Pagine

mercoledì 9 agosto 2023

I Buddenbrook


Approfittando di questa settimana di ferie mi sono buttato sul monumentale I Buddenbrook, uno dei romanzi più universalmente noti di Mann. In passato avevo letto altre opere sue: La montagna incantata, Morte a Venezia e Tonio Kröger, quindi avevo già un'idea di cosa aspettarmi. 

Devo dire che questo libro è andato oltre ogni aspettativa. Se si escludono le prime 80-100 pagine, in cui sostanzialmente si descrivono i personaggi principali e si raccontano fatterelli senza grande importanza, poi il racconto cattura e avvince, tanto che mi è capitato anche di ritardare o addirittura saltare qualche pasto pur di non staccarmi dalla lettura. 

Il romanzo, pubblicato nel 1901, narra l'ascesa e il declino, attraverso quattro generazioni, dei Buddenbrook, una famiglia alto borghese di Lubecca proprietaria di una prospera azienda cerealicola fondata nella seconda metà del 1700. Il prestigio e la rilevanza sociale di tale famiglia sono imperniati sul conseguimento del profitto, sul decoro, sull'etica e la serietà del lavoro. Ma il decoro e l'imperturbabile compostezza della famiglia cominciano a incrinarsi quando il fattore umano si insinua lentamente e inesorabilmente nelle sue dinamiche interne.

Il fattore umano è rappresentato dallo svolgersi della vita, vita che è anche passione, pulsioni, dissolutezza, imponderabilità delle azioni, tutte caratteristiche umane che quando si trovano a cozzare col contegno razionale e l'autoimposizione di valori ed etiche rigidamente precostituite, non possono che provocarne la lenta disgregazione. Da qui il lento e progressivo disfacimento economico e morale della famiglia.

È un romanzo attualissimo, specialmente nelle sue tanti parti in cui si evidenzia, anche attraverso processi di autorevisione e presa di coscienza di alcuni esponenti della famiglia, l'idiosincrasia tra mondo della vita e mondo dell'economia (quant'è sotto gli occhi di tutti, oggi, questa inconciliabile dicotomia?), tra naturali aneliti all'anarchica autodeterminazione e la rigidità di innaturali regole morali e sociali. Ma è soprattutto un romanzo che, oltre a fornire un affresco impareggiabile della Germania (e anche dell'Europa) dell'Ottocento, utilizza la decadenza della famiglia dei Buddenbrook come metafora della decadenza della società di cui oggi siamo testimoni.

Annovero già I Buddenbrook tra i classici più belli letti quest'anno.

2 commenti:

  1. Un capolavoro che andrebbe studiato nelle scuole, invece nei miei corsi non si prese nemmeno in considerazione l'autore! Ho proprio la tua stessa edizione, anche se io l'ho recuperata quando il prezzo fu portato a 2500 lire.
    Grunlich, uno dei personaggi più bastardi della narrativa! Detesto chi si comporta come fa lui!

    Fatto bene anche lo sceneggiato Rai, anche se parte dalla fine e si svolge sostanzialmente attraverso ricordi cronologici... Con Paolo Stoppa, Nando Gazzolo...

    RispondiElimina
  2. L'ho trovato qualche mese fa su una bancarella dell'usato qui a Santarcangelo ed è un'edizione del 1994. Per quanto riguarda le scuole, oggi non so ma ai miei tempi al liceo c'era nei programmi.

    RispondiElimina