A livello socio-psicologico ormai la storia insegna che certi problemi socialmente rilevanti non si risolvono con repressione e inasprimento di pene. Negli stati USA dove esiste la pena di morte non ci sono meno reati rispetto agli altri; per restare qui a casa nostra, l'introduzione del reato di omicidio stradale non è stato un deterrente e non ha concorso a una maggiore responsabilizzazione degli automobilisti, e si potrebbe continuare.
Pensare che introdurre il reato di omicidio sul lavoro possa arginare il fenomeno delle morti bianche è una pia illusione che, esattamente come l'omicidio stradale, fonda la sua ragione d'essere sull'onda emotiva del momento e sa molto di populista.
Dal punto di vista della legislazione in materia di sicurezza sul lavoro, l'Italia è uno dei paesi più avanzati, almeno alla pari coi maggiori paesi europei. Quindi il problema non è la carenza di leggi in materia di sicurezza, il problema è farle rispettare, esattamente come non serviva il reato di omicidio stradale ma si sarebbe dovuto intervenire maggiormente su educazione e potenziamento dei controlli su strada.
Quello delle morti sul lavoro è un problema che ha radici culturali e anche economiche (la vita umana subordinata al profitto) e fa sorridere (amaramente) pensare di risolverlo per via repressiva.
L'unica cosa che funziona è la certezza della pena, non l'inasprimento della stessa.
RispondiEliminaIo ho qualche dubbio anche sulla certezza, ma sull'inasprimento ne ho a vagonate.
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