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mercoledì 31 luglio 2019

Riapriamo i forni

Così, di primo acchito, viene quasi da sorridere. Ma non c'è niente da ridere, è un dramma che veicola impotenza, preoccupazione, quasi paura, perché poche decine di intervistati sono solo la punta dell'iceberg di un'ignoranza generalizzata e radicata, che non permette di farsi neppure una minima idea di come funziona il mondo. Non c'è da stupirsi che poi ci si ritrovi con governi come questo.

Sbarcano i migranti della Gregoretti

Problema risolto, dice il ministro della paura, i migranti da giorni bloccati sulla nave militare italiana Gregoretti possono scendere. Lo annuncia via social, perché il suo mondo è tutto lì, lì racconta ai suoi seguaci la sua visione del mondo, totalmente diversa da quella reale, e da lì annuncia le decisioni che influiscono sulla vita delle persone. Possono scendere perché verranno ripartiti tra paesi europei, tipo pacchi postali, e non saranno così a carico nostro, dice, dimenticando che a me non dà alcun fastidio - anzi è l'esatto contrario - che dalle mie tasse vengano presi soldi per aiutare chi ha bisogno. Dà semmai fastidio, e molto, che le mie tasse servano a pagare gli stipendi di certi personaggi politici.

E così anche questa sceneggiata, fatta sulla pelle di quelle persone, è finita. È servita a qualcosa? No, se si eccettua la valenza mediatica della stessa, utile a ringalluzzire le pance dei seguaci, perché i migranti sono scesi esattamente come sono scesi i prigionieri delle navi precedenti, mentre nell'indifferenza generale, ministro compreso, in numero assai maggiore continuano ad arrivare con anonimi barchini o attraverso altri valichi. Ma alla gente non importa, importa solo che il capitano mostri i muscoli.

Muscoli e spalle grosse. Dice infatti che non sa se la vicenda della Gregoretti gli costerà un altro tentato processo, "ma ho le spalle grosse", che detto da quello che è andato a piagnucolare dai Cinquestelle per essere salvato dal processo per il caso Diciotti è spettacolare.

La traversata sui barconi è solo l'ultimo giorno...

...di un viaggio che a volte dura anni. Ho conosciuto Roberto Mercadini un annetto fa circa, quando venne qui a Santarcangelo a presentare Storia perfetta dell'errore, il suo ultimo libro. È narratore, attore di teatro e scrittore di monologhi, e a volte fa video molto interessanti e attuali, come questo.

martedì 30 luglio 2019

La regola dell'equilibrio



Non avevo mai letto nulla di Carofiglio. Adesso che ho terminato La regola dell'equilibrio mi pento di non aver cominciato prima a leggere qualche suo libro.

lunedì 29 luglio 2019

Non hanno capito la gravità

[...] Concreto è il pericolo di reiterazione di reati analoghi desumibile dalle modalità e circostanze del fatto e in particolare dalla disponibilità di armi di elevata potenzialità offensiva, dalla concatenazione dei crimini perpetrati in brevissimo lasso di tempo nella totale inconsapevolezza da parte degli indagati, del disvalore delle proprie azioni, come apparso evidente anche nel corso degli interrogatori durante i quali nessuno dei due ha dimostrato di aver compreso la gravità delle conseguenze delle proprie condotte. [...]

Il passaggio che ho evidenziato in neretto, estratto dalle motivazioni con cui il giudice ha disposto la custodia cautelare in carcere dei due giovani accusati dell'omicidio del carabiniere a Roma, mi ha fatto venire in mente quanto scrisse Umberto Galimberti in uno suo libro di alcuni anni fa che credo si chiami I miti del nostro tempo. O forse è La parola ai giovani? Non ricordo, dovrei andare a controllare.

Comunque sia, in un passaggio di uno dei libri, Galimberti racconta che si studiò per motivi di lavoro le carte processuali del caso di Erika e Omar, i due giovani fidanzati che anni fa (chi ha la mia età se lo ricorda molto bene), a Novi Ligure, uccisero la mamma e il fratellino di lei. Il dramma vero, scrive Galimberti, non stava nell'omicidio in sé, o almeno non solo in quello, ma nel fatto che dopo averlo commesso i due giovani si recarono, come ogni giorno, nel solito bar a bere la solita birra. Per loro, cioè, quel giorno fu un giorno come tutti gli altri, non era successo niente di diverso.

Il secondo caso di cui si occupò, invece, narrato sempre nel libro, fu quello dei Furlan, i tre fratelli che nel tortonese gettavano sassi dai cavalcavia sopra l'autostrada e provocarono in questo modo la morte di Maria Letizia Berdini. Galimberti andò a parlare con loro in carcere, dopo che furono arrestati, e quando chiese loro perché lo facessero gli risposero che per loro era come giocare a bingo. Al che lui replicò chiedendo se erano consapevoli che nelle macchine che passavano sotto i cavalcavia c'erano delle persone. Uno dei fratelli rispose: "Cosa vuoi che sia..."

Nel libro l'autore spiega che questa incapacità di comprendere la gravità delle proprie azioni, la stessa evidenziata ieri dal giudice nel caso dei due ragazzi americani, si chiama mancanza di risonanza emotiva, o psicoapatia (non sono uno psichiatra, prendete questa cosa con le pinze), cioè la psiche non registra e non reagisce a livello emotivo a ciò che si commette, una disfunzione psichica che si genera nei primi anni di età in conseguenza dello stato di abbandono, non tanto fisico quanto affettivo, e di trascuratezza dei bambini da parte dei genitori.

