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lunedì 31 maggio 2021

Måneskin

Lo so, sarò impopolare, ma a me i Måneskin non dispiacciono. Non ne sono un cultore né un fan sfegatato come potevo esserlo da giovane di gruppi come gli Iron Maiden o i Led Zeppelin o i Deep Purple, ma i loro pezzi che ho ascoltato finora mi piacciono. Li apprezzo anche per il fatto che sono ormai uno dei pochi gruppi mainstream a fare rock, e a me il rock è sempre piaciuto. 
Ok, adesso massacratemi pure. :-)

sabato 29 maggio 2021

Curiosità storiche medievali

Segnalo qui di seguito alcune delle curiosità storiche a mio parere più interessanti che ho trovato nel libro Donne, madonne, mercanti e cavalieri, di Alessandro Barbero. I sei personaggi descritti dall'autore (nell'ordine: fra' Salimbene da Parma; Dino Compagni, mercante di Firenze; Jean de Joinville, nobile cavaliere crociato; Caterina da Siena, mistica toscana; Christine de Pizan, prima donna scrittrice della storia e prima femminista; Giovanna d'Arco, eroina e rivoluzionaria francese) vivono nel periodo compreso tra il 1200 e il 1400, e le loro vicissitudini sono interessanti perché permettono di aprire delle "finestre" da cui è possibile capire come era fatta la società medievale dell'epoca.

Una di queste curiosità l'avevo già menzionata qui e riguarda l'origine del termine penitenziàgite, quindi non sto a tornarci sopra. 

Altra curiosità: la locuzione "Roma ladrona" non è stata inventata dalla Lega di bossiana memoria (quella Roma ladrona in cui tra l'altro la lega ha poi dimostrato di trovarsi perfettamente a proprio agio), ma era un pensiero comune già all'epoca di Caterina da Siena. Con una differenza: era riferito al governo della Chiesa, non a quello dell'Italia. Siamo nella seconda metà del 1300 e la Chiesa sta vivendo uno dei periodi più drammatici della sua storia. La sede del papato è infatti da circa settant'anni ad Avignone, in Francia, non a Roma, e il lungo protrarsi di questa situazione crea nella società dell'epoca crescenti polemiche, generate dalle pressanti richieste di parte della società affinché il papa torni a Roma.

In realtà tali richieste erano avanzate appunto da una parte della società, l'altra pensava che, tutto sommato, più la Chiesa se ne stava lontana da Roma e meglio era, memore della sua "rapacità" e dell'attaccamento maggiore alle cose materiali piuttosto che a quelle spirituali, atteggiamento non molto dissimile da quello attuale, viene da osservare. Il concetto di Roma ladrona, inteso all'epoca come Chiesa ladrona, nasce quindi in questo periodo, il 1300. C'è da aggiungere che Caterina da Siena, all'epoca molto influente negli ambienti ecclesiastici in quanto ritenuta in possesso della facoltà di dialogare direttamente con Dio (era una mistica e il misticismo è questo), fu colei che maggiormente si prodigò affinché il papa tornasse a Roma, e purtroppo i suoi sforzi alla fine ebbero successo (il "purtroppo" è una considerazione mia). Certo, il ritorno del papato a Roma dopo settant'anni di esilio avignonese non fu indolore, c'è infatti tutta la storia dei due papi, uno ad Avignone e uno a Roma (Gregorio XI e Urbano VI), che si scomunicheranno a vicenda perché entrambi consideravano se stessi il vero papa e l'altro un impostore, diatriba che provocherà il primo scisma della chiesa cattolica, che durerà parecchi decenni e che spaccherà la cristianità occidentale.

Altra curiosità riguarda il sacramento della confessione, il quale in epoca medievale era preso molto più seriamente rispetto ad oggi. Scrive Alessandro Barbero nel capitolo relativo a Giovanna d'Arco: "Giovanna era diversa dagli altri: per esempio andava sempre a messa, non solo la domenica. Ogni messa da morto che c'era al paese lei lasciava il lavoro - perché stava a casa a filare, come tutte le brave bambine - e andava a sentire messa. E ancora: si confessava il più possibile. La Chiesa all'epoca considerava la confessione un sacramento estremamente serio, e insegnava ai cristiani che bisognava confessarsi una volta all'anno, a Pasqua; poi basta, perché non era un sacramento da prendere sottogamba e confessarsi più spesso non era visto di buon occhio."

Quando ho letto di questa cosa sono andato immediatamente con la memoria a quando, da piccolo, andavo a catechismo, con don Natale che raccomandava di confessarsi più spesso che si poteva per poter essere in grazia di Dio e potersi accostare senza problemi all'Eucarestia. Tra l'altro la confessione era la pratica che maggiormente detestavo, perché l'idea di essere costretto a raccontare a terzi i cavoli miei mi risultava estremamente fastidiosa, e credo che in definitiva sia stato uno dei motivi, forse il maggiore, che mi ha fatto allontanare dalla Chiesa. Non l'unico, certo, ma uno dei maggiori. Magari mi sarebbe andata meglio se fossi vissuto ai tempi di Caterina da Siena, chissà.

