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giovedì 30 marzo 2023
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mercoledì 29 marzo 2023
L'altra Grace
martedì 28 marzo 2023
Eccesso di soccorso
lunedì 27 marzo 2023
domenica 26 marzo 2023
Morte
Ho letto in un giorno questo bellissimo saggio filosofico di Daniela Steila. Il tema del libro è la grande rimossa della nostra civiltà occidentale: la morte. Si tende a non parlarne, è quasi un argomento tabù, un tema che è tanto universale e comune quanto difficile da accettare. È come se non stesse bene tirare in ballo l'argomento. La cosa è comprensibile, in realtà, dal momento che siamo pieni di "io" (io sono, io vivo, io faccio, io programmo, io progetto, io...) e la morte è la fine di tutti questi "io" (non a caso Sartre diceva che per l'uomo "la mort est l'absurde"). In più, come scriveva Max Scheler, "la società contemporanea ha prodotto una radicale negazione della morte attraverso l'idea del progresso e della sua infinità; la scienza moderna in particolare è nata per realizzare il dominio sulle cose del mondo e implica la rimozione della morte."
Questo interessantissimo libro è in pratica una rassegna in cui si analizza il modo in cui i grandi filosofi e pensatori della storia, da Platone a Heidegger, da Hegel a Sartre, passando per sant'Agostino, Tommaso D'Aquino, Montaigne, Marx, Freud, fino ai bioeticisti moderni, hanno descritto e inteso la morte (compresa la sua variante del suicidio), quale è stata la loro idea, come l'hanno inquadrata e spiegata. La filosofia si è occupata da sempre della morte, del suo significato, delle sue implicazioni morali, ma anche le persone comuni, prima o dopo, si sono interrogate su questo. D'altra parte noi umani, rispetto agli altri esseri viventi, abbiamo consapevolezza della nostra finitudine, quindi noi non solo moriamo ma pensiamo al nostro destino mortale, meditiamo sulla fine della nostra vita e di quella altrui. Da questo infinito pensare sono nate anche le idee che hanno tentato di neutralizzare e lenire l'assurdità inaccettabile della morte. Su queste basi è stata concepita ad esempio l'anima, la sua immortalità, l'idea della resurrezione, oppure quella di una vita oltre la morte, idee ricorrenti, queste, che ogni civiltà apparsa sulla terra ha elaborato.
È un libro che stimola molte riflessioni a cui generalmente non si pensa, appunto perché in genere si tende a rimuovere l'argomento, riflessioni che possono però aiutare a considerare la nostra umana vulnerabilità come un valore. Anche se non è facile.
sabato 25 marzo 2023
Paolo Nori a Misano
Ieri sera sono andato al teatro Astra di Misano ad assistere a una conferenza/monologo di Paolo Nori. Nori è lo scrittore che poco dopo l'inizio della guerra in Ucraina fu al centro delle cronache per la decisione dell'università Bicocca di annullare un suo ciclo di lezioni su Dostoevskij (ne avevo accennato qui), sull'onda degli insensati e un po' stupidi atteggiamenti collettivi volti a boicottare ogni espressione della cultura russa nei nostri paesi occidentali.
Paolo Nori è forse uno dei maggiori conoscitori di letteratura e cultura russa in Italia e ieri sera ha incentrato il suo intervento sulla figura di Anna Achmatova, la più grande poetessa russa del Novecento. Nella mia stratosferica ignoranza non conoscevo questa figura e ne sono rimasto affascinato. L'intervento di Nori ha poi spaziato prendendo in esame i grandi scrittori russi, la loro influenza e importanza nella cultura mondiale, il tutto descritto col suo modo di raccontare affabulatorio, spesso ironico, che cattura l'attenzione e rende godibili e gradevoli anche argomenti che a prima vista possono sembrare pesanti o noiosi.
Ho voluto partecipare a questo incontro anche come forma di presa di distanza dalla stupida ostracizzazione della cultura russa imperante, e mi chiedo come possiamo essere arrivati a un tale punto di ridicolo da non riuscire a distinguere tra cultura e attualità.
Antropologizzazione del mercato
Il presidente di Intesa Sanpaolo, Gian Maria Gros-Pietro, in merito alla crisi europea delle banche di questi giorni, dice (La Stampa, 25.3.2023): "I mercati fanno il loro mestiere. Quando ci sono delle variazioni tendono ad accentuarle perché dall'accentuazione delle variazioni si guadagna. C'è nervosismo ed è bene che le banche centrali diano messaggi attendibili delle loro decisioni."
Non so se ci avete fatto caso, ma espressioni che si sentono spesso come "i mercati sono nervosi" o "i mercati soffrono" danno l'idea di una antropologizzazione del mercato e dell'economia. Cioè, la nostra vita è talmente impregnata di economia, di denaro, di mercato che, forse senza accorgercene, abbiamo cominciato a descriverlo utilizzando categorie e sentimenti umani (nervosismo, sofferenza ecc.).
