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giovedì 30 novembre 2023

Io lascerei Cervinia

La storia del nome Cervinia, al centro del casino mediatico di questi giorni a causa della volontà della regione Valle d'Aosta di cambiarlo in "Le Breuil", è interessante perché tutto nasce da un errore. 

Cervinia è un toponimo che deriva dal francese "Cervin", a sua volta derivato dal latino "mons Silvanus" che significa "monte boscoso", in virtù del fatto che nei secoli addietro il clima era più mite e il Cervino era ricoperto di boschi. 

In seguito alla mutazione della consonante "l" in "r", tipica della lingua francoprovenzale, da "Silvanus" si è arrivati al francese "Servin". L'errore decisivo l'ha poi commesso tale Horace-Bénédict de Saussure, cartografo svizzero, il quale sbagliò la trascrizione scrivendo "Cervin". Da lì Cervino e quindi Cervinia. Da notare che fino all'inizio degli anni Trenta del Novecento, il nome originale della località era Le Breuil. Cervinia le fu dato in epoca fascista all'interno della sua politica di italianizzazione forzata dei nomi stranieri.

Il motivo del nuovo cambiamento del nome nell'originale Le Breuil va quindi inquadrato nell'ottica di voler rimettere le cose a posto e abbandonare le vestigia di un certo passato. Che ci starebbe anche, intendiamoci. Visto però che in Italia e nel mondo la località in questione è universalmente conosciuta come Cervinia, e visto anche che di casino attorno a questo nome ce n'è stato fin troppo, forse varrebbe la pena lasciar stare e tenersi Cervinia.

martedì 28 novembre 2023

Complotti (di nuovo)

Chi non è più un giovin virgulto e in qualche modo ha seguito la politica negli ultimi quattro o cinque lustri, sa perfettamente che la tesi complottista avanzata da Crosetto, che ha innescato un altro conflitto tra politica e magistratura, non ha niente di inedito ma è un film già visto e rivisto durante gli infausti anni del berlusconismo. 

La sempiterna idea è che da parte della magistratura (di sinistra) si ordiscano trame oscure e complotti misteriosi per provocare la caduta di un governo (di destra).

Naturalmente non esiste alcun complotto, almeno fino a prova contraria. Umberto Eco, che sui complotti e la loro psicologia ha scritto pagine ancora ineguagliate, diceva che per capire se un complotto è reale o inventato basta guardare la sua durata: un complotto reale viene generalmente scoperto subito, un complotto immaginario dura per sempre. Il fatto che dei famosi complotti ai danni dell'uomo di Arcore ancora si parli e ci si fantastichi su, è la prova provata che esistevano solo nella mente di B.

Ma il complotto serve anche a identificare un nemico, in questo caso la magistratura, e anche qui ci viene in aiuto, ancora una volta, il sempre grande Umberto Eco, il quale diceva che occorre sempre costruire un nemico per sentirsi giustificati nella propria miseria.

Diciamo che se io fossi stato nei panni di Crosetto, di tutte queste cose avrei tenuto conto, prima di dare fiato alle trombe. Che poi, voglio dire, dare in pasto alla stampa illazioni, insinuazioni, si dice che, mi è arrivata voce che ecc. è un modo di fare ambiguo e anche puerile, che non ha finalità pratiche se non quella di alzare inutili (o utili, dipende) polveroni. Torniamo ancora una volta alle famose armi di distrazione di massa?

Se Crosetto ha notizie certe e conosce fatti circostanziati, vada nelle apposite sedi e faccia regolare e dettagliata denuncia. Ogni comportamento diverso da questo non ha alcunché di serio e non ha il minimo motivo di essere preso in considerazione.

lunedì 27 novembre 2023

La gravità

Alla fine, sembra che il terribile assalto a una sede dei Pro vita a Roma, che ha spinto la signora Meloni a vergare un indignato e vibrante appello rivolto alla sinistra a condannare tali fatti, sia stato niente di più che alcune scritte spray vergate su una saracinesca. Che poi vabbe', come è prassi in questi casi, a seconda delle fonti che si consultano è stato un terribile assalto con morti e feriti o una cosa da niente. 

