Quando Fabio Fazio, intervistando papa Bergoglio a Che tempo che fa, gli ha chiesto come è possibile che l'uomo uccida e faccia il male se è fatto a somiglianza di Dio, il papa ha risposto come rispondono tutti in questi casi: Dio ha creato l'uomo ma l'uomo è libero di scegliere cosa fare, come comportarsi, come agire, perché ha il libero arbitrio. È la risposta classica che chiunque riceve andando dal proprio parroco a chiedere la stessa cosa. Una risposta che a mio avviso non sta in piedi per almeno un paio di motivi.
Il primo è che l'arbitrio non è libero. Il libero arbitrio è un concetto filosofico, ma anche teologico, secondo il quale le scelte che facciamo originano esclusivamente da noi, senza influenze ed interventi esterni. Ma in realtà non è così, perché quelle influenze ci sono e sono originate dall'educazione che abbiamo ricevuto, dai libri che abbiamo letto, dai maestri che abbiamo avuto. Che sono tutte influenze esterne. Per essere davvero libero, il nostro arbitrio dovrebbe appoggiarsi a una specie di... come dire... tabula rasa educativa, a una assenza di qualsiasi forma di educazione e di indirizzo della nostra vita. Il libero arbitrio, quindi, per essere davvero libero dovrebbe basarsi su mere pulsioni. Ma ciò, a meno che non si sia cresciuti in una giungla in totale assenza di altri esseri umani, non è possibile, evidentemente.
Esempio. Io ho la possibilità di ingannare una persona. La ingannerò, oppure non la ingannerò, non basandomi su una pulsione (libero arbitrio) ma in base al tipo di educazione ricevuta (arbitrio influenzato). Se i miei genitori e i miei maestri mi avranno inculcato il valore dell'onestà, io, molto presumibilmente, non la ingannerò. Ma se invece sono cresciuto in un ambiente familiare e sociale in cui la furbizia e l'inganno non sono considerati atteggiamenti riprovevoli, probabilmente la ingannerò. Tutti agiamo e facciamo scelte in base alla formazione che abbiamo ricevuto, non in base al caso o alle pulsioni. Ecco perché, a mio avviso, il concetto di libero arbitrio non regge.
Il secondo motivo per cui la risposta del papa (e dei preti) è fallace è che il libero arbitrio non è compatibile con l'onniscienza di Dio. Uno dei pilastri su cui si basa la religione cattolica (ma anche le sue varianti) è che Dio è onnipotente e onnisciente. Quando io ero un imberbe giovinetto e andavo a catechismo, don Natale ci spiegava che il concetto di tempo non esiste per Dio, perché lui conosce ciò che è successo, ciò che succede, ciò che succederà. La fine e l'inizio degli accadimenti dell'universo sono già tutti sotto i suoi occhi. Ma se sa già ciò che succederà, significa che sa anche come mi comporterò io, se ad esempio ingannerò l'altra persona oppure no. Allora qui si entra in un corto circuito: se le mie scelte e il mio agire sono già conosciuti da Dio, il libero arbitrio va a farsi benedire. E qui, quella che Massimo Cacciari definirebbe come aporia è evidentissima.
Ecco perché ho sempre pensato che la faccenda del libero arbitrio sia tutto sommato niente di più di un comodo alibi, comodo ma epistemologicamente inconsistente. Se infatti è vero, come è vero, che l'uomo voluto da Dio da quando ha messo piede sulla terra ha sempre ammazzato i suoi simili e che la conflittualità è da sempre la principale forma di interazione tra gli esseri umani, qualcosa non torna. E qui nasce il sospetto che con l'argomento del libero arbitrio si voglia sollevare Dio dalla responsabilità di aver creato un essere con spiccatissime ed evidentissime propensioni a fare il male.
Naturalmente queste sono speculazioni basate sulla razionalità, quindi per principio incompatibili con l'irrazionalità, che non solo è propria di chi crede ma è propria dell'essere umano (credente o non credente che sia). Nelle questioni religiose, del resto, la fede precede sempre la ragione, tanto che pure sant'Agostino diceva che per poter capire bisogna credere, anche se io sarei più propenso a dire che credere serve semmai ad accettare, non a capire.