l'uovo di Colombo che avrebbe permesso di risvegliare il malato terminale chiamato mercato del lavoro. Sul suo altare è stato sacrificato l'art. 18, perché ci aveva raccontato che era il maggior ostacolo alla risalita dell'occupazione. Erano tutte balle, ed era facile capirlo. Fino a metà anni '80 la nostra economia cresceva a ritmi cinesi e l'art. 18 era lì. E pure adesso che i dati, impietosi, svelano tutta la portata della truffa c'è ancora gente che dà credito a quel ridicolo pagliaccio. Scriveva Francesco Guccini in un suo celeberrimo pezzo: "Ne abbiamo visti maghi e geni uscire a frotte, per scomparire..." Scomparirà anche lui, prima o poi, e solo dopo, quando sarà troppo tardi, si farà il conteggio dei danni.
lunedì 10 ottobre 2016
L'Isis e i gatti (e le bufale)
Sondaggi sul referendum
domenica 9 ottobre 2016
Donald Trump e le donne
Altro mondo, là, almeno da questo punto di vista.
sabato 8 ottobre 2016
Il baratto
Tra i tanti che, con notevoli dosi di coraggio, hanno cercato di vedere una correlazione (inesistente) tra il numero di giovani italiani che se ne vanno all'estero (gli ultimi dati sono di qualche giorno fa) e l'afflusso di migranti, non poteva certo mancare uno dei pilastri dell'informazione italiana, e cioè quel Sallusti che così tante cazzate è riuscito a propinarci negli ultimi lustri. Che i due fenomeni non siano correlati lo capisce anche un bambino, e infatti lo capisce anche Sallusti, tanto è vero che pure lui lo ammette tranquillamente quando scrive: "È vero che al momento non c'è relazione diretta tra i centomila in uscita e quelli in entrata." Ecco, lo sa pure lui che è una cazzata, ma siccome per certi giornalisti la coerenza e l'onestà intellettuale sono visti come fastidiosi ammennicoli in grado di porre seri intralci allo svolgersi tranquillo dell'esercizio del giornalismo servile e fazioso, ecco che nello stesso articolo si riesce a sostenere una tesi e allo stesso tempo a smentirla. Il sottotitolo, da questo punto di vista è emblematico di questa palese asincronia: "Abbiamo barattato energie fresche con una forza lavoro dequalificata."
Per la verità, l'unico baratto che vedo io, qui, è quello tra giornalismo vero e fanfaronate. E senza tema di smentite.
Ad Haiti piove sempre sul bagnato
E niente, ci sono posti al mondo dove effettivamente piove sempre sempre sul bagnato.
venerdì 7 ottobre 2016
Felicitazioni per Marino?
Mentre scrivo questo post, l'ultimo tweet del Presidente del Consiglio è ancora quello scritto diverse ore fa col quale si felicita col Presidente della Colombia per aver vinto il Nobel per la pace. A dire la verità mi aspettavo un tweet di felicitazioni anche per l'assoluzione di Marino in merito alla famosa vicenda degli scontrini. Niente, neppure un tweet. E neanche da Orfini o da qualcuno del M5S. Niente. Poi, all'improvviso, mi viene in mente che la faccenda degli scontrini è stata la leva usata proprio da Renzi e Orfini per toglierlo di mezzo, dimissionarlo da sindaco di Roma perché non voleva sapere di allinearsi alla maggioranza di governo, e mi rendo conto che tutto torna.
giovedì 6 ottobre 2016
Benigni
mercoledì 5 ottobre 2016
Ho finito la pazienza
Sarà l'età, la vecchiaia che avanza, sarà che col passare degli anni la pazienza diminuisce progressivamente, sarà che cose che una volta mi sembravano piacevoli adesso non riesco a sfangarle, sarà che ho guidato per mestiere per oltre vent'anni e adesso non ne posso più, o forse tutte queste cose insieme. Non lo so, quello che so è che non ho più la pazienza di aspettare in coda al semaforo, mi irrita dovermi fermare davanti alle strisce pedonali, ai semafori rossi, e impazzisco se devo girare più di cinque minuti per cercare un parcheggio. Detesto il traffico e quando sono obbligato ad affrontarlo non vedo l'ora di tornare a casa.
Poi, dopo giornate come quella di oggi, penso che forse mi ci vorrebbe un'altra vita.
Il seminatore di sogni
- Marco, hai visto quel signore?
- No, quale signore? - rispose Marco fermando sottobraccio la palla con cui stavano giocando.