Premesso che io sono contrario a qualsiasi atto di vandalismo, fossero pure delle semplici scritte spray su una saracinesca, trovo infinitamente più grave che una manifestazione nazionale per sensibilizzare sul tema della violenza contro le donne, manifestazione che ieri ha visto scendere nelle piazze decine e decine di migliaia di persone (50.000 solo a Roma), sia stata snobbata da un capo di governo. Per di più donna. Questo sì mi sembra grave e totalmente privo di giustificazione, non un assalto a colpi di spray alla sede di un gruppo di Pro vita (qualunque cosa voglia dire Pro vita).

domenica 26 novembre 2023

Vita e mercato

Al bar. Il tg alla televisione racconta della donna morta a Roma perché investita dall'albero caduto per le raffiche di vento. Un tipo al banco commenta: "Eh vabbe', ormai era anziana, sarebbe stato peggio se fosse morto un giovane. Ormai valeva poco."

Siamo talmente impregnati di cultura mercantile e di denaro come "generatore simbolico di ogni valore" (cit.) che ormai misuriamo il valore della vita in base a criteri meramente economici e diciamo queste cose senza neppure pensarci.

giovedì 23 novembre 2023

Lollobrigida e il treno

Boh, non so se Lollobrigida si debba dimettere per la storia del Frecciarossa fatto fermare a Ciampino (fermata non programmata nel tragitto) perché doveva scendere. 

Forse sì, si dovrebbe dimettere, ma non dimentichiamo che siamo in Italia, non in altri paesi europei dove ministri si dimettono perché si scopre che in gioventù avevano copiato alcune pagine della tesi di laurea o perché beccati a pagare la tata in nero o perché sgamati a non pagare il canone tv. Siamo in Italia, il paese in cui gente come Berlusconi è rimasta in parlamento per quasi trent'anni, con tutto quello che ha combinato, e pretendiamo che un Lollobrigida si dimetta per aver fatto fermare un treno per cinque minuti? 

Ma non scherziamo, su.

mercoledì 22 novembre 2023

Il punto di non ritorno dell'ipocrisia

Secondo l'Unicef, dal 7 ottobre al 15 novembre sono stati uccisi a Gaza 4609 bambini, un numero superiore a quello di tutti i bambini morti negli ultimi tre anni di conflitti a livello globale. Quelli feriti sono oltre 6000. Non sono neppure numeri certificati, si tratta di stime, i numeri reali non li conosce nessuno. 

Netanyahu, in una intervista alla CBS di qualche giorno fa, ha detto: "Non riusciamo a ridurre le vittime civili".

C'è o no un corto circuito in questa affermazione? C'è o no qualcosa di incredibile? Eppure l'ha detto davvero. E l'Europa, l'Occidente, nessuno ha niente da dire? 

Dall'inizio della guerra in Ucraina sono stati inflitti, giustamente, alla Russia 12 pacchetti di sanzioni. Ne vogliamo infliggere uno, anche solo simbolico, a Israele? Vogliamo almeno fingere di non essere ipocriti oltre misura? Oppure ce ne freghiamo e di questo mare di ipocrisia in cui siamo immersi ci facciamo motivo di vanto anziché di biasimo?

martedì 21 novembre 2023

Noi e gli alberi


Oggi è la Giornata mondiale degli alberi, una delle tante giornate mondiali di qualcosa che ci siamo inventati non si sa bene perché.

Quando si parla di alberi, a me vengono sempre in mente alcune pagine di "Sapiens, da animali a dèi", di Yual Noah Harari, in cui lo storico israeliano dice che quando vede le immagini degli ambientalisti che abbracciano gli alberi, un po' sorride.

Sorride perché la nostra specie, Homo Sapiens, da quando è apparsa su questo pianeta, circa 200mila anni fa, ha causato l'estinzione dell'83% di tutte le specie di mammiferi selvatici della Terra e del 50% delle piante. Ancora oggi il ritmo con cui si deforesta e si disbosca in tutto il mondo è impressionante, e forse non molti sanno che c'è correlazione tra deforestazione e eventi pandemici come quello del Sars-CoV-2. 

Si deforesta principalmente per tre motivi: 

1) La creazione di nuove aree coltivabili: la necessità di creare nuovi terreni per l'agricoltura e l'allevamento è uno dei principali fattori alla base della deforestazione. Si aggiungono anche i terreni utilizzati per scopi minerari e edilizi, o acquisiti da grandi speculatori per le monocolture.

2) Legname come combustibile: il legno è ancora la principale fonte di combustibile per un terzo della popolazione mondiale che lo utilizza per il riscaldamento domestico.

3) Legno pregiato: la domanda di legno pregiato spinge il taglio degli alberi nelle foreste equatoriali e tropicali.

Molti studi, peraltro convergenti, dicono che per ripristinare l'originale tasso di biodiversità presente sul pianeta prima che arrivassimo noi, occorrerebbero cinque milioni di anni. In altre parole, in soli 200mila anni abbiamo distrutto ciò che la natura aveva creato in milioni di anni di vita senza di noi.

