C'è da pensare di vivere in un paese surreale, leggendo la sequenza degli eventi che si sono concatenati nelle tre ore trascorse da quando un automobilista ha segnalato la caduta di calcinacci a quando il ponte in provincia di Lecco è crollato. Tre ore in cui si sono sommate incomprensioni, discussioni tra Anas e Provincia in merito a chi competesse chiudere, e se chiudere, al traffico la strada, telefonate tragicomiche tra cantonieri e Provincia; poi invio di tecnici per sopralluoghi, tecnici che dicono che la strada deve essere chiusa subito; quindi, altro giro di telefonate. Poi si decide per la chiusura, ma prima deve arrivare un camion con la segnaletica apposita da piazzare. Il camion tarda, la strada incredibilmente rimane aperta e - un classico di quando la sfiga va a dare manforte alla burocrazia - sul ponte si affaccia un Tir con 70 tonnellate di ferro. Il ponte si spezza come un grissino, ci scappa il morto e alcuni feriti. Consumata la tragedia, le parti in causa continuano ancora a rimpallarsi colpe e responsabilità come se niente fosse.
Non è un paese tragicamente surreale, questo?
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