Qui ci sarebbe da aprire tutto un discorso critico sulle impostazioni economiche e sociali su cui è imperniata la società attuale, la quale prevede ad esempio che la maggior parte delle famiglie possano tirare avanti solo col lavoro di entrambi i genitori, con tutto quello che ne consegue a livello di possibilità di seguire i figli come si dovrebbe, ma il discorso si farebbe lungo e articolato.

sabato 27 luglio 2019

Bastasse un temporale

Il temporale di oggi pomeriggio ha interrotto e spazzato via giorni e giorni di calura insopportabile, afa, aria malata, e stasera, finalmente, si respira aria fresca e pulita. Pensavo a quanto sarebbe bello se con la stessa facilità con cui un temporale fa tutto ciò si potessero spazzare via le Meloni, i Salvini, i Giordano, i Feltri e tutta la loro spazzatura verbale e culturale che ammorba questo paese e che ha dato il peggio di sé attorno alla tragica vicenda di quel povero carabiniere, e si potesse tornare così a respirare anche qui un'aria altrettanto pulita. Eh, che sogno sarebbe, se fosse così facile.

Il Mediterraneo e Hitler

Viviamo in un periodo storico che vede il Mediterraneo assolvere a una funzione che non gli è propria, quella di cimitero. Un cimitero di cui nessuno è in grado di valutare con esattezza l'estensione né il numero di persone che ospita. È un cimitero anche un po' anomalo, se vogliamo, perché a differenza dei cimiteri classici tende a restituire parte delle vittime ributtandole sulle spiagge. Dà un po' l'idea che il Mediterraneo voglia renderci edotti circa quello che sta succedendo perché noi non lo vediamo, oppure non lo vogliamo vedere; è come se volesse ricordarci di essere semplicemente un mare, non un cimitero e di provvedere affinché esso torni a esercitare la funzione che gli è propria.

E qual è il lato paradossale di questa situazione? Che i paesi che dovrebbero adoperarsi per fare sì che il mare torni a essere quello che è e non un cimitero, si adoperano invece con protervia, e avendo pure il coraggio di filosofare sui perché, esattamente nel senso opposto, smantellando scientemente i vari sistemi di soccorso e, non paghi di questo, criminalizzando per legge chi osi agire per porre fine a questo stato di cose.

Al di là dei mille artifici retorici che ogni giorno ci vengono propalati per giustificare questo aberrante comportamento, c'è una realtà incontrovertibile: abbiamo criminalizzato per legge chi salva vite. È come se - faccio un esempio un po' forzato, ma è per rendere meglio l'idea - un grande palazzo andasse in fiamme e non solo si impedisse a chi scappa di mettersi in salvo, ma si impedissero anche i soccorsi.

Non so, magari tra molti anni gli storici guarderanno con perplessità a quello che sta succedendo oggi, e forse si chiederanno come sia stato possibile che tutti sapessero cosa succedeva nei lager libici e non solo nessuno avesse fatto niente, ma ci si adoperasse pure per impedire che chi fuggiva si salvasse. Una domanda a cui non troveranno risposta, allo stesso modo in cui noi, oggi, ancora non riusciamo a spiegarci come mai tutto il mondo sapeva ciò che succedeva nei lager della Polonia occupata da Hitler e nessuno abbia mosso un dito.

mercoledì 24 luglio 2019

Rutger Hauer

Di solito non dedico post ad attori che se ne vanno, anche perché il cinema non rientra tra le mie passioni, ma per la morte di Rutger Hauer faccio un'eccezione in memoria di tutte le notti insonni che passai, da ragazzino, dopo aver visto The hitcher, la lunga strada della paura, un film che mi ha segnato. Per molto tempo, dopo averlo visto, ho continuato a chiedermi perché nessuno riuscì a impedire che sollevasse il piede dalla frizione di quel camion. E vabbe', acqua passata.

I giri strani dei libri

I libri fanno giri strani. Se ne vanno, passano, vengono dimenticati, oppure vengono ricordati a lungo, come certe persone che ci sono rimaste in mente. A volte ritornano pure (ma quant'è abusato questo titolo di una delle più celebri raccolte di racconti di King?). Tipo Il piccolo principe, ad esempio. Perché?

Mentre passavo in rassegna la mia libreria alla ricerca di un nuovo libro da iniziare, mi è infatti caduto l'occhio sul famoso libro di Antoine de Saint-Exupéry, in passato letto e riletto, naturalmente, e ho cominciato a sfogliarlo. A forza di sfogliare, in un'oretta e mezza l'ho letto tutto di nuovo, per la maggior parte del tempo in piedi davanti alla libreria, perché inizialmente pensavo di leggere qualche pagina e di riporlo. E alla fine mi sono quasi commosso, come le altre volte (piccolo consiglio: se non l'avete mai letto, leggetelo, e se l'avete già letto, rileggetelo, anche se avete cinquant'anni come me. Appartiene a quella categoria di libri ancora in grado di portare un po' di bello in mezzo alle brutture del mondo).

