Non so se vi è mai capitato di trovarvi su un pc non vostro con la necessità di non perdere i vostri contatti messenger. Se sì c'è un sito molto interessante che può fare al caso vostro; si chiama Meebo e lo trovate qui: si tratta in sostanza di un portale attraverso il quale è possibile collegarsi ai propri contatti online senza installare nessun programma sul pc.
Le piattaforme di messaggistica supportate sono Msn, Yahoo, Google Talk e AIM, e per ognuna di esse e sufficiente inserire indirizzo e-mail e password per essere collegati. Questa è l'interfaccia principale:
Una volta loggati potete immediatamente cominciare a scrivere ai vostri contatti:
Facile no? Ah, dimenticavo, ogni tanto (anche se non spessissimo) sono online anch'io, se per caso avete voglia di fare due chiacchiere...
Pagine
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venerdì 29 febbraio 2008
[libri] I figli non crescono più [/libri]
Fin da giovane ho letto libri di tutti i tipi: romanzi, racconti, saggi, narrativa e altri. "I figli non crescono più" è il primo che ho letto scritto da uno di quelli che, un po' irrispettosamente, vengono chiamati "strizzacervelli", ossia uno psichiatra. L'autore è Paolo Crepet, medico e psichiatra plurilaureato, autore tra gli altri di numerosi saggi e libri sui giovani e sul loro rapporto con i genitori e la società.
Il libro è scorrevole, scritto bene e alla portata di tutti, e, come si intuisce dal titolo, esamina un po' i motivi (non solo economici) per cui i giovani oggi tendono a rimanere tra le mura domestiche (i famosi "bamboccioni" di Padoa-Schioppa) il più possibile. Da esperto del ramo, l'autore fornisce anche molte indicazioni sul comportamento che dovrebbero adottare i genitori di fronte a certe situazioni che inevitabilmente si presentano nel difficile percorso di educazione e crescita dei figli. E qui arrivano i primi problemi.
Non propriamente problemi, ma constatazioni - provate di persona - di come spesso tra il dire e il fare ci sia di mezzo il mare, come si suol dire. Voglio cioè semplicemente dire che i consigli illustrati sono sicuramente ottimi, ma purtroppo, spesso, di ben difficile applicazione. Faccio solo un esempio, preso appunto da un aspetto trattato nel libro, che in prospettiva mi riguarda da vicino.
A un certo punto, in un capitolo, Crepet parla dell'arcinoto problema dell'omologazione dei giovani, omologazione intesa nel senso di avere tutti lo stesso zainetto firmato, le scarpe della stessa marca e cose di questo genere. Chi, come me, ha i figli che vanno in scuole diverse sa benissimo quanto sia vera questa cosa, quanto sia imperante tra i giovani questa cultura del "gregge". E soprattutto di come sia faticoso riuscire a farne fronte. L'autore racconta in proposito una sua esperienza personale: in questo caso una mamma che gli confida il suo timore che non comprando al proprio pargolo l'ennesimo zainetto di marca - cosa che regolarmente fanno tutti gli altri genitori - il piccolo possa soffrirne, possa crescere diverso.
Crepet spiega a questa mamma che obiettivo dell'educare non è avere tutti gli stessi figli, magari seguendo la logica di un'azienda che li vorrebbe tutti clienti di uno stesso zainetto, ma educare significa anche valorizzare la diversità, inculcando l'idea che, vissuta positivamente, questa diversità/rifiuto dell'omologazione rappresenti un valore aggiunto e una ricchezza, naturale prosieguo di un certo modo di vedere la naturale evoluzione dell'uomo che contempla l'impossibilita evidente di replicarci identici.
Concetti sublimi, esemplari, certo, ma mettevi nei miei panni: come lo spiego a mia figlia? Con cose tipo: "Non ti preoccupare, sei l'unica della tua classe che ancora è senza cellulare, ma cerca di guardare il lato positivo di questa cosa"? L'abbiamo fatto, e la risposta è stata di indicarle quale fosse questo lato positivo. Tombola! Insomma, ecco che si torna al famoso "tra il dire e il fare...": insegnamenti bellissimi che però vanno a cozzare palesemente con la realtà. E che ti fanno venire anche qualche dubbio (stiamo facendo bene? abbiamo sbagliato qualcosa? ecc...).
In ogni caso, tornando al libro, se vi capita di rimediarlo da qualche parte dateci una letta, probabilmente vi farà venire qualche leggero senso di colpa e vi inculcherà l'idea di non essere granché come genitori o educatori, ma ne sarà comunque valsa la pena.
Il libro è scorrevole, scritto bene e alla portata di tutti, e, come si intuisce dal titolo, esamina un po' i motivi (non solo economici) per cui i giovani oggi tendono a rimanere tra le mura domestiche (i famosi "bamboccioni" di Padoa-Schioppa) il più possibile. Da esperto del ramo, l'autore fornisce anche molte indicazioni sul comportamento che dovrebbero adottare i genitori di fronte a certe situazioni che inevitabilmente si presentano nel difficile percorso di educazione e crescita dei figli. E qui arrivano i primi problemi.
Non propriamente problemi, ma constatazioni - provate di persona - di come spesso tra il dire e il fare ci sia di mezzo il mare, come si suol dire. Voglio cioè semplicemente dire che i consigli illustrati sono sicuramente ottimi, ma purtroppo, spesso, di ben difficile applicazione. Faccio solo un esempio, preso appunto da un aspetto trattato nel libro, che in prospettiva mi riguarda da vicino.
A un certo punto, in un capitolo, Crepet parla dell'arcinoto problema dell'omologazione dei giovani, omologazione intesa nel senso di avere tutti lo stesso zainetto firmato, le scarpe della stessa marca e cose di questo genere. Chi, come me, ha i figli che vanno in scuole diverse sa benissimo quanto sia vera questa cosa, quanto sia imperante tra i giovani questa cultura del "gregge". E soprattutto di come sia faticoso riuscire a farne fronte. L'autore racconta in proposito una sua esperienza personale: in questo caso una mamma che gli confida il suo timore che non comprando al proprio pargolo l'ennesimo zainetto di marca - cosa che regolarmente fanno tutti gli altri genitori - il piccolo possa soffrirne, possa crescere diverso.
Crepet spiega a questa mamma che obiettivo dell'educare non è avere tutti gli stessi figli, magari seguendo la logica di un'azienda che li vorrebbe tutti clienti di uno stesso zainetto, ma educare significa anche valorizzare la diversità, inculcando l'idea che, vissuta positivamente, questa diversità/rifiuto dell'omologazione rappresenti un valore aggiunto e una ricchezza, naturale prosieguo di un certo modo di vedere la naturale evoluzione dell'uomo che contempla l'impossibilita evidente di replicarci identici.
Concetti sublimi, esemplari, certo, ma mettevi nei miei panni: come lo spiego a mia figlia? Con cose tipo: "Non ti preoccupare, sei l'unica della tua classe che ancora è senza cellulare, ma cerca di guardare il lato positivo di questa cosa"? L'abbiamo fatto, e la risposta è stata di indicarle quale fosse questo lato positivo. Tombola! Insomma, ecco che si torna al famoso "tra il dire e il fare...": insegnamenti bellissimi che però vanno a cozzare palesemente con la realtà. E che ti fanno venire anche qualche dubbio (stiamo facendo bene? abbiamo sbagliato qualcosa? ecc...).
In ogni caso, tornando al libro, se vi capita di rimediarlo da qualche parte dateci una letta, probabilmente vi farà venire qualche leggero senso di colpa e vi inculcherà l'idea di non essere granché come genitori o educatori, ma ne sarà comunque valsa la pena.
giovedì 28 febbraio 2008
Ennesima multa a Microsoft da parte dell'Antitrust europea
Sinceramente non so se valga la pena scrivere un post ogni volta che l'azienda di Bill Gates (foto) si becca una multa per abuso di posizione dominante, anche perché la cosa comincia a diventare ripetitiva e assume sempre di più la dimensione di un dialogo tra sordi.
L'ultima in ordine di tempo se l'è comunque beccata ieri, per un importo che si aggira sugli 899 milioni di euro. Che sommati a quelli delle sanzioni precedenti a partire dal 2004, quando tutta la vicenda ha avuto inizio, fanno un totale di 1,68 miliardi di euro (non lasciatevi impressionare, si tratta sempre di una minima percentuale della media del fatturato globale annuo di Microsoft).
I motivi sono sempre quelli: zio Bill non ne vuole sapere di rendere pubbliche le specifiche di Windows, e quando lo fa, è a prezzi difficilmente sostenibili per i competitor che vogliono scrivere software pienamente compatibile coi suoi sistemi. Con la conseguenza che tutto il discorso sulla tanto strombazzata interoperabilità se ne va a ramengo.
Difficile dire, visto il tormentato rapporto che da anni intrattiene con le corti Antitrust di molti paesi (sulle vicende M$/UE c'è questo particolareggiato articolo di Repubblica), se zio Bill abbia imparato la lezione una volta per tutte. Così, a occhio, pare di no.
L'ultima in ordine di tempo se l'è comunque beccata ieri, per un importo che si aggira sugli 899 milioni di euro. Che sommati a quelli delle sanzioni precedenti a partire dal 2004, quando tutta la vicenda ha avuto inizio, fanno un totale di 1,68 miliardi di euro (non lasciatevi impressionare, si tratta sempre di una minima percentuale della media del fatturato globale annuo di Microsoft).
I motivi sono sempre quelli: zio Bill non ne vuole sapere di rendere pubbliche le specifiche di Windows, e quando lo fa, è a prezzi difficilmente sostenibili per i competitor che vogliono scrivere software pienamente compatibile coi suoi sistemi. Con la conseguenza che tutto il discorso sulla tanto strombazzata interoperabilità se ne va a ramengo.
Difficile dire, visto il tormentato rapporto che da anni intrattiene con le corti Antitrust di molti paesi (sulle vicende M$/UE c'è questo particolareggiato articolo di Repubblica), se zio Bill abbia imparato la lezione una volta per tutte. Così, a occhio, pare di no.
Il blog spiegato a Bruno Vespa/2
Questo articolo è stato aggiornato dopo la pubblicazione iniziale.
In realtà, questa volta, il buon Vespa non c'entra niente, almeno direttamente. L'ho nominato solo perché, quasi in concomitanza con l'infelice puntata di Porta a Porta in cui ne parla (male), da qualche altra parte qualcun'altro ha impostato la cosa un po' più seriamente.
Si tratta di un confronto andato in onda su Teleticino (Svizzera) tra Paolo Attivissimo, divulgatore informatico e giornalista freelance, e Marco Caratti, direttore del quotidiano La Regione. Il titolo del breve confronto è "Blog: tra libertà e censura".
Purtroppo, a causa del formato in cui è editato, il filmato è visibile in streaming solamente utilizzando Internet Explorer 7 abbinato a Windows Media Player 11 (ho già segnalato l'infelice cosa via e-mail alla redazione del portale). Chi utilizza altri browser e/o sistemi operativi è invece costretto a scaricarselo (44 MB circa), cliccando col tasto destro del mouse su questo link e selezionando "salva destinazione con nome".
Attendiamo con ansia di assistere a dibattiti di questo tenore anche a Porta a Porta.
Aggiornamento 15,00.
Alcuni tra i blogger più noti della blogosfera italiana hanno scritto una lettera aperta a Bruno Vespa su blog, internet e mass media. L'intento è quello spiegare alcune cose all'illustre presentatore. Per alcuni non è stata una grande idea, in quanto in questo modo si tenderebbe a dare alla questione (e a Vespa) più visibilità di quella che merita, per altri invece l'iniziativa è più che condivisibile.
Comunque sia, se desiderate darci un'occhiata, la trovate nel blog di Stefano.
In realtà, questa volta, il buon Vespa non c'entra niente, almeno direttamente. L'ho nominato solo perché, quasi in concomitanza con l'infelice puntata di Porta a Porta in cui ne parla (male), da qualche altra parte qualcun'altro ha impostato la cosa un po' più seriamente.
Si tratta di un confronto andato in onda su Teleticino (Svizzera) tra Paolo Attivissimo, divulgatore informatico e giornalista freelance, e Marco Caratti, direttore del quotidiano La Regione. Il titolo del breve confronto è "Blog: tra libertà e censura".
Purtroppo, a causa del formato in cui è editato, il filmato è visibile in streaming solamente utilizzando Internet Explorer 7 abbinato a Windows Media Player 11 (ho già segnalato l'infelice cosa via e-mail alla redazione del portale). Chi utilizza altri browser e/o sistemi operativi è invece costretto a scaricarselo (44 MB circa), cliccando col tasto destro del mouse su questo link e selezionando "salva destinazione con nome".
Attendiamo con ansia di assistere a dibattiti di questo tenore anche a Porta a Porta.
Aggiornamento 15,00.
Alcuni tra i blogger più noti della blogosfera italiana hanno scritto una lettera aperta a Bruno Vespa su blog, internet e mass media. L'intento è quello spiegare alcune cose all'illustre presentatore. Per alcuni non è stata una grande idea, in quanto in questo modo si tenderebbe a dare alla questione (e a Vespa) più visibilità di quella che merita, per altri invece l'iniziativa è più che condivisibile.
Comunque sia, se desiderate darci un'occhiata, la trovate nel blog di Stefano.
mercoledì 27 febbraio 2008
Oggi non scrivo niente
(fonte immagine: troviamoibambini.it)
Ho nelle bozze del blog parecchi spunti sui quali mi sarebbe piaciuto scrivere qualcosa, ma ho deciso per oggi di lasciar perdere. Non me la sento.
E' - pur nel suo piccolo - il mio modo di ricordare e salutare i due fratellini di Gravina di Puglia, Francesco e Salvatore.
martedì 26 febbraio 2008
Canonizzazione di massa
A questo punto pare non ci siano più dubbi: il canone (che canone non è più, ma tassa a tutti gli effetti) va pagato anche solo se si possiede un videocitofono (il quale potrebbe potenzialmente essere adattato a ricevere il segnale televisivo). E ciò è confermato dalla miriade di ingiunzioni che stanno arrivando anche a utenti che la televisione non ce l'hanno o che hanno disdetto l'abbonamento.