Siamo quelli che Harari definisce "serial killer ecologici", la più invasiva e distruttiva specie mai apparsa sul pianeta. Però ogni tanto abbracciamo gli alberi. Così, come moto di simpatia e affetto per gli ultimi rimasti.

lunedì 20 novembre 2023

Tra giustizia e vendetta

Lo so, sono impopolare, ma io voglio che quel ragazzo venga giudicato e punito da un tribunale e da un collegio giudicante di questo paese in base alle leggi vigenti. Non mi riconosco in chi strilla scompostamente di darlo in mano ai familiari della povera ragazza allo stesso modo in cui, in altre epoche e in altri posti, i criminali venivano dati in pasto alla folla inferocita per essere giustiziati.

In primo luogo perché tale eventuale trattamento non riporterebbe comunque in vita quella sventurata ragazza; in secondo luogo perché dal codice di Hammurabi a oggi sono passate alcune migliaia di anni e qualche passo in avanti in termini di civiltà l'abbiamo fatto, o almeno dovremmo averlo fatto.

Tra l'altro, faccio notare che il padre della vittima, ricevute le condoglianze da parte dei familiari dell'assassino, ha replicato non scagliandosi contro quella famiglia e augurando al ragazzo di fare la stessa fine, ma porgendo ad essi la sua vicinanza per il dramma che anche a loro è capitato.

A volte la linea che separa la sacrosanta giustizia dalla vendetta sembra fin troppo sottile, ma quel padre, nonostante l'immensa tragedia che gli è capitata, è riuscito a mantenere la capacità di vederla. E di ciò gli va reso merito.

sabato 18 novembre 2023

Evoluzione casuale e dignità sono incompatibili (secondo Wojtyla e Ratzinger)

Se avete cinque minuti liberi, e naturalmente se questi argomenti vi interessano, ascoltate ciò che dice Telmo Pievani a partire dal min. 13 circa di questa conferenza. È il suo commento a ciò che disse papa Wojtyla il 22 ottobre 1996 in occasione di un suo messaggio alla Pontificia accademia delle scienze. La frase incriminata, che verrà poi ripresa da papa Ratzinger nel discorso del suo insediamento al soglio di Pietro, è questa: "...le teorie dell’evoluzione che, in funzione delle filosofie che le ispirano, considerano lo spirito come emergente dalle forze della materia viva o come un semplice epifenomeno di questa materia, sono incompatibili con la verità dell’uomo. Esse sono inoltre incapaci di fondare la dignità della persona".

Il sotteso di questo discorso, che poi non è neppure tanto sotteso, è che noi non possiamo essere figli del caso e della mera evoluzione per contingenze, come ci insegna Darwin e come oggi la scienza ha definitivamente accertato, e chi crede questo non solo si pone al di fuori degli insegnamenti della chiesa, che uno potrebbe anche dire: chi se ne frega?, ma secondo Wojtyla e Ratzinger ragionare in termini di evoluzione casuale, cioè escludere che la nostra presenza qui sia frutto di un "disegno" che era già tracciato, preclude la possibilità di poter avere una morale, un'etica e perfino una dignità.

Non so se è chiara la gravità di questa affermazione e se si riesce a comprenderne appieno le implicazioni. Poi mi raccomando, tutti a indignarsi e a mettersi sulle barricate se per caso a volte capita di dire qualcosa di offensivo nei confronti delle religioni. 

Ma l'obiezione più bella e ineccepibile a questa delirante affermazione, Pievani la dà verso la fine del suo intervento, dal min. 25:30, cioè quando dice che è solo grazie alla contingenza e alla casualità che noi possiamo apprezzare la nostra presenza qua, perché se ci fossimo evoluti solo in virtù di un disegno che già ci prevedeva saremmo niente di più che pedine di altri giochi, mentre invece è proprio la casualità, il fatto che la storia sia andata in questo modo quando sarebbe potuta andare in milioni di altri modi a renderci preziosi e unici.

E comunque in fin dei conti siamo Sapiens, con tutti i nostri limiti e i nostri difetti, ma con la capacità unica su questo pianeta di poter organizzare ed elaborare i pensieri ricorrendo alla razionalità, e credo che il modo più consono di appartenervi sia quello di farne uso.

venerdì 17 novembre 2023

Hamburger vegano

Avevo già scritto relativamente alla questione della carne "sintetica", di cui si parla in queste ore dopo che alla Camera è passata la legge che ne proibisce produzione e utilizzo, quindi non ci torno sopra. Mi limito, velocemente, a linkare un paio di video.