Messo via il libro più famoso del grande scrittore francese, il dilemma si è posto tra La regola dell'equilibrio, di Gianrico Carofiglio, e Dentro la follia del mondo, di Vittorino Andreoli. Alla fine ho scelto il primo, sia perché di Carofiglio non ricordo di aver mai letto niente, e sono curioso, e sia perché di follia siamo già fin troppo circondati nel mondo reale. Ma è solo rimandato.

A volte ho come la sensazione che non siamo noi a scegliere i libri che leggiamo, ma siano loro a scegliere noi. Anzi, è quasi una certezza.

martedì 23 luglio 2019

Passerelle a Bibbiano

Niente più navi umanitarie al largo, niente più ONG cariche di migranti all'orizzonte da tenere per qualche settimana a cuocere al limite delle acque territoriali, giusto per ringalluzzire un po' il pubblico e guadagnare qualche punto di consenso, ché il suo pubblico si ringalluzzisce assai quando il "capitano" fa il duro coi deboli e i poveracci. E cosa si fa, allora, per tenere alta l'attenzione? Una bel comizio a Bibbiano è quello che ci vuole, dato che su questa vicenda non si è ancora sciacallato abbastanza e c'è tutta la faccenda di moscopoli da cui cercare di distogliere l'attenzione.

Naturalmente ai suoi seguaci non passa neppure per la testa che a lui di quanto successo a Bibbiano non frega assolutamente nulla e che tutto il suo agire pubblico è finalizzato esclusivamente al mantenimento del consenso. Non è il primo, intendiamoci, e non sarà neppure l'ultimo, ma solo con lui, credo, questa forma di agire ha raggiunto tali livelli di esasperazione.

Tornando un attimo ai migranti, dall'inizio dell'anno quelli approdati sulle nostre coste sono stati quasi 3500, di cui 650 solo da primo luglio a oggi. Sono dati che si ricavano dal sito del ministero dell'Interno ma di cui non si parla perché non ci sono altre Carola Rackete all'orizzonte e per non disturbare la propaganda di governo dei porti chiusi.

In attesa della prossima nave, tutto fa brodo, anche un bel comizio a Bibbiano. Avrete capito, spero, che se a questo tizio togliete i migranti muore.

lunedì 22 luglio 2019

Bianco letale



Robert Galbraith, nome che ai più risulterà sicuramente sconosciuto, è lo pseudonimo con cui Joanne Rowling, la celeberrima "mamma" di Harry Potter, ha firmato in questi anni una serie di libri noir aventi per protagonista l'investigatore privato Cormoran Strike. Bianco letale, il tomo che vedete qui sopra appassionatamente abbracciato da Birba, è l'ultimo di quella serie di libri ed è stato pubblicato l'anno scorso. L'ho finito mezzoretta fa. Alcune considerazioni.

Un paio d'anni fa, dando seguito a una promessa che feci a mia figlia minore Francesca, lessi tutti e sei i libri che componevano la saga di Harry Potter, e credo di essere uno dei pochi in Italia ad aver letto tutti i libri senza avere visto neppure un film. Sono libri destinati perlopiù ad un pubblico di ragazzi, come è noto, e fu con quello spirito che mi ci appressai. Quando mi è capitato in mano questo libro, pur sapendo che si trattava di un genere assolutamente diverso l'ho affrontato conservando parte di quello spirito. Cioè, sapevo che si trattava di un libro noir, ma essendo stato vergato dalla mamma del maghetto pensavo avesse mantenuto, magari anche solo in alcune parti, barlumi di quell'impostazione.

Niente di più sbagliato. Bianco letale è un noir con tutti i crismi che non sfigura di fronte a ben più blasonati autori di tale genere. La trama, pur constando di una certa complessità, si snoda lungo le quasi 850 pagine del romanzo senza perdere mai di interesse, se si eccettuano alcuni passaggi caratterizzati forse da un eccesso descrittivo e una prolissità che l'autrice avrebbe potuto evitare - giudizio personale, ovviamente. Insomma, Bianco letale è uno dei thriller più belli letti finora quest'anno.

Piccola curiosità. Solo a pagina 460 ho capito il senso del titolo, il quale fa riferimento a una rara ma inguaribile patologia, dovuta a una grave alterazione genetica, che affligge principalmente i puledri appena nati che hanno il pelo completamente bianco e gli occhi azzurri e che per questo motivo è chiamata Sindrome del bianco letale. Ne sono quasi esclusivamente colpiti i puledri di razza American Paint, i quali vengono al mondo senza un pezzo di intestino e arrivano alla morte in due o tre giorni. Non esiste cura e, una volta diagnosticata questa terribile patologia, l'intervento del veterinario ha l'unico scopo di sopprimere l'animale per non prolungare inutilmente la sua sofferenza.

Raffreddore

Mega raffreddore in pieno luglio e aspirina e Rinazina a ruota libera. Come l'ho preso? L'ipotesi più accreditata comtempla l'essere andato a lavorare in bicicletta (undici chilometri tra andata e ritorno), la settimana scorsa, alle sei di mattina, con indosso solo la canottiera. Quasi cinquant'anni e ancora, a volte, la stessa coglionaggine di un ragazzino di quindici.

domenica 21 luglio 2019

Luna, io non c'ero

Quando Armstrong e soci sbarcarono sulla Luna non c'ero, sarei venuto al mondo solo l'anno dopo, e quindi non posso portare i miei ricordi come fanno in queste ore tutti quelli che c'erano. All'epoca c'erano però mio padre e mia madre, che gestivano una piccola pensione in quel di Viserbella, e mia madre mi ha raccontato che c'era una televisione in bianco e nero nella sala da pranzo e, tramite quella, lei, mio padre e gli ospiti seguivano l'evento.