Ingiunzioni che sarebbe più opportuno definire minacce. Scriveva infatti ieri PI:
Capite da voi, allora, che, soprattutto tecnologicamente, di acqua sotto i ponti ne è passata, e non solo perché dalle mega radio a valvole di allora (il transistor verrà inventato solo alla fine degli anni '40) si è arrivati alla tv sui telefonini, ma per tutto il corollario di vicende storiche da allora fino ai giorni nostri. Eppure, nonostante questo, ci troviamo nell'assurda situazione (una delle tante) che per regolare e gestire una tecnologia recentissima si continua a fare ricorso a un vetusto regolamento che ha visto la luce nel 1938.
Naturalmente aspettiamo con ansia - visto lo zelo a cui ci ha abituato l'amata tv di stato - l'introduzione dal prossimo anno dell'obbligo di pagamento del canone anche a iPod, videocamere, riproduttori DVD o magari VHS.
Da oltre un anno, sia le associazioni dei consumatori che molti parlamentari si battono (invano) per cercare di ottenere dagli organi competenti chiarezza su quali siano effettivamente gli apparecchi per i quali è necessario pagare il canone. Finora nessuna risposta. Sul sito dell'Aduc, l'associazione che ha depositato ben quattro interrogazioni parlamentari senza mai ottenere risposta, si legge (qui):
Staremo a vedere come evolve la cosa. Nel frattempo vale la pena segnalare che pare ci sia già chi avrebbe intenzione di cavalcare la vicenda per fini elettorali.
Ingiunzioni che sarebbe più opportuno definire minacce. Scriveva infatti ieri PI:
"Dopo molti mesi di denunce e controdenunce anche il Garante del contribuente in Piemonte si è accorto del tono minaccioso delle missive con cui viene richiesto agli italiani di pagare il canone, spesso anche a chi lo ha già pagato o non deve pagarlo. Non solo, il Servizio Abbonamenti Televisivi, perTutto ciò che ruota attorno alla questione del canone è emblematico di come funzionano certe cose nel nostro paese. Questo balzello, infatti, è ancora regolato da un regio decreto antecedente la seconda guerra mondiale, quando ancora la tv (e la conseguente "zombificazione" di massa) non esisteva. Lo scopo era regolare il pagamento di un canone per tutti quegli apparecchi "atti o adattabili alla ricezione delle audioaudizioni", cioè la classica radio.gli amicii nemici "SAT", ora include esplicitamente "personal computer, decoder digitali e altri apparati multimediali" tra gli strumenti che richiedono il pagamento del canone RAI."
Capite da voi, allora, che, soprattutto tecnologicamente, di acqua sotto i ponti ne è passata, e non solo perché dalle mega radio a valvole di allora (il transistor verrà inventato solo alla fine degli anni '40) si è arrivati alla tv sui telefonini, ma per tutto il corollario di vicende storiche da allora fino ai giorni nostri. Eppure, nonostante questo, ci troviamo nell'assurda situazione (una delle tante) che per regolare e gestire una tecnologia recentissima si continua a fare ricorso a un vetusto regolamento che ha visto la luce nel 1938.
Naturalmente aspettiamo con ansia - visto lo zelo a cui ci ha abituato l'amata tv di stato - l'introduzione dal prossimo anno dell'obbligo di pagamento del canone anche a iPod, videocamere, riproduttori DVD o magari VHS.
Da oltre un anno, sia le associazioni dei consumatori che molti parlamentari si battono (invano) per cercare di ottenere dagli organi competenti chiarezza su quali siano effettivamente gli apparecchi per i quali è necessario pagare il canone. Finora nessuna risposta. Sul sito dell'Aduc, l'associazione che ha depositato ben quattro interrogazioni parlamentari senza mai ottenere risposta, si legge (qui):
"Da molto tempo stiamo cercando di ottenere una risposta precisa dalle istituzioni: quali sono gli "apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni" soggetti al canone/tassa tv? Lo abbiamo chiesto al servizio Rispondi Rai, alle sedi regionali della Rai, all'Agenzia delle Entrate, al ministro della Finanza. Lo abbiamo fatto per telefono, per lettera raccomandata a/r di messa in mora e con ben quattro interrogazioni parlamentari. Fino ad oggi, siamo stati cortesemente ignorati."Nella stessa pagina, l'agguerrita associazione di consumatori ha pubblicato un modulario-interpello (qui in pdf) che è possibile compilare e inviare all'Agenzia delle Entrate. Si tratta in sostanza di una formale richiesta di chiarimenti che se non riceve risposta dagli organi preposti autorizza l'utente a "far valere la sua interpretazione della legge senza incorrere in future sanzioni".
Staremo a vedere come evolve la cosa. Nel frattempo vale la pena segnalare che pare ci sia già chi avrebbe intenzione di cavalcare la vicenda per fini elettorali.
lunedì 25 febbraio 2008
Youtube e il Pakistan
Ieri sera mi lamentavo su Twitter di questa cosa (ovviamente "irraggiungibile" si scrive con 2 g):
Oggi ho scoperto il vero motivo. Evito commenti, non vorrei beccarmi una fatwa.
Oggi ho scoperto il vero motivo. Evito commenti, non vorrei beccarmi una fatwa.
Il blog spiegato a Bruno Vespa (e ai suoi ospiti)
Io sono sempre stato dell'idea che chi non sa di cosa sta parlando dovrebbe tacere. Poi ci sono quelli come Bruno Vespa (foto), che quando ammettono pubblicamente di non conoscere un determinato argomento hanno la possibilità di invitare nelle proprie trasmissioni televisive persone "esperte", pronte a chiarirgli le idee.
E fin qui non ci sarebbe niente di male. Anzi. Il problema, semmai, potrebbe essere impostato in questi termini: se voglio parlare di blog, chi invito? Se volessi mettere in piedi una cosa credibile, in teoria dovrei invitare qualche blogger, qualche divulgatore informatico, insomma qualcuno esperto di cose della rete. Se invece dò in pasto la questione blog a una sessuologa, uno psichiatra, un giudice e un criminologo, ecco che inevitabilmente vengono partorite cose come questa. Così, giusto per fare un esempio, sarebbe un po' come invitare uno dell'isola dei famosi a parlare della Teoria delle stringhe.
Ora, non sarò certo io a spiegare a Vespa cosa sono i blog (anche se, lo ammetto, mi sarebbe piaciuto essere lì), e quindi non starò per l'ennesima volta a ripetere che tramite i blog - e, generalizzando, la rete - ci si libera dall'informazione "imposta", dall'informazione subìta, e si diventa a tutti gli effetti compartecipi attivi nella diffusione delle notizie.
Non starò a ripetere a Vespa che in rete è possibile accedere liberamente a fatti e notizie che certe "trasmissioni", ossequiose di tutto tranne che della libera informazione indipendente, volutamente nascondono. In rete non esistono spettatori passivi, non esistono utenti imbambolati da anni di tg4, ma persone che dicono liberamente quello che pensano. Questo è fare informazione. Io nel mio blog scrivo un post e spiego alcune cose: faccio informazione. Un utente qualsiasi che legge non è d'accordo, e scrive liberamente nei commenti il perché. Questa è la partecipazione, altroché Porta a Porta con le interviste preconfezionate al potente di turno o con la melina stucchevole, che si trascina da anni, su Cogne e la Franzoni.
Certe volte penso che sia inutile scrivere post come questi, che sia fatica sprecata. Se anche in quello studio ci fosse stato uno che avesse raccontato a Vespa i concetti che ho espresso qui sopra, dubito che lui avrebbe capito. Non avrebbe potuto; il suo background culturale (io dico cose in tv e tu non puoi contraddirmi) glielo avrebbe impedito. La simbiosi tra Vespa e un certo modo di fare tv è inscindibile, non è pensabile che l'uno prescinda dall'altra. Sarebbe come immaginare Moggi senza telefonino.
E quindi c'è solo una soluzione: quella di ignorare. Ignorare Vespa e la sua televisione, fare finta che non esista (in realtà non è che sia poi così difficile) e disinteressarsi di tutto ciò che fa o che pensa. Pensare che Vespa non rappresenta niente (anche questo viene abbastanza naturale): la vita è troppo breve per prestare attenzione a ciò che si dice a Porta a Porta.
Pensate che sia difficile?
E fin qui non ci sarebbe niente di male. Anzi. Il problema, semmai, potrebbe essere impostato in questi termini: se voglio parlare di blog, chi invito? Se volessi mettere in piedi una cosa credibile, in teoria dovrei invitare qualche blogger, qualche divulgatore informatico, insomma qualcuno esperto di cose della rete. Se invece dò in pasto la questione blog a una sessuologa, uno psichiatra, un giudice e un criminologo, ecco che inevitabilmente vengono partorite cose come questa. Così, giusto per fare un esempio, sarebbe un po' come invitare uno dell'isola dei famosi a parlare della Teoria delle stringhe.
Ora, non sarò certo io a spiegare a Vespa cosa sono i blog (anche se, lo ammetto, mi sarebbe piaciuto essere lì), e quindi non starò per l'ennesima volta a ripetere che tramite i blog - e, generalizzando, la rete - ci si libera dall'informazione "imposta", dall'informazione subìta, e si diventa a tutti gli effetti compartecipi attivi nella diffusione delle notizie.
Non starò a ripetere a Vespa che in rete è possibile accedere liberamente a fatti e notizie che certe "trasmissioni", ossequiose di tutto tranne che della libera informazione indipendente, volutamente nascondono. In rete non esistono spettatori passivi, non esistono utenti imbambolati da anni di tg4, ma persone che dicono liberamente quello che pensano. Questo è fare informazione. Io nel mio blog scrivo un post e spiego alcune cose: faccio informazione. Un utente qualsiasi che legge non è d'accordo, e scrive liberamente nei commenti il perché. Questa è la partecipazione, altroché Porta a Porta con le interviste preconfezionate al potente di turno o con la melina stucchevole, che si trascina da anni, su Cogne e la Franzoni.
Certe volte penso che sia inutile scrivere post come questi, che sia fatica sprecata. Se anche in quello studio ci fosse stato uno che avesse raccontato a Vespa i concetti che ho espresso qui sopra, dubito che lui avrebbe capito. Non avrebbe potuto; il suo background culturale (io dico cose in tv e tu non puoi contraddirmi) glielo avrebbe impedito. La simbiosi tra Vespa e un certo modo di fare tv è inscindibile, non è pensabile che l'uno prescinda dall'altra. Sarebbe come immaginare Moggi senza telefonino.
E quindi c'è solo una soluzione: quella di ignorare. Ignorare Vespa e la sua televisione, fare finta che non esista (in realtà non è che sia poi così difficile) e disinteressarsi di tutto ciò che fa o che pensa. Pensare che Vespa non rappresenta niente (anche questo viene abbastanza naturale): la vita è troppo breve per prestare attenzione a ciò che si dice a Porta a Porta.
Pensate che sia difficile?
domenica 24 febbraio 2008
Musicovery, musica per il tuo umore
Ho trovato un sito abbastanza curioso. Si tratta di un portale che trasmette musica in streaming, ma nel quale, a differenza degli altri, è possibile scegliere il tipo di musica in base all'umore del momento.
L'home page è qui, e questa è la prima schermata:
Di default i generi musicali sono tutti selezionati, ma se si desidera ascoltarne uno in particolare è sufficiente deselezionare i rimanenti.
Una volta selezionato il genere, dal piccolo pannello soprastante è possibile indicare l'umore del momento e l'annata della musica che si desidera ascoltare, ed ecco che automaticamente verrà presentato un percorso musicale predefinito. Questi qui sotto, ad esempio, sono i brani che appaiono selezionando il genere rock, umore calmo e annata anni 80:
Il servizio è utilizzabile liberamente senza registrazione, anche se in questo modo si è obbligati ad ascoltare una playlist predefinita senza poterla modificare. La registrazione al sito, invece, offre la possibilità di crearsi una playlist personale indicando quali brani si desidera o no ascoltare.
L'home page è qui, e questa è la prima schermata:
Di default i generi musicali sono tutti selezionati, ma se si desidera ascoltarne uno in particolare è sufficiente deselezionare i rimanenti.
Una volta selezionato il genere, dal piccolo pannello soprastante è possibile indicare l'umore del momento e l'annata della musica che si desidera ascoltare, ed ecco che automaticamente verrà presentato un percorso musicale predefinito. Questi qui sotto, ad esempio, sono i brani che appaiono selezionando il genere rock, umore calmo e annata anni 80:
Il servizio è utilizzabile liberamente senza registrazione, anche se in questo modo si è obbligati ad ascoltare una playlist predefinita senza poterla modificare. La registrazione al sito, invece, offre la possibilità di crearsi una playlist personale indicando quali brani si desidera o no ascoltare.
sabato 23 febbraio 2008
ThyssenKrupp, accusa di omicidio volontario per l'ad
"I dirigenti delle acciaierie ThyssenKrupp sapevano che gli operai del proprio stabilimento rischiavano la vita ogni volta che entravano a lavorare, eppure hanno colpevolmente evitato di adottare le necessarie misure di sicurezza antincendio. Uno di essi, addirittura, Harald Espenhahn, l'amministratore delegato del gruppo italiano, avrebbe mandato i lavoratori incontro alla morte con la piena consapevolezza che, nei reparti sguarniti della fabbrica, un incendio sarebbe potuto scoppiare da un momento all'altro." (fonte: Repubblica)
L'indagine sulla strage di Torino, che costò la vita a sette operai, è formalmente chiusa, e la spiegazione di quello che è successo è racchiusa in oltre 40.000 pagine di documentazione. L'amministratore delegato della filiale italiana rischia 10 anni di galera per omicidio volontario.
Sui fatti di Torino è stato scritto di tutto e di più, e quindi non è che ci sia granché da aggiungere. L'accusa che viene rivolta all'amministratore delegato pare incredibile. Anche a mente fredda. Anche pensandoci bene. Sappiamo tutti che (purtroppo) la sicurezza sul lavoro in Italia (e non solo) è una chimera e che le leggi in materia vengono disinvoltamente disattese; però si è sempre portati a pensare - almeno per me è così - che in fondo queste leggerezze abbiano principalmente una componente di sottovalutazione dei reali pericoli derivanti dalla loro mancata applicazione.