Qui Roberto Mercadini spiega la stupidità di proibire di chiamare un hamburger vegano hamburger vegano. Qui Dario Bressanini spiega la stupidità di fare una legge che proibisce ciò che è già proibito. 

Mi chiedo ogni giorno cosa abbiamo fatto di male per meritarci una classe politica di tale livello di incompetenza e cialtronaggine. Forse dobbiamo scontare qualcosa, chissà, magari qualche colpa atavica. Se no non si spiega.

mercoledì 15 novembre 2023

[...]


No ma io il titolista del Manifesto lo adoro. E non da oggi :-)

lunedì 13 novembre 2023

Perché il massacro continua?

Magari sbaglio, ma mi sembra che nessuno abbia interesse vero a fermare il massacro dei palestinesi da parte di Israele. In particolar modo mi sembra che non sia interesse né degli USA né, tantomeno, dell'Europa. Alcuni indizi che mi sembra possano corroborare questa impressione. 

Giovedì scorso un giornalista ha chiesto a Biden se non fosse il caso di fare qualsiasi cosa per ottenere un cessate il fuoco. Risposta di Biden: Non c'è alcuna possibilità che Israele fermi i bombardamenti nonostante le migliaia di vittime civili. 

Cosa significa non c'è alcuna possibilità? Biden è al telefono un giorno sì e uno no con Netanyahu; di cosa parlano in queste chiacchierate, del meteo? Cavolo, sei il presidente degli Stati Uniti? Allora se veramente ci tieni a fermare questo massacro prendi il tuo amico Netanyahu e gli dici di darsi una calmata, magari minacciandolo in caso contrario di cominciare a dare un taglio all'invio di soldi, armi, supporto logistico e quant'altro a Israele. Biden sa benissimo - lo ammette lui stesso - che stanno morendo migliaia di civili, gran parte dei quali bambini, e tutto quello che sa dire è che non c'è la possibilità che il massacro si fermi? Non c'è la possibilità o non c'è la volontà?

Anche qua in Europa mi pare che la musica cambi poco. Ok, nelle piazze di molte città europee si riversano manifestanti per chiedere di fermare il massacro, ma di voci autorevoli in seno alle istituzioni europee non mi sembra di sentirne, se si esclude il segretario generale dell'ONU Antonio Guterres. Oltre a lui è rimasto giusto il papa, che ancora ogni giorno si affaccia alla sua finestra e chiede a gran voce di fermare il massacro, per il resto mi sembra sia tutto un "Israele ha diritto di difendersi" e poco altro.

Qualche giorno fa la vicepresidente del Belgio, Petra De Sutter, ha chiesto di attivare sanzioni economiche nei confronti di Israele perché "la pioggia di bombe è disumana" e quello che Israele sta facendo sono crimini contro l'umanità. Qualche leader europeo ha accennato qualche risposta alla vicepresidente del Belgio? Silenzio totale. 

Israele ha certamente il diritto di difendersi, ma un conto è la difesa, altro conto è la vendetta. Netanyahu continua imperterrito a bombardare ospedali, scuole, campi profughi, città, villaggi senza fare alcuna distinzione tra civili e combattenti. Michel Goya ha calcolato che solo nell'ultima settimana Israele ha lanciato sulla striscia di Gaza, che per rendere l'idea ha un'estensione pari a quella del lago di Garda, lo stesso numero di missili che Putin ha lanciato sulle città Ucraine in 21 mesi di guerra, e attualmente le vittime palestinesi sono 11.000 di cui quasi metà bambini. Per Putin la Corte penale internazionale ha spiccato un mandato di arresto per crimini di guerra in Ucraina, per Netanyahu che ha fatto dieci volte più vittime non si muove nessuno? Forse i bambini ucraini valgono più di quelli palestinesi?

Forse, molto più semplicemente, il massacro dei palestinesi sta bene a tutti.

domenica 12 novembre 2023

Cristiani, perseguitati e persecutori


Franco Cardini, storico che stimo molto e di cui ho alcuni giorni fa assistito a una conferenza qua dalle mie parti, ha scritto qualche anno fa questo ottimo saggio recentemente ripubblicato.

È in sostanza un libro sulla storia del cristianesimo che parte dalla morte di Gesù, grosso modo attorno al 30 d.C., e si snoda fino alla caduta dell'impero romano d'occidente, cioè attorno al quarto secolo circa. Prende le mosse da quando, dopo l'arresto di Gesù, i suoi discepoli si ritrovano e avviano in Gerusalemme una vita comunitaria rivolta a convincere gli ebrei loro correligionari che l'atteso Messia è già arrivato, che si è presentato in modo diverso dal liberatore e conquistatore militare che ci si aspettava e che bisogna adesso proseguire la sua opera.