Siamo ormai al punto in cui non esiste più distinzione tra mondo della vita e mondo dell'economia. Il guaio è che le due dimensioni, mercato e vita, non sono compatibili perché non hanno gli stessi fini né le stesse caratteristiche, e la loro equiparazione e fusione sarà forse il lascito più deleterio della società che abbiamo costruito.
venerdì 24 marzo 2023
Revisionismo meloniano
Le ipotesi sono due: o la signora Meloni non sa la storia o la sa ma la racconta a modo suo. Oppure, come è già successo, si tratta della riproposizione della nota tattica di sparare una corbelleria per distrarre le masse.
Da quando il suo esecutivo governa, gli sbarchi sono infatti decuplicati, la riforma della giustizia che comprende il vecchio sogno berlusconiano di separare le carriere tra giudici e PM e azzoppare le intercettazioni si è persa nella nebbia; la tanto strombazzata riforma copernicana del fisco è un guazzabuglio dove tutto è in divenire e in cui l'unico punto chiaro sono le carezze ai benestanti e i calci in culo a chi non sa dove sbattere la testa (la Meloni pensa per caso di essere stata votata solo dalle fasce medio-alte? Spero di no, perché se è così temo che finita la luna di miele il risveglio sarà eufemisticamente brusco).
Diciamo che, alla luce di tutto questo, la teoria dell'uscita infelice sulla strage delle Fosse Ardeatine come arma di distrazione di massa ha parecchie chance di essere quella giusta.
giovedì 23 marzo 2023
Avviso ai naviganti
martedì 21 marzo 2023
Maternità surrogata
Quello della cosiddetta maternità surrogata è forse uno dei temi più delicati, spinosi, controversi e divisivi nella società contemporanea, e i motivi si capiscono facilmente. In linea di principio io non sono contrario. Tra persone viventi ci può essere donazione di polmoni, porzioni di fegato, midollo osseo, pancreas, intestino, non vedo perché chi lo voglia non possa donare l'utero per consentire una gravidanza.
Il tema, come dicevo, è divisivo ed è forse uno di quelli che maggiormente induce a dividersi e a polarizzarsi in maniera manichea. Naturalmente sono tanti anche quelli che a causa della complessità e degli innumerevoli risvolti di carattere etico e morale sospendono il giudizio o non hanno una idea precisa in merito.
Quelli de Il Post hanno pubblicato un lungo ed esaustivo articolo in cui - e loro sono da sempre maestri in questo - spiegano bene cosa è la maternità surrogata, questione spesso banalizzata, confusa e ridotta a slogan fuorvianti tipo utero in affitto e simili. Per chi fosse interessato, l'articolo de Il Post è qui, mentre qui c'è un ottimo scritto di Giulia Siviero nel quale la questione viene affrontata con serenità e onestà, lontano da strilli, strepiti e me contro te.
lunedì 20 marzo 2023
domenica 19 marzo 2023
Vittime della storia
sabato 18 marzo 2023
Odifreddi a Misano
Ieri sera ho assistito a una conferenza di Piergiorgio Odifreddi, al teatro Astra di Misano Adriatico, in cui il noto divulgatore ha raccontato Bertrand Russell. Amo Odifreddi da sempre, ho letto alcuni suoi libri e seguo le sue conferenze e i suoi interventi su Youtube. È geniale, intelligente, colto, dissacrante, ironico.
Nella conferenza, tra le altre cose ha raccontato come il grande pensatore gli ha cambiato la vita, in particolare grazie al suo libro "Introduzione alla filosofia matematica", che Odifreddi comprò per caso da ragazzo su una bancarella di libri usati.
Ho scoperto recentemente che Odifreddi e Ratzinger sono stati ottimi amici, si sono frequentati per un certo periodo e addirittura hanno scritto un libro a quattro mani, che appena riesco a reperire ho intenzione di leggere.
Crimini di guerra
Accolgo con soddisfazione la decisione della Corte penale internazionale dell'Aia di spiccare un mandato di arresto nei confronti di Putin per crimini di guerra. Mi chiedo però perché nessuno abbia mai pensato di spiccare mandati di arresto per Bush o Blair per i crimini di guerra commessi da americani e inglesi durante le guerre in Iraq e Afghanistan. Non stiamo parlando di quisquilie, ma di centinaia di migliaia di civili morti (in molti casi uccisi deliberatamente) dalle forze che dovevano esportare la democrazia, crimini di cui esiste amplissima documentazione (googlate "crimini di guerra americani in Iraq e Afghanistan" e vi si aprirà un mondo di orrore) arrivata a noi anche tramite Wikileaks di Julian Assange, che gli americani stanno non a caso cercando di fare fuori da svariati anni.