Altra curiosità, ma questa credo sia nota a tutti, è che la società medievale era profondamente patriarcale e maschilista e la donna era considerata più o meno come oggi la considerano Pillon o Adinolfi: casa, lavoro duro e figli. Stop. Nessun diritto, nessuna possibilità di emancipazione sociale né alcuna altra prerogativa. Caterina da Siena, ad esempio, era la ventiduesima figlia e altri né sarebbero arrivati dopo di lei. Si può quindi facilmente immaginare come fosse la vita della donna dell'epoca. I matrimoni erano naturalmente combinati dalle famiglie ed erano celebrati esclusivamente sulla base di motivazioni economiche, sociali, territoriali, dinastiche e religiose. A questo proposito, forse non tutti sanno che il matrimonio inteso come libera scelta, fatta da due persone che decidono di stare insieme sulla base di motivazioni amorose e sentimentali, anche a costo di cozzare contro i desideri delle rispettive famiglie, è relativamente recente. Formalmente risale alla metà del 1700, praticamente è realtà da cinque o sei decenni, come spiega Umberto Galimberti in questo suo breve ma istruttivo intervento. E solo in occidente, tra l'altro, in gran parte del resto del mondo è così ancora oggi. Chissà se i vari movimenti ultra-cattolici pro-famiglia sono al corrente che per secoli, fino a due o tre generazioni fa, l'istituto matrimoniale si è retto esclusivamente su motivazioni di tipo economico? 

Piccolo consiglio non richiesto: se avete possibilità e voglia, date una letta al libro di Barbero che ho citato. È un saggio molto agile, poco più di un centinaio di pagine, è uscito in questi giorni ed è facilmente reperibile anche in edicola. Aiuta a capire com'era la società del passato e, di conseguenza, a capire meglio la nostra.

Vietato dimagrire

Da qualche tempo sono dimagrito. Non che prima fossi eccessivamente in sovrappeso (da giovane lo sono stato, poi mi sono rimesso in riga), ma avevo comunque alcuni chili di troppo che mi davano qualche problema. In genere io sono uno che quando si pone un obiettivo lo persegue con una certa costanza, anche a costo di qualche sacrificio, e chi, come lo scrivente, è amante della buona tavola sa benissimo che i sacrifici culinari sono più sacrifici degli altri.

Insomma, com'è e come non è, da qualche tempo ho raggiunto quello che si usa comunemente definire peso forma, che nel mio caso corrisponde più o meno a 71 chili. Ciò mi ha permesso di smettere di russare (sono sempre stato un buon concertista notturno) e di affrontare meglio i turni lavorativi di otto/nove ore in piedi.

C'è però un problema: mia madre, la quale, ogni volta che mi vede, mi rimprovera di essere troppo magro e mi chiede reiteratamente se stia bene. Per lei il fatto che io sia dimagrito non è semplicemente una preoccupazione tra le tante ma una vera ossessione, e mi chiedo perché.

Una possibile risposta che mi sono dato è che in mia madre sia rimasta radicata, più o meno inconsciamente, l'idea che essere magri equivalga ad avere problemi di salute, retaggio di certe convinzioni passate. Ai tempi della sua giovinezza, infatti, quando c'era poco e a volte risultava difficoltoso anche riuscire a mettere insieme il pranzo e la cena, essere "in carne" veniva vista come una condizione associata a un certo grado di benessere e quindi a una buona salute. Viceversa, essere eccessivamente magri era una condizione che veniva associata a penuria, miseria, quindi a carenze alimentari che generavano problemi di salute.

Ora che sono dimagrito e che sto bene, uno dei prossimi obiettivi che mi sono prefissato è quello di convincere mia madre che sono perfettamente in salute, cosa che temo richiederà molto più impegno ed energie di quelli spesi per dimagrire.

giovedì 27 maggio 2021

Si poteva evitare

Trovo abbastanza stucchevole tutta la retorica all'insegna del "si poteva evitare". Di per sé è una specie di tautologia che non significa nulla. È logico che si poteva evitare. Anche la Seconda guerra mondiale si poteva evitare se alle prime intemperanze territoriali di Hitler in Europa per ricostituire la grande Germania si fossero messi subito i paletti, invece di lasciare fare.