È un saggio storico, non teologico, e affronta la storia del cristianesimo dal punto di vista delle varie tappe che l'hanno condotto da neonata e piccola costola dell'ebraismo a religione ufficiale dell'impero. E lo fa evidenziando come questa diffusione abbia visto i cristiani sia nelle vesti di perseguitati, specialmente nell'impero pre-costantiniano, sia, soprattutto, di persecutori. 

Non è un libro in cui si danno giudizi, è un libro storico in cui si raccontano fatti storici: i rapporti tra potere e società all'avvento dell'era cristiana, i divieti, le repressioni, le persecuzioni subite dai cristiani ma anche le atrocità, le prevaricazioni, i soprusi commessi da questi ultimi nel corso dei secoli. Non solo nei primi secoli, ma anche e forse soprattutto dopo la caduta dell'impero romano e l'inizio del medioevo. E qui l'elenco delle atrocità è lunghissimo e per gran parte noto: le crociate, l'inquisizione, i massacri dei conquistadores, la Notte di san Bartolomeo, i processi contro Galilei e Giordano Bruno. Senza contare i delitti su cui è scesa la coltre dell'oblio: il massacro dei 4500 sassoni sui campi di Werden voluto da Carlomagno e dai suoi vescovi, i genocidi compiuti dai basileis della dinastia macedone nei Balcani, le esecuzioni di eretici e streghe dal XIII al XVIII secolo, i delitti commessi in seguito alla Riforna e alla Controriforma, le stragi dei nativi americani nel Centro e nel Sud ma anche nel nord del continente americano, la tratta degli schiavi stivati in catene dall'Africa al nuovo mondo a bordo di vascelli i cui capitani conoscevano a memoria interi libri della Bibbia, gli etno-genocidi commessi tra Settecento e Ottocento in Oceania.

Franco Cardini, in coda al libro, espone alcune riflessioni su come sia stato possibile che una religione che nasceva su presupposti di pace e di amore ("ama il prossimo tuo come te stesso") si sia diffusa e affermata per buona parte con la spada piuttosto che con l'evangelizzazione tramite la parola. Ovvio, c'è stata anche questa, ci sono state schiere di buoni e generosi missionari cristiani di ogni confessione, molti dei quali martirizzati insieme con gli oppressi, oppure uccisi da quegli stessi per i quali avevano donato le loro esistenze. Ma il mistero e la contraddizione di come la stessa fede religiosa abbia prodotto Francesco d'Assisi e Francisco Pizzarro, Teresa di Calcutta e Cotton Mather rimane.

sabato 11 novembre 2023

La perfezione (inesistente)

Ieri ho avuto su fb una discussione con una signora sulla perfezione. Lei sosteneva che l'uomo, gli animali, le piante e ogni essere vivente sono perfetti. Io invece tentavo di spiegarle che in natura la perfezione non esiste e che l'essere umano, in particolare, è un crogiolo di imperfezioni. Alla fine non siamo riusciti a metterci d'accordo e ognuno è andato amichevolmente per la propria strada. 

Non siamo riusciti a capirci perché ragionavamo su piani diversi e incompatibili: quello della fede lei (l'uomo è stato creato), quello evolutivo io (l'uomo è una specie tra le miliardi presenti sul pianeta ed è frutto di un processo evolutivo). Però tutto sommato è stato interessante. Poi le ho linkato questo video per tentare di spiegarle a cosa mi riferivo, ma dubito che l'abbia guardato.


Extraballe

Ricordate la tassa sugli extraprofitti delle banche, annunciata sotto il solleone ferragostano in pompa magna da Salvini come "misura di equità" e che, sempre secondo il grande statista soprannominato il "girasagre", avrebbe consentito allo stato di incamerare "alcuni miliardi"? Bene, sapete quanto ha incassato finora lo stato da quella tassa? Zero. Neppure un centesimo. Per il semplice fatto che un emendamento a quel provvedimento, emendamento tra l'altro presentato dalla stessa maggioranza, neanche dall'opposizione, consentiva alle banche di non pagare la suddetta tassa purché destinassero un importo pari a due volte e mezzo il suo valore al rafforzamento del loro patrimonio. E le banche, che sceme non sono, indovinate cosa hanno fatto? Esatto.