Metà degli ospiti della pensione veniva da varie parti d'Italia, l'altra metà era equamente divisa tra svizzeri, francesi e tedeschi. Non c'erano russi, anche se immagino che, nel caso, loro sarebbero rimasti in spiaggia.

Francesco Saverio Borrelli e i cospiratori

Personalmente tendo ad accostare tutti quelli che in queste ore paragonano Borrelli a colui che guidò un colpo di stato ai complottisti, tipo quelli che pensano che la cura del cancro ci sia già ma venga tenuta nascosta per motivi economici, oppure che le torri gemelle se le siano buttate giù da soli gli americani o che lo sbarco sulla Luna sia una finzione cinematografica girata nell'Area 51 e simili. Mi riferisco, tra i tanti, al figlio di Craxi, il quale ha dichiarato che Borrelli fu a capo di una squadra di magistrati che aveva come obiettivo un sovvertimento istituzionale di un corpo dello Stato ai danni di un altro, oppure a Sgarbi, il quale paragona Borrelli a Chiara Ferragni perché a suo modo è stato un "influencer" della storia dell'epoca.

Tutte posizioni legittime, per carità, del resto siamo ancora in un paese dove fortunatamente ognuno può dire ciò che vuole. Per quel che mi riguarda, penso invece che Borrelli sia stato semplicemente (si fa per dire) il capo di una squadra di magistrati che ha cercato di porre un argine all'immenso sistema di corruttele tra politica e imprenditoria di quegli anni. Chi pensa che l'operazione nascondesse chissà quale secondo fine, può tranquillamente documentarsi, sia in rete che sui tanti libri che sono stati scritti in merito, tutto nero su bianco. Ma noi, è noto, siamo quelli che il rasoio di Occam lo lasciano sempre nel cassetto a impolverarsi per benino, preferendo alla realtà storica quella personale.

sabato 20 luglio 2019

venerdì 19 luglio 2019

Perché riportare quei commenti?

Mi chiedo quale sia l'utilità giornalistico-informativa del riportare, citandoli pari pari con tanto di virgolettati, i più disgustosi tra i circa duemila commenti apparsi in pochi minuti in calce al post con cui Salvini commenta, naturalmente a modo suo, il ritorno di Carola Rackete in Germania da donna libera.
Forse Repubblica vuole rendere edotti i suoi lettori circa il livello culturale dei seguaci del felpato? A che pro? E perché ci dovremmo sorprendere di tali commenti quando l'incitatore dei leoni da tastiera che li vergano, in grandissima parte gente frustrata e ignorante che riempie il proprio immenso vuoto esistenziale insultando sotto anonimato, è lo stesso ministro, con gentili epiteti tipo "zecca comunista" e "viziata tedesca"?
Non ho più alcuna fiducia che questo paese possa in qualche modo risalire la china di imbarbarimento e pochezza umana e culturale verso cui si è avviato. Non vedo alcun segnale che possa far sperare in una inversione di rotta, in special modo pensando che i grandi della cultura che ancora potevano farsi sentire per tentare di contrastare questa deriva - penso ad Andrea Camilleri, Luciano De Crescenzo, l'immenso Umberto Eco, solo per citare i primi che mi vengono in mente - uno a uno se ne vanno, lasciandoci soli in questo mare di becerume e ignoranza che alla fine fagociterà tutto e tutti.

Attivissimo e Brian May

E quindi il noto blogger Attivissimo, che leggo da... boh, credo dalla notte dei tempi, è cioè da quando mandava via mail la sua newsletter Internet per tutti, il noto blogger Attivissimo, dicevo, chiacchiera di Luna con Brian May con nonchalance, come io potrei chiacchierare col mio vicino di casa alla rete che divide i rispettivi giardini.

Cioè, Brian May. Avete presente, no?

mercoledì 17 luglio 2019

Camilleri che dà sollievo

La vicenda dell'iniziale amore di un giovanissimo Camilleri per il duce, amore rinnegato una volta rinsavito, parzialmente mi consola. Mi consola perché anche io, prima di rinsavire, alle ultime politiche ho votato i Cinquestelle, poi ho capito l'imperdonabile errore e ho fatto pubblica ammenda su queste pagine, come forse qualcuno dei miei trentadue lettori ricorderà.

Certo, c'è una differenza enorme tra le due situazioni. Camilleri si innamorò del duce da ragazzo ed è noto, come dice Guccini, che "a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell'età", io mi sono fatto abbindolare dai pentastellati a quasi cinquanta, quindi non ho neppure la scusante di Camilleri. Pace e amen.

A proposito di Camilleri, che dire? Se n'è andato un grande, al quale adesso tutti si attaccano su, compresi quelli che non hanno mai letto un suo romanzo, ma ormai la prassi è questa. Non mi dispiace tanto il fatto che se ne sia andato, in fondo aveva più di novanta primavere - io non so mica se vorrei vivere tanto, ci sono giorni in cui mi sento stanco già adesso - quanto il fatto che il vuoto enorme che ha lasciato resterà vuoto.