Se, alla fine del procedimento giudiziario a carico dell'amministratore delegato della ThyssenKrupp, le accuse rivoltegli saranno confermate, beh, sarà la dimostrazione terribile che non è sempre così, e che esistono lavoratori che vengono consapevolmente mandati al macello.
Mi pare che l'aggiunta di qualsiasi considerazione a tutto ciò sia superflua.
L'indagine sulla strage di Torino, che costò la vita a sette operai, è formalmente chiusa, e la spiegazione di quello che è successo è racchiusa in oltre 40.000 pagine di documentazione. L'amministratore delegato della filiale italiana rischia 10 anni di galera per omicidio volontario.
Sui fatti di Torino è stato scritto di tutto e di più, e quindi non è che ci sia granché da aggiungere. L'accusa che viene rivolta all'amministratore delegato pare incredibile. Anche a mente fredda. Anche pensandoci bene. Sappiamo tutti che (purtroppo) la sicurezza sul lavoro in Italia (e non solo) è una chimera e che le leggi in materia vengono disinvoltamente disattese; però si è sempre portati a pensare - almeno per me è così - che in fondo queste leggerezze abbiano principalmente una componente di sottovalutazione dei reali pericoli derivanti dalla loro mancata applicazione.
Se, alla fine del procedimento giudiziario a carico dell'amministratore delegato della ThyssenKrupp, le accuse rivoltegli saranno confermate, beh, sarà la dimostrazione terribile che non è sempre così, e che esistono lavoratori che vengono consapevolmente mandati al macello.
Mi pare che l'aggiunta di qualsiasi considerazione a tutto ciò sia superflua.
Ci risiamo con la nebbia killer
Il tenore dei titoli delle varie testate online che parlavano del tragico incidente di ieri pomeriggio, era più o meno il medesimo per tutti: ossia l'addebito di ogni responsabilità alla famigerata "nebbia killer". Qualcuno che, oltre a questo, ha ipotizzato che una parte della responsabilità fosse anche di qualche incosciente emulo di Schumacher c'è stato, ma relegato in secondo piano.
La nebbia killer è quel fantomatico assassino invisibile che si presenta all'improvviso sulle autostrade del belpaese con lo scopo preciso di provocare tamponamenti e seminare il panico tra i poveri automobilisti indifesi. Per la verità non agisce da solo, ma è in genere accompagnato da dei degni colleghi che vengono tirati in ballo ogni volta che capitano disgrazie.
Abbiamo così ad esempio le montagne assassine, altra pericolosa categoria di serial killer che ha la brutta abitudine di uccidere poveri sciatori indifesi colpevoli soltanto di essere andati un po' fuori pista nonostante le raccomandazioni degli esperti della montagna. E via di questo passo, a seconda delle situazioni, con il mare killer, il fiume assassino, la cascata che uccide e compagnia bella.
Ora, a parte l'ironia, è effettivamente triste constatare come la responsabilità del fattore uomo in questi frangenti sia regolarmente (e ipocritamente) sminuita, addebitando il tutto sempre e soltanto a fattori esterni. Una sorta di deresponsabilizzazione di massa, verrebbe quasi da dire.
Ieri sera, verso le 19, tornavo in macchina a casa dopo aver prelevato Francesca al termine della sua lezione di danza, e mi è capitato di ascoltare a Radio24 la testimonianza in diretta telefonica di uno degli automobilisti coinvolti (e scampati) nell'incidente. Ha detto testualmente che la questione nebbia è stata esageratamente pompata dai media. C'era, è ovvio, ma niente che facesse pensare al muro impenetrabile descritto da certi media.
Il fattore nebbia, insomma, non è stato nient'altro che una concausa. La responsabilità maggiore - continuo sempre a riportare quanto detto dall'automobilista al telefono - è da addebitare principalmente agli emuli di Schumacher di cui parlavo prima, che pure in presenza di precarie condizioni di visibilità viaggiavano come niente fosse in corsia di sorpasso a velocità criminali. Quando invece tali condizioni avrebbero dovuto predisporre a una maggiore attenzione, sia alla velocità che al rispetto delle distanze di sicurezza.
Che ci volete fare? I colpevoli sono sempre altrove.
venerdì 22 febbraio 2008
Fatti, barzellette e prese per i fondelli
Sono sempre più convinto che le campagne elettorali rappresentino una specie di manna per i blogger e, in generale, per tutti quelli che per professione o per diletto scrivono. Se uno è a corto di argomenti (in genere comunque non è il mio caso), è infatti sufficiente che guardi a quello che succede durante questi meravigliosi periodi pre-elettorali per trovare sicuramente qualcosa di interessante da riportare o su cui dire la sua. E in questi ultimi giorni gli spunti non sono effettivamente mancati. Vediamone qualcuno dei più interessanti.
Le esternazioni di Fiorello
Fino a un paio di giorni fa ha tenuto banco Fiorello, il noto showman, per via di quella sua dichiarazione espressa dai microfoni di Vivaradio2 in cui invitava i cittadini a non andare a votare se non fosse stato risolto il problema dei rifiuti a Napoli. Ecco le parole precise secondo quanto riporta Repubblica:
Ora, andare a votare certo è un dovere civico (al quale neppure io mi sottrarrò), fermo restando che poi quello che uno farà una volta entrato nella cabina elettorale saranno esclusivamente cavoli suoi, e dipenderà dalle sue convinzioni, dalle sue idee e dalle valutazioni personali riguardo a quello che hanno combinato i nostri cari eletti (destra o sinistra non importa) nel corso del tempo.
Ma in definitiva, Fiorello, cos'è che ha detto mai per sollevare la ridda di reazioni che hanno riempito pagine e pagine dei giornali? Niente. O, meglio, ha detto semplicemente quello che pensa una buona parte della gente comune, cioè quelli (e saranno tanti) che arriveranno alla data delle elezioni senza un'idea precisa: votare, non votare, oppure cercare di votare il meno peggio turandosi il naso, consci che comunque, qualunque sia la coalizione che vincerà, non ci sarà da aspettarsi grandi cose.
De Mita forever
Altra questione fresca fresca, ancora sul tappeto, riguarda Ciriaco De Mita, che si è offeso per la sua esclusione ad opera di Veltroni dal Partito Democratico. Il mio giudizio su di lui non è "cattivo" come quello di Daniele (pur trovandolo largamente condivisibile), ma, insomma, cerchiamo di dire le cose come stanno: se Veltroni aveva veramente intenzione di fare opera di rinnovamento portando ventate di "giovanilismo" e di ricambio, beh, non poteva iniziare meglio. Basta guardare la Wikipedia: uno che ha 80 anni e si è fatto 10 (dieci) legislature è ora che si cavi dalle balle (magari assieme a qualche senatore a vita).
In un'epoca che corre frenetica (forse fin troppo), che si trasforma, e in cui le notizie corrono veloci su internet libere dalla censura a cui sono sottoposte dalla servile televisione, a cosa serve uno come lui? Questo, naturalmente, se Veltroni vuole essere coerente, dovrebbe essere solo l'inizio: De Mita non è mica l'unico dinosauro in circolazione. Ma, come si dice, "chi bene inizia è a metà dell'opera". Staremo a vedere. Nel frattempo proviamo a salutare come una ventata di novità la scelta del segretario del Pd.
Candidature e procedimenti penali
Nello schieramento opposto - il Pdl del duo Berlusconi/Fini - c'è da registrare una presa di posizione di ieri di Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Forza Italia, contenuta in una lettera inviata alle varie sedi nazionali del partito. Presa di posizione che è piuttosto difficile inquadrare: potrebbe benissimo infatti essere vista come una barzelletta o, come probabilmente è, una palese presa per i fondelli. Per capire i motivi basta citare un estratto del contenuto (il neretto è mio):
Siccome questi procedimenti penali sono - ovviamente - di carattere politico (toghe rosse, ecc...), ecco il motivo della "precisazione" di Bondi. Adesso fate voi: barzelletta o palese presa in giro?
A margine di tutto ciò va poi segnalata un'altra perla contenuta nella famosa lettera. Questa:
Avete ancora dei dubbi?
Le esternazioni di Fiorello
Fino a un paio di giorni fa ha tenuto banco Fiorello, il noto showman, per via di quella sua dichiarazione espressa dai microfoni di Vivaradio2 in cui invitava i cittadini a non andare a votare se non fosse stato risolto il problema dei rifiuti a Napoli. Ecco le parole precise secondo quanto riporta Repubblica:
"Quando vi arriva il certificato elettorale strappatelo e buttatelo per strada. I politici devono fare qualcosa di concreto già prima delle elezioni, e non promettere e basta chiedendo voti. Invece di chiedere devono dare. Se non risolvono il problema dei rifiuti a Napoli, non votate."Poi, per qualche misterioso motivo, il giorno dopo ha leggermente corretto il tiro tentando di smorzare un po' i toni, pur mantenendo intatta l'idea di fondo della sua esternazione:
"Le cose dette sono dette. Sono opinioni, condivisibili o meno. L'importante - ha spiegato lo showman - è il contesto. Un conto è un podio in una piazza, un conto è la radio."All'esternazione di Fiorello ha replicato, tra i tanti, pure Romano Prodi attraverso le colonne di Repubblica, con una lettera (questa) in cui precisa che i problemi di Napoli non devono essere motivo sufficiente per inneggiare all'antipolitica e che andare a votare è e rimane un dovere.
Ora, andare a votare certo è un dovere civico (al quale neppure io mi sottrarrò), fermo restando che poi quello che uno farà una volta entrato nella cabina elettorale saranno esclusivamente cavoli suoi, e dipenderà dalle sue convinzioni, dalle sue idee e dalle valutazioni personali riguardo a quello che hanno combinato i nostri cari eletti (destra o sinistra non importa) nel corso del tempo.
Ma in definitiva, Fiorello, cos'è che ha detto mai per sollevare la ridda di reazioni che hanno riempito pagine e pagine dei giornali? Niente. O, meglio, ha detto semplicemente quello che pensa una buona parte della gente comune, cioè quelli (e saranno tanti) che arriveranno alla data delle elezioni senza un'idea precisa: votare, non votare, oppure cercare di votare il meno peggio turandosi il naso, consci che comunque, qualunque sia la coalizione che vincerà, non ci sarà da aspettarsi grandi cose.
De Mita forever
Altra questione fresca fresca, ancora sul tappeto, riguarda Ciriaco De Mita, che si è offeso per la sua esclusione ad opera di Veltroni dal Partito Democratico. Il mio giudizio su di lui non è "cattivo" come quello di Daniele (pur trovandolo largamente condivisibile), ma, insomma, cerchiamo di dire le cose come stanno: se Veltroni aveva veramente intenzione di fare opera di rinnovamento portando ventate di "giovanilismo" e di ricambio, beh, non poteva iniziare meglio. Basta guardare la Wikipedia: uno che ha 80 anni e si è fatto 10 (dieci) legislature è ora che si cavi dalle balle (magari assieme a qualche senatore a vita).
In un'epoca che corre frenetica (forse fin troppo), che si trasforma, e in cui le notizie corrono veloci su internet libere dalla censura a cui sono sottoposte dalla servile televisione, a cosa serve uno come lui? Questo, naturalmente, se Veltroni vuole essere coerente, dovrebbe essere solo l'inizio: De Mita non è mica l'unico dinosauro in circolazione. Ma, come si dice, "chi bene inizia è a metà dell'opera". Staremo a vedere. Nel frattempo proviamo a salutare come una ventata di novità la scelta del segretario del Pd.
Candidature e procedimenti penali
Nello schieramento opposto - il Pdl del duo Berlusconi/Fini - c'è da registrare una presa di posizione di ieri di Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Forza Italia, contenuta in una lettera inviata alle varie sedi nazionali del partito. Presa di posizione che è piuttosto difficile inquadrare: potrebbe benissimo infatti essere vista come una barzelletta o, come probabilmente è, una palese presa per i fondelli. Per capire i motivi basta citare un estratto del contenuto (il neretto è mio):
"In ultimo, ti ricordo [riferito ai destinatari della lettera ndr], che eventuali procedimenti penali che riguardano nostri parlamentari o eventuali candidati, esclusi naturalmente quelli che, come sappiamo, hanno un'origine di carattere politico, costituiscono un motivo sufficiente di esclusione, soprattutto per un partito come il nostro che dalla sua nascita ha sempre potuto vantare un'assoluta onestà da parte di tutti i suoi rappresentanti."Dunque, nel caso non fosse sufficientemente chiaro (e nel caso non vi stiate già scompisciando dalle risate), vi faccio notare che l'affermazione di Bondi che ho evidenziato in neretto è stata scritta perché altrimenti il primo a essere escluso da una possibile candidatura sarebbe nientemeno che l' "inventore" del Pdl, e cioè quel Berlusconi già indagato dalla procura di Napoli per presunta corruzione nell'ambito dell'inchiesta sulla compra vendita di senatori dell'Unione. Senza contare, ovviamente, il rinvio a giudizio dello stesso cavaliere e dell'avvocato David Mills per presunta corruzione in atti giudiziari, col processo che partirà il prossimo mese di marzo.
Siccome questi procedimenti penali sono - ovviamente - di carattere politico (toghe rosse, ecc...), ecco il motivo della "precisazione" di Bondi. Adesso fate voi: barzelletta o palese presa in giro?
A margine di tutto ciò va poi segnalata un'altra perla contenuta nella famosa lettera. Questa:
"...soprattutto per un partito come il nostro che dalla sua nascita ha sempre potuto vantare un'assoluta onestà da parte di tutti i suoi rappresentanti."A questo punto ogni dubbio è sparito: non è una barzelletta, ma ci sta veramente prendendo per i fondelli. Fate una cliccatina veloce veloce qui e date un'occhiata alle sigle di appartenenza della maggior parte dei condannati con sentenza passata in giudicato presenti in parlamento. Controllate a quale schieramento appartengono e confrontate il tutto con l'affermazione qui sopra.