Naturalmente nessuno, adesso, andrà dal girasagre a chiedere conto dell'ennesima balla raccontata con l'unico scopo di prendere in giro le italiche genti facendo loro credere che questo è un governo che prende ai ricchi per dare ai poveri (finora ha esattamente fatto il contrario). Così come nessuno andrà dalla donnetta urlante a chiedere conto della oscena e ridicola boutade del trasferimento di migranti in Albania, quando si scoprirà (non ci vuole un genio) che il progetto è infattibile e che è tutta propaganda, fumo negli occhi, arma di distrazione di massa per distogliere l'attenzione dall'epocale fallimento sulle politiche migratorie del governo che sciaguratamente presiede. 

Di sicuro non gliene chiederà conto Bruno Vespa.

giovedì 9 novembre 2023

Aperture

 


Mi sembra che la chiesa, da qualche tempo, si mostri molto più avanti di buona parte della società civile e di buona parte di chi ci governa. Poi vabbe', a essere mentalmente più avanti di governi come questo non è che ci voglia granché, intendiamoci. 

Non va dimenticato, però, che l'arrivo a queste aperture fa seguito a un paio di millenni di sessuofobia e discriminazione di tutti gli orientamenti sessuali che non fossero quello canonico (anche di quello, a dire il vero, a meno che non si utilizzasse per finalità procreative), ma come si dice, alla fine il tempo è galantuomo. 

Resta solo da capire se queste aperture e questo mettersi al passo coi tempi che corrono, che corrono molto più veloci di qualunque dottrina, siano da parte delle gerarchie ecclesiastiche frutto di reale desiderio di venire incontro a tutte quelle categorie di persone finora sempre discriminate o sia più il tentativo di dare della chiesa un'immagine di contemporaneità, di essere al passo coi tempi per timore di estinzione, visto che da un paio di secoli almeno il processo di secolarizzazione in Occidente è andato per la sua strada e la divaricazione tra fede cristiana e società civile ha raggiunto ampiezze ormai incolmabili. 

Quale che sia la risposta, plaudiamo a queste aperture con la speranza che siano di sprone anche a chi governa a imboccare la stessa strada. Ma la vedo dura.

martedì 7 novembre 2023

Intendersi sulla vita

Riguardo allo spinoso caso di Indi Gregory, la bambina inglese di otto mesi affetta da una malattia genetica incurabile, a cui i medici hanno deciso di sospendere l'assistenza medica per non continuare a infliggerle inutili sofferenze, mi sento di condividere le considerazioni della Dott.ssa Alice Rotelli la quale, da medico, spiega in maniera molto chiara cos'è questa rara malattia e gli effetti che provoca in chi ne è affetto. 

Trovo che siano considerazioni condivisibili perché invitano a mettere da parte la "pancia" e chiamano in causa il raziocinio e il cervello, anche se è evidente, e per certi versi comprensibile, che in tragedie come questa la razionalità fatichi a trovare casa. 

Mi aggancio a questo per una breve considerazione su quanto detto da Giorgia Meloni a commento della decisione del governo di accordare la cittadinanza italiana alla bambina per permetterle così di essere assistita in un ospedale italiano, cioè queste: "Dicono che non ci siano molte speranze per la piccola Indi, ma fino alla fine farò quello che posso per difendere la sua vita. E per difendere il diritto dei genitori a fare tutto quello che possono per lei". 

Apparentemente l'impegno a "difendere la sua vita" è ineccepibile. Chi non sarebbe d'accordo a difendere la vita, qualsiasi vita? Tutto sta ad accordarsi su cosa si intende per vita. Se con questo sostantivo si intende il mero insieme di funzionalità e processi biologici, come nel caso di malati terminali affetti da malattie senza scampo, allora non si difende la vita ma si difendono quei processi biologici. Stop. Ma la vita non è solo questo, la vita è biografia, è azione, è svegliarsi al mattino per andare a scuola, al lavoro, a camminare in collina, a fare un viaggio; la vita è relazione, incontri, passioni, anche dolore, frustrazione, vittorie, sconfitte. Questa è la vita nella sua accezione più ampia e completa. Ed è questa, a mio parere, che va difesa. Difendere un mero insieme di processi biologici è a mio avviso il materialismo più bieco, e credo anche una forma di egoismo, non c'entra niente con la valenza spirituale insita nel concetto della difesa della vita, ma c'entra con una visione esclusivamente materialistica della vita. 