Dire "si poteva evitare" dopo una qualsiasi tragedia non ha alcuna utilità, se non, forse, a livello emotivo. E neppure si può contare su una sua valenza consolatoria o lenitiva, presente semmai di fronte all'ineluttabilità di una tragedia, non alla sua evitabilità. Ma a noi la retorica sempre un po' fine a sé stessa piace, via.

mercoledì 26 maggio 2021

Valori

Se, come sembra, sarà confermata l'ipotesi del "forchettone", la tragedia della funivia del Mottarone si inserirà nel solco delle molte tragedie che regolarmente riempiono le cronache nostrane, che è quello del tutti sapevano e nessuno ha fatto niente. I responsabili dell'impianto di risalita sapevano che i freni di emergenza erano stati disabilitati perché creavano problemi; i responsabili della manutenzione del ponte Morandi sapevano perfettamente che i tiranti erano da anni ridotti a grissini; i responsabili dello stabilimento in cui lavorara Luana sapevano benissimo che la protezione all'orditoio era stata tolta per farlo andare più veloce e aumentare la produzione, e si potrebbe continuare.

Cosa accomuna queste e tutte le tragedie che hanno riempito le cronache degli ultimi lustri? Il fatto che il profitto viene prima della vita umana. È stato così per i freni della funivia (davano problemi, quindi bisognava spesso tenere fermo l'impianto per la manutenzione, quindi maggiori costi e minori entrate); è stato così per il ponte Morandi (meno manutenzione significava minori costi e maggiori profitti); è stato così per l'orditoio di Luana (senza protezione l'orditoio produceva di più).

Ogni tanto sarebbe cosa buona che ci si fermasse a riflettere sul modo in cui abbiamo organizzato e impostato la società in cui viviamo, su quali valori l'abbiamo plasmata, sul fatto che la vita è oggi ormai decisamente insignificante rispetto alle strutture economiche che la governano. A me viene sempre da sorridere quando sento cose come gli stranieri vengono qua a distruggere i nostri valori. Quali valori? Così, per sapere.

martedì 25 maggio 2021

Penitenziàgite


Sto leggendo questo gustosissimo saggio di Alessandro Barbero. Nel capitolo dove si parla di fra' Salimbene da Parma ci sono alcuni cenni relativi a Gherardino Segalelli. Costui fu il frate che nel tardo 1200 fondò il movimento degli Apostolici, denominazione nata dalla volontà dei suoi seguaci di essere in tutto e per tutto uguali ai dodici apostoli. 

Il movimento fu bollato come eretico dalla Chiesa perché, tra le altre cose, teorizzava un rapporto diretto tra il fedele e Dio, un po' come i protestanti, per intenderci, e da ciò ne conseguiva una sostanziale inutilità di una struttura di mediazione come la Chiesa. Cosa gravissima e imperdonabile, naturalmente, tanto che Segalelli fu mandato al rogo senza tanti complimenti e il suo movimento ferocemente perseguitato.

Ma l'aspetto curioso della faccenda è che Segalelli era un povero ignorante e da questa ignoranza nacque, quasi casualmente, il termine penitenziàgite, notissimo a chi ha letto Il nome della rosa, di Umberto Eco, perché era lo "slogan" con cui fra' Salvatore accoglieva chiunque incontrasse (piccolo suggerimento non richiesto: chi non l'ha letto, lo legga). 

Cosa c'entra l'ignoranza di Segalelli col termine che usualmente usava Salvatore? Scrive Barbero: "Gherardino Segalelli era talmente analfabeta che quando andava in giro e voleva esortare la gente che lo ascoltava, avrebbe voluto dire 'fate penitenza', che in latino si rende con 'penitentiam agite', ma siccome il latino lo masticava male veniva fuori 'penitenziàgite'!" Il termine sarà poi adottato anche dai dolciniani, a cui apparteneva Salvatore.

lunedì 24 maggio 2021

Vecchiaia e società

"L'uso di trucchi e stratagemmi per contrastare l'avanzare del tempo è quindi una pratica antichissima, ma la nostra civiltà ne ha fatto un'ossessione. Su di essa prospera un'industria molto fiorente; non solo ospedali e aziende farmaceutiche che si occupano della salute, ma una vera e propria fabbrica dell'eterna giovinezza che costruisce profitti sull'illusione di fermare il tempo solo per sé, lasciando tutti i non-provilegiati in balìa del dominio di Chrónos. Il sogno di rimanere giovani in eterno non obnubila solo miliardari o stelle del cinema. La follia si è ormai insinuata in molti strati della società. Ogni sacrificio è ben accetto pur di ridare a volti e corpi ormai consunti un'eterna freschezza e cancellare qualsiasi segno che ci ricordi il nostro destino ineluttabile. Vorrebbero, all'opposto di quello che ha fatto Rembrandt coi suoi autoritratti, vedere nello specchio, via via che passano gli anni, un'immagine di sé sempre più giovane e fresca. Sognano di fare girare al contrario la moviola della vita.