Avete ancora dei dubbi?
giovedì 21 febbraio 2008
Decisioni tempestive
Ricordate la questione dell'intimazione, da parte dell'Antitrust a Telecom, di ripristinare la linea staccata agli utenti che non intendevano pagare salate telefonate satellitari mai fatte? (ne ho parlato anch'io qui)
Bene, nel più classico stile che si richiama al noto detto "non è mai troppo tardi", il suddetto organismo, dando prova di una tempestività fuori del comune (a cui per la verità ci ha già abituato nel corso degli anni), ha stabilito che a partire dal 30 giugno prossimo le suddette numerazione saranno inattive di default, e saranno utilizzabili solo su esplicita richiesta dell'utente.
Una decisione per certi versi storica, anche se a dire il vero di storico ci sono solo i tempi che sono serviti a prenderla. Una decisione che se fosse stata presa qualche anno fa avrebbe evitato un'infinita serie di patemi, arrabbiature, avvocati, cause, denunce, ricorsi, controricorsi e sentenze.
Naturalmente non è difficile immaginare i motivi di questa sostanziale inerzia da parte degli organi preposti: le bollette gonfiate a dismisura da improbabili servizi a tariffazione aggiunta (oroscopi, suonerie, astrologia, servizi erotici, 899 e immondizia telematica varia) hanno rappresentato una specie di gallina dalle uova d'oro per le telco (un po' come gli sms dei telefonini), una gallina che è stata coccolata e riverita da tutti, e che è ingrassata coi soldi sottratti agli utenti coi metodi che sappiamo.
Ora la pacchia (forse) finirà, ma c'è da scommettere che chi era da tempo abituato a lucrare su questo fiorente mercato difficilmente se ne starà con le mani in mano.
Bene, nel più classico stile che si richiama al noto detto "non è mai troppo tardi", il suddetto organismo, dando prova di una tempestività fuori del comune (a cui per la verità ci ha già abituato nel corso degli anni), ha stabilito che a partire dal 30 giugno prossimo le suddette numerazione saranno inattive di default, e saranno utilizzabili solo su esplicita richiesta dell'utente.
Una decisione per certi versi storica, anche se a dire il vero di storico ci sono solo i tempi che sono serviti a prenderla. Una decisione che se fosse stata presa qualche anno fa avrebbe evitato un'infinita serie di patemi, arrabbiature, avvocati, cause, denunce, ricorsi, controricorsi e sentenze.
Naturalmente non è difficile immaginare i motivi di questa sostanziale inerzia da parte degli organi preposti: le bollette gonfiate a dismisura da improbabili servizi a tariffazione aggiunta (oroscopi, suonerie, astrologia, servizi erotici, 899 e immondizia telematica varia) hanno rappresentato una specie di gallina dalle uova d'oro per le telco (un po' come gli sms dei telefonini), una gallina che è stata coccolata e riverita da tutti, e che è ingrassata coi soldi sottratti agli utenti coi metodi che sappiamo.
Ora la pacchia (forse) finirà, ma c'è da scommettere che chi era da tempo abituato a lucrare su questo fiorente mercato difficilmente se ne starà con le mani in mano.
mercoledì 20 febbraio 2008
L'e-mail "Sei indagato", con mittente Mauro Biffi, è un trojan
Un lettore, Marco M. (che ringrazio), mi ha segnalato di aver ricevuto questa mattina un'e-mail con questo testo:
Il mittente del messaggio (ovviamente falso) è un certo Mauro Biffi, e cliccando sul link presente all'interno si viene reindirizzati a un sito chiamato
che, da una rapida ricerca whois, risulta hostato su un server dell'Illinois. Ecco come si presenta:
Il sito che vedete e i vari loghi rappresentati al suo interno sono completamente falsi, e cliccando sul link "Click here to view list" si scarica un eseguibile chiamato pdf-01-2008.exe (notate l'astuzia nel nominare il file facendolo iniziare con un rassicurante "pdf"):
Una rapida analisi online consente di smascherare il tentativo di infezione: si tratta infatti di un trojan (report qui). Da notare che (almeno al momento in cui scrivo) non tutte le aziende produttrici di antivirus hanno rilasciato le definizioni aggiornate per questo file, tanto è vero che ad esempio kapersky e alcuni altri non lo riconoscono come infetto (come potete vedere nel report che ho linkato).
Quindi, se state utilizzando un sistema operativo Windows, evitate assolutamente di scaricare il file: l'antivirus che avete installato potrebbe essere tra quelli che ancora non fiutano il pericolo.
Sul metodo di infezione niente di nuovo da dire. Il meccanismo è di quelli già visti altre volte in precedenza e fa leva sulla paura generata dal fatto di essere stati beccati in flagrante a combinare qualcosa di poco lecito. Il testo non specifica nulla al riguardo, ma l'ignaro utente potrebbe di primo acchito pensare di essere stato identificato e inserito in un elenco di nomi di persone beccate ad esempio a scaricare materiale illecito da qualche circuito p2p.
E proprio questa incertezza è la molla che spinge (e purtroppo spingerà) molti utenti a scaricare incuriosito questa fantomatica lista per sapere di cosa si è accusati.
Il ritornello è sempre quello, questa volta, come nelle precedenti, come in quelle future: non date retta a niente di quello che vi piove nella casella di posta, tanto meno se si tratta di messaggi portatori di una qualche forma, più o meno velata, di intimidazione o minaccia. Il concetto è semplice: tutti i messaggi che vi arrivano sono delle bufale fino a prova contraria.
Lo so, a volte può risultare difficile capire se si è di fronte a un tentativo di raggiro, ma in genere è sufficiente una breve googlata per togliersi ogni dubbio.
Sei indagato. Cerca di nascondere subito tutto, e fai veloce!!! Il tuo nome è comparso questa mattina sul sito del Caff di Roma. Controlla tu stesso sei nella lista di gennaio e indica un indirizzo internet cui collegarsi per una personale verifica. Nel post scriptum si legge 'in ogni caso io non esisto, mi raccomando, non fare mail il mio nome!!!?Avendo ricevuto solo una segnalazione, lì per lì non ci ho dato molto peso. Poi ho notate che qualcuno cominciava a parlarne e che su Google cominciavano ad apparire i primi risultati, e quindi ho messo da parte la mia filosofica calma e ho fatto qualche piccola indagine.
Il mittente del messaggio (ovviamente falso) è un certo Mauro Biffi, e cliccando sul link presente all'interno si viene reindirizzati a un sito chiamato
http://www.mail-certificata.com/caff/
che, da una rapida ricerca whois, risulta hostato su un server dell'Illinois. Ecco come si presenta:
Il sito che vedete e i vari loghi rappresentati al suo interno sono completamente falsi, e cliccando sul link "Click here to view list" si scarica un eseguibile chiamato pdf-01-2008.exe (notate l'astuzia nel nominare il file facendolo iniziare con un rassicurante "pdf"):
Una rapida analisi online consente di smascherare il tentativo di infezione: si tratta infatti di un trojan (report qui). Da notare che (almeno al momento in cui scrivo) non tutte le aziende produttrici di antivirus hanno rilasciato le definizioni aggiornate per questo file, tanto è vero che ad esempio kapersky e alcuni altri non lo riconoscono come infetto (come potete vedere nel report che ho linkato).
Quindi, se state utilizzando un sistema operativo Windows, evitate assolutamente di scaricare il file: l'antivirus che avete installato potrebbe essere tra quelli che ancora non fiutano il pericolo.
Sul metodo di infezione niente di nuovo da dire. Il meccanismo è di quelli già visti altre volte in precedenza e fa leva sulla paura generata dal fatto di essere stati beccati in flagrante a combinare qualcosa di poco lecito. Il testo non specifica nulla al riguardo, ma l'ignaro utente potrebbe di primo acchito pensare di essere stato identificato e inserito in un elenco di nomi di persone beccate ad esempio a scaricare materiale illecito da qualche circuito p2p.
E proprio questa incertezza è la molla che spinge (e purtroppo spingerà) molti utenti a scaricare incuriosito questa fantomatica lista per sapere di cosa si è accusati.
Il ritornello è sempre quello, questa volta, come nelle precedenti, come in quelle future: non date retta a niente di quello che vi piove nella casella di posta, tanto meno se si tratta di messaggi portatori di una qualche forma, più o meno velata, di intimidazione o minaccia. Il concetto è semplice: tutti i messaggi che vi arrivano sono delle bufale fino a prova contraria.
Lo so, a volte può risultare difficile capire se si è di fronte a un tentativo di raggiro, ma in genere è sufficiente una breve googlata per togliersi ogni dubbio.
L'ennesima
Per l'ennesima volta il petrolio sfonda il tetto dei 100 $ al barile, per l'ennesima volta la benzina e il gasolio aumentano, per l'ennesima volta le varie associazioni dei consumatori lanciano un patetico allarme (che non serve a niente) per dire quanto costerà tutto ciò in un anno a una famiglia.
Per l'ennesima volta mi sento vittima di una globale e gigantesca presa per i fondelli.
Per l'ennesima volta mi sento vittima di una globale e gigantesca presa per i fondelli.
martedì 19 febbraio 2008
Scritti di corsa
L'aggiornamento delle 21,13 di stasera, nella pagina della diretta politica di Repubblica, è stato funestato da una serie di svarioni piuttosto insoliti:
Dunque, Raffaele Lombardo, leader dell'Mpa, è diventato "Lombrado", l'accordo con il Pdl è stato inspiegabilmente allungato, Gianfranco Micciché è diventato "Micchiché" e l'ipotetico apparentamento tra Ferrara e Berlusconi è diventato un "apparentemento".
Chissà, che l'articolista abbia cenato pesante?
Dunque, Raffaele Lombardo, leader dell'Mpa, è diventato "Lombrado", l'accordo con il Pdl è stato inspiegabilmente allungato, Gianfranco Micciché è diventato "Micchiché" e l'ipotetico apparentamento tra Ferrara e Berlusconi è diventato un "apparentemento".
Chissà, che l'articolista abbia cenato pesante?
Domenica a San Leo
Beh, dalle parole ai fatti. Domenica, complice una bella giornata di sole (anche se con un freddo boia), siamo andati a visitare il castello di San Leo (foto).
San Leo è a circa tre quarti d'ora di macchina da casa mia e ogni tanto, specie durante il periodo estivo, ci facciamo una capatina; anche perché è proprio sulla strada che porta in Carpegna, méta di parecchie delle nostre scampagnate domenicali. Per la verità il forte l'avevo già visitato molti anni fa, a differenza di Chiara e delle mie figlie, ma ci sono tornato comunque volentieri.
Che dire? Se capitate da queste parti una visita è d'obbligo. La fortezza è conservata molto bene ed è ricca di rimandi e riferimenti storici; al suo interno sono passati (o meglio, sono stati imprigionati), tra gli altri, tantissimi personaggi del Risorgimento. Una panoramica esaustiva della sua storia e del piccolo borgo di San Leo li trovate qui.
A proposito di personaggi, non si può non menzionare, quando si parla di San Leo, la leggendaria figura di Cagliostro (se vi va di leggere la storia la trovate qui), l'avventuriero e alchimista siciliano condannato dalla Chiesa Cattolica alla prigione a vita per eresia. La cella dove ha trascorso gli ultimi anni della sua vita è aperta al pubblico ed è visitabile. Eccola nell'immagine qui sotto:
Non so se l'immagine rende bene l'idea, ma si tratta di una cella di 3 x 3 metri, originariamente senza porta (è stata aggiunta successivamente per permettere l'ingresso ai visitatori), all'interno della quale il prigioniero veniva calato con una corda tramite una piccola botola nel soffitto. L'unico contatto col mondo esterno è una piccolissima finestra a tripla inferriata ricavata nel possente muro di cinta del castello. Eccola:
Interessantissima da visitare (per i forti di stomaco) è anche la sala adibita a museo della tortura, in cui sono raccolti, con ampie descrizioni del loro funzionamento, moltissimi degli strumenti che usavano gli inquisitori per estorcere confessioni agli eretici.
L'immagine qui sopra, che ho scattato io, rappresenta uno di questi strumenti. Capite da voi che se anche uno non c'entrava niente con le accuse che gli venivano rivolte, pur di togliersi da lì confessava, eccome se confessava.
Non so chi di voi sia mai stato in un museo della tortura, ma è veramente sorprendente constatare in quanti modi, nel corso dei secoli, l'uomo si è ingegnato nel cercare modi sempre nuovi ed efficaci con cui procurare sofferenze e morte ai suoi simili.
Vabbè, io ho finito. Ho messo online qualche foto della giornata: alcune scattate a San Leo, altre scattate all'esterno della piccola chiesa della Madonna di Saiano, dove ci siamo fermati al ritorno. Se volete darci un'occhiata le trovate qui.
San Leo è a circa tre quarti d'ora di macchina da casa mia e ogni tanto, specie durante il periodo estivo, ci facciamo una capatina; anche perché è proprio sulla strada che porta in Carpegna, méta di parecchie delle nostre scampagnate domenicali. Per la verità il forte l'avevo già visitato molti anni fa, a differenza di Chiara e delle mie figlie, ma ci sono tornato comunque volentieri.
Che dire? Se capitate da queste parti una visita è d'obbligo. La fortezza è conservata molto bene ed è ricca di rimandi e riferimenti storici; al suo interno sono passati (o meglio, sono stati imprigionati), tra gli altri, tantissimi personaggi del Risorgimento. Una panoramica esaustiva della sua storia e del piccolo borgo di San Leo li trovate qui.
A proposito di personaggi, non si può non menzionare, quando si parla di San Leo, la leggendaria figura di Cagliostro (se vi va di leggere la storia la trovate qui), l'avventuriero e alchimista siciliano condannato dalla Chiesa Cattolica alla prigione a vita per eresia. La cella dove ha trascorso gli ultimi anni della sua vita è aperta al pubblico ed è visitabile. Eccola nell'immagine qui sotto:
Non so se l'immagine rende bene l'idea, ma si tratta di una cella di 3 x 3 metri, originariamente senza porta (è stata aggiunta successivamente per permettere l'ingresso ai visitatori), all'interno della quale il prigioniero veniva calato con una corda tramite una piccola botola nel soffitto. L'unico contatto col mondo esterno è una piccolissima finestra a tripla inferriata ricavata nel possente muro di cinta del castello. Eccola:
Interessantissima da visitare (per i forti di stomaco) è anche la sala adibita a museo della tortura, in cui sono raccolti, con ampie descrizioni del loro funzionamento, moltissimi degli strumenti che usavano gli inquisitori per estorcere confessioni agli eretici.