I medici inglesi che hanno deciso di interrompere l'assistenza sanitaria non l'hanno fatto perché sono ciniche persone senza cuore, ma l'hanno fatto forse proprio perché un cuore ce l'hanno, e davanti a una malattia genetica incurabile che provoca una progressiva e irreversibile debilitazione di tutto l'organismo tra atroci sofferenze, ritengono che interrompere quelle sofferenze sia ciò che per la legislazione inglese viene definito "massimo interesse del minore".

lunedì 6 novembre 2023

Now and then

A me la "nuova" canzone dei Beatles non dispiace. È permeata da quel non so che di evocativo e leggermente malinconico che ricorda un po' The show must go on dei Queen e altre millemila canzoni simili. 

In particolare trovo splendido quel passaggio Sol Maggiore/Si minore con cui si apre il ritornello (ma ce ne sono anche altri simili molto interessanti). Per il resto che dire? È una canzone beatlesiana che più beatlesiana non si può, quindi chi già amava i quattro di Liverpool ne ha sicuramente ritrovato le tracce, chi non li amava continuerà a non amarli. Credo comunque che, al di là della qualità musicale del pezzo, i giudizi dei fan siano particolarmente influenzati dalla componente emotiva e anche un po' affettiva. È normale che sia così. Ognuno di noi è cresciuto con artisti che sono stati la colonna sonora della propria vita, e scoprire che del tale artista c'era ancora qualcosa di inedito in giro... 

Un po' come se si scoprisse qualcosa di inedito dei Pink Floyd degli anni Settanta. Cioè, io dalla gioia mi metto nudo e vado a ballare in mezzo alla strada, eh!

sabato 4 novembre 2023

Sulla conferenza di Paolo Ercolani

Mi appunto qui alcune cose che mi sono rimaste in mente della bellissima conferenza di Paolo Ercolani tenuta ieri sera a Misano. Il tema era Automi connessi: l'umano nella rete.

Uno dei punti più interessanti riguarda la velocità. Il nostro sistema cognitivo è programmato sulla lentezza. Dalla notte dei tempi il sistema migliore, dopo la trasmissione orale del sapere, che permette a noi esseri umani di imparare e conoscere le cose è la lettura, la lettura lenta. Si studia leggendo libri. E questa lettura per essere proficua deve appunto essere lenta. Chiunque abbia esperienze di studio sa benissimo che i concetti vanno letti, riletti, magari sottolineati per incamerarli meglio, e questo succede perché il nostro cervello è programmato in questo modo.

L'informatica e la televisione hanno cambiato radicalmente tutto ciò, inondandoci ogni giorno con fiumi di notizie e attuando in noi un cambiamento antropologico epocale. Notizie che siamo costretti a leggere velocemente per riuscire a stare loro dietro. Ma non ci può essere conoscenza con la velocità. La conoscenza, diceva sempre Ercolani, è un sommergibile, non un motoscafo. Certo, il motoscafo è più invitante perché viaggia in superficie, va veloce, ci sono le onde, il vento, il sole, ovvio che ci si diverta di più, mentre invece il sommergibile viaggia lentamente e se ne sta in profondità, al buio. Ma così come il motoscafo se ne sta in superficie, anche la conoscenza acquisita con questo sistema è superficiale. La conoscenza vera è invece quella che si apprende andando lentamente e in profondità, esattamente come fa un sommergibile. È molto faticoso, ovvio, ma conoscere non è mai stato semplice, occorre impegno. 

La velocità con cui siamo costretti a interagire sui social, oltre che impedire una conoscenza vera delle cose ha effetti deleteri anche sull'attenzione. Ercolani citava numerosi studi in cui si evidenzia come, mediamente, dopo 5-6 minuti di lettura ci sia bisogno di staccare perché non si riesce più a seguire ciò che si sta leggendo. Si chiama deficit di attenzione. Chiunque può verificare questa cosa sui social: i post lunghi, magari un po' articolati, vengono sistematicamente snobbati, con l'autore che magari si becca una reprimenda da chi legge per l'eccessiva lunghezza del suo scritto. Stessa cosa quando ascoltiamo qualcuno parlare: il tempo medio di attenzione è di pochi minuti, poi ci distraiamo. Sono gli effetti deleteri sul nostro sistema cognitivo provocati dalla velocità e dalla superficialità. E i nativi digitali sono quelli più esposti a queste problematiche.