Questo, sì, dispiace.

martedì 16 luglio 2019

Ingurgitare

Ormai siamo talmente abituati a ingurgitare tutto che giustifichiamo qualsiasi cosa. Così, un tizio con barba e felpa può tranquillamente affermare di non conoscere tale Savoini nonostante il web pulluli di immagini che li ritraggono insieme in ogni evento. Lo stesso tipo che oggi si definisce papà di sessanta milioni di italiani quando fino a ieri andava in giro con magliette "Padania is not Italy", e invitava a usare il tricolore per ben poco nobili funzioni. E niente, digeriamo le più gigantesche e grottesche incoerenze così, con nonchalance, come fossero piccoli e insignificanti incidenti di percorso. Io, boh...

lunedì 15 luglio 2019

Il mare? Lo frequento in inverno

Personaggi vari, perlopiù colleghi di lavoro, continuano a chiedermi se io sia andato al mare e quante volte. E, regolarmente, continuo a ripetere loro che al mare durante l'estate non vado, sempre per gli stessi motivi: detesto la calca, detesto il casino, detesto il caldo asfissiante della spiaggia, detesto le alghe in acqua e, soprattutto, detesto ascoltare i discorsi idioti dei vicini di ombrellone.

L'ultima volta che ci sono andato è stato durante l'estate del 2017, alle sette e mezza di sera, quando non c'era più nessuno, nella spiaggia libera di Torre Pedrera. Finita lì.

Al mare vado più volentieri in inverno, quando è freddo e il freddo taglia la faccia, a fare passeggiate solitarie sulla spiaggia con piumino e berretta di lana. E poi ho dei bei ricordi del mare d'inverno.

domenica 14 luglio 2019

Una passione chiamata libro

Una delle più belle conferenze di quest'anno di Umberto Galimberti.

sabato 13 luglio 2019

Il ragazzino che leggeva

Non so se questo ragazzino leggesse per noia, per ripicca verso i genitori che magari l'avevano trascinato lì nonostante a lui non fregasse niente del match o per chissà quale altro motivo. Non so neppure se questa cosa sia vera o sia una bufala, né in fin dei conti mi interessa andarlo a verificare. Mi piace semplicemente l'idea che un ragazzino, in barba a tutto e a tutti, se ne stia beatamente immerso nel suo libro, una scena quasi rivoluzionaria in un mondo dove non legge più nessuno, men che mai i giovani.

Avverbi e memoria

Graveménte (avverbio): in modo grave, in misura notevole e preoccupante: è gravemente malato; molti edifici sono gravemente danneggiati dal terremoto; la situazione politica va gravemente deteriorandosi (Treccani).

Non riusciamo a fare pace con l'omosessualità

Non riusciamo a fare pace con l'omosessualità, non c'è niente da fare, la nostra società non ci riesce, o forse non vuole riuscirci, va' a capire. Sarà che i retaggi culturali ereditati da secoli di demonizzazione formano croste mentali che è difficile rimuovere. E forse la cosa è anche comprensibile, dal momento che nasciamo e viviamo in una società che insegna a dubitare, a diffidare e ad avere paura di tutto ciò che viene descritto come diverso e fuori dei canoni.

Non abbiamo ancora fatto pace con l'omosessualità. Non costituiva alcun problema per gli antichi greci, per i quali tutti potevano andare con tutti perché alla base di tutto stava la relazione, non il sesso di chi la instaurava (Aristotele diceva che chi era solo o era bestia o era dio); non costituiva un problema nell'Impero romano, al quale interessava solo che non si rompessero i coglioni allo Stato (Cesare era denominato il marito di tutte le mogli e la moglie di tutti i mariti); non costituiva un problema neppure per la chiesa, almeno fino al 1200/1300 (andate a leggere le lettere cariche di erotismo che Anselmo d'Aosta mandava al suo amante, solo per fare un esempio).

Oggi è come se fossimo regrediti. L'omosessualità è tornata a essere uno scoglio difficilmente superabile, un muro mentale impossibile da abbattere, come aveva ben detto Ivano Fossati. "Saremo noi che abbiamo nella testa un maledetto muro", cantava in una suo bellissimo pezzo di tanti anni fa.

venerdì 12 luglio 2019

L'Erasmus burocratico

Le pastoie amministrativo-burocratiche che bisogna espletare per poter accedere al programma Erasmus sono tante e tali che scoraggerebbero chiunque, neppure io immaginavo una cosa simile. Ma non hanno scoraggiato Michela, che ha sempre sognato di voler fare questa esperienza e ha passato giornate intere al PC scambiando centinaia di mail con l'università di Graz, e anche per trovare un alloggio in qualche studentato o presso privati e sbrigare le relative formalità. Alla fine, tutto sembra ormai a posto e il primo settembre si avvicina.

Sono contento per lei. Michela ha già girato praticamente tutta l'Europa, vuoi per motivi di studio e vuoi per diletto, ma cinque mesi consecutivi lontano da casa in un paese straniero sono un altro paio di maniche, una specie di... salto nel vuoto, diciamo così, anche perché nell'Austria orientale l'italiano è praticamente sconosciuto e quindi, anche per i corsi universitari che frequenterà là, dovrà fare affidamento sia sull'inglese che sul tedesco (a seconda delle materie). Sono contento perché ha fatto tutto da sola, dall'iscrizione all'ateneo alla ricerca dell'alloggio, mentre io mi sono limitato a supervisionare velocemente il relativo contratto di locazione.