Così circolano tra noi individui dall'aspetto inquietante che, per nascondere i segni dell'età, li mascherano con effetti spesso più spaventosi delle rughe e dei difetti che vorrebbero celare alla vista. Pensano di realizzare il sogno di Dorian Gray e non si rendono conto di esibire in pubblico, sul loro volto, i tratti deformati e grotteschi del ritratto di sé che pensavano di aver risposto in soffitta, lontano dagli occhi di tutti. Lo stolto, quando cerca scorciatoie per fermare Chrónos, diventa spesso cieco, senza accorgersene."

(da Tempo. Il sogno di uccidere Chrónos - Guido Tonelli)

sabato 22 maggio 2021

La "patrimoniale" di Letta

Discussioni serie e ragionate su temi come la proposta di Enrico Letta di innalzare le tasse di successione, non si potranno mai fare, qui da noi. Non si potranno mai fare perché il livello generale di discussione si ferma, da sempre, al piano ideologico e raramente entra in quello del merito, e il piano ideologico si riassume nella semplice e nota equazione patrimoniale = sinistra. Ne consegue che i pareri relativi alla proposta di Letta non si formano sulla base di una sua analisi nel merito ma sulla base di ciò che si fa nella cabina elettorale.

Personalmente, non ci trovo nulla di scandaloso, indecente o sovversivo in quella che, impropriamente, viene definita "patrimoniale soft". Se infatti ci si prendesse la briga di analizzarne i punti principali, si scoprirebbe che, sostanzialmente, prevede un aumento delle tasse di successione degli immobili per i patrimoni sopra i cinque milioni di euro, che nel nostro paese riguarda l'uno per cento dei contribuenti. Si tratterebbe, oltretutto, di un lieve innalzamento di una tassa già esistente e che nel nostro paese è più bassa e genera un gettito irrisorio rispetto a quello generato dalla stessa tassa in ogni altro paese d'Europa (l'Ocse aveva già definito l'Italia una specie di paradiso fiscale, in questo senso). Insomma, tassare dell'1% i capitali arrivati in dono quando superano i cinque milioni di euro non mi sembra configuri un esproprio proletario.

Quindi non si capisce il motivo di tutto questo polverone. Anzi, rettifico, il motivo è fin troppo chiaro.

giovedì 20 maggio 2021

Dell'umanissima paura


(da Tempo. Il sogno di uccidere Chrónos. Guido Tonelli)

mercoledì 19 maggio 2021

Il fascismo fa audience


Qualche tempo fa lo storico Paolo Mieli, intervistato da Andrea Purgatori, si interrogava sul successo che ancora riscuote il fascismo ai giorni nostri. Successo anche televisivo, nel senso che quando vengono trasmessi documentari sul fascismo o su Mussolini (ma anche su Hitler) gli ascolti si impennano. Questo interesse per il fascismo è certificato, oltre che dalla televisione, dalla marea di pubblicazioni che escono nelle edicole relativamente a questi temi (qui sopra ne vedete due delle tante che circolano).

Mieli ipotizzava (qui, dal min. 4:30 circa) che ciò sia dovuto alla sensazione generalizzata che su Mussolini e il fascismo non si sia raccontato tutto, che ci siano non detti e cose tenute nascoste, che ci sia una verità ufficiale e, accanto questa, un'altra verità non ufficiale.

Non so se sia così. Si tratta di una ipotesi che può avere una sua plausibilità, ma io penso che il successo che ancora oggi riscuote il fascismo in certi settori della società sia dovuto ad almeno due fattori. Il primo è che, come ebbe a dire recentemente Alessandro Barbero, l'Italia è tutt'oggi piena di fascisti, persone che hanno magari avuto nonni fascisti che hanno raccontato a figli e nipoti che sotto il fascismo si stava benissimo e non c'era nessun problema. 

Il secondo motivo credo che risieda nella ignoranza storica di larghe fasce della popolazione relativamente a cosa è stato il fascismo, il quale, specie dalle generazioni più giovani, viene acquisito (quando viene acquisito) dagli scarni e superficiali programmi scolastici o, peggio ancora, dal passaparola sui social o al bar, luoghi notoriamente privilegiati nel propalare a piene mani bufale tipo i treni in orario, l'invenzione della pensioni e cose di questo genere.

Sia come sia, purtroppo siamo messi così: il fascismo piace ancora oggi a un sacco di gente, anche se è difficile farsene una ragione.

martedì 18 maggio 2021

Omaggio

Un mio piccolo e insignificante omaggio a uno dei più grandi cantautori italiani.