- Guarda, sta passando adesso sul vialetto, vicino alla panchina. Quando cammina lascia dietro di se'... come dei semi luminosi, che restano per un poco come sospesi a mezz'aria, poi si appoggiano delicatamente a terra e... si spengono. Luca indico' a Marco un signore anziano con un cappotto chiaro e un cappello. Camminava appoggiandosi ad un bastone. Marco lo vide.
- Cavolo, hai ragione! Ma... com'e' possibile? - domando' Marco guardando il suo compagno e strabuzzando gli occhi per lo stupore.
- Non lo so. Seguiamolo, dài!
I due ragazzini abbandonarono il prato e si immisero sul vialetto, seguendo il vecchio a distanza e continuando a guardare affascinati i semi di luce che lasciava dietro di se'. C'era gente, per strada, ma nessuno, tranne loro due, sembrava accorgersi di quello stranissimo fenomeno.
- Voglio provare a raccoglierne uno. Vieni, Marco, avviciniamoci cercando di non farci vedere.
Marco era un po' titubante, ma segui' comunque l'amico. I due ragazzini tentarono a piu' riprese di afferrare uno dei semi di luce che il vecchio seminava, ma invano. Ogni volta che credevano di averne imprigionato uno, aprivano la mano e si accorgevano che era irrimediabilmente vuota. All'improvviso il vecchio si fermo' e si giro' verso i due ragazzini. Marco e Luca furono colti alla sprovvista. Il vecchio li guardo', poi chiese:
- Vi piacciono i miei semi di luce?
I due non risposero. Erano allibiti. Il vecchio riprese:
- Siete fortunati, non tutti riescono a vederli, e comunque afferrarli e' impossibile. Io sono l'uomo dei sogni e i semi di luce che lascio rappresentano tutti i sogni che nella mia vita ho realizzato. Ci sono pochissime persone, nel mondo, che riescono a realizzare ogni loro desiderio, quelle che ci riescono diventano seminatori di luce, cioe' di sogni. Marco e Luca non riuscivano a proferire parola. Il vecchio si avvicino' a loro, mise una mano nella tasca del suo cappotto e tiro' fuori due semi di luce. Ne diede uno a ciascuno dei due ragazzini, e disse:
- Tenete questi due semi, custoditeli meglio che potete. Quando anche voi avrete realizzato tutti i vostri sogni, diventerete seminatori di luce, e allora li consegnerete a chi per primo riuscira' a vedere quelli che seminate voi. E il ciclo continuera'. Se invece non riuscirete a realizzarli tutti, i due semi si spegneranno per sempre, e tutto finira'. Conto su di voi.
I due ragazzini presero nelle loro mani i due semi. Questi non si spegnevano.
- Grazie - disse Marco.
- Grazie - disse Luca.
Il vecchio fece un lievissimo inchino, si tocco' il cappello e si incammino' per la sua strada.
- Scusi, signore... - disse Marco a voce alta, richiamando l'attenzione del vecchio che si stava allontanando. Il vecchio si fermo' e si giro' verso i due.
- Non ci ha detto il suo nome! Il vecchio ristette, poi disse:
- Sono il Seminatore di Luce, o di Sogni. Come preferite voi.
Si tocco' di nuovo il cappello e si allontano', questa volta per sempre.
lunedì 3 ottobre 2016
Cristo e i gay
Non so come si comporterebbe Cristo, oggi, coi gay, dal momento che nei Vangeli non se ne fa cenno. Bergoglio dice che quelli che passano a miglior vita non vengono sicuramente respinti, assunto che stride un po' col legame tra omosessualità e demonio di cui hanno sempre cianciato ad esempio Amorth e soci, e che stride ancor di più con la millenaria esecrazione a cui sono sempre stati sottoposti dalla Chiesa, ma tant'è. Del resto è noto che su questi temi all'interno della Chiesa si è sempre viaggiato in ordine sparso.
Avendo una qualche conoscenza dei Vangeli, e quindi delle gesta e degli insegnamenti del Gesù mitologico narrati nei suddetti testi, credo però si possa intuire con un certo margine di sicurezza cosa farebbe a quelli come Bertone.
domenica 2 ottobre 2016
Quelli del Codacons son così
Invece di denunciare il Presidente Grasso per aver impedito - dicono - la visione del film contro i vaccini in Senato, quelli del Codacons avrebbero fatto più bella figura a denunciare chi gioca (e specula) pericolosamente sulle paure irrazionali e infondate delle persone. Non si capisce, poi, che senso abbia denunciare Grasso per censura dal momento che la proiezione del film è stata soppressa per iniziativa degli stessi organizzatori. Ma loro sono così, sempre un po' faciloni, sempre un po' distratti.