L'immagine qui sopra, che ho scattato io, rappresenta uno di questi strumenti. Capite da voi che se anche uno non c'entrava niente con le accuse che gli venivano rivolte, pur di togliersi da lì confessava, eccome se confessava.
Non so chi di voi sia mai stato in un museo della tortura, ma è veramente sorprendente constatare in quanti modi, nel corso dei secoli, l'uomo si è ingegnato nel cercare modi sempre nuovi ed efficaci con cui procurare sofferenze e morte ai suoi simili.
Vabbè, io ho finito. Ho messo online qualche foto della giornata: alcune scattate a San Leo, altre scattate all'esterno della piccola chiesa della Madonna di Saiano, dove ci siamo fermati al ritorno. Se volete darci un'occhiata le trovate qui.
lunedì 18 febbraio 2008
Telecom e i distacchi dell'antitrust
L'altro ieri l'antitrust ha intimato a Telecom di sospendere i distacchi di linea telefonica agli utenti che non pagano le bollette nelle quali vengono fatturate chiamate verso costosissime numerazioni satellitari.
Questi tipi di chiamate, che in genere non si ha mai fatto ma che ci si ritrova in bolletta sotto forma di chiamate verso numeri che iniziano con 0088xxx oppure 0068xxx, sono provocate dall'installazione nel pc, all'insaputa dell'utente, degli ormai celeberrimi dialer. Ovviamente non sto a spiegarvi cosa sono, se ancora non lo sapete trovate una esauriente spiegazione qui.
La notizia "fa notizia" (scusate il gioco di parole) per il fatto che l'Antitrust pare abbia deciso per la prima volta (era ora, verrebbe da dire) di occuparsi seriamente della questione a fronte delle miriadi di denunce pervenute dagli utenti che si sono trovati addebitato ingiustamente questo balzello.
Per la verità non è che ci sia tanto da illudersi su eventuali esiti positivi dell'iniziativa. Le tariffazioni a valore aggiunto rappresentano forse uno dei casi più eclatanti di compiacente reticenza da parte degli organi preposti nel trovare una soluzione al problema. A partire dal famoso 144, poi diventato 166, poi 899, fino alle numerazioni satellitari in oggetto, questo mercato truffaldino si è rivelato nel corso degli anni una miniera d'oro per le varie società fornitrici di questi "servizi". Una sorta di "tosatura di massa" degli utenti dalla quale ci hanno guadagnato tutti: operatori telefonici, società fornitrici di questi servizi, ecc...
Ogni tanto, come in questo caso l'Antitrust, qualcuno fa un po' di rumore, fa la faccia feroce (tra le risate sotto i baffi delle varie compagnie telefoniche), perpetuando una commedia che dura ormai da anni e dalla quale c'è ben poco da aspettarsi, come dimostrato dal fatto che a distanza di decenni, ormai, siamo ancora qui a parlarne.
Questi tipi di chiamate, che in genere non si ha mai fatto ma che ci si ritrova in bolletta sotto forma di chiamate verso numeri che iniziano con 0088xxx oppure 0068xxx, sono provocate dall'installazione nel pc, all'insaputa dell'utente, degli ormai celeberrimi dialer. Ovviamente non sto a spiegarvi cosa sono, se ancora non lo sapete trovate una esauriente spiegazione qui.
La notizia "fa notizia" (scusate il gioco di parole) per il fatto che l'Antitrust pare abbia deciso per la prima volta (era ora, verrebbe da dire) di occuparsi seriamente della questione a fronte delle miriadi di denunce pervenute dagli utenti che si sono trovati addebitato ingiustamente questo balzello.
Per la verità non è che ci sia tanto da illudersi su eventuali esiti positivi dell'iniziativa. Le tariffazioni a valore aggiunto rappresentano forse uno dei casi più eclatanti di compiacente reticenza da parte degli organi preposti nel trovare una soluzione al problema. A partire dal famoso 144, poi diventato 166, poi 899, fino alle numerazioni satellitari in oggetto, questo mercato truffaldino si è rivelato nel corso degli anni una miniera d'oro per le varie società fornitrici di questi "servizi". Una sorta di "tosatura di massa" degli utenti dalla quale ci hanno guadagnato tutti: operatori telefonici, società fornitrici di questi servizi, ecc...
Ogni tanto, come in questo caso l'Antitrust, qualcuno fa un po' di rumore, fa la faccia feroce (tra le risate sotto i baffi delle varie compagnie telefoniche), perpetuando una commedia che dura ormai da anni e dalla quale c'è ben poco da aspettarsi, come dimostrato dal fatto che a distanza di decenni, ormai, siamo ancora qui a parlarne.
domenica 17 febbraio 2008
Affanculo
Non me ne frega niente se parlo male, se posso sembrare maleducato (vi garantisco che in condizioni normali non lo sono), ma non si possono leggere in questo cazzo di paese cose come questa.
Non si può continuare a sentire che (sempre dopo) si muovono il ministro della giustizia, gli ispettori, le inchieste. E' possibile che si debba cercare pateticamente di rimediare sempre dopo piuttosto che prevenire prima?
Ma chi è che fa le leggi in questo cesso di paese? E quale legge consente che un pedofilo recidivo che ha compiuto tre stupri sia a piede libero piuttosto che in galera o attaccato su a un albero, e con l'unico obbligo di presentarsi una volta al giorno in una caserma a firmare?
Affanculo! E scusate ancora.
Non si può continuare a sentire che (sempre dopo) si muovono il ministro della giustizia, gli ispettori, le inchieste. E' possibile che si debba cercare pateticamente di rimediare sempre dopo piuttosto che prevenire prima?
Ma chi è che fa le leggi in questo cesso di paese? E quale legge consente che un pedofilo recidivo che ha compiuto tre stupri sia a piede libero piuttosto che in galera o attaccato su a un albero, e con l'unico obbligo di presentarsi una volta al giorno in una caserma a firmare?
Affanculo! E scusate ancora.
Sfondi e cellulari
La più grande delle mie figlie, Michela, prima media, non ha ancora il telefonino (l'unica nella sua classe). Visto che oramai l'acquisto non è più procrastinabile (complice anche una pagella con tutti "distinto"), nell'attesa - e dopo estenuanti richieste - ho deciso di darle dietro il mio, ieri pomeriggio, per andare a catechismo (a catechismo col cellulare? Bah...).
Ecco come si presentava il suddetto cellulare al suo rientro:
Sfondo di Zac Efron (non chiedetemi chi è) e un imprecisato numero di mp3 di "artisti" sconosciuti, dai nomi più improbabili, scaricati via bluetooth dai cellulari delle amiche (sempre a catechismo).
Bene, l'acquisto del cellulare è rimandato al prossimo anno.
Ecco come si presentava il suddetto cellulare al suo rientro:
Sfondo di Zac Efron (non chiedetemi chi è) e un imprecisato numero di mp3 di "artisti" sconosciuti, dai nomi più improbabili, scaricati via bluetooth dai cellulari delle amiche (sempre a catechismo).
Bene, l'acquisto del cellulare è rimandato al prossimo anno.
Divorzio all'italiana
Lo so, probabilmente perderò qualche lettore e rovinerò la domenica a qualcuno ripubblicando le immagini che vedete qui sopra, ma visto che Casini ha ufficializzato ieri la rottura col Pdl del duo Berlusconi/Fini, qualche immagine di quando tutto andava come doveva andare ci può anche stare.
In realtà, a parte l'ironia, il tutto è solo un pretesto per una breve considerazione personale. Casini dice:
"Ci sono tanti italiani che non si sentono di delegare il proprio futuro a chi è in campo. Non a Bertinotti o Veltroni, che sono simboli di una coalizione che ha fallito nella storia. Ma nemmeno, è stato l'attacco di Casini al partito di Berlusconi e Fini, a una nuova formazione populista e demagogica, una grande arca di Noè che può comprare i marchi ma non gli uomini e le idee."Beh, che dire? Sono sorpreso. In genere l'agire (specie in campagna elettorale) dei politici è spesso dettato da ragioni di opportunismo. Lo si vede bene ad esempio in questo periodo, in cui, se ci fate caso, i vari giochetti delle alleanze e gli "sgomitamenti" hanno come fine ultimo quello di non trovarsi fuori dai giochi.
Eppure, guardando da varie angolazioni la vicenda di Casini, non riesco a vedere nulla che risponda a questa logica, anzi lo vedo proprio come un probabile suicidio politico. L'Udc, infatti, è uno di quei partiti che correndo da solo dovrà fare la massima attenzione ai numeri, specialmente a quelli imposti dalla famosa legge porcata di Calderoli, sottoscritta dallo stesso leader dell'Udc (porcata tra l'altro ammessa dallo stesso estensore, fatto questo che la dice lunga su molte cose).
Se infatti alla Camera è obbligatorio superare lo sbarramento del 4%, problema che comunque l'Udc non ha, per il Senato è obbligatorio superare la quota dell'8% su base regionale, cosa che potrebbe creare seri problemi al partito di Casini, almeno stando ai risultati della precedente consultazione del 2006. Insomma, alla fine qualche alleanza sarà obbligato stringerla comunque per riuscire ad avere i numeri al Senato. Eventualmente c'è sempre Mastella.
Vabbè, buona domenica.
sabato 16 febbraio 2008
Una al giorno
Dopo quello che è riuscito a dire ieri il cavaliere, che si inserisce pienamente nel contesto pre-elettorale del "chi la spara più grossa", penso che l'impressione di mante, che ne prevede una al giorno per i prossimi due mesi, sia calcolata per difetto.
(via mante)
(via mante)
"Antiveritativa"?
Dunque, secondo il De Mauro il termine "antiveritativo" non esiste, e neppure secondo il Garzanti della lingua italiana. Giuliano Ferrara (foto), il direttore del quotidiano Il Foglio, ha utilizzato ieri questo (inesistente) aggettivo per definire la televisione: televisione che tra l'altro egli stesso fa. E lo ha fatto nel tentativo di giustificare il suo rifiuto di confrontarsi pubblicamente in tv con Pannella sul tema dell'aborto.
Pannella, come al solito, si è inviperito - a mio avviso superando anche il limite - prendendosela praticamente con tutto il mondo (non bastava prendersela con Ferrara?). A margine di tutto questo, e pur non condividendone i toni, sono comunque fondamentalmente d'accordo con il leader radicale quando difende la famosa 194, della quale è tra l'altro anche un po' papà.
Ma quello che mi lascia un po' perplesso sono le argomentazioni addotte da Ferrara per giustificare il suo forfait dal confronto con Pannella. Sempre dal Corriere:
"Caro Pannella, questa mattina hai fatto una tremenda scenataccia in tv, a Raiuno, perchè non ho accettato di discutere con te di aborto. Duilio Giammaria e la sua collega Elisa Ansaldi erano sconcertati dalla tua violenza verbale. Io invece la capivo. Hai dato scandalo perchè pensavi che io rifiutassi di parlare con te della questione decisiva che ci divide aspramente. Ma non è così, e te lo spiego. Io non discuterò della vita umana, come se fosse un'opinione, con alcun candidato in tv. La tv è antiveritativa [antiveritativa?]. Un bel mezzo per comunicare, rispettabile e fatto da persone rispettabili, tra cui io stesso fino a ieri. Ma sul ponte di Messina o sull'Ici valgono le opinioni, sulla vita umana e l'amore vale la solitaria e pubblica ricerca della verità".
Ecco, queste sono alcune delle motivazioni addotte da Ferrara. E, sinceramente, alcune non le capisco. Perché, ad esempio, discutere di vita umana in tv non va bene e in teatro sì? Scusate, ma non siamo sempre qui a lamentarci della tv spazzatura, grande fratello e compagnia bella? Io trovo che un dibattito serio tra posizioni contrastanti, su una materia così delicata, avrebbe fatto solo bene: sia alla tv che a tutte le persone che magari hanno le idee confuse in materia e a cui avrebbe fatto piacere approfondire un po' la cosa sentendo diverse campane.
Non è lo stesso Ferrara a dire, riferendosi al mezzo televisivo: "Un bel mezzo per comunicare, rispettabile e fatto da persone rispettabili, tra cui io stesso fino a ieri." Cosa c'entra il teatro? Chi ha delle valide idee da sostenere non è logico che lo faccia in modo che più persone possibili ascoltino ciò che ha da dire? Nel terzo millennio, in piena epoca tecnologica, chi vuole trasmettere e far conoscere le sue idee lo fa a teatro?
E poi cosa c'entrano le opinioni sul ponte di Messina e l'ICI con l'aborto? Le opinioni si hanno (e sarebbe meglio averle) su tutto. Perché l'aborto, la vita umana e l'amore non possono essere oggetto di opinione? Ho l'impressione che Ferrara faccia il furbo. Lui, in preda a un evidente crisi mistica, dice di essere alla ricerca della verità assoluta sulla vita umana e l'amore: beh, speriamo che ci avvisi quando pensa di averla trovata.
Pannella, come al solito, si è inviperito - a mio avviso superando anche il limite - prendendosela praticamente con tutto il mondo (non bastava prendersela con Ferrara?). A margine di tutto questo, e pur non condividendone i toni, sono comunque fondamentalmente d'accordo con il leader radicale quando difende la famosa 194, della quale è tra l'altro anche un po' papà.