Tra l'altro, tutto questo cancan mi sembra molto ideologico e ben poco concreto. La Corte penale internazionale dell'Aia è infatti un tribunale la cui legittimità non è riconosciuta dalla stragrande maggioranza dei paesi del mondo, tra cui Russia, Stati Uniti, Cina, India, Israele, e solo per citare i più importanti. Quindi è internazionale formalmente ma in pratica ha una sua legittimità solo tra i pochi stati che ne hanno sottoscritto il trattato di adesione.
Tutto questo non per polemizzare, solo perché mi sembra corretto che la sacrosanta persecuzione di coloro che si sono resi responsabili di crimini di guerra valga per ogni guerra, non solo per alcune.
giovedì 16 marzo 2023
Il pastore delle macchine e le invasioni della Russia da parte dell'Italia
Giornate lavorative come quella di oggi, lunga, infinita, ripetitiva, mi fanno venire in mente il filosofo Günther Anders, allievo di Heidegger, il quale negli anni '40 fuggì dalla Germania e riparò negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni naziste (storia raccontata da Galimberti qui). Una volta arrivato andò a lavorare alla Ford. Dopo qualche tempo scrisse al suo maestro Heidegger e gli disse: "Maestro, lei mi ha insegnato che l'uomo è il pastore dell'essere, io qui sono il pastore delle macchine." Ecco, io oggi mi sento il pastore delle macchine.
Mentre tornavo a casa mi è capitato di sentire questo breve intervento di Alessandro Barbero in cui si racconta che l'Italia negli ultimi duecento anni ha invaso la Russia tre volte, che uno dice: l'Italia ha invaso la Russia? Sì. Poi, vabbe', è andata male tutte e tre le volte ma questo è un altro discorso.
Ah, se ai miei tempi avessi avuto un professore di storia come Barbero...
lunedì 13 marzo 2023
Collegamenti
domenica 12 marzo 2023
"Possibile che nel 2022 gli uomini facciano ancora le guerre?"
Non solo è possibile, ma è normale che sia così perché la conflittualità è la principale forma di interazione che contraddistingue gli esseri umani da quando sono comparsi sul pianeta. Dal punto di vista psicologico-antropologico la guerra è generata dagli stessi meccanismi che scatenano una rissa a una partita di calcetto o che in un ufficio creano una fronda di impiegati che fa fuori un capo. Qui di seguito dieci minuti di un grande Dario Fabbri, che queste cose le spiega molto meglio di me.
Almeno il gesto
Il consiglio dei ministri-sceneggiata a Cutro è già acqua passata. Non è servito a niente, naturalmente, come del resto era ampiamente prevedibile e come non porterà mai niente di concreto una gestione dell'epocale fenomeno delle migrazioni improntata esclusivamente a una visione emergenziale ed elettorale. Ma viviamo nell'epoca storica della visibilità multimediale e la politica, oggi, si fa anche (soprattutto?) a favore di telecamere e immagini. I messaggi che la politica vuole fare passare all'opinione pubblica, in altre parole, sono veicolati, oggi come non mai, dai gesti, più che dai discorsi e dai proclami.
Che a Meloni, Salvini e soci della gente che muore in mare non freghi assolutamente nulla è palese e si sa da sempre, e il fatto che nel periodo in cui il governo è stato in trasferta laggiù la signora sedicente mamma e cristiana non abbia trovato cinque minuti per andare su quella spiaggia, da dove ogni giorno continuano ad affiorare cadaveri, o per fare una visita nel palazzetto dello sport pieno di bare per gran parte occupate da bambini, veicola un messaggio chiaro che oltretutto - va detto - ha una sua coerenza. Di chi muore in mare alla Meloni non fregava niente prima, quand'era all'opposizione, continua a non fregare niente neppure ora che guida un governo.
sabato 11 marzo 2023
La donna cannone
giovedì 9 marzo 2023
Ragionevolezza (di Pillon)
Quello che Pillon chiama logico e ragionevole è in realtà intuitivo, nel senso che il nostro cervello è per sua natura strutturato in modo da pensare in termini di cause ed effetti (consiglio al senatore un saggio stupendo su questi temi: L'orologiaio cieco, di Richard Dawkins), mentre la casualità degli eventi è controintuitiva. Se volessimo posizionarci al livello argomentativo da quinta elementare di Pillon basterebbe ribattere che il darwinismo, che lui irride con la sua puerile vignetta, è un fatto, e nessuno scienziato, oggi, oserebbe dubitare del pensiero di Charles Darwin, la cui validità è confermata da infiniti dati sperimentali. Viceversa, non esiste un solo dato sperimentale che suffraghi la teoria del creatore.