Zagrebelsky
Ho sempre conosciuto Gustavo Zagrebelsky solo per aver letto spesso di lui e delle sue battaglie in difesa della Costituzione, niente di più. Dopo averlo visto in tv dibattere con Renzi, mi sono fatto anche un'idea del tipo di persona, e mi ha lasciato piacevolmente impressionato. Mi piace il suo parlare tranquillo, riflessivo, ponderato ed esposto sempre con la preoccupazione che ciò che dice non venga frainteso. Non so se dal duello televisivo con Renzi sia uscito perdente o vincente, né fondamentalmente mi frega niente di saperlo. Zagrebelsky è un accademico e il dibattito televisivo, coi suoi tempi stretti, contingentati, non è certo l'ambiente a lui più favorevole per poter rendere con efficacia il suo argomentare, a differenza di Renzi che vive di slogan e frasi fatte e che quindi in tv si trova a casa sua.
Il costituzionalista si è sfogato, il giorno successivo al dibattito, dicendo che si è trattato di un confronto perfettamente inutile e che la distanza che lo separa da Renzi è troppo grande. Non relativamente ai contenuti, questo era noto, ma culturalmente, e questa cosa mi ha abbastanza confortato, devo ammettere; se dal punto di vista culturale avesse infatti riconosciuto avere qualche affinità con Renzi, magari avrei potuto provare una punta di delusione.
Bergoglio e il temibile gender
Dice Bergoglio che è in corso una guerra mondiale ordita dal terribile gender contro il matrimonio. Aspetto in settimana un vibrante anatema contro la bufala delle scie chimiche.
sabato 1 ottobre 2016
Al Referendum Costituzionale vincerà il SÌ
Il giorno 5 dicembre prossimo spero di tornare qui a leggere questo post scoprendo, con gioia, di avere sbagliato la previsione, ma temo non sarà così. Mi sono convinto che il fronte del sì vincerà dopo aver visto ieri sera, dal sempre professionale Mentana, il prof. Zagrebelsky e Renzi discutere della riforma costituzionale voluta dal governo. Il motivo di questa mia previsione è molto semplice. Ieri sera si è assistito a un dibattito tra chi criticava argomentando, entrando nel merito delle questioni, e chi replicava per slogan, peraltro sempre gli stessi. Ogni volta che Zagrebelsky elencava punto su punto le criticità della riforma, la miglior risposta che otteneva era sempre quella che da 35 anni si cerca di fare questa riforma e finalmente un governo ce la sta per fare. Stop. Nient'altro. Mai una risposta nel merito di una singola questione sollevata dal professore. Le poche volte che la macchietta travestita da Presidente del Consiglio ha provato a replicare nel merito, è andato fuori tema, come capitava spessissimo a me, da ragazzo, quando a scuola venivo interrogato su argomenti su cui non ero preparato e cercavo di ingannare l'insegnante vendendo aria fritta.
L'esempio sommo di questa commedia, uno dei tanti che si potrebbero citare, si ha quando Zagrebelsky spiega i motivi per cui il nuovo Senato delle Autonomie, così come concepito dalla riforma, non potrà mai funzionare. L'altro farfuglia qualcosa, dice che la formula del nuovo Senato rispecchia quella di altri paesi d'Europa come Germania o Francia. Zagrebelsky replica, documenti alla mano, che non è vero, che hanno modalità operative molto differenti; l'altro, per tutta risposta, torna sulla storia dei 35 anni che si prova a cambiare e blablabla, sempre il medesimo refrain. Una battaglia persa.
Ed ecco, insomma, perché i sì probabilmente vinceranno: perché la maggioranza delle persone rifugge le complessità ed è attirata dagli slogan, è allergica alla voglia di informarsi e documentarsi preferendo con poco sforzo dare credito a un imbonitore che afferma che taglierà costi e poltrone. (Piccola nota a margine: il cazzaro ha ripetuto di nuovo che con la sua riforma si risparmieranno 500/600 milioni di euro all'anno, quando la Ragioneria Generale dello Stato ne ha certificati poche decine.)
In altre parole, la gente si immedesima nella superficialità di Renzi piuttosto che nella preparazione e cognizione di causa di Zagrebelsky, e la cosa in fin dei conti non stupisce visto che siamo sempre il paese che ha dato credito per oltre vent'anni a teleimbonitori del calibro di Berlusconi.
Quindi, probabilmente, vinceranno i sì. L'unica consolazione che avrò sarà che questo scempio non avrà il mio contributo.