Franco Battiato

Difficile scrivere qualcosa quando se ne va uno dei miti della tua vita, perché è come se se ne andasse un pezzo di te.
Grazie di tutto, "maestro", e io ho un milione di motivi per ringraziarti.

sabato 15 maggio 2021

Broad sunlit uplands

 

Credo di averlo già scritto altre volte. Ogni tanto mi frulla nella mente una melodia che non se ne va per nessun motivo; rimane lì, nella testa, ossessivamente, tenacemente. Forse capita anche a voi, ogni tanto, di fischiettare o canticchiate ossessivamente un motivo senza alcuna ragione. Se sì, avete capito a cosa alludo. 

Ho scoperto, col tempo, che l'unico modo per neutralizzare l'ossessività del motivo è suonarlo. Una volta suonato, è come se la mente riuscisse ad aprire la porta che lo tiene imprigionato e gli permettesse di andarsene.

Il motivo che mi ossessiona da questa mattina è Broad sunlit uplands, una vecchia composizione di Mike Oldfield, un compositore che amo da quando ero ragazzo. Ne ho accennato qui sopra un breve estratto di un paio di minuti, sufficienti comunque a liberarmi dalla ossessione. E, naturalmente, anche questa volta ha funzionato.

Negozi di dischi d'altri tempi

Cercavo da giorni il nuovo CD dei Nomadi e non riuscivo a trovarlo da nessuna parte, o almeno non lo trovavo nei vari Media World, Euronics e simili, solitamente presenti nei grandi centri commerciali. Così, ieri, ho cercato su Google l'elenco dei negozi di dischi presenti a Rimini e provincia. Il primo risultato trovato è stato Zona Disco. Ho telefonato e chiesto al titolare se avesse il CD in questione. Ce l'aveva. Stamattina sono andato a comprarlo. 

Zona Disco è un piccolo negozietto in via Sigismondo, a Rimini, in pieno centro storico, a due passi dalla centralissima piazza Malatesta. Entrare lì dentro e vedere sugli scaffali e sui banchi dischi in vinile accatastati in ogni dove mi ha fatto una certa impressione. Mi ha riportato alla memoria i tempi in cui da ragazzino andavo alla mitica Dimar di corso d'Augusto con gli amici e mi perdevo in quell'immenso labirinto musicale (oggi la Dimar, purtroppo, non esiste più, come raccontai anni fa qui). 

Mi sono presentato al titolare dicendogli di essere il tipo che aveva chiamato il giorno prima per chiedergli se avesse il disco in questione. Si ricordava di me. Dal momento che non c'era nessuno abbiamo chiacchierato un po', parlando dei tempi in cui i negozi di dischi erano luoghi vivi e pieni di persone, non, come oggi, luoghi ormai dimenticati, uccisi da internet e dalle grandi catene che possono permettersi di fare prezzi che un piccolo negozietto non potrebbe mai praticare, piccoli rifugi di memorie tenuti ancora miracolosamente in vita da quei pochi, vecchi nostalgici come lo scrivente.

Beh, nel mio caso diciamo solo nostalgici, via.

venerdì 14 maggio 2021

Perché vengono?

Ieri notte, a fine turno, chiacchieravo con alcuni colleghi (sì, sì, lo so, devo smettere di farlo) e si parlava della notevole ripresa degli sbarchi di persone di questo ultimo periodo. Uno di questi colleghi, che abita in un piccolo paesino in collina qua attorno, si lamentava del fatto che da qualche tempo queste persone hanno cominciato a spuntare anche lì dove abita lui, dove fino ad ora non si erano mai viste, e si chiedeva quale potrebbe essere la soluzione per arginare il fenomeno, visto che tutte quelle messe in campo finora (comprese le pagliacciate delle navi bloccate al largo da Salvini) non hanno funzionato.

Nel mio piccolo, ho provato a spiegargli che il problema, ammesso che di problema si tratti, non ha soluzione. Semplicemente, non ha soluzione. Perché la storia insegna che da che mondo è mondo la gente si è sempre spostata per tutto il globo terracqueo (e noi italiani in questo non abbiamo niente da imparare da nessuno, nemmeno oggi), e quando questi spostamenti avvengono perché l'alternativa è morire di fame o guerra nel posto in cui si nasce, figurarsi. 

Umberto Eco, più vent'anni fa, quando già si vedevano i prodromi di quanto sarebbe avvenuto, aveva perfettamente descritto la situazione che è sotto gli occhi di tutti, e oggi è parere della maggior parte degli studiosi che questo fenomeno, che noi ci illudiamo pateticamente di limitare costruendo muri e bloccando navi, si protrarrà almeno per i prossimi cinquanta o sessant'anni, quando l'Europa sarà nella sua interezza di fatto un meticciato (lo è già oggi, anche se pochi vogliono ammetterlo).