Ma quello che mi lascia un po' perplesso sono le argomentazioni addotte da Ferrara per giustificare il suo forfait dal confronto con Pannella. Sempre dal Corriere:
"Caro Pannella, questa mattina hai fatto una tremenda scenataccia in tv, a Raiuno, perchè non ho accettato di discutere con te di aborto. Duilio Giammaria e la sua collega Elisa Ansaldi erano sconcertati dalla tua violenza verbale. Io invece la capivo. Hai dato scandalo perchè pensavi che io rifiutassi di parlare con te della questione decisiva che ci divide aspramente. Ma non è così, e te lo spiego. Io non discuterò della vita umana, come se fosse un'opinione, con alcun candidato in tv. La tv è antiveritativa [antiveritativa?]. Un bel mezzo per comunicare, rispettabile e fatto da persone rispettabili, tra cui io stesso fino a ieri. Ma sul ponte di Messina o sull'Ici valgono le opinioni, sulla vita umana e l'amore vale la solitaria e pubblica ricerca della verità".
Ecco, queste sono alcune delle motivazioni addotte da Ferrara. E, sinceramente, alcune non le capisco. Perché, ad esempio, discutere di vita umana in tv non va bene e in teatro sì? Scusate, ma non siamo sempre qui a lamentarci della tv spazzatura, grande fratello e compagnia bella? Io trovo che un dibattito serio tra posizioni contrastanti, su una materia così delicata, avrebbe fatto solo bene: sia alla tv che a tutte le persone che magari hanno le idee confuse in materia e a cui avrebbe fatto piacere approfondire un po' la cosa sentendo diverse campane.
Non è lo stesso Ferrara a dire, riferendosi al mezzo televisivo: "Un bel mezzo per comunicare, rispettabile e fatto da persone rispettabili, tra cui io stesso fino a ieri." Cosa c'entra il teatro? Chi ha delle valide idee da sostenere non è logico che lo faccia in modo che più persone possibili ascoltino ciò che ha da dire? Nel terzo millennio, in piena epoca tecnologica, chi vuole trasmettere e far conoscere le sue idee lo fa a teatro?
E poi cosa c'entrano le opinioni sul ponte di Messina e l'ICI con l'aborto? Le opinioni si hanno (e sarebbe meglio averle) su tutto. Perché l'aborto, la vita umana e l'amore non possono essere oggetto di opinione? Ho l'impressione che Ferrara faccia il furbo. Lui, in preda a un evidente crisi mistica, dice di essere alla ricerca della verità assoluta sulla vita umana e l'amore: beh, speriamo che ci avvisi quando pensa di averla trovata.
venerdì 15 febbraio 2008
Scusate, cosa c'entra il Suv?
Il Corriere, come corollario alla notizia del tragico incidente stradale, avvenuto ieri in centro a Milano, inanella una serie di articoli. Tra questi: "Fuoristrada, consumano il doppio e fanno sentire potenti", "Scheda: Amati e odiati" [i suv, ndr], "Vota: niente suv in centro?".
Ora, non è ovviamente che io voglia prendere le difese di questa particolare categoria di autovetture, delle quali tra l'altro non mi può fregare di meno e che non comprerei mai, neppure se i soldi ce li avessi, ma solo far presente che non è il tipo di auto che va criminalizzata, ma semmai il tipo di autista.
Voglio dire, se uno è un cretino, lo è sia che guidi una 500 sia che guidi una Ferrari. Il conducente del suv che ha provocato il disastro ha dichiarato di non avere parole per quello che è successo e di sentirsi distrutto, addebitando il tutto al tentativo di evitare due pedoni.
Sul fatto che sia distrutto per quello che ha combinato, ovviamente non ho dubbi. Mi permetto solo di far notare che - a mio modestissimo parere - per evitare due pedoni in una delle strade centralissime e più trafficate di Milano sarebbe magari bastato andare a una velocità consona con le condizioni circostanti (e magari coi limiti di velocità).
Ora, non è ovviamente che io voglia prendere le difese di questa particolare categoria di autovetture, delle quali tra l'altro non mi può fregare di meno e che non comprerei mai, neppure se i soldi ce li avessi, ma solo far presente che non è il tipo di auto che va criminalizzata, ma semmai il tipo di autista.
Voglio dire, se uno è un cretino, lo è sia che guidi una 500 sia che guidi una Ferrari. Il conducente del suv che ha provocato il disastro ha dichiarato di non avere parole per quello che è successo e di sentirsi distrutto, addebitando il tutto al tentativo di evitare due pedoni.
Sul fatto che sia distrutto per quello che ha combinato, ovviamente non ho dubbi. Mi permetto solo di far notare che - a mio modestissimo parere - per evitare due pedoni in una delle strade centralissime e più trafficate di Milano sarebbe magari bastato andare a una velocità consona con le condizioni circostanti (e magari coi limiti di velocità).
E' tutto esattamente come deve essere
Oggi leggevo un po' qua e là dei vari movimenti pre-elettorali con cui ci stanno deliziando i nostri politici. E mi è venuta in mente un'immagine. Pensate a un'azienda, una qualsiasi, che riceve inaspettatamente un grossa commissione da parte di un importante cliente, magari estero. Una grossa commissione con una scadenza temporale ben precisa, magari due mesi (periodo scelto a caso), entro la quale dover consegnare il lavoro pena l'annullamento dell'ordine. E l'immagine è appunto quella di tutti i dipendenti che ovviamente si mobilitano, si prodigano, discutono, magari fanno pure gli straordinari per portare a termine il lavoro nel tempo stabilito.
Lo so, magari c'entra poco, ma questo mi è venuto in mente. Ma il trambusto pre-elettorale che accennavo all'inizio ha anche alcuni risvolti che, a seconda di come vengono inquadrati, possono essere comici o tristi. Si tratta sostanzialmente di tutta una serie di "detti e contraddetti" (specialmente i secondi) che mi pare sia giusto segnalare. Ve ne elenco qualcuno dei più evidenti.
Partiamo da Veltroni. Ma chi vuole incantare? Cosa crede di ottenere iniziando una campagna elettorale su un panorama da cartolina al grido di "Yes, we can!"? Pensa forse di commuovere qualcuno? Di suscitare un impeto di orgoglio simil-americano negli astanti? E come può pretendere di ottenere un minimo di credibilità iniziando subito col promettere il taglio immediato delle tasse in concomitanza con l'aumento degli stipendi? Ha spiegato chiaramente e tecnicamente - oltre a dire vagamente che le risorse secondo lui ci sono - come farà?
E poi non aveva detto che il Partito Democratico rappresentava il "nuovo" e che il "vecchio" stava dall'altra parte? Ma dov'è il nuovo in un partito che contempla al suo interno De Mita, Binetti, D'Alema, Bassolino, La Torre, Fassino e Finocchiaro? Questo è il nuovo? E vabbè... Il tutto poi senza contare che, a differenza di quanto dichiarato all'inizio, la trovata di correre da soli è già caduta nel dimenticatoio. A questo proposito dispiace constatare come lo stesso Di Pietro, con la sua Italia dei Valori, abbia detto una cosa e ne abbia fatta poi un'altra. Fu lui stesso, infatti, a dire in più di un'occasione che in caso di elezioni il suo partito avrebbe fatto la corsa da solo per incompatibilità con questo sistema politico (capirete, uno che ha partecipato al vaffanculo-day...), e tutto ciò pure in presenza di uno sbarramento che avrebbe potuto provocarne l'uscita dai giochi. Evidentemente, anche qui, è già tutto finito nel dimenticatoio.
Eppure, nonostante questa sua incoerenza, a me Di Pietro continua a stare simpatico. Mi pare che sia uno dei pochi politici corretti e trasparenti (prova ne è la costanza con cui aggiorna il suo blog personale). A questo proposito riporto qui di seguito un estratto da un recente articolo di Martinelli:
"Di Pietro non ha mai preso tangenti, nel ‘94 non cadde nella rete di Berlusconi che avrebbe fatto carte false pur di averlo tra i suoi alleati e assegnargli per premio di riconoscenza il ministero dell’Interno nel suo governo. Il rifiuto costò a Di Pietro un processo scaturito dalle calunnie perpetrate da Vittorio Feltri sul “Giornale” di Paolo Berlusconi, che gli affibiava dichiarazioni inventate da parte di pentiti di mafia che avrebbero dipinto l’ex pm un estorsore, disposto a spiccare avvisi di garanzia a esponenti politici per scopi politici. Come molti ricorderanno, nel ‘96 Di Pietro fu assolto nel processo per affrontare il quale, si dimise da ministro dei lavori pubblici dell’allora governo Prodi. Di Pietro è stato l’unico politico che sostiene da sempre le iniziative di Beppe Grillo e l’unico che ha sempre alzato la voce con Prodi per cancellare le leggi vergogna, legiferare sul conflitto d’interessi, sistemare il caso Europa7, accanito sostenitore dell’indipendenza di giornali e tv dai partiti, oltre che unico, strenuo difensore del ruolo di magistrati esposti come Luigi De Magistris e Clementina Forleo. Antonio Di Pietro è stato l’unico ministro che ho visto apparire in pubblico in più occasioni senza scorte che lo isolassero da domande di giornalisti e della gente. L’unico che ha fatto pubblica ammenda a se stesso quando s’accorse d’aver sbagliato votare contro l’istituzione della commissione d’indagine che avrebbe dovuto far luce sull’operato dei poliziotti durante il G8 di Genova del 2001. Di Pietro è un pm prestato alla politica di quelli che ce ne vorrebbero a decine di questi tempi nei ministeri, per controllare il viavai di furbetti, imboscati e condannati."
(Daniele Martinelli. Articolo completo qui)
Dall'altra parte, comunque, non sembrano passarsela meglio. Il cavaliere ha iniziato trionfalmente la sua campagna elettorale nel salotto del buon Vespa (guarda un po'), che per la grande occasione gli ha premurosamente fatto trovare la stessa scrivania che utilizzò nel '91 per firmare quella specie di farsa chiamata contratto con gli italiani. Anche lui - in quanto a megalomania certamente non inferiore al suo antagonista - partito in quarta con "via l'Ici, meno tasse e meno rifiuti" (a questa punto ho un po' di paura pensando a cosa potranno dire questi due nei prossimi due mesi). Eppure c'è qualcosa che non quadra. Il cavaliere, nonostante le ostentazioni, non sembra tranquillo, c'è qualcosa (anzi qualcuno) che lo mette in agitazione. Eppure in politica non c'è mai un "ultimo minuto", ma semmai un "ultimissimo minuto", uno spiraglio, un piccolo pertugio che rimane sempre aperto. Insomma, in "zona cesarini" il figliol prodigo, fiero sostenitore dell'orgoglio scudocrociato, potrebbe tornare dal buon pastore.
Buon pastore che, come dicevo sopra, non è tranquillo. I "casiniani" hanno dato forfait, la Lega sta sul chi vive come se fosse in attesa del momento buon per replicare l'impresa di Natale del '94, Storace se n'è andato per i cavoli suoi così pure come Ferrara, impegnato a scendere in campo con la sua lista pro-life (sulla quale evito - per ora - commenti).
Insomma, come ho scritto nel titolo di questo post, è tutto esattamente come deve essere: un marasma generale che serve a dare una falsa impressione di cambiamento, ma che in realtà non è nient'altro che un "cambiare tutto per non cambiare niente". Di una cosa infatti abbiamo l'assoluta certezza: non potremo scegliere i nostri rappresentanti. Potremo solamente votare una coalizione o un partito che presenteranno i maggiorenti scelti da loro in tutte le circoscrizioni senza che noi possiamo "interferire" in alcuno modo.
Tornerò ancora su questo argomento prima che si vada a votare, ma vi dico subito che, salvo qualche sorpresa dell'ultima ora, a votare io ci andrò e annullerò la mia scheda. E farò questo a ogni futura consultazione elettorale, finché qualcuno non farà una legge che mi consente di votare e scegliere chi mi pare.
Fosse pure il mio vicino di casa.
Lo so, magari c'entra poco, ma questo mi è venuto in mente. Ma il trambusto pre-elettorale che accennavo all'inizio ha anche alcuni risvolti che, a seconda di come vengono inquadrati, possono essere comici o tristi. Si tratta sostanzialmente di tutta una serie di "detti e contraddetti" (specialmente i secondi) che mi pare sia giusto segnalare. Ve ne elenco qualcuno dei più evidenti.
Partiamo da Veltroni. Ma chi vuole incantare? Cosa crede di ottenere iniziando una campagna elettorale su un panorama da cartolina al grido di "Yes, we can!"? Pensa forse di commuovere qualcuno? Di suscitare un impeto di orgoglio simil-americano negli astanti? E come può pretendere di ottenere un minimo di credibilità iniziando subito col promettere il taglio immediato delle tasse in concomitanza con l'aumento degli stipendi? Ha spiegato chiaramente e tecnicamente - oltre a dire vagamente che le risorse secondo lui ci sono - come farà?
E poi non aveva detto che il Partito Democratico rappresentava il "nuovo" e che il "vecchio" stava dall'altra parte? Ma dov'è il nuovo in un partito che contempla al suo interno De Mita, Binetti, D'Alema, Bassolino, La Torre, Fassino e Finocchiaro? Questo è il nuovo? E vabbè... Il tutto poi senza contare che, a differenza di quanto dichiarato all'inizio, la trovata di correre da soli è già caduta nel dimenticatoio. A questo proposito dispiace constatare come lo stesso Di Pietro, con la sua Italia dei Valori, abbia detto una cosa e ne abbia fatta poi un'altra. Fu lui stesso, infatti, a dire in più di un'occasione che in caso di elezioni il suo partito avrebbe fatto la corsa da solo per incompatibilità con questo sistema politico (capirete, uno che ha partecipato al vaffanculo-day...), e tutto ciò pure in presenza di uno sbarramento che avrebbe potuto provocarne l'uscita dai giochi. Evidentemente, anche qui, è già tutto finito nel dimenticatoio.