Sono contento che entrambe le mie figlie siano cresciute con l'idea che l'Europa sia una nazione unica e senza steccati (come formalmente è), e sorrido (sorride anche Michela) quando sento di gente vecchia dentro che blatera di muri da costruire, porti da chiudere, recinzioni da elevare, confini da difendere, quei confini che Marco Polo diceva che erano fatti apposta per essere valicati.

giovedì 11 luglio 2019

Carola querela Salvini

Sono contento che Carola Rackete abbia dato mandato ai suoi legali di querelare per diffamazione e istigazione alla violenza Salvini. È fuor di dubbio, infatti, che i suoi account social questo sono: strumenti per generare risentimento e odio nei confronti del nemico di turno, sia esso Carola Rackete, Roberto Saviano, l'Europa, le ong, i migranti e in generale chiunque non rientri nelle grazie dell'uomo forte del governo.

Ma sono pessimista sul fatto che questa mossa possa sortire qualche effetto relativamente al ridimensionamento dei fiumi di odio veicolati dal felpato. E, in aggiunta, temo anche che una eventuale condanna di Salvini, che qui non può nascondersi dietro l'immunità (vedi caso Diciotti), lo trasformi in martire, il che significherebbe un aumento ancora maggiore dei consensi.

Sappiamo tutti anche senza essere giudici che la diffamazione c'è, è sufficiente leggere i post indirizzati alla ragazza per capirlo, e sappiamo tutti che il giudice Alessandra Vella non ha emesso una sentenza politica (tecnicamente non era neppure una sentenza, vabbe'...). Lo sappiamo così come sappiamo che i famosi giudici comunisti di berlusconiana memoria erano una sua invenzione partorita con lo scopo di turlupinare le masse. Il problema è che chi ragiona, in questo paese è sempre minoranza, la maggioranza continuerà a credere, anche dopo una eventuale condanna, che il felpato sia la vittima e il giudice il carnefice politicizzato.

Non si esce da questo corto circuito. Provate a parlare con chiunque la pensi in questo modo e ve ne renderete conto. In ogni caso, pure se non servirà a niente, spero che Carola Rackete abbia la giustizia che merita.

mercoledì 10 luglio 2019

Odiano i poveri

Cioè, magari non li odiano neppure, forse detestano vederli e vorrebbero solo nasconderli, un po' come si fa con la polvere nascosta sotto il tappeto: si sa che c'è, però non si vede e va bene così.

Mi venivano in mente questa considerazioni mentre leggevo della tipa che prenderà il posto di Fontana al ministero della Famiglia: una vita passata nella lega e fedelissima di Salvini. Come vicesindaca di Como si è fatta notare in passato per alcune ordinanze dall'alto valore civile, etico e morale, tipo togliere di mezzo i clochard dal centro cittadino, impedire ai volontari la distribuzione di pasti, non concedere uno spazio per festeggiare il ramadan ai musulmani e cose simili, tutte iniziative encomiabili, no?

Se ci fate caso, i leghisti hanno la fissa dei poveri, sia che si tratti di senzatetto che vagano per le città e sia che si tratti di poveretti che arrivano qua con qualche barcone. Mi viene quasi da pensare che sotto sotto non siano neppure razzisti, quanto semmai classisti. Se i barconi fossero pieni di ricchi imprenditori di colore, pensate che Salvini ingaggerebbe la guerra che ha ingaggiato per impedirgli di arrivare? Io credo di no.

Comunque sia, mi pare che il ministero della Famiglia passi tipo dalla padella alla brace. Vedremo.

lunedì 8 luglio 2019

Guerre di ieri e di oggi

Stretto di Surigao (Filippine), 25 ottobre 1944, Seconda guerra mondiale. L'ammiraglio americano Jesse Oldendorf schiera sei corazzate, otto incrociatori e tredici cacciatorpedinieri. Dalla parte opposta, il viceammiraglio Shōij Nishimura schiera due incrociatori pesanti, due corazzate e sette cacciatorpedinieri. Per i nipponici è una sconfitta pesantissima. Nishimura perde un incrociatore pesante, entrambe le corazzate, metà dei cacciatorpedinieri e cinquemila uomini. La sconfitta segna la fine dell'egemonia giapponese sul Pacifico che si protraeva dal 1905.

Canale di Sicilia, Mediterraneo centrale, 8 luglio 2019. In seguito a un drammatico vertice a Roma del Comitato ordine e sicurezza, il governo italiano (principalmente su input del ministro dell'inferno) decide di schierare un non precisato numero (qualche decina?) di motovedette della Guardia di finanza e della Marina militare di fronte ai porti di Sicilia e Calabria. Schiera altresì navi veloci e aerei da ricognizione coi radar davanti alle coste della Libia e località limitrofe. Tale spiegamento di forze avrà come avversari decine e decine di barconi, barchini, gommoni, zattere carichi di pericolosissimi uomini, donne e bambini in fuga da lager, persecuzioni, fame e miseria.

Una guerra che il ministro dell'inferno aveva già perso prima ancora che la cominciasse.

Newton e i pitali

Sto letteralmente divorando Newton e la rivoluzione scientifica, un bellissimo saggio di Paolo Rossi, il quale non ha niente a che fare col noto calciatore dei mondiali del 1982, come mi ha chiesto uno dei miei contatti su Whatsapp (Cristo, più in là del pallone in Italia non riusciamo proprio ad andare).