La domanda da farsi, invece di pensare a soluzioni per arginare un fenomeno inarginabile, sarebbe sulle cause che hanno prodotto questa situazione e, domanda ancora più intelligente, sarebbe come riuscire a convivere con questo epocale fenomeno e come gestirlo senza farsi troppo male. Ma sono domande su cui si tende a glissare, perché le risposte in genere risultano abbastanza scomode.

Wojtyla e la pallottola deviata

Ieri ricorrevano i quarant'anni dall'attentato a Karol Wojtyla, attentato su cui sono stati scritti libri su libri e sono stati versati fiumi di inchiostro relativamente ai tanti, presunti misteri che avvolgerebbero la vicenda, misteri che lascio a chi è interessato. A me, di tutta la faccenda, da inguaribile razionalista quale sono interessa ciò che ebbe a dichiarare Wojtyla molti anni dopo i fatti, e cioè che la traiettoria della pallottola fu deviata grazie all'intervento di Maria, il che consentì che non colpisse organi vitali e permise al papa di salvare la pelle.

Sì, lo so, conosco l'obiezione principale (e unica) a quanto scrivo: siamo nel campo della fede e gli avvenimenti di fede non si possono analizzare col faro della ragione. Verissimo, ma tantissimi pensatori cristiani hanno tentato di analizzare fatti di fede anche alla luce della ragione (sant'Agostino, giusto per citarne uno, di cui tra l'altro ho appena letto Le confessioni), e se l'hanno fatto loro perché non posso farlo io? 

In realtà, la fallacia logica nel ragionamento di Wojtyla si individua con estrema facilità: se Maria è stata colei che ha deviato la pallottola, perché non è intervenuta direttamente a monte, impedendo ad esempio ad Ali Ağca di sparare? Se avesse voluto, avrebbe avuto mille modi per impedirgli di farlo, risparmiando al pontefice un sacco di tribolazioni e un intervento chirurgico complesso e molto rischioso. 

Wojtyla a parte, la faccenda si inserisce in quel filone narrativo molto in voga che vede l'intervento diretto di una entità superiore (Dio, Maria, Spirito Santo, angeli, santi ecc.) nelle faccende umane e che, a mio avviso, risulta piuttosto svilente per l'entità stessa. Un esempio banalissimo tra le migliaia che si potrebbero fare riguarda l'usanza molto diffusa di ringraziare l'entità superiore per la guarigione da una gravissima malattia, oppure perché si è avuta salva la pelle dalle conseguenze di un incidente gravissimo. Di gravissime malattie e di incidenti di ogni tipo muoiono ogni giorno tantissime persone, e il primo pensiero, dopo i ringraziamenti, che dovrebbe fare capolino nei pensieri del miracolato dovrebbe essere: Perché io sì e gli altri no? Anche l'attentato al papa si inserisce naturalmente in questo filone, dal momento che tantissime persone cadono continuamente vittime di attentati di cui Maria, evidentemente, non si cura.

Sì, certo, c'è il famoso disegno superiore che a noi non è dato conoscere e a cui dobbiamo adeguarci, e per fortuna che c'è quello, verrebbe da dire, perché l'alternativa sarebbe quella di essere alla presenza di un'entità superiore che quando si tratta di salvare qualcuno va un po' a spanne (quello sì, quello no), magari basandosi su criteri che se fossero noti non sarebbero molto edificanti né onorevoli. Ma qui siamo nel campo delle congetture che resteranno sempre prive di riscontri, che è poi ciò che viene definito fede.

giovedì 13 maggio 2021

Vaccino

Da oggi, gli anzianotti come lo scrivente possono prenotare il vaccino anti-covid. La regione Emilia-Romagna, viste le vibranti proteste dei medici di base, investiti anche di questa incombenza, ha messo a disposizione un'apposita pagina web per poter effettuare la prenotazione. Naturalmente la pagina dà già problemi, probabilmente a causa dell'eccessivo numero di accessi, quindi andrà a finire che, dopo aver fatto ancora qualche tentativo, farò due passi a piedi fino alla farmacia e farò la prenotazione direttamente da lì, come del resto hanno già fatto i miei genitori. 

Ieri parlavo della mia intenzione di fare il vaccino con alcuni colleghi e, tranne poche eccezioni, mi sono scontrato con mugugni e perplessità corredati dai soliti ritornelli: "Non sono sicuri", "va' a capire cosa ti iniettano", "si tratta di un gigantesco esperimento di massa fatto alle nostre spalle" (il complottismo latente che è in ognuno di noi ogni tanto fa capolino, specie in quelli che non hanno mai letto nulla di Umberto Eco) e cose di questo genere.