Questo, come dicevo, se vogliamo restare al livello di Pillon. Per fare un piccolo salto di qualità si potrebbe dire che sulla questione scienza vs fede si sono espressi nel corso del tempo tantissimi pensatori, cristiani e non. Il punto è che se io voglio parlare di questo con un amico, lo invito a cena a casa mia e ci mettiamo con calma a discuterne, andando avanti anche tutta la notte, se necessario. Liquidare una questione così complessa e stimolante con una vignetta di tale banalità, è il migliore assist che si possa fare a un non credente.
Non c'è niente da fare, spesso il peggior servizio al cristianesimo lo fanno i cristiani.
mercoledì 8 marzo 2023
Dallo spazio al tempo
Un concetto espresso da Thomas Leoncini, che ho appena letto in La società liquida (sì, c'entra anche Bauman), il saggio che sto leggendo in questi giorni, mi ha sorpreso e fatto pensare. È il concetto dell'inversione delle categorie dello spazio e del tempo nella società di oggi.
In milioni anni di storia umana - riassumo - la categoria dello spazio è sempre stata preponderante rispetto a quella del tempo. Cosa significa? Un nostro antenato che fosse dovuto andare per qualsiasi motivo in un posto lontano e sconosciuto non si sarebbe chiesto come prima cosa quanto tempo ci avrebbe messo, ma quanto sarebbe stato distante quel luogo. Questo perché la dimensione dello spazio era appunto più importante di quella del tempo. Nella società di oggi è l'inverso; una persona che parte per un luogo lontano e sconosciuto non si chiede quanto è distante, di questo magari si interessa successivamente, ma nell'immediato si chiede quanto tempo ci vuole per arrivare. Si tratta di un cambio di paradigma psicologico e antropologico epocale e recentissimo.
Cosa comporta questo cambio? Comporta che il tempo individuale è diventato il centro, il fulcro di ogni nostra decisione, e diventando questo, siamo diventati intrinsecamente individualisti. Abbiamo cominciato a illuderci che la presenza dell'altro debba essere un piacere e non una necessità. Lo spazio, per definizione, è infatti condivisione. Quando la nostra forma mentis era organizzata in funzione dello spazio, significava che era pensata in funzione di luoghi condivisi con altri. Il cambio di paradigma psicologico spazio/tempo ha quindi progressivamente eliminato il senso di comunità a favore dell'individualismo.
Quando oggi ci lamentiamo di vivere in una società individualista, possiamo immaginare che una delle cause stia in questo epocale cambio di paradigma. Ora la domanda è: cosa ha causato questo cambio?
lunedì 6 marzo 2023
Toh, chi l'avrebbe detto?
Il prode ministro Valditara (ricordate?) elogia - ha fatto benissimo, intendiamoci - il preside del liceo Carducci di Milano che ha condannato lo striscione in cui erano raffigurati lo stesso ministro e Giorgia Meloni a testa in giù. Sarebbe stata cosa buona e giusta che avesse elogiato anche la preside del liceo Michelangiolo, ma allora non sarebbe stato Valditara.
sabato 4 marzo 2023
Guerra e pace
L'ho terminato ieri sera tardi. Durante tutta la lettura mi sono frequentemente chiesto, tra le tante cose, quali riscontri avrebbe uno scrittore di oggi se pubblicasse un romanzo di una tale lunghezza e complessità (Wikipedia ha contato 580 personaggi, di cui svariate decine ricorrenti, spalmati su circa 1600 pagine). Certo, tomi di questa lunghezza vengono pubblicati anche oggi, ma sono comunque scritti con lo stile della narrativa contemporanea: veloce, immediata e generalmente poco riflessiva.
Guerra e pace, invece, come del resto altri classici simili, è un viaggio nel mare della tranquillità, si potrebbe dire, in cui le vicende sono raccontate con la "lentezza" e i tempi delle grandi epopee epiche. In realtà si tratta principalmente di un romanzo storico in cui vengono descritte la nobiltà e in generale la società russa nel periodo napoleonico; anzi, Tolstoj stesso non lo considerava neppure un romanzo e storceva il naso quando veniva appellato così, come scrive lui stesso nella postfazione. Probabilmente perché il termine romanzo lo trovava riduttivo, visto che contiene, oltre alle vicende narrate, riferimenti storici, filosofici, psicologici, scientifici.
Nel complesso mi è piaciuto, anche se, abituato allo stile della narrativa contemporanea, ho spesso dovuto fare buon viso a cattivo gioco di fronte alle tante pagine in cui la prolissità è padrona (l'autore mi perdonerà se, di fronte alle decine di pagine con cui vengono descritte alcune battaglie, qualcuna l'ho saltata). Al di là di queste considerazioni, comunque, credo che si tratti di uno di quei libri fondamentali che almeno una volta nella vita bisogna leggere.
80 anni
Mio piccolo e insignificante omaggio a un gigante della musica d'autore che, se fosse ancora vivo, oggi spegnerebbe 80 candeline.