Due cose, tra le tante, mi hanno colpito. La prima è che Newton nacque da una famiglia poverissima e fu ammesso al Trinity college di Cambridge, nel 1661, con lo stato di subsizar, categoria che allora indicava chi riceveva agevolazioni economiche in cambio di servizi offerti ai compagni. Nello specifico, i servizi che il padre della gravitazione universale offriva erano la pulizia delle scarpe dei colleghi e lo svuotamento dei pitali al mattino. Che poi, pensandoci, non so perché il fatto che Newton provenisse da una famiglia povera mi stupisca, dal momento che la maggior parte degli uomini che hanno lasciato il loro segno nella storia del mondo venivano da contesti di povertà.

Il secondo motivo di sorpresa deriva dal fatto che oggi Newton è considerato un grande scienziato, giustamente, ma all'epoca, scrive Paolo Rossi (il filosofo, non il calciatore), gli scienziati non esistevano e quindi non poteva essere definito tale. Il termine scienziato, infatti, fu coniato in Francia nella prima metà dell'Ottocento. Nel Seicento, invece, quelli che oggi chiamiamo scienziati venivano definiti "filosofi naturali", ossia dei pensatori che si occupavano della natura. Quella distinzione, oggi nettissima, tra filosofia e scienza era ancora molto al di là da venire.

Protesi quasi naturale

Pubblico uno stato su Whatsapp e noto che il 90% delle visualizzazioni avviene nei primi venti minuti delle ventiquattr'ore in cui rimane visibile. Magari non significa niente, eh, però...

domenica 7 luglio 2019

Virgole zingarettiane

Passi per uno scivolone su un congiuntivo, ché ormai in Italia non se li fila più nessuno, ma se è vero che l'utilizzo della punteggiatura può fino a un certo punto godere di una certa discrezionalità, è anche vero che qui, Zingaretti, di questa discrezionalità ha largamente abusato. Ricorda un po' certi editoriali di scalfariana memoria, leggibili solo dopo essersi dotati di maschera e bombole. E andiamo, Zingare'; pure Renzi, che era quello era, metteva almeno le virgole dove servivano.

Sul significato di difendere

Si sente solo, il tapino; dice che nella eroica e meritoria battaglia (persa) per difendere i confini del sacro suolo patrio non riceve l'adeguato sostegno di Tria, dal cui ministero dipende la Guardia di finanza, e Trenta, dal cui ministero dipende la Marina militare. Si sente solo a difendere i confini. Ma cosa significa difendere? E da che cosa? Cito dal Treccani: "Proteggere, preservare dal male, dai pericoli". Ora, una nave che si avvicini all'Italia dopo aver raccolto dei naufraghi, di quale pericolo o male può essere foriera? Rappresentano per caso un pericolo i membri dell'equipaggio? Carola Rackete era un pericolo per il nostro paese? Forse il pericolo e il male da cui ci difende il solitario eroe si incarnano in quelle poche decine di poveretti, disidratati e allo stremo, che di volta in volta vengono raccolti?

A me viene il dubbio che l'unica cosa che voglia difendere il capitano della paura sia la sua narrazione e il consenso, purtroppo sempre più ampio, che raccoglie speculando sull'effetto teatrale mediatico generato dall'eroica azione di bloccare navi al largo per giorni, mentre barchini di fortuna continuano tranquillamente ad arrivare nell'indifferenza di tutti, capitano compreso. E neppure lo stantio e reiterato ritornello secondo cui le navi delle Ong sarebbero complici degli scafisti sta in piedi. Questi criminali mettono i migranti sui gommoni e li fanno partire allo sbaraglio, e se questi gommoni vengono successivamente intercettati da navi, in base a quale ragionamento si può affermare che chi salvi quei poveretti dal naufragio diventa poi complice, dal momento che è ormai acclarato che barconi e gommoni partono indipendentemente dalla presenza o meno nel Mediterraneo di navi di soccorso? A me pare logica spicciola, semplice.

Epistème è una parola greca (da cui epistemologia) che significa che si regge da solo, che sta su da sé. I ragionamenti di Salvini ne sono totalmente privi, e non è grave tanto il fatto che lui lo sappia benissimo, quanto che una larghissima parte delle italiche genti non se ne renda conto. Un po' per pigrizia, perché analizzare un ragionamento per vedere se sta in piedi richiede impegno, un po' perché i teoremi salviniani, seppure logicamente debolissimi e fallaci, infondono sicurezza e perorano e corroborano il comune sentire falsamente generato dalla propaganda di governo. Come se ne esce? Non se ne esce. Del resto siamo sempre il paese col minore numero di laureati in Europa e con la maggiore percentuale di analfabetismo funzionale.

Mi sono stancato, chiudo i commenti

Ho portato pazienza finché ho potuto, ma io non posso ogni volta che mi affaccio alla sezione moderazione dei commenti mettermi a selezionare i pochissimi buoni dai tantissimi spam (solo stamattina me ne sono trovati in coda più di trenta).

Questo blog lo gestisco da ormai tredici anni per hobby nei ritagli di tempo, e in coda a una classifica di interessi che vedono prima leggere libri, suonare il pianoforte, la chitarra, ascoltare qualche buon CD, passeggiare in collina e altro (senza escludere che nella vita devo pure lavorare, purtroppo, ma questo non rientra nella categoria degli interessi).