Volevo provare a spiegargli alcune cose, poi ho pensato alla storia del sapone e dell'asino e ho lasciato perdere.

domenica 9 maggio 2021

Le Confessioni

Ho terminato di leggere il celeberrimo Le Confessioni, di Agostino d'Ippona. L'ho terminato anche con una certa sorpresa, nel senso che avevo messo in conto un suo possibile accantonamento prima di arrivare alla fine. Invece non è stato così, e devo ammettere che a tratti mi è pure piaciuto, specie nelle parti in cui non mi sono perso tentando di seguire i contorti ragionamenti e le funamboliche peripezie intellettuali dell'autore.

La prima impressione che ho avuto, già dopo poche pagine, è che sant'Agostino era un invasato di quelli da ricovero (invasato, qui, va inteso come eufemismo). Tuttavia, allo stesso tempo, gli va innegabilmente riconosciuta una grande capacità di pensare e filosofare, e una altrettanto grande curiosità e bisogno di capire, non solo in relazione alle cose di Dio e alla infinità di insanabili contraddizioni insite nei tanti dogmi cristiani (solo le sue riflessioni su come si possa conciliare l'esistenza del male in un mondo creato da Dio si snodano su circa quaranta pagine), ma anche in relazione alle tante questioni che hanno a che fare con la fisica, con le leggi che regolano la vita, l'uomo e la sua natura.

Dissertazioni filosofiche a parte, nell'opera di sant'Agostino sono contenuti in nuce molti dei pensieri e delle "linee guida" che costituiranno poi il perno su cui si svilupperà la dottrina morale della chiesa, come il matrimonio, il sesso (sull'omosessualità Agostino è spietato, mentre alla donna riconosce una qualche forma di intelligenza ma dev'essere "sessualmente sottomessa al marito"), la castità e quant'altro.

A proposito di matrimonio, è interessante notare come ai tempi in cui scriveva sant'Agostino fosse oggetto di una scarsissima considerazione (questa cosa era già nota dai tempi degli scritti di san Paolo), ed era considerato alla stregua di un rimedio a un inconveniente, che era la lussuria. In sostanza, chi non riusciva in alcun modo a osservare il precetto della castità veniva invitato a sposarsi per contenersi. Questa cosa suscita una certa ilarità, pensando all'aura di sacralità e importanza che vengono oggi dati dalla chiesa a questo istituto, ma, si sa, i tempi cambiano.

In conclusione, è un libro che vale la pena di leggere? Se le speculazioni filosofiche e i pensieri espressi da menti acute vi interessano, sì, vale la pena di leggerlo. Se volete evitare di passare in rassegna i concetti che stanno alla base dei dogmi attuali della chiesa e della sua visione morale ed etica relativa al sesso, alla vita, alla donna, potete tranquillamente saltarlo.

venerdì 7 maggio 2021

Approcciarsi alla disabilità

Il grande Roberto Mercadini ha pubblicato un video, qualche ora fa, in cui parla di Alzheimer. Più che di Alzheimer, parla della necessità di imparare ad approcciarsi alle persone con qualche disabilità. Credo sia capitato a tutti - a me spesso - di avere a che fare con persone colpite da qualche disabilità, sia essa fisica o mentale, e di trovare difficoltà a interagire e a rapportarsi con esse. Si prova magari un po' di imbarazzo, non si sa come comportarsi, si ha timore di urtare la loro sensibilità e via di questo passo. 

Il modo sicuro per non sbagliare? Usare la gentilezza, ma anche altro. Il video è qui e dura poco più di dieci minuti, quindi non porta via troppo tempo - lo so, viviamo nell'era della velocizzazione del tempo e quindi anche dieci minuti possono sembrare una perdita di tempo troppo grande. Comunque, a me questo video ha commosso.

Piccolo consiglio non richiesto: se avete voglia di ascoltare interventi e monologhi intelligenti che fanno pensare, riflettere e al tempo stesso, a volte (dipende dagli argomenti), divertire, fate un pensierino all'iscrizione al canale di Roberto Mercadini: merita.

giovedì 6 maggio 2021

L'omosessualità fa paura?

Stamattina ascoltavo cinque o sei persone che parlavano della faccenda Fedez, col discorso che inevitabilmente è poi caduto sul famoso ddl Zan. Ho sentito cose come "non ho niente contro i gay, però...", "per me possono fare quello che vogliono, basta che...", "c'è dietro un complotto della lobby gay per..." Poi battutine stupide e infantili, condite con moine e atteggiamenti all'insegna del dileggio sui gay, sui "froci" ecc. 

A quel punto ho pensato una cosa: quelle persone avevano paura, e utilizzavano l'arma del dileggio e della strafottenza proprio per esorcizzare questa paura. Non c'entrava la discriminazione dettata dalla repulsione per orientamenti sessuali differenti da quello canonico, c'entrava proprio la paura. Un po' come le paure naturali che hanno i bambini nella prima età evolutiva e che i genitori cercano, con vari espedienti, di aiutare a gestire. 