Non sono problemi da poco. La superficialità impedisce all'essere umano di fare la cosa che per antonomasia lo distingue da tutte le altre specie presenti sul pianeta: ragionare. Il ragionamento si accompagna al pensiero, all'approfondimento, non alla superficialità e alla velocità, ma con l'avvento della velocità dell'informatica l'uomo è chiamato sempre più a funzionare piuttosto che a pensare. E una volta che si eliminano il pensiero e l'approfondimento nascono le semplificazioni, le divisioni manichee tra bianco e nero, le polarizzazioni: io sto con questo e io sto con quello, la ragione sta di qua e i torti stanno di là, novax contro sìvax, pro-Israele contro pro-Palestina. Divisioni nette, manichee, le sfumature vengono cancellate. Tutto questo dimenticando che nelle vicende umane, specie quelle più complesse, non esiste mai che i torti stiano tutti da una parte e le ragioni tutte dall'altra. Mai. Ma noi non siamo più capaci di immergerci nella complessità col nostro sommergibile, preferiamo il motoscafo. Poi arrivano i Salvini che sparano quattro slogan privi di qualunque ragionamento retrostante e noi, ormai incapaci di capire e di pensare, ci lasciamo affascinare.

Altro tema interessante è il rapporto tra internet e intelligenza. La misurazione del famoso Q.I. non è recente ma, pur con diverse modalità, si effettua dagli inizi del Novecento. La progressione di queste rilevazioni ha dimostrato, dice sempre Ercolani, che col passare del tempo l'intelligenza media generale è sempre andata aumentando, a volte più velocemente altre meno, ma ha sempre avuto un trend crescente. Fino all'inizio degli anni Duemila. Da lì ha cominciato lentamente a decrescere. Ma cosa è successo agli inizi degli anni Duemila? Sono arrivati i telefonini, e a partire da questo momento tutte le rilevazioni del Q.I. hanno mostrato una lenta ma costante decrescita. Questo non significa necessariamente che internet ci rende stupidi, ma qualche pensiero lo fa venire.

Altro tema interessantissimo riguarda i suicidi. Non è mai esistito altro periodo storico documentato in cui il suicidio fosse la prima causa di morte tra giovani e giovanissimi. In passato abbiamo avuto la droga, gli incidenti stradali, l'alcol ecc.; oggi la prima causa di morte dei giovani è il suicidio. E guarda caso i più colpiti da questo dramma sono proprio i cosiddetti nativi digitali.

Altro tema interessantissimo toccato da Ercolani è la solitudine. Ci sono milioni di ragazzi e ragazze che hanno caterve di "amici" virtuali sui propri social che però dichiarano di sentirsi soli. Come si fa a soffrire di solitudine avendo come compagnia una platea così grande di "amici" in rete? Semplicemente perché viviamo oggi in un'epoca in cui si confonde la relazione personale con la relazione tra profili virtuali, con tutto ciò che ne consegue. 

A volte ho avuto la sensazione che Paolo Ercolani dipingesse un quadro esageratamente negativo della situazione attuale, ma se ci si pensa bene è così. E d'altra parte i dati sui suicidi giovanili sono lì, nero su bianco. Non si vuole con questo demonizzare tout court la Rete, logico, ma come già diceva Hegel, non esiste, e non esisterà mai, una grande invenzione o innovazione che abbia esclusivamente luci e lati positivi. Accanto alla luce ci sono sempre una o più ombre, più o meno grandi, e la Rete non ne è esente.

giovedì 2 novembre 2023

Se telefonando

Comunque, riguardo alla famosa telefonata, il numero di palazzo Chigi si trova facilmente con 30 secondi di Google. Il problema non è quello ma il fatto che quella telefonata sia stata passata alla Meloni, il che significa che il primo che passa di lì e usa un nome di fantasia viene fatto parlare col presidente del Consiglio. Non mi sembra proprio irrilevante, come fatto.

Poi c'è il contenuto della telefonata, dove si scopre ad esempio che la Meloni sulla questione delle migrazioni ammette il fallimento più totale. Ammissione notevole. Poi c'è la questione ucraina. In privato, col sedicente presidente della lega africana (in realtà i due burloni russi), fa un ribaltamento totale rispetto a quanto detto e ridetto sia in Parlamento che alla stampa che nei simposi internazionali. Qui la parola d'ordine è sempre stata aiuti militari ed economici all'Ucraina senza se e senza ma, fino alla vittoria finale. Nella telefonata si scopre invece una Meloni favorevole a un negoziato, un compromesso che accontenti entrambe le parti, la Russia e l'Ucraina. Se non è una svolta questa. 

C'è da notare, a questo proposito, che la strada del negoziato è quella che fin dall'inizio è stata battuta dai pacifisti, quelli che per questo motivo sono sempre stati dileggiati, irrisi, bollati come filo-putiniani e stupidaggini simili. Adesso si scopre che anche la Meloni è per il negoziato. Parafrasando un vecchio detto: "In telefono veritas".