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giovedì 11 luglio 2019

Carola querela Salvini

Sono contento che Carola Rackete abbia dato mandato ai suoi legali di querelare per diffamazione e istigazione alla violenza Salvini. È fuor di dubbio, infatti, che i suoi account social questo sono: strumenti per generare risentimento e odio nei confronti del nemico di turno, sia esso Carola Rackete, Roberto Saviano, l'Europa, le ong, i migranti e in generale chiunque non rientri nelle grazie dell'uomo forte del governo.

Ma sono pessimista sul fatto che questa mossa possa sortire qualche effetto relativamente al ridimensionamento dei fiumi di odio veicolati dal felpato. E, in aggiunta, temo anche che una eventuale condanna di Salvini, che qui non può nascondersi dietro l'immunità (vedi caso Diciotti), lo trasformi in martire, il che significherebbe un aumento ancora maggiore dei consensi.

Sappiamo tutti anche senza essere giudici che la diffamazione c'è, è sufficiente leggere i post indirizzati alla ragazza per capirlo, e sappiamo tutti che il giudice Alessandra Vella non ha emesso una sentenza politica (tecnicamente non era neppure una sentenza, vabbe'...). Lo sappiamo così come sappiamo che i famosi giudici comunisti di berlusconiana memoria erano una sua invenzione partorita con lo scopo di turlupinare le masse. Il problema è che chi ragiona, in questo paese è sempre minoranza, la maggioranza continuerà a credere, anche dopo una eventuale condanna, che il felpato sia la vittima e il giudice il carnefice politicizzato.

Non si esce da questo corto circuito. Provate a parlare con chiunque la pensi in questo modo e ve ne renderete conto. In ogni caso, pure se non servirà a niente, spero che Carola Rackete abbia la giustizia che merita.