La differenza sta solo nel fatto che queste persone sono adulte, non bambini, e allora forse entra in gioco l'ignoranza, intesa come non sapere, i pregiudizi incancreniti e mai problematizzati e messi sulla graticola. E, è noto, si tende ad avere paura solo di ciò che non si conosce.

mercoledì 5 maggio 2021

Il feticismo del mercato

Duecentotre anni fa nasceva Marx e mi è venuto in mente che giusto qualche giorno fa ascoltavo un interessante intervento di Umberto Galimberti che tratta di economia, denaro, mercato e società, intervento con dei richiami a molte cose che il filosofo ed economista tedesco aveva previsto e che puntualmente si sono avverate. Se avete una quarantina di minuti liberi, magari dateci un'occhiata, io l'ho trovato molto interessante.


domenica 2 maggio 2021

Fedez e la censura

L'aspetto pregnante della vicenda Fedez di ieri non è tanto l'intervento in sé letto sul palco del concerto del Primo maggio, comunque coraggioso. Sappiamo benissimo tutti, infatti, qual è la visione dell'omosessualità e dei diritti civili da parte del partito di Salvini e, in generale, della parte politica che a quel partito fa riferimento. L'aspetto pregnante, e grave, sta nei palesi tentativi di censura, da parte dei dirigenti Rai, di ciò che Fedez voleva dire, inesorabilmente documentati qui.

Di tutto il corollario (reazioni, distinguo, discussioni sul fatto che queste cose le debba dire Fedez piuttosto che una sinistra ormai morta e sepolta e altro) non mi importa granché, mi importa che sia stato reso pubblico il fatto che in un paese cosiddetto civile e democraticamente avanzato, la libera espressione di un'opinione o di un pensiero debba ancora sottostare al vaglio di una autorità che dica cosa si può dire e cosa no, cosa è meglio edulcorare e cosa no, cosa è meglio cambiare e cosa no, in nome anche di quel politically correct di cui parlavo qui.

Ora, nessuno è nato ieri, ed è facile immaginare che molto di ciò che trasmette la televisione o scrivono i giornali sia preventivamente sottoposto a verifica e relativa approvazione, ma vederselo spiattellare così, apertamente, chiaramente, senza margini di ambivalenza, lascia un senso di sconforto non indifferente.

sabato 1 maggio 2021

Ex terroristi

Su quella che venne chiamata Dottrina Mitterand si possono avere opinioni diverse, come è giusto che sia. Per quanto riguarda la consegna da parte della Francia di ex terroristi che qua da noi, negli anni Settanta e Ottanta, si sono resi responsabili di gravi fatti di sangue, personalmente tendo a non identificarmi col filone giustizialista che sembra andare per la maggiore in rete e anche fuori. 

Lo so, l'argomento è delicato e conosco l'obiezione principale a questa posizione: Se fosse stato ucciso tuo padre/fratello/moglie/figlio, penseresti ancora che queste persone andrebbero perdonate o che comunque, ormai, su tutta la faccenda si potrebbe mettere una pietra sopra e guardare avanti? Non lo so, non posso rispondere a questa domanda appunto perché non sono coinvolto direttamente in quei fatti, e non ho difficoltà ad ammettere che in quel caso la mia posizione potrebbe anche essere differente. 

Tuttavia mi riconosco nel pensiero di Mario Calabresi, attuale direttore di Repubblica, al quale nel 1972 fu assassinato il padre, il commissario Luigi Calabresi, dalle Brigate Rosse. Calabresi dice apertamente che non troverebbe alcun giovamento nel vedere dei vecchi quasi ottuagenari finire i loro giorni in carcere. Pensiero, questo, condiviso anche dalla vedova del commissario, e madre di Mario Calabresi, signora Gemma. Preferirebbe, dice sempre Calabresi, che piuttosto che essere rinchiusi in galera, dopo cinquant'anni da quei fatti ci si mettesse una pietra sopra, in cambio magari dei tanti pezzi mancanti di verità su quelle stragi. 

Mi piace il suo modo di ragionare. Penso che se per galvanizzare il nostro ego e soddisfare la componente vendicativa che è in noi abbiamo bisogno di vedere dei vecchi (sia pure ex assassini) in carcere, forse qualche domanda dovremmo farcela. 

Per quanto riguarda i personaggi in questione, sono d'accordo (capita raramente) con quanto scrive Giampiero Mughini, il quale vorrebbe che si smettesse di ammantare con un'aura di eroicità questi personaggi solo perché quei fatti di sangue erano inseriti all'interno di un progetto o di una visione. Erano delinquenti, nient'altro. E il fatto che i loro misfatti fossero inseriti all'interno di una strategia, di un programma, non nobilita in alcun modo le atrocità commesse.