Mi piace scriverci, intendiamoci, chiunque lo faccia sa che scrivere è una potente forma di terapia e di sfogo, ma non sono disposto a sacrificarci più tempo di quello richiesto per la stesura dei post. Perciò chiudo i commenti, almeno finché Google, a cui appartiene questa piattaforma di blogging, non farà qualcosa per arginare questo problema in qualche modo, e non credo che non avrebbe la possibilità di farlo, se volesse.

Finché il problema dei commenti spam non si risolverà, o almeno finché non mi tornerà la pazienza di mettermi di nuovo a spulciare nella pagina di moderazione, ho pensato di fare così: chi vuole commentare un post lo faccia via mail. Non è il massimo della praticità e dell'immediatezza, lo so, ma al momento mi sembra sia l'unico modo, spero solo temporaneo, per consentire un minimo di interazione tra me e i miei trentadue lettori. Poi si vedrà. La mia mail la trovate nella colonna qui a destra e la riporto qui sotto:

andreasacchini116@gmail.com

Buona domenica a tutti.

sabato 6 luglio 2019

Sulla strada (dell'inciviltà)

Poco prima della sbarra che delimita l'ingresso alla strada privata che conduce al campo di decollo degli ultraleggeri, c'è un piccolo spiazzo, poco frequentato. Ci passo spessissimo quando vado a camminare. Quel piccolo spiazzo, probabilmente in virtù del fatto di essere poco frequentato, viene usato spesso come discarica. Capita che vi si abbandonino frigoriferi, materassi, divani, reti da letto, una volta mi è capitato persino di vedere un comò e un paio di comodini.

Qua da noi c'è Hera, l'azienda che gestisce la raccolta dei rifiuti urbani, un'azienda che avrà tutti i difetti del mondo (e ne ha, come tutte le aziende che lavorano in regime di monopolio) ma che fornisce un servizio impagabile di cui ho usufruito pure io più di una volta: su richiesta, viene a domicilio a ritirare rifiuti ingombranti di cui non si sa come disfarsi. Si chiama un numero verde, si indica all'operatore il tipo di rifiuto di cui ci si vuole disfare e ci si accorda circa il giorno e l'orario del ritiro, tutto gratuitamente. Nonostante ciò, orde di incivili continuano ad abbandonare rifiuti più o meno ingombranti in ogni dove.

E poi vogliamo il progresso.

mercoledì 3 luglio 2019

I paradossi della storia

Non credo che il muro che Salvini e Fedriga vorrebbero costruire sul confine orientale tra Friuli e Slovenia vedrà mai la luce. In ogni caso lui ha la fissa dei muri, dei porti chiusi, chi è dentro è dentro e chi è fuori è fuori, ha un debole per le società assediate. Anche Trump ha la fissa dei muri, e magari non è un caso. La storia vive di paradossi, a volte. I benestanti occidentali capitalisti che oggi costruiscono i muri per non fare entrare gli indesiderati sono gli stessi che ieri stigmatizzavano i paesi dell'Est comunisti perché costruivano muri per il motivo opposto, per non fare uscire le persone che volevano fuggire dalla brutalità di quei regimi totalitari (il muro di Berlino ne è l'emblema).

Quello che Trump, Orban, Salvini e soci non capiscono è che i muri sono l'estrema unzione di ogni civiltà. Vi siete mai chiesti perché le più grandi civiltà del mondo (Grecia, Egitto ecc.) sono nate sul mare? Perché era attraverso il mare che l'umanità si spostava, si muoveva, e muovendosi contribuiva a perpetuare quegli scambi reciproci di mercanzie, usanze, lingue, culture che facevano grandi gli imperi. Avete per caso notizia di civiltà nate sulle montagne? No, le civiltà nascono e diventano grandi grazie ai mari e ai porti aperti. Questa è storia. Ecco perché chiudendo porti e costruendo muri si muore, perché dalle società assediate non può nascere più niente.

La pasta, ad esempio, vanto del nostro paese nel mondo, mica l'abbiamo inventata noi, ha visto la luce tra il Tigri e l'Eufrate nella Mesopotamia di settemila anni fa, ed è arrivata a noi grazie agli spostamenti delle genti che da quei posti sono arrivate qui. Perché abbiamo i pomodori e le melanzane? Perché Cristoforo Colombo ha attraversato l'Atlantico e li ha portati qua, su input e finanze di Lorenzo de' Medici. Perché abbiamo conosciuto le spezie, la seta, le porcellane? Perché Marco Polo, stanco di vedere i marinai che facevano una spola incessante e inutile tra Venezia e Chioggia e Chioggia e Venezia ha intuito che doveva esserci qualcosa di più grande, ha preso su, ha attraversato l'Asia ed è arrivato in Cina, e ci ha aperto un mondo. Perché l'Europa del 1400, 1500, 1600 era potente? Perché era aperta, ci passava tutto il mondo. È l'umanità che si sposta che fa le civiltà.

La nostra civiltà occidentale è comunque già avviata al tramonto (occidente: nomen, omen) e il paradosso è che quelli che credono di salvarla costruendo muri non fanno altro, in realtà, che velocizzarne il declino.

martedì 2 luglio 2019

Carola Rackete è libera



E poi arrivano così, all'improvviso, quelle belle notizie in grado di far rinascere quella piacevole sensazione che forse non tutto è perduto. Sono contento per quella ragazza. E che il ministro della paura cuocia pure, adesso, nella schiuma puteolente della sua rabbia.