Eppure, nonostante questa sua incoerenza, a me Di Pietro continua a stare simpatico. Mi pare che sia uno dei pochi politici corretti e trasparenti (prova ne è la costanza con cui aggiorna il suo blog personale). A questo proposito riporto qui di seguito un estratto da un recente articolo di Martinelli:
"Di Pietro non ha mai preso tangenti, nel ‘94 non cadde nella rete di Berlusconi che avrebbe fatto carte false pur di averlo tra i suoi alleati e assegnargli per premio di riconoscenza il ministero dell’Interno nel suo governo. Il rifiuto costò a Di Pietro un processo scaturito dalle calunnie perpetrate da Vittorio Feltri sul “Giornale” di Paolo Berlusconi, che gli affibiava dichiarazioni inventate da parte di pentiti di mafia che avrebbero dipinto l’ex pm un estorsore, disposto a spiccare avvisi di garanzia a esponenti politici per scopi politici. Come molti ricorderanno, nel ‘96 Di Pietro fu assolto nel processo per affrontare il quale, si dimise da ministro dei lavori pubblici dell’allora governo Prodi. Di Pietro è stato l’unico politico che sostiene da sempre le iniziative di Beppe Grillo e l’unico che ha sempre alzato la voce con Prodi per cancellare le leggi vergogna, legiferare sul conflitto d’interessi, sistemare il caso Europa7, accanito sostenitore dell’indipendenza di giornali e tv dai partiti, oltre che unico, strenuo difensore del ruolo di magistrati esposti come Luigi De Magistris e Clementina Forleo. Antonio Di Pietro è stato l’unico ministro che ho visto apparire in pubblico in più occasioni senza scorte che lo isolassero da domande di giornalisti e della gente. L’unico che ha fatto pubblica ammenda a se stesso quando s’accorse d’aver sbagliato votare contro l’istituzione della commissione d’indagine che avrebbe dovuto far luce sull’operato dei poliziotti durante il G8 di Genova del 2001. Di Pietro è un pm prestato alla politica di quelli che ce ne vorrebbero a decine di questi tempi nei ministeri, per controllare il viavai di furbetti, imboscati e condannati."
(Daniele Martinelli. Articolo completo qui)
Dall'altra parte, comunque, non sembrano passarsela meglio. Il cavaliere ha iniziato trionfalmente la sua campagna elettorale nel salotto del buon Vespa (guarda un po'), che per la grande occasione gli ha premurosamente fatto trovare la stessa scrivania che utilizzò nel '91 per firmare quella specie di farsa chiamata contratto con gli italiani. Anche lui - in quanto a megalomania certamente non inferiore al suo antagonista - partito in quarta con "via l'Ici, meno tasse e meno rifiuti" (a questa punto ho un po' di paura pensando a cosa potranno dire questi due nei prossimi due mesi). Eppure c'è qualcosa che non quadra. Il cavaliere, nonostante le ostentazioni, non sembra tranquillo, c'è qualcosa (anzi qualcuno) che lo mette in agitazione. Eppure in politica non c'è mai un "ultimo minuto", ma semmai un "ultimissimo minuto", uno spiraglio, un piccolo pertugio che rimane sempre aperto. Insomma, in "zona cesarini" il figliol prodigo, fiero sostenitore dell'orgoglio scudocrociato, potrebbe tornare dal buon pastore.
Buon pastore che, come dicevo sopra, non è tranquillo. I "casiniani" hanno dato forfait, la Lega sta sul chi vive come se fosse in attesa del momento buon per replicare l'impresa di Natale del '94, Storace se n'è andato per i cavoli suoi così pure come Ferrara, impegnato a scendere in campo con la sua lista pro-life (sulla quale evito - per ora - commenti).
Insomma, come ho scritto nel titolo di questo post, è tutto esattamente come deve essere: un marasma generale che serve a dare una falsa impressione di cambiamento, ma che in realtà non è nient'altro che un "cambiare tutto per non cambiare niente". Di una cosa infatti abbiamo l'assoluta certezza: non potremo scegliere i nostri rappresentanti. Potremo solamente votare una coalizione o un partito che presenteranno i maggiorenti scelti da loro in tutte le circoscrizioni senza che noi possiamo "interferire" in alcuno modo.
Tornerò ancora su questo argomento prima che si vada a votare, ma vi dico subito che, salvo qualche sorpresa dell'ultima ora, a votare io ci andrò e annullerò la mia scheda. E farò questo a ogni futura consultazione elettorale, finché qualcuno non farà una legge che mi consente di votare e scegliere chi mi pare.
Fosse pure il mio vicino di casa.
giovedì 14 febbraio 2008
Barnard Vs Gabanelli
Sta circolando in rete con una certa insistenza una lettera aperta di Paolo Barnard, ex collaboratore esterno di Report. Inizialmente non ero sicuro dell'attendibilità di questo documento, fino a che la stessa Gabanelli (foto) ha deciso di dire la sua in proposito sul forum pubblico della Rai.
Brevemente, Paolo Barnard, collaboratore esterno della Rai per conto del maggior programma di inchieste scomode di raitre (programma che ho sempre considerato come uno dei pochi per il quale valga la pena pagare un canone), accusa pubblicamente la giornalista di essere fautrice, nei suoi confronti, di una forma arrogante di "censura legale".
Probabilmente nelle prossime ore la questione balzerà agli onori della cronaca nazionale - attualmente circola solamente nei blog e nei forum di social network in rete - e se ne saprà quindi di più. Per adesso, pur col poco tempo a disposizione, sto cercando di capirci qualcosa anch'io. Non so ancora quali siano esattamente i termini della questione, ma se (e ripeto "se") le cose stanno effettivamente come le racconta Barnard, mi pare ci sia poco da stare allegri.
Vi lascio comunque un paio di link per chi vuole approfondire la vicenda. Qui c'è la lettera aperta di Barnard e qui c'è il forum pubblico della Rai nelle cui pagine trovate il post di replica della Gabanelli e la contro-replica di Barnard.
Tornerò senz'altro sulla vicenda se ci saranno sviluppi importanti.
Brevemente, Paolo Barnard, collaboratore esterno della Rai per conto del maggior programma di inchieste scomode di raitre (programma che ho sempre considerato come uno dei pochi per il quale valga la pena pagare un canone), accusa pubblicamente la giornalista di essere fautrice, nei suoi confronti, di una forma arrogante di "censura legale".
Probabilmente nelle prossime ore la questione balzerà agli onori della cronaca nazionale - attualmente circola solamente nei blog e nei forum di social network in rete - e se ne saprà quindi di più. Per adesso, pur col poco tempo a disposizione, sto cercando di capirci qualcosa anch'io. Non so ancora quali siano esattamente i termini della questione, ma se (e ripeto "se") le cose stanno effettivamente come le racconta Barnard, mi pare ci sia poco da stare allegri.
Vi lascio comunque un paio di link per chi vuole approfondire la vicenda. Qui c'è la lettera aperta di Barnard e qui c'è il forum pubblico della Rai nelle cui pagine trovate il post di replica della Gabanelli e la contro-replica di Barnard.
Tornerò senz'altro sulla vicenda se ci saranno sviluppi importanti.
Ecco dove era il tesoretto
Alla fine l'hanno trovato. Il famoso "tesoretto" - quello col quale ci hanno preso allegramente per i fondelli per un certo numero di mesi (c'è, non c'è, c'è, non c'è, ecc...), e che in realtà non esiste - spunterà come d'incanto oggi.
Un tesoretto composto da circa 650 milioni di euro che - stima l'Adoc - la festa degli innamorati farà muovere quest'anno. Qualche dato. I peluche costeranno il 47% in più dell'anno precedente, i fiori il 25% (ne verranno regalati per 100 milioni) e cenare fuori in media 15 € più del 2007.
La ricorrenza di San Valentino è forse quella che divide di più; quella che maggiormente vede contrapposte le fazioni di quelli a cui non gliene frega niente (per vari motivi) e quelli che cominciano a pensare al regalo per la dolce metà un mese prima.
Cosa farò io oggi? Esattamente niente. O, meglio, farò le stesse cose che ho fatto ieri, ier l'altro e ier l'altro ancora (insensibile e cinico che non sono altro... ^^). Anche a Chiara, comunque, alla quale ho chiesto se le sarebbe andato, stasera, di andarci a mangiare una pizza, la ricorrenza pare non interessare più di tanto. E pensare che quando eravamo fidanzati cominciava a menarmela con San Valentino subito dopo l'Epifania.
Bah...
Un tesoretto composto da circa 650 milioni di euro che - stima l'Adoc - la festa degli innamorati farà muovere quest'anno. Qualche dato. I peluche costeranno il 47% in più dell'anno precedente, i fiori il 25% (ne verranno regalati per 100 milioni) e cenare fuori in media 15 € più del 2007.
La ricorrenza di San Valentino è forse quella che divide di più; quella che maggiormente vede contrapposte le fazioni di quelli a cui non gliene frega niente (per vari motivi) e quelli che cominciano a pensare al regalo per la dolce metà un mese prima.
Cosa farò io oggi? Esattamente niente. O, meglio, farò le stesse cose che ho fatto ieri, ier l'altro e ier l'altro ancora (insensibile e cinico che non sono altro... ^^). Anche a Chiara, comunque, alla quale ho chiesto se le sarebbe andato, stasera, di andarci a mangiare una pizza, la ricorrenza pare non interessare più di tanto. E pensare che quando eravamo fidanzati cominciava a menarmela con San Valentino subito dopo l'Epifania.
Bah...
mercoledì 13 febbraio 2008
Fisco e telecamere
E così il nostro Valentino ha finalmente chiuso le sue pendenze col fisco. Ha detto che da quest'anno la sua dichiarazione dei redditi la farà in Italia, a Pesaro, e se la caverà versando (a rate) all'erario 35 milioni di euro. Naturalmente lui è contento, dice che così si sente più sollevato e più concentrato sul prossimo mondiale che sta per iniziare.
Dando un'occhiata in giro si intuisce che comunque tale cifra sarà presto recuperata: la (sua) macchina pubblicitaria ha ricominciato infatti a girare a pieno regime su tv, giornali e adesso pure telefonini. Al limite, per stare dalla parte del sicuro, un'etichetta in più sulla tuta e via. Eppure c'è qualcosa che non mi torna.
Dunque, se non erro la richiesta iniziale dell'agenzia delle entrate era di 112 milioni di euro, come riportato dalla stampa quando è esploso il caso:
"L'Agenzia delle Entrate ha comunicato che la somma dovuta da Rossi, comprensiva di sanzioni e interessi, è di 112 milioni di euro. L'inchiesta penale, invece, non è che la conseguenza dell'accertamento svolto dal Fisco, un atto dovuto."
(fonte: Repubblica)
Dunque, a fronte di una tale richiesta di risarcimento (calcolata su 60 milioni di euro mai dichiarati nel periodo 2000-2004), l'accordo amichevole raggiunto tra l'entourage fiscale del dottore e il fisco gli ha permesso di beneficiare di un sostanzioso sconto sulla cifra iniziale. Si potrebbe dire una sorta di patteggiamento con conseguente riduzione di pena. E, se si guarda un po' a quello che è successo recentemente ad altri suoi illustri colleghi, la musica è la stessa: Fisichella (3,8 milioni contro i 17 contestati), Cipollini (1,1 milioni contro i 5 contestati), Capirossi (12 milioni, contenzioso ancora aperto). E solo per citarne alcuni.
Certo, formalmente sarà tutto ineccepibile: uno ammette candidamente le proprie responsabilità e ottiene sostanziosi sconti sul dovuto (ricordate i 25 miliardi restituiti da Pavarotti nel 2000?). E vabbè... Quello che però, oltre a questo, mi lascia un po' perplesso è l'esposizione mediatica che si accompagna a questi eventi. Pavarotti allora come Valentino oggi: quando si chiudono i contenziosi col fisco lo si fa davanti alle telecamere, con tanto di conferenza stampa, brindisi e pasticcini.
Ora, per carità, lungi da me l'intenzione di fare il finto moralista, in fondo questi signori fanno in grande quello che (di deprecabile) una consistente parte delle persone normali fa nel suo piccolo. Abbiamo o no, come ampiamente accertato, un tasso di evasione fiscale pari a un quarto dell'intero pil nazionale? Ma queste celebrazioni mediatiche in pompa magna cosa significano? Forse un tentativo di far vedere alla gente quanto si è bravi a saldare quanto dovuto?
Può darsi. Anche se è altamente probabile che se nessuno li avesse beccati questi avrebbero tranquillamente continuato col loro status quo, senza conferenze in tv ma col conto in banca più pingue. A me, personalmente, queste sceneggiate sembrano un po' patetiche e dimostrano che oggi per salire in cattedra e agli onori della cronaca non è richiesto chissà quale requisito: è sufficiente essere un grosso evasore fiscale.
Dando un'occhiata in giro si intuisce che comunque tale cifra sarà presto recuperata: la (sua) macchina pubblicitaria ha ricominciato infatti a girare a pieno regime su tv, giornali e adesso pure telefonini. Al limite, per stare dalla parte del sicuro, un'etichetta in più sulla tuta e via. Eppure c'è qualcosa che non mi torna.
Dunque, se non erro la richiesta iniziale dell'agenzia delle entrate era di 112 milioni di euro, come riportato dalla stampa quando è esploso il caso:
"L'Agenzia delle Entrate ha comunicato che la somma dovuta da Rossi, comprensiva di sanzioni e interessi, è di 112 milioni di euro. L'inchiesta penale, invece, non è che la conseguenza dell'accertamento svolto dal Fisco, un atto dovuto."
(fonte: Repubblica)
Dunque, a fronte di una tale richiesta di risarcimento (calcolata su 60 milioni di euro mai dichiarati nel periodo 2000-2004), l'accordo amichevole raggiunto tra l'entourage fiscale del dottore e il fisco gli ha permesso di beneficiare di un sostanzioso sconto sulla cifra iniziale. Si potrebbe dire una sorta di patteggiamento con conseguente riduzione di pena. E, se si guarda un po' a quello che è successo recentemente ad altri suoi illustri colleghi, la musica è la stessa: Fisichella (3,8 milioni contro i 17 contestati), Cipollini (1,1 milioni contro i 5 contestati), Capirossi (12 milioni, contenzioso ancora aperto). E solo per citarne alcuni.
Certo, formalmente sarà tutto ineccepibile: uno ammette candidamente le proprie responsabilità e ottiene sostanziosi sconti sul dovuto (ricordate i 25 miliardi restituiti da Pavarotti nel 2000?). E vabbè... Quello che però, oltre a questo, mi lascia un po' perplesso è l'esposizione mediatica che si accompagna a questi eventi. Pavarotti allora come Valentino oggi: quando si chiudono i contenziosi col fisco lo si fa davanti alle telecamere, con tanto di conferenza stampa, brindisi e pasticcini.
Ora, per carità, lungi da me l'intenzione di fare il finto moralista, in fondo questi signori fanno in grande quello che (di deprecabile) una consistente parte delle persone normali fa nel suo piccolo. Abbiamo o no, come ampiamente accertato, un tasso di evasione fiscale pari a un quarto dell'intero pil nazionale? Ma queste celebrazioni mediatiche in pompa magna cosa significano? Forse un tentativo di far vedere alla gente quanto si è bravi a saldare quanto dovuto?
Può darsi. Anche se è altamente probabile che se nessuno li avesse beccati questi avrebbero tranquillamente continuato col loro status quo, senza conferenze in tv ma col conto in banca più pingue. A me, personalmente, queste sceneggiate sembrano un po' patetiche e dimostrano che oggi per salire in cattedra e agli onori della cronaca non è richiesto chissà quale requisito: è sufficiente essere un grosso evasore fiscale.
martedì 12 febbraio 2008
Ciao, sceriffo di Amity Bay
Roy Scheider (foto) ci ha lasciato. Sono sincero, a parte Lo squalo altri film suoi non ne ho visti. I miei genitori, se la memoria non m'inganna (gliel'ho chiesto, ma non ricordano), mi portarono a vederlo al cinema poco dopo l'uscita.
Ricordo che rimasi traumatizzato alla visione di quel film (all'epoca facevo le elementari), e ricordo perfettamente la figura e le vicende del capo della polizia locale, Martin Brody, interpretato appunto da Roy Scheider. Uno sceriffo che aveva capito fin da subito, nonostante le resistenze e le reticenze del sindaco "affarista", la pericolosità del temibile squalo bianco responsabile dell'uccisione di alcuni turisti che trascorrevano le vacanze nella piccola isoletta.
E ricordo, proprio come se fossi andato a vederlo ieri, il terrore che provavo, specialmente nelle scene in cui i ragazzi uscivano in mare aperto con le loro barche nonostante i divieti imposti dai genitori. Memorabile, infine, la scena finale, in cui il nostro eroe riesce ad avere finalmente ragione del temibile squalo bianco in una estenuante lotta all'ultimo respiro: emblema dell'eterna lotta tra il bene e il male rappresentata in diecimila film e opere.
Ricordo che all'uscita dal cinema, mio padre, vedendomi visibilmente scosso, mi disse: "Non ti preoccupare, Andrea, è solo un film. Ricorda comunque che per evitare guai bisogna sempre dare retta ai genitori...".
Ciao Roy.
Ricordo che rimasi traumatizzato alla visione di quel film (all'epoca facevo le elementari), e ricordo perfettamente la figura e le vicende del capo della polizia locale, Martin Brody, interpretato appunto da Roy Scheider. Uno sceriffo che aveva capito fin da subito, nonostante le resistenze e le reticenze del sindaco "affarista", la pericolosità del temibile squalo bianco responsabile dell'uccisione di alcuni turisti che trascorrevano le vacanze nella piccola isoletta.
E ricordo, proprio come se fossi andato a vederlo ieri, il terrore che provavo, specialmente nelle scene in cui i ragazzi uscivano in mare aperto con le loro barche nonostante i divieti imposti dai genitori. Memorabile, infine, la scena finale, in cui il nostro eroe riesce ad avere finalmente ragione del temibile squalo bianco in una estenuante lotta all'ultimo respiro: emblema dell'eterna lotta tra il bene e il male rappresentata in diecimila film e opere.
Ricordo che all'uscita dal cinema, mio padre, vedendomi visibilmente scosso, mi disse: "Non ti preoccupare, Andrea, è solo un film. Ricorda comunque che per evitare guai bisogna sempre dare retta ai genitori...".
Ciao Roy.
lunedì 11 febbraio 2008
Napolitano, i Corazzieri e il fumo negli occhi
Ho imparato una cosa. O, meglio, ho avuto conferma di una cosa (che sapevo già): quando i giornali strombazzano ai quattro venti certe notizie vuole dire che c'è sotto qualcos'altro. E' una sorta di tentativo di distrarre l'opinione pubblica meno attenta dalla sostanza vera della notizia stessa.
Così leggiamo da qualche giorno, su ogni giornale, che il presidente Napolitano (quello dei discorsi soporiferi di ogni fine d'anno) ha tagliato alcune voci di spesa del Quirinale: qualche corazziere, qualche indennità, in modo tale che nell'anno corrente (2008) il Quirinale risparmierà ben 800.000 (ottocentomila) euro rispetto all'anno precedente. Ovviamente non sarò certo io a spiegarvi cosa significa, in termini percentuali (che rendono senz'altro meglio l'idea), risparmiare 800.000 € su 240 milioni, il calcolo lo potete fare da voi.
Ma l'aspetto più interessante di tutta la vicenda non è il taglio in sé (il quale, se vogliamo, rappresenta comunque un'inversione di tendenza), ma cosa costa il Quirinale rispetto a istituzioni analoghe di altri paesi. Penso che niente meglio di un grafico possa chiarirlo:
Tornando a quello che dicevo all'inizio, penso che forse la gente sarebbe stata più contenta (ovviamente si fa per dire) di sapere questa cosa qui. Anche perché reclamizzare tanto il fatto che quest'anno il "baraccone" Quirinale costerà il 3 per mille in meno dell'anno precedente, omettendo che comunque il risultato sarà l'equivalente di quanto spendono Casa Bianca, Eliseo e Buckingham Palace messi insieme, sa un po' di presa per i fondelli.
E' sempre così: per cercare le notizie vere bisogna leggere tra le righe.
Così leggiamo da qualche giorno, su ogni giornale, che il presidente Napolitano (quello dei discorsi soporiferi di ogni fine d'anno) ha tagliato alcune voci di spesa del Quirinale: qualche corazziere, qualche indennità, in modo tale che nell'anno corrente (2008) il Quirinale risparmierà ben 800.000 (ottocentomila) euro rispetto all'anno precedente. Ovviamente non sarò certo io a spiegarvi cosa significa, in termini percentuali (che rendono senz'altro meglio l'idea), risparmiare 800.000 € su 240 milioni, il calcolo lo potete fare da voi.
Ma l'aspetto più interessante di tutta la vicenda non è il taglio in sé (il quale, se vogliamo, rappresenta comunque un'inversione di tendenza), ma cosa costa il Quirinale rispetto a istituzioni analoghe di altri paesi. Penso che niente meglio di un grafico possa chiarirlo:
Tornando a quello che dicevo all'inizio, penso che forse la gente sarebbe stata più contenta (ovviamente si fa per dire) di sapere questa cosa qui. Anche perché reclamizzare tanto il fatto che quest'anno il "baraccone" Quirinale costerà il 3 per mille in meno dell'anno precedente, omettendo che comunque il risultato sarà l'equivalente di quanto spendono Casa Bianca, Eliseo e Buckingham Palace messi insieme, sa un po' di presa per i fondelli.
E' sempre così: per cercare le notizie vere bisogna leggere tra le righe.
domenica 10 febbraio 2008
Avete fretta? Instapaper
Non so a voi, ma a me capita spesso, spessissimo, di trovare in giro per la rete articoli interessanti ma molto lunghi. Siccome altrettanto spesso il tempo è tiranno e non ho tempo di leggerli subito, ho l'abitudine di salvare il link relativo in un file di testo e di rileggere l'articolo con più calma in un secondo momento.
Beh, ho trovato, via .mau., un interessantissimo programma che consente di salvare in maniera veloce i link degli articoli. Per la verità non si tratta di un programma vero e proprio, ma di un sito internet che offre gratuitamente questo tipo di servizio.
Registrarsi e cominciare a usarlo è di una semplicità unica. E' sufficiente entrare nell'home page, cliccare su "Log In" ed inserire un indirizzo di posta elettronica valido o anche solo un nick (la password è facoltativa):
Cliccando un'ultima volta sul pulsante "Log in" prima e "Add" poi, ecco che possiamo subito cominciare a memorizzare i link che ci interessano nell'apposito spazio. Una volta memorizzato, il link é accessibile in qualsiasi momento e da qualunque pc:
Per leggere il relativo articolo è sufficiente un ultimo clic:
Beh, ho trovato, via .mau., un interessantissimo programma che consente di salvare in maniera veloce i link degli articoli. Per la verità non si tratta di un programma vero e proprio, ma di un sito internet che offre gratuitamente questo tipo di servizio.
Registrarsi e cominciare a usarlo è di una semplicità unica. E' sufficiente entrare nell'home page, cliccare su "Log In" ed inserire un indirizzo di posta elettronica valido o anche solo un nick (la password è facoltativa):
Cliccando un'ultima volta sul pulsante "Log in" prima e "Add" poi, ecco che possiamo subito cominciare a memorizzare i link che ci interessano nell'apposito spazio. Una volta memorizzato, il link é accessibile in qualsiasi momento e da qualunque pc:
Per leggere il relativo articolo è sufficiente un ultimo clic:
I plugin del Partito (Democratico?)
Il sito internet ufficiale di un partito politico la dice lunga - almeno oggi - sul modo di presentarsi al pubblico. E', infatti, un po' come se fosse la sede virtuale del partito stesso, che consente ai simpatizzanti (e, perché no, agli eventuali futuri elettori) di rimanere costantemente aggiornati sulle novità del partito stesso.
Se però, per poter visualizzare tutti gli elementi dell'home page del sito del suddetto partito è necessario scaricare e installare un plugin Microsoft, che di fatto taglia fuori tutti quelli che usano Mac o Linux (e non sono pochi), la cosa fa riflettere.
Quando poi il partito si chiama "Democratico" la cosa è ancor meno comprensibile.
(via Mante)
Se però, per poter visualizzare tutti gli elementi dell'home page del sito del suddetto partito è necessario scaricare e installare un plugin Microsoft, che di fatto taglia fuori tutti quelli che usano Mac o Linux (e non sono pochi), la cosa fa riflettere.
Quando poi il partito si chiama "Democratico" la cosa è ancor meno comprensibile.
(via Mante)
sabato 9 febbraio 2008
Lo salviamo Xp?
Non c'è niente da fare: Windows Xp pare proprio non voler uscire dalle grazie di moltissimi utenti Microsoft. Esattamente allo stesso modo in cui Vista non vuole entrare.
Un piccolo segnale abbastanza indicativo di questa tendenza si può trovare in una petizione online (chi è interessato la può sottoscrivere qui) che in meno di un mese di vita - è stata lanciata il 14 gennaio scorso - ha raccolto più di 75000 firme. E alla quale, abbastanza inaspettatamente, Microsoft ha risposto.
Come è noto, il supporto online (aggiornamenti critici e quant'altro) per Xp è previsto fino al 2014, ma ciò che preoccupa maggiormente gli utenti è la data oltre la quale sparirà dagli scaffali dei negozi, ossia il 30 giugno prossimo. E' interessante notare, a questo proposito, che anche questa scadenza è il risultato di una precedente proroga temporale, in quanto inizialmente lo stop della commercializzazione di Xp era prevista per il mese scorso. Data che è stata poi "spostata" in avanti a causa delle insistenti richieste dell'utenza.
E' comunque piuttosto difficile prevedere adesso quali saranno le mosse future dell'azienda, anche se - così, a naso - pare piuttosto difficile che Microsoft decida di prorogare ulteriormente tale termine. In ogni caso, nel rispondere alla petizione, un portavoce della casa di Redmond ha affermato che, così come è già avvenuto in occasione del primo posticipo, l'azienda sta valutando l'evoluzione della cosa.
E' interessante a tal proposito segnalare, come riporta sempre computerworld.com in quest'altro articolo, che in un sondaggio effettuato da King Research nel novembre scorso, quando la notizia della sospensione della vendita di Xp era già nota, il 44% degli interpellati ha ammesso senza mezzi termini di essere pronta a migrare verso la concorrenza (generalmente Linux o Mac) piuttosto che essere obbligata all'upgrade a Vista.
Insomma, se siete affezionati al buon vecchio Xp, che se vogliamo dirla tutta non è che vada ultimamente così male, avete tempo fino alla fine di giugno per le versioni OEM. Dopo si camperà solo di "rendita".
Un piccolo segnale abbastanza indicativo di questa tendenza si può trovare in una petizione online (chi è interessato la può sottoscrivere qui) che in meno di un mese di vita - è stata lanciata il 14 gennaio scorso - ha raccolto più di 75000 firme. E alla quale, abbastanza inaspettatamente, Microsoft ha risposto.
Come è noto, il supporto online (aggiornamenti critici e quant'altro) per Xp è previsto fino al 2014, ma ciò che preoccupa maggiormente gli utenti è la data oltre la quale sparirà dagli scaffali dei negozi, ossia il 30 giugno prossimo. E' interessante notare, a questo proposito, che anche questa scadenza è il risultato di una precedente proroga temporale, in quanto inizialmente lo stop della commercializzazione di Xp era prevista per il mese scorso. Data che è stata poi "spostata" in avanti a causa delle insistenti richieste dell'utenza.
E' comunque piuttosto difficile prevedere adesso quali saranno le mosse future dell'azienda, anche se - così, a naso - pare piuttosto difficile che Microsoft decida di prorogare ulteriormente tale termine. In ogni caso, nel rispondere alla petizione, un portavoce della casa di Redmond ha affermato che, così come è già avvenuto in occasione del primo posticipo, l'azienda sta valutando l'evoluzione della cosa.
E' interessante a tal proposito segnalare, come riporta sempre computerworld.com in quest'altro articolo, che in un sondaggio effettuato da King Research nel novembre scorso, quando la notizia della sospensione della vendita di Xp era già nota, il 44% degli interpellati ha ammesso senza mezzi termini di essere pronta a migrare verso la concorrenza (generalmente Linux o Mac) piuttosto che essere obbligata all'upgrade a Vista.
Insomma, se siete affezionati al buon vecchio Xp, che se vogliamo dirla tutta non è che vada ultimamente così male, avete tempo fino alla fine di giugno per le versioni OEM. Dopo si camperà solo